Quando mi leggerete sarò già sulla strada per torino ma nel mentre, al volo, volevo proprio rendere partecipi anche voi della piccola sagra del rabarbaro in corso a casa mia. Questa – il momento è solenne, smettetela di ridere – è la compote di mia mamma! Una ‘composta’ insomma, che ho rifatto per la prima volta in vita mia (aproffittando di avere non solo il rabarbaro ma anche la mamma sotto mano per farmi dire come faceva – ingenuamente pensavo che quella roba li della mia infanzia fosse marmellata.. e invece no! :-). Perché composta e non marmellata? Suppongo che sia perché la composta è fresca e meno zuccherina. E in effetti a casa mia sta roba qui non s’è mai conservata (appariva ancora tiepida e scompariva generalmente prima che chiunque potesse anche lontanamente concepire l’idea di invasarla, e forse, proprio per il ‘poco’ zucchero, non si conserva proprio, non lo so).
E appunto la questione ‘composta’ spiega molte cose (come per esempio il fatto che la marmellata di rabarbaro – fatta qualche settimane fa – non mi piacesse né fosse identificabile con ‘lei’, quella morbida e acidulata robina piena di fibbre impalpabili e che c’entrava più o meno nulla con la marmellata zuccherina e appiccicosa che era venuta fiuori quando ho provata a farla io). Dunque, per la composta, basta un quinto di zucchero per la quantità di frutta scelta (io ho fatto 600g di rabarbaro e 120g di zucchero), mettere frutta a pezzi e zucchero insieme in un pentolino e farli cuocere piano piano finché il rabarbaro non si sia completamente disfatto. Servire subito con del pane (e, proprio a voler esagerare, del burro), o addirittura come contorno a un’arista di maiale o quel che volete…. :-) ps: forse vi chiederete ‘ma com’è che in tutte queste variazioni rabarbaresche non c’è mai una spezie o un saporino in più (si vabbè ammetto che di solito mi piace giocarci un po’, con i saporini in più). Risposta: perché il rabarbaro, a mio umile avviso, basta ampiamente a se stesso :-). Vabbe allora – e dietro suggerimenti di ieri – quand’è che l’apriamo l’agenzia italiana per la promozione e la diffusione della cultura rabarbaresca ?? :-))
Pingback: Rhubarbe fraise | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: L’anno del cavolo [retrospettiva 2008] | il cavoletto di bruxelles()