L’Auvergne quindi. Diciamo che è un disperato tentativo di iniziare a mettere un po’ di ordine negli appunti, mentali e fotografici che se c’è una cosa che scopro di continuo è che l’auvergne è bella grande e variegata. Intanto sono 8 giorni che mi idrato a gran sorsate di volvic e una delle prime impressioni, quando si gira – meravigliati, ovviamente – in queste terre di volcani estinti, puys e colline velluttate di verde acceso – poco altro, quel che basta: qualche casa di pietra, dei fiorellini, aquilotti, rondini, mucche…- è che in finis la zona assomiglia moltissimo all’idea che ne dà l’etichetta della famosa bottiglia d’acqua. La foto è presa dal puy du Sancy, che sarebbe anche, con 1886m, il punto più alto di tutto quanto il massiccio centrale.
Dettaglini insignificanti presi nei dintorni di mont doré (capitale mondiale della cura dell’astma o qualcosa del genere è una vecchia stazione termale – anzi la bourboule, altro luogo di termalismo intensivo sarebbe invece la capitale della cura delle allergie – robe allegre n’è vero?). Notare che il rospetto in scala reale faceva si e no 1,5cm di lunghezza, prima che vi spaventate voglio dire :-) Altra scoperta, sempre da quelle parti, è che il col de la croix morand esiste realmente (beh che devo ‘ddi, non pensavo, comunque, canzone non presente su youtube, però dello stesso mi sono riascoltato questo :-)
In quanto al cibo, vale tutto ciò che ho già scritto su aurillac (pensate che prima o poi vorrei anche dedicare un post al cantal dove mi toccherò ripeterlo per la terza volta :-), anche se spostandosi verso nord i nomi di luogo perdono quella curiosa mania di finire tutti quanti, o quasi, in -ac (cfr quinto paragrafo). Insomma il paesaggio cambia ma i prodotti e la cucina sono ancora quelli (giustamente, anche). Piatto emblematico di questo viaggio essendo senz’altro l’assiette cantal/bleu d’auvergne/saint-nectaire (prima posto ex-aequo insieme alla salade auvergnate o perigourdine, quest’ultima quando sono in vena di exotismo…)
Proprio a volerle trovare due cosette a cui accennare, ci sarebbe la brioche de tomme (la tomme sarebbe il formaggio quasi fresco, non salato, una specie di caciotta, o forse piuttosto una giuncata, sempre lei è anche protagonista dell’aligot e dela truffade di cui prima), insomma dalle parti di Besse (sempre in zona Sancy), gira una ricetta antica di una torta fatta proprio con la tome, che assomiglia grosso modo a una torta di yoghurt, con una bella consistenza morbida. In centro del paesino che fra l’altro è molto bello, tutto di pietra scura), c’è un forno specializzato in materia, incluso fornaio logorroico che sarà lietissimo di spiegarvi pregi e dettagli della torta in questione (contare 30 minuti fra attesa e conversazione per l’acquisto di una brioche piccola, se vi va bene… :-)
Poi avremmo anche il saint-nectaire, prodotto a 4km da dove vi sto scrivendo stamattina (anzi, contribuisco anh’io alla quotidiana e inutilissima segnaletica meteorologica annunciando che stamane ci sono nuvole e nebbia fitta sul lago di chambon). Altra cosettina che va molto nelle bottegucce gastronomiche local sono i croquants d’auvergne, dei semplici e burosissimi biscottini locali (eh beh chiaro, ci sono le mucche e i formaggi, ed è buonissimo anche il burro :-)
In finis, spreco due parole su un luogo che mi è piaciuto un fracco, si chiama la grange d’Alphonse ed è esattamente un vecchio fienile con tetto di chaume – paglia? – che se ne sta un paio di chilometri fuori da saint-nectaire. Da alphonse (fils d’Emile & Bernadette, almeno così c’è scritto sull’insegna :-) si mangiano le classicissime cose di qui, ci sono un paio di insalate (tipo bleu d’auvergne + noci), dei salumi locali, e poi c’è la Phonsounette. La ché? Beh, non contento dei due piatti nazionali che qui sono entrambi a base di patate e tome, il signor alphonse si è reinventato il patate/formaggio auvergnat ‘creando’ un – pesante ma buonissimo – gratin di patate a fettine gratinate con ciò che evidentemente aveva sotto mano, cioè il saint-nectaire. Gustato in una serata di temporale, con del jambon cru (prosciutto crudo, che qui afettano spessissimo) e un cotes d’auvergne biologico, grandioso. Bon ben c’est pas tout ça mais j’ai des valises à faire moi… (da leggere rigorosamente con l’accento di Maité, ça va de soi… :-)
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