Visto che ormai qua siamo un po’ vittime della sindrome di Robinson Crusoé, stasera insalatina che secondo la Cucina eoliana che è il libro che ormai tengo sul mio comodino provvisorio (editrice Pungitopo, sic), che appunto sarebbe l’insalata di Alicudi, un posto che a noi nella nostra desolata desolazione appare, in qualche folle modo, come essendo ancora più fuori dal mondo di là dove stiamo noi (e mo’ non m’appesantisco a ricordarvi che pure noi, pur essendo dopotutto in italia, un po’ patiamo anche di questo essere sull’isola nell’isola).
Vabbe, dunque, insalata di Alicudi: 6 patate bollite, sbucciate e tagliate a pezzi, 300g di pomodorini tagliati a metà, una cipolla rossa tagliata a fettine sottilisisme, una manciatina di capperi dissalati, un po’ di origano, sale, pepe, olio d’oliva e un po’ di aceto (che ho sostituito con del succo di limone). Ho aggiunto al tutto un cucchiaio di malvasia (ingrediente riscontrato in un altra ricetta, quella degli spaghetti della fossa delle felci), che però non si sentiva affatto quindi scordatevelo. Infine, già che c’eravamo a farci del male abbiamo stappato una boccia di barolo, e visto che qua stiamo in un perenne workshop fotografico, ci abbiamo anche giocato un po’, col barolo…
Credit foto:
foto insalata: Davide Dutto (il fotografo precisa brontolando che si però con quel obiettivo lì – mio – lui non si trova, traduco, se fa schifo non è mica colpa sua, è colpa mia, ovvio! :-)
foto barolo: cavolett’ (idea, mani e movimento del liquido a cura di DavideDuttoFotografo)