Approfitto di una favolosa connessione lozèrewireless per mandare finalmente qualche notizietta dalla francia… Ecco dunque, in due parola, visitare les europeennes du gout fu come darsi a una grande e autentica festa di paese. Certo c’erano anche dimostrazioni di cucina molecolare, c’erano dei blogger, dei wifi e delle spume, c’era gente arrivata dal Portogallo o dall’italia (eheheh), c’era William Ledeuil (che fra l’altro ha cucinato un fantastico bicchierino con latte di tarama, frullato di mango, wasabi, coriandolo e asparagi croccanti), c’era persino slowfood. Eppure.
Eppure, la sera, nella piazzetta che fungeva da buvette (e già la scelta della parola la dice tutta), mentre al bancone c’era chi aspettava le birre senza staccare lo sguardo dalla partita di rugby (clermont ferrand/toulouse, da qualche altra parte nel mondo c’erano le finali di calcio ma qui sembra che questo dettaglio non turbasse proprio nessuno), c’erano sopratutto famiglie intere attorno a lunghissimi tavoli coperti di tela cerata, c’erano bimbi e signore anziane, tutti intenti a domare, a colpi di posate di plastica, quelle due-tre speciliatà della zona.
Già. E cosa si mangia nel cantal? Beh, intanto trattasi di zona rurale (anzi veramente trattasi di cratere, l’intero cantal, 80km di diametro, è un unico enorme cratere), e quindi piuttosto povera. Dal vicino perigord è migrato qualche gesier o magret de canard, ma in realtà è roba da ricchi, non da gente di qua. E si capisce presto. Nel cantal non hanno una produzione variegatissima ma se la cavano molto bene con le mucche, specie quelle di salers, e cosi quindi c’è un bel po’ di carne di manzo e alcuni formaggi di mucca piuttosto notevoli come il saint-nectaire o il bleu d’auvergne.
Per il resto? Beh, facile: patate. I due – nutrientissimi – piatti fondamentali sono l’aligot e la truffade. Che nel primo caso è un purè di patate al formaggio (si usa la tomma del cantal, si scioglie nel purè che diventa filante, cfr il signore con la pala in foto), nel secondo caso sono delle patate spezzettate saltate con aglio e formaggio. I due accompagnno la salsiccia, confit o arrostita, o del magret nella versione ricca, o del chou farci (una foglia di cavolo farcita a mo’ di grossa polpetta).
Lato dolci invece, ancora la tomme, che si ritrova in una specie di torta che ricorda quella alla ricotta, e poi soprattutto castagne (nella crème de marons, versione spalmabile e versione liquorosa, nelle crostatine e le torte), le noci e il clafoutis de cerises. E questo è quindi quanto si è trovato a Aurillac, robe semplici e campagnole, ma con il buon gusto d’altri tempi, quel inconfondibile saporino di sagra del paese che forse manco più in italia… o si?
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