Eccoqua, dopo 5 giorni on the road che manco Telma & Louise, a curiosare fra vigneti, stalle, cortili, consultare le google maps e riempire la macchina di bottigliette di minerale vuote (e terracotte per cuocere piadine e tigelle, e farine, e parmigiano, e scontrini autostradali ecc), e poi a dirsi ripetutamente quanto è bella e varia l’italia (del nord), disponibile e gentile la gente e scoprire sapori, gesti antichi e usanze che ignoravo, sono rientrata. L’ultima tappa è stata Mantova, una città che come Padova non conoscevo e che ho trovata veramente bella, e quindi vi lascio un po’ di fotine di lì.
Primo di Mantova però c’è stata una tappa a Modena, di cui non vi ho detto nulla per assenza di collegamento internet. E del resto sto ancora cercando di rimettermi di una serata passata a cena in un noto ristorante modenese, con jean todd al tavolo accanto che beveva cocacola mentre io mi sforzavo di capire perché mai uno pensa di mettere il foie gras insieme alle croste di parmigiano nella pasta e fagioli (e perché c’è bisogna fare una spuma di mortadella, e dei giochi sul parmigiano in quattro stagionature dove infine si sente solo un unico e confuso sapore di… parmigiano, e perché insomma c’è da esaltarsi su l’Idea quando la sua realizzazione non convince), e se per caso a volte a furia di menate techniche non è che si perde un po’ di vista che la cucina dovrebbe inanzitutto avere a che vedere con la valorizzazione della materia prima e la gioia del mangiare, due cose che qui, cioè lì, mi sembra che siano proprio andate perse per strada. Vabbe. Per fortuna poi l’endomani un rusticissimo pranzo in campagna, a base di tigelle, gnocco fritto, lardo, pollo ruspante e crostate fatte in casa hanno decisamente alleviato il dolore della collisione frontale con la cucina innovativa/artistica della sera prima :-P Mantova quindi. E la scoperta di tutti i colori del lambrusco, dei tortelli ripieni di zucca, del luccio e dell’anguilla, del grana da tavola, del riso alla pilota e della frittata con i minuscoli gamberetti di fiume. E poi la sbrisolona che regna, incontestata, insieme al maiale (quello della foto, per incisa, si chiama Ambrogio :-)… 0
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