Eccoqua, andata e già tornata. Nonostante le buone intenzioni (si, mi ero pure portato del lavoro, hum…), sono stati 15 giorni di letergo to-ta-le, esclusivamente dedicati a letture (1 2 3 4 5 6 7 ), a cene calabresi doc e al gioco delle pigne (il quale consiste nel lanciare, a casaccio, una delle tre milliardi di pigne del giardino il più lontano possibile e osservare olive che corre come un pazzo a cercarla… :-D
Ah e poi anche qualche concerto (fra cui questo, qui), una marea di giornali e di fichi freschi (niente marmellata però quest’anno), e il ricordo di un sergio cammariere in camicia a fiori, incrociato lungo una stradina dove s’era fermato a comprare peperoncini (noi quella sera l’abbiamo visto in concerto ed era davvero forte :-)… Allora per sergio e per gli altri, e per disfarsi una volta per tutte del mito della soppressata e del viagra calabrese (forse l’avrete capito, io non amo il peperoncino ad oltranza, lo so, so’ gusti, ma insomma c’è tanto altro da portarsi a casa), ho pensato farvi fare una sbirciatina nella mia busta della spesa…
1 – Maccaruni al ferretto
Sia ben chiaro, non ho detto né mai dirò che è migliore di quella di gragnano, non lo è, però, da pirro a corigliano fanno una pasta di semola nei tipici formati calabresi (filei e maccaruni al ferretto) che fanno la felicità di non so quanti calabresi all’estero (infatti io ho ‘scoperto’ questa pasta anni fa, al delhaize, in belgio, mentre qui fuori dalla calabria mica la trovo… :-). Reperibile pare all’esselunga, se no in calabria, anche fresca. Raccomandatissimissimo condirli con un bel sugo di carne (a voler esagerare, di cinghiale) e pecorino stagionato.
2 – Gassosa al caffè
Mi ci ha fatto ripensare un pezzo di davide paolini pubblicato sul sole 24 ore di due domeniche fa, trattasi di una bevanda a base di acqua minerale, zucchero e sciroppo di caffè, bella retro nella confezione e nel gusto. Ora non è che io preferisca la cocacola (semmai altri tipi di bollicine, sì), ma sinceramente, a parte la bellezza del gesto quasi antico, questa roba qua fa tremendamente schifo (detto ciò riportare un paio di lattine per épater les amis, perché no? :-))
3 – Carnaroli
Il riso della pianura di Sibari: anche qui è sopratutto questione di nostalgia, di quei tempi che non ho conosciuti in cui i dintorni di sibari non erano altro che sterminate risaie (sostituiti in parte da clementini e pesche e mica mi lamento :-). A proposito di sorprese geo-gastronomiche ho anche scoperto che non lontano da lì, ai margini del parco del pollino, si mangia tradizionalmente la polenta (embeh? e com’è stu fatt’?!!), ma ve ne riparlerò più avanti. Intanto, sarà questo carnaroli buono quanto quello provato due anni fa? Ve lo saprò dire… :-)
4 – Cirò
Il cirò bianco doc 2006 di librandi, 3 euro 50 in commercio (fino a 11 in trattoria…) si potrebbe anche pensare che trattasi di un vinello… ebbene nient’affatto: 100% greco bianco, semplice, fresco e fruttato, beverino e gradevolissimo, un vino per nulla presuntuoso (e molto meglio di quello del contadino che dei benintenzionati familiari continuano a rifilarci a destra e a manca) che va benissimo con altrettante semplici grigliate e fritture di pesce.
5 – Tonno
Premetto che io de-tes-to il tonno in scatola, tranne in pochissimi casi e appunto il tonno callipo (a pizzo calabro, da quelle parti fanno anche una soppressata di tonno, rara quanto goduriosa) fa parte delle eccezioni. Perché poi un tonno calabrese (beh, non è che voglia tirar fuori fior di pregiudizi ma insomma) possa essere poi così buono beh non me lo spiego… Mi accontento di tenere un paio di scatolette di tonno di tonnare in dispensa o, adirittura, qualche barattolino di tonno alla nduja (provare per credere :-)
6 – Conserve
Il ristorante barbieri di altomonte non credo abbia bisogno di presentazione (almeno per chi capita nei dintorni ogni tanto e/o chi legge le guide ai ristoranti), però ecco barbieri è, fra le tante cose (albergo, ristorante, assessore al comune) anche una bottega, piena di chicche interessanti. Come queste mandorle al miele, ma anche le olive schiacciate, i vari mieli, i legumi e un passito tutto loro…
7 – Liquirizia
E un po’ come per il tonno: non mi beccherete mai ma poi mai con una confezione di pasticche alla liquirizia nella borsa, però, già, a poterlo dosare da sé il sapore della liquirizia non manca di intrigarmi ( vedere qui oppure li, o anche qua e la). E quindi scorta di polvere di liquirizia amarelli, presso la sede a rossano. Già che ci siete provate anche il cioccolato domori alla liquirizia amarelli, il liquore alla liquirizia e i favolosi gelatini fatti in casa…
8 – Bocconotti
I bocconotti della pasticceria Silvana sono originari di mormanno, fatti a mano e si trovano in ogni bar e autogrill che io conosca (li in zona, intendo, ovvio, che poi non sarebbe nemmeno l’intera provincia di cosenza). In genere questi bocconotti sono ripieni di marmellata di ciliege o di pasta di mandorle (una volte, in sila, ne ho trovato uno al cedro! :-). Insomma, li adoro da sempre! (una dritta: guardate le date di scadenza e prendete quelli più freschi ché nonostante il confezionamento tendono a seccarsi di brutto)
9 – Seccatini
Completamente dimenticati ma tradizionalissimi, sono dei fili di zucca (quella lunga, verde chiaro), essicati al sole allo scopo di conservarli per l’inverno, proprio come si fa anche con i pomodori (poi si fanno rinvenire in acqua bollente e conditi con un soffritto). Si dovrebbero preparare in casa, io li ho acquistato presso la bottega barbieri (vedere al punto 6), anche di questi vi darò notizie più avanti…
10 – Percoche
L’ho già detto, la pianura di sibari è strapiena di pesche e le percoche pare siano un incrocio fra una pesca e un’albicocca (boh?), fatto sta che sono appuntite, hanno pelle e polpa chiare e risultano parecchio meno sughose delle pesche normali. Sembrerebbe che le percoche vengono sopratutto utilizzate a fin di trasformazione (sciroppi & co), ma sono davvero molto buone da mangucchiare al naturale :-)
11 – Taralli
Pugliesi! è com’è sto fatto? Beh, è che i taralli fanno parte integrante della dieta estiva (sisisi!) e, dopo vari anni di investigazione, niente da fare, sono più buoni i taralli pugliesi di quelli che si fanno in calabria (i quali solitamente sono più secchi). E quindi ecco le treccine del salento ‘tesori di canusium‘, unica pecca però, scorrendo la lista degli ingredienti di questi taralli… l’olio di sansa di olive (sic!!!!!)
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