Sono quindi stata, in questi ultimi quatro giorni, in Savoia. Anzi, a Chambery. Che sarebbe la capitale francese (e quindi mondiale, hehe) del macaron. Non tanto che qui fanno i macaron per tradizione (anzi veramente non so nulla di cosa si cucina o non si cucina da queste parti, anzi quasi quasi che chambery non l’ho manco vista). Ma perché qui ci vive la mitica Mercotte. Aaahh, penserete voi, la cavoletta è andata a imparare come si fanno i macaron e ora, delizia delle delizie, ce lo insegnerà pure a noi. Beh, euh, no. (spiacente)
Di macaron ne ho visti proprio di tutti i tipi e colori, a centinaia, solo che continuo a non sapere come si fanno. In compenso, li ho guardati (e assaggiati :-P) e fotografati. E siccome, come quasi sempre – croce e delizia, ma sopratutto croce – non era previsto uno stilista (nel senso che la styliste, c’est moa, hum – capiamoci, io non ho mai voluto fare la foodstylist da grande, e non scommetterei molto sulle mie competenze in materia e penso pure che quello sia uno dei mestieri più sottovalutati della storia dell’umanità, senza negare che sarò felice come una pasqua il giorno in cui mi troverò in una situazione che non dovrò comporre io, ma tant’è, quand il faut il faut…), sono stati anche e forse sopratutto gran scervellamenti per trovare posizioni, ambientazioni e atmosfere varie per tutte e quante le 23 ricette (che son pur sempre ricette diverse ma erano comunque sempre dei macarons :-). Il punto è che – siccome io sono scema – mi ero fissata che volevo un risultato finale che fosse bello (vabbe, modestamente, nel nostro piccolo, desideravamo che fosse anche un pochino bello, meglio così? :-), divertente e non noioso, insomma un libro che volendo si poteva anche sfogliare solo per guardarlo (non so se mi spiego :-). Aggiungere a tutto ciò un precedente non esattamente fatto coi piedi (chessaràmmai, è soltanto pubblicato dalla mia casa editrice preferita, con foto di una delle mie fotografe preferite, oddio mi viene ancora il mal di pancia solo a pensarci) e quindi un carico di stress e di angoscia proporzionale alle attese…
Bisognava dunque inventarsi qualcosa di diverso per ogni foto e appunto non sono lontana dal pensare che ho fatto più o meno ogni cosa che si poteva possibilmente fare con un macaron (da qui, per colloro che non avrebbero capito, il titolo del post), vale a dire macarons impilati, macarons allineati, macarons inscatolati, macarons sparsi e scomposti, deliberatamente sbricciolati o mangiati a metà… E poi macarons su stuoiette e tappeti, su davanzali e zerbini, messi in scatole laduree, in scatole da tè e persino dentro un secchiello per le piante (devo dire che quello, ovvero la posizione numero 14, è di gran lungo mio preferito), macaron in total look rosa girly, in versione nipponica, macarons con l’aura intellettuale, o con un arietta molto normandie, e poi ancora sui mobili, con nastri, senza nastri, sull’ardesia, con rarissime e costossissime bottigliette di latte da collezione, in bilico su ciotoline e ne passo. Per non dire delle molettine colorate, delle rose strappate nel giardino dl vicino, delle tovagliette che erano sempre da ripassare, delle perline di cioccolato che scappavano da tutte le parti, dei ripieni troppo morbidi o troppo duri rifatti al volo, dei cartoni bianchi per riflettere la luce che alla fine, cosi come le mani, erano pieni di bricciole appiccicose, delle bestemmie per il rosa acceso del macaron al lampone che veniva semmmmpre troppo sparato e per il gatto dylan determinato a farmi venire una crisi di allergia. E, su tutto, il gran casino creato, fra assi da stiro, cavaletti, tovagliette e nastri e scatole e accessori assurdi sparsi ovunque, nella bellissima e accogliete casa di pietra grigia di Mercotte. Un delirio che è durato tre giorni.
Comunque, a parte il mio caso ormai clinico (voglio dire, ma quanto deve essere scema una per passare 10 minuti a disporre meticolosamente dei lacci di liquirizia su un tavolo, studiandoseli assorbito che manco stesse a restaurare la gioconda? eh?), è stato davvero una bella esperienza, umana e lavorativa, piena di insegnamenti. Abbiamo lavorato, sempre modestamente, proprio bene, ed è stato anche grazie a due assistenti niente male. La prima si chiama Sarah Molina, una francese mezza italiana che è anche, con i suoi 25 anni (non ci devo pensa’ che divento nevrastenica) la più giovane editrice di francia, piena di sanissima grinta, gentile, curiosa e sempre pronta ad aiutare (ne conoscete molti voi di editori che vi stirerebbero le tovagliette? :-) E appunto presso le sue edizioni Altal che uscirà il libro, a ottobre (sussspensssseeee). La seconda è appunto l’autrice del libro, Mercotte stessa, conosciuta all’inizio di quest’anno e che è un vero concentrato di energia, di semplicità colta e di generosità, a dir poco proprio. Per entrambe: ma ad averne così! :-) E poi, sarò sibarita ma voi ce la fareste a non amare follemente chi la mattina vi fa trovare insieme all’insalata di frutta i canelés freschi da forno, piccoli cake al cardamomo o alle pralines roses (per tacere della sua marmellata di albicocche e frutto della passione...)? No eh? Ecco, appunto :-)
ps: le foto del libro, ovviamente, per adesso non sarebbe molto carino svelarle. Ci vorrà un po’ di pazienza :-)
Pingback: Velouté glacé aux carottes | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: Ladurée: la Francia ci prende per la gola! - Due cuori e un fornello - Donnamoderna.com()
Pingback: Des macarons blancs | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: L’anno del cavolo [retrospettiva 2008] | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: Macarons? La soluzione… | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: La cuisine de Mercotte :: Macarons, Verrines, … et chocolat » “Solution Macarons” l’auto promo pour réussir les macarons et une recette inédite !()
Pingback: Encore un gateau au citron?! | il cavoletto di bruxelles()
Pingback: La cuisine de Mercotte :: Macarons, Verrines, … et chocolat » Un parfum d’Ispahan… Cake et verrine !()