Stavo qui a scartabellare le mie cartelle foto di questi ultimi giorni e francamente non mi capacito di come ho fatto a fare così tante foto durante un viaggio così breve (sono passate si e no 50 ore fra andata e ritorno) in Sicilia. E non mi capacito neanche di come, sempre in 50 ore, siamo riusciti a mangiare (e bere!) così tanto, e poi in cosi tanti posti diversi :-P Il pretesto era ovviamente di lavoro, e la parte lavorativa c’è stata, ma poi si vede che abbiamo trovato anche il tempo di fare molto altro. A parte che sulla fine andavo un po’ in giro come una specie di zombie (il primo giorno sono andata a dormire 22 ore dopo essermi alzata, non so voi ma io ormai c’ho un’età :-)), e a parte che dovrò decisamente rifarmi lo stesso giro, con calma e tempo, fra un po’, è stato un viaggio curioso, all’incontro di chi solitamente vedo in giro ovunque ma mai nel proprio abitat. Così per Corrado Assenza, Ciccio Sultano e Pino Cuttaia. E poi anche una piccola scoperta nella persona di Arianna Occhipinti. Ma andiamo per ordine. Campo base a Chiaramonte, Pianogrillo, la deliziosa tenuta di Lorenzo, omonimo produttore dell’omonimo olio che ormai veramente non presentiamo più :-) Intanto, a Lorenzo e Davide, i miei due Ciceroni/(barra) futuri editori e compagni di risate, un sentito Grazie, per l’accoglienza, le spremute e il concertino al pianoforte del mattino, i progetti e le discussioni e sopratutto sopratutto per avermi scorazzata in tutte le belle scoperte di cui sotto, premurosi di far conoscere anche a me i luoghi che portano nel cuore e che oramai un po’ stanno anche nel mio (un po’??? ma se son due giorni che mi ripeto che mi vorrei tanto trasferire??!!! :-)))
1. Noto & Corrado Assenza
A me della Sicilia Barocca mi mancava proprio tutto, nel senso che non ci avevo mai messo piede, insomma per me la sicilia è, uhm, era, palermo e la costa che da lì scorre verso ovest, era tutta in quel lato un po’ ruvido, bruciato, sfrontato della sicilia orientale. E poi erano anche le isole, e quello era già un capitolo a parte, ma in un certo senso estremo anche quello. E invece, poco dopo aver imboccato la strada per Ragusa, mi sono ritrovata a serpeggiare fra prati verdolini dalle curve morbide, una tenera geografia costellata di fiori di mandorla, di ulivi e abitazioni di pietra, tutti molto ordinati. Neanche il gioioso disordine, per non dire chaos, tanto familiare, neanche le schegge di vetro in cima alle mura di cinta delle abitazioni, ma una terra nuova, ignota, assolutamente dolce. E così il primo impatto con la mia prima città della sicilia orientale – Noto – è stato di semplice meraviglia beata, senza parole di fronte al giallo intenso della pietra sul profondo blu del cielo, dell’infinita lavorazione di facciate e palazzi per non dire del silenzio e della luce, perfetti.
In realtà non eravamo a Noto per fare i turisti ma per salutare Corrado Assenza (intanto il suo Caffè Sicilia era chiuso per ferie quindi mi prenoto per una visita a caffè aperto :-P). Vi dico solo che spingendo la porta del suo laboratorio si entrava in collisione frontale con il profumo del bergamotto, lieve e seducente. E periodo di canditi, e così nel magazzino c’erano chili e chili di frutta che stava serenamente riposando nello sciroppo. E bastava quel profumino per avere la conferma che qui si fa tremendamente sul serio, ma con modi semplici, gentili, attenti e infinitamente rispettosi della sicilianità dei suoi prodotti. Insomma, non vi sto a raccontare Corrado, è sufficientemente stranoto di suo, giusto? :-) Comunque, se come me non avete ancora assaggiato quelle sue granite che dicono inarrivabili, potete sempre rifarvi con le sue marmellate (avevo preso tempo fa, a eataly, mandarino e pompelmo, poi ne avevo assaggiate tante altre al salone del gusto, tutte intense, poco marmelatose, sono quasi più dei puré, ma con dei sapori, delicati e centrati, assolutamente fantastici. Del resto dei prodotti di Caffè Siclia ne riparleremo a breve visto che ho un paio di tubetti di mielarò in cucina che aspettano impazienti di essere utilizzati in una qualche ricetta :-)
2. Ragusa & Ciccio Sultano
Per capire che Ciccio facesse parte del piccolo club dei geni cucineschi italiani non ci voleva poi tanto, bastava sfogliare i suoi libri come avevo fatto tempo fa, ma anche l’ultima fatica La variante Sultano, la dice lunga, per creatività grafica e dei contenuti atipici, creativi e divertenti. Mi mancava però l’esperienza vera, vissuta, in loco, al Duomo del re Sultano ed è cosa fatta. E la cena ha semplicemente confermato i sospetti: quella di Ciccio è una cucina intrigante, complessa, spesso provocatoria, e quindi stimolantissima, per la mente e il palato (mi pare di stare a fare la pubblicità del red bull), insomma una cucina quasi travagliata, nel senso che nel piatto ci sono spesso elementi in gran contrasto il che non significa ovviamente che non stiano bene insieme, significa semplicemente che questi contrasti Ciccio li ha indovinati, studiati e azzeccati, e non è assolutamente cosa da tutti che accostare, per dire, piccione e ostrica, tonno e foie gras, e via dicendo. Contrasti di sapori quindi, nuovi e piacevoli, ma anche di consistenze, netti e soprendenti, per un insieme quasi barocco (e visto laddove sta Ciccio, beh, poteva mai essere diversamente??). Favolosi i crudi di pesce e i suoi fusilli che assomigliano un po’ ai busiati ma in più fini, grande il suo timballo gattopardo, per non dire del cannolo al quale si accostano i fichi d’india. Stimolato e stimolante, al di là del mero piacere mangereccio, ritrovo davvero qualcosa della cucina di Ciccio nella frase di Beckett riportata in quarta di copertina della variante sultano: Siamo degli idioti ma non a tal punto da intraprendere un viaggio per mero piacere.
4. Chiaramonte & Arianna Occhipinti
La conoscevo solo di nome ma oltre a uno dei cognomi più suggestivi che abbia mai sentiti, Arianna ha anche una bella presenza, e una gran energia di 26enne che ha deciso di fare il suo vino a casa sua, prendendo, con i suoi sogni e i suoi desideri e l’attaccamento alla sua tera, in clamoroso contropiede chiunque pensi (a iniziare da loro stessi) che i giovani del sud debbano migrare a nord per trovare da lavorare. Certo, il vino per Arianna è di famiglia, e il suo zio e confidente non è altro che il signore che produce i vini Cos. In ogni caso, l’azienda è stupenda, la ragazza ha grinta da vendere e il suo frappato (e il suo olio, e persino i suoi capperi selvatici iblei) è delicato, elegante, davvero piacevole. Quel giorno Alberto Rizzo dell’osteria dei Vespri di Palermo ha fatto un salto a cucinare una semplicissima e stupenda pasta con broccoletti e salsiccia (mo non vorrei inflazionare sugli aggettivi ma fatto sta che, invece che di venire, come spesso la pasta coi broccoletti, un po’ poltigliosetta, questa qui presentava delle verdure ancora un filino croccanti e non completamente sfatte, e l’insieme era davvero ben equilibrato, ecco), mentre Arianna ha confezionato in due minuti la più meglio insalata di arance che avessi mai vista (ricetta: esci in giardino, prendi un paio di arance, le sbucci, le tagli a pezzetti e aggiungi del cipollotto fresco affettato, un giro d’olio ed è fatta :-)
4. Licata & Pino Cuttaia
Di Licata non ho visto praticamente nulla, in macchina dormivo e siamo arrivati che faceva buio, del resto m’avevano prevenuta che non è che sia un bellissimo posto, anche se ho come il sospetto che potrebbe risultarmi intrigante lo stesso (della serie che sto accumulando le scuse pur di tornare :-). Sono quindi arrivata alla Madia come si casca dalle nuvole e ci ho trovato la cucina di Pino che assomiglia a, beh, a Pino! :-) Semplice, gentile, educato, schietto e cortese, una di quelle persone a cui vuoi bene da subito e che ti vien voglia di dire che è buono come il pane. E la sua cucina appunto gli assomiglia perfettamente. E elegante ma non vistosa, curata, premurosa, e semplicemente buona (e sissà che la semplicità in cucina è sempre mooolto più complicata di quanto non appaia). Mi sono intanto beccata i miei tortelli al pesto di trapani scomposto (souvenir comune di un episodo che risale al couscousfest in cui pino mi aveva portato alla fonte dei busiati e del pesto trapanese), qui niente pesto in senso canonico, ma un insieme scomposto che ne ha lo stesso identico profumo (basta annusare il piatto, è flagrante), solo che la veste è appunto elegante e delicata, un bel esercizio di stile cucinesco :-) E poi altre creazioni su una linea simile, sua personale, esteticamente semplice e insieme molto bella, e dai sapori nitidi, rispettosi, come quella bellissima spirale di polpo, o il carciofo che arriva chiuso, con salsetta nella quale intingere la base dei fogli cotti e quando pensi di averlo finito scopri che racchiude un goloso ripieno. Ovviamente, siamo sempre in sicilia e sempre vicinissimi al mare, anche qui i crudi sono strabilianti, su tutti il carpaccio di gamberi rossi conditi con un nitido olio al mandarino e accompagnati di una maionnese alla bottarga, e il raviolo di seppia in cui il pesce, battuto e sottilissimo, costituisce lui stesso l’involucro del raviolo, splendido. Dei piatti belli oltre che buoni, lineari, pulitissimi, che fanno ciò che la cucina dovrebbe fare sempre: mettono in valore, ripettosamente e senza mai offenderli, i prodotti e i sapori del territorio, quelli che culturalmente appartengono allo chef, aggiungendo il minimo necessario e ispirato per creare un piacevole e interessante dialogo. Dei piatti che sprizzano quindi, esattamente come per Corrado e Ciccio che sono esempi diversi della stessa felice mentalità isolana e contemporanea, sicilianità e bravura da ogni parte :-)
bonus track: il ”’filmino”’ lomo-style di roma catania roma, ovvero due tre cose riprese quando non avevo in mano la canon :-) ps: la musice è di KT Tunstall, e il brano si chiama Someday Soon, dall’album Drastic Fantastic.
E tanto per strafare, v’ho anche fatto la mappa :-)
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