Dunque, dopo un mesetto di permanenza e qualche giretto, confesso che sono molti i luoghi ancora da provare, ma qualche appuntino nel mentre ve lo lascio, sissammai, magari una di queste sere capiterete da queste parti… Comunque sia, work in progress, manco a dirlo :-)
1. pasticceria caffetteria artigianale
Ciavatte con la ricotta, crostatine di sfoglia con le mele, una miriade di bignè glassati e ripieni di crema, barchettine con la nutela, millefoglie, ecc. Ecco, come volevasi dimostrare, la pasticcieria romana esiste, questo ne è al nostro avviso un perfetto esempio. In bonus, la domenica mattina, la possibilità di assistere a certe scene quando le signora anziane del quartiere si fanno comporre i vassoi di pastarelle romane. Il cornetto, manco a dirlo, è romano, con quel accenno di glassa sopra che lo rende apiccicoso :-p
2. pasta all’uovo
Un luogo commovente, vuoi per i tre dipendenti vestiti di grembiule bianco che nei momenti calma stanno davanti alla porta, lo sguardo perso sull’asfalto, vuoi per la bella collezione di brichettine di panna industriale alineate sul bancone. Resta che i tortellini non sono poi malvagi.
3. la fonte del pane
A parte che questo forno merita senz’altro la palma al nome di forno più ridicolo incontrato da un bel po’ (in realtà pensavamo che Poesie di Pane e il Forno dei desideri fossero delle vette insuperabili del genere – e invece no..), e senza contare la sua bella mostra di panini all’olio vecchi di almeno tre quattro anni, un notevole assortimento di galbanini & altre cosette industriali, bisogna pur riconoscere che le rosette sono belle scrocchiarelle e le ciambelline con vino rosso e finocchietto (vendute sfuse e comprate non si sa dove) non sono male. Bonus per il signore al bancone che apostrofa qualunque cliente apparentemente di sesso femminile con ‘Bella’ e il proprietario alla cassa perennemente incavolato, cosa che esterna in un perfetto romanesco stretto. Il tutto, cliente di una certa età incluse, risulta molto couleur locale.
4. kebab
Di certo non siamo a via valenciani e il pane è rigorosamente confezionato ma non è dei peggiori kebab mai mangiati, davvero, e il signore nordafricano che li serve è molto gentile. La pizza al taglio invece non mi sembra degna di menzione. Bonus invece per la musica di sottofondo, rigorosamente arabizzante.
5. h2o
Io, un locale simil design con neon blu e all’ingresso un cartellone con la foto di una cosa che sembra una bruschetta spalmata di fango con la dicitura ‘pizza con nutella’, non ci entro manco se mi minacciano. Chissà che mi son persa.
6. il bar di via del gazometro
Questo bar di particolarmente buono ha, beh, vediamo… beh, niente. I cornetti sono surgelati e non vergognosamente goduriosi come quelli surgelati del bar piu avanti sull’ostiense, i tramezzini non li ho mai provati, le piadine mi parono industriali, la pasticceria mi sembra da evitare. Resta che sto posto in pratica è sempre aperto, che i baristi – extracommunitari, tutti – sono gentilissimi, e anche bravini a fare il cappuccino chiaro da portare via, ed è comunque sempre uno spasso contare il numero di caffè corretti serviti, il tempo di un cappuccino al banco la mattina, o giocare a indovinare la quotazione del giorno della lattina di cocacola (che a secondo che sei di pomeriggio in settimana o di notte nel weekend può anche oscillare tra uno e due euro).
7. cacio & cocci
Mai stata. Mi sembra una trattoria. Solo che, quel che lo frega a ‘sto posto, credo, è appunto il nome, che vorrebbe fare trattoria vecchia stile ma che non fa vecchia trattoria, anzi, fa wannabe vecchia trattoria, il che, a priori, non ci convince. Pero invece di stare a fare l’esegesi al nome di ‘sto posto – o chiedermi perché mai hanno preso una di quelle bici coperte he porta i loro colori e che è eternamente parcheggiata sul marciapiede davanti al locale – ci dovrei andare, un giorno. Vi saprò dire.
8. momus
Locale completo di ingresso a specchi e, nei giorni di gran gala, uscieri travestiti da presentatori delle iene e di tappeto rosso (sporco però), che – supponiamo – possa interessare prevalentemente a certi soggetti con ambizioni da tronisti barra granfratellisti barra, appunto, mister o miss momus (le elezioni si teranno a breve, siete ancora in tempo a inscrivervi). Per quanto il locale vanti anche un menu pranzo, mi pare preferibile calare un velo pietoso.
9. nazca bar & restaurant
v. momus. Al posto del tapis rouge all’ingresso qui si è pensato bene aggiungere un tocco di glamour mediante della stoffa zebrata/leopardata appositamante appiccicata sui tabouret.
10. l’insalata ricca
A patto di far rimuovere il mais in scatola da più o meno ogni insalata in carta, e zigzagando fra gamberetti dell’oceano indiano in salamoia, salsa rosa e ananas in scatola, è, dopotutto, un luogo dove uno riesce, stando attento, a cibarsi con una ciotolona di cose erbaceose. Il che in principio non è poi così male.
11. il pakistano
Gettonatissimo per via delle sue tariffe telefoniche verso paesi esotici come il camerun, il pakistan e la romania, oltre che per le sue 6 splendide postazioni equipate di windows xp e, se vi va bene, uscita usb funzionante, questo centro telefonia è anche un alimentare che offre, oltre a una fornita gamma dolciaria direttamente importata dal discount più vicino, un discreto assortimento di spaghettini di riso, crema di arachidi, latte di cocco e altre chicche esotiche tendenzialmente introvabili nel vostro super di fiducia.
12. burger king
Segnalazione non pervenuta. Grazieaddio.
13. andreotti
Per gli afficionados di Ferzan Ozpetek, Andreotti (ricordato il tavolone dei dolci in la finestra di fronte? ecco, è lui) è un mito. Per gli abitanti dell’ostiense, è un appuntamento abituale, per la colazione, l’aperitivo, il gelato, la crostata della domenica. Per me, è abbastanza un mistero. Un mistero il perché hanno tolto la bellissima e vecchissima insegna d’epoca per sostituirla con l’opera grafica di un giovane sconosciuto, anno 2008 (o era 2007?), un mistero perché c’è stato bisogno di allargare la pasticceria vecchio style che c’era con una zona destinata all’aperitivo e che sembra un mero e per certi versi anche misero scimiottamento di doppio zero (v. doppiozero), un mistero com’è che in uno dei pochisismi bar pasticceria dela zona che fanno i cornetti in casa, i cornetti non siano notevolmente migliori di altrove. Insomma, stuzzicchini veramente appena appena passabili al happy hour, crema pasticciera che sa di farina, veneziana gommosa, millefoglie che spesso non è croccantissima, andreotti continua a deludere, e noi, fra mito e mistero, continuiamo ad andarci. Chiamatemi pure scema.
14. macelleria
Uno dei pochi posti dove contemporaneamente abbia trovato le costolette di abacchio, la coratella, il cosciotto di agnello, i fegatelli, la coda, le animelle, i fegatini di pollo e chissà che cos’altro che dimentico in questo istante. Me lo segno per più tardi.
15. sushi yoshi
Ma qualcuno mi sa dire se ha già aperto? Nel mentre e nel dubbio, continuate pure ad andare da sushisen, via giulietti 21 (avendo cura di evitare con scrupolo ogni tipo di californian roll ché so’ pieni di salse maionnesose, poi non venite a dire che non vi ho avvertiti…)
16. doppiozero
Benché penso sinceramente sia da evitare come la peste di venerdi e sabato sera (causa invasione fighettosa a gran rinforzi di smart parcheggiati in tripla fila), continuo anche a trovare sia un bel posto per il cappuccino mattutino (forse anche per via della luce stupenda che c’è, li dentro, al mattino, peccato però che il cornetto spesso risulta semicrudo dentro – eh no eh?!), e anche per gli appuntamenti di ogni tipo. L’aperitivo è una roba alla milanese in cui finisce che ci hai fatto cena, però la pizza – disponibile al buffet – è sottile e neanche male anche se un filo troppo unta. A pranzo è una buona mensa dove prendere al volo un piatto di verdure grigiate e bollite, a fine serata ci sta pure la caipiroska di turno, insomma, orario continuato e un posto che è tutto sommato uno dei pochi caposaldi della zona.
17. mangiafuoco
Per quelli che gli verrebbe la curiosità di attraversare l’ostiense per vedere cosa c’è dall’altro lato della strada, solo un consiglio: lasciate perdere. Locale rumorosissimo e – inspiegabilmente – sempre pienissimo, e una pizza romana in versioni bassa e alta (dato che la versione alta aveva un bordo alto di ben 3mm deduco che la versione bassa sia una specie di pane carasau condito). Dice il menu che le farine sono scelte e l’impasto lavorato con tutti i riguardi del caso, a me pare proprio la classica pizza spinta poco prima a gran colp di lievito di birra, mentre la focaccia è quasi in tutto e per tutto simile al pane arabo, cotto al forno però. Insomma, la pizza scordatevela, i fritti, untissimi, pure, a parte forse le patatine fritte, american style (non i soliti fiammiferini dunque), che si potrebbero salvare, resta a vedere come sono la griglieria e la cucina. Ma a noi a sto punto è proprio passata la voglia. Fateci sape’.