Ancora una di quelle ricette semplicissime, italianissime e fondamentalmente buone,che uno (almeno questa una qui) non considera spesso, senza che ci sia un vero motivo… Intanto le foodblogger francesi, ossessionate da tempo con verrines, strati colorati e paste di frutta secca da usare in pasticceria, usono e abusono della pannacotta, appunto perché permette di immaginare delle presentazioni simpatiche e colminimo sforzo. Quindi, almeno per potersi sbizzarire un po’, se rivalutasismo la pannacotta? :-)
Oggi vi presento anche il primo episodo di una serie di post dedicati ai prodotti Esperya. Il principio e semplice, ve lo spiego giusto per chiarezza: in pratica, scelgo dal sito una serie di cose che mi sembrono interessanti, li provo e se viene un risultato che mi piace ve ne parlo. Piu trasperante di cosi :-)
(per circa 6 bicchierini)
panna fresca 400ml
latte intero fresco 100ml
zucchero 20g
gelatina 6g
pasta di pistacchi 3 cucchiai
gelatina di zibibbo 50g
pistacchi di bronte 2 cucchiai
Portare a ebollizione la panna con il latte e lo zucchero. Mettere la gelatina in amollo (in acqua freddissima) per 5 minuti, strizzarla e scioglierla nel liquido caldo. Mescolare bene e dividere in due porzioni uguali. Nella prima metà di panna, diluire la pasta di pistacchio. Nella seconda porzione, diluire la gelatina d zibibbo. Versare un primo strato di pannacotta nei bicchierini, e porli al congelatore finché si sia ripreso (nel mentre conservare le due pannacotte a temperatura ambiente), versare un secondo strato (di colore diverso), riporre a congelatore e così di seguito fino a riempire i bicchierini. Trasferirli iinfine al frgorifero e tirarli fuori 15 minuti prima di consumarli. Cospargere la superficie delle pannacotte con i pistacchi tritati prima d servire.
0la gelatina di zibibbo
Suppongo sia inutile presentarvi lo zibibbo, fedele compagno dei miei lunghi soggorni palermitani, a me piaceva berlo dopo cena in un baretto affolatissimo sul mercato della vucciria, il bar azzuro si chiamava, dove era tutto uno spacciare continuo di questo vinello qui, anzi c’era adirittura chi veniva a farsene riempire delle bottiglie di bibite gasate riciclate… non proprio un souvenir da gastrosofo (piuttosto uno da studente erasmus, ma tant’è :-). Resta che lo zibibbo, per la sua dolcezza e i suo profumino inconfondibile è una gran bella cosa. La gelatina dello stesso (cioè dell’uva zibibo) sembra stia a metà strada fra un miele e un mosto cotto, o un miele d fichi, densa e profumata, di zibibbo, ovvio, ma anche di burro, con un tocco pungente di mosto. Oltre a scioglierla dentro una preparazione come quella di sopra (il ché mi sembra una buona soluzione ché la gelatina è molto densa, ricca, diluendola un po’ si torna a ottenere un profumo più lieve, infatti alla prima occasione ci farò il gelato :-), la proverei anche laddove si usa tradizionalmente il miele: sul pane, ma ance sullo yoghurt , con noci e pistacchi, o persino in una vinaigrette, con un po’ di senape all’antica e di succo di limone, per condirne l’insalata…