Dal momento che questa roba è in libera vendita nel vostro Naturasì di fiducia, la domanda mi pareva più che legittima :-) In realtà, stavolta la risposta la sapevo ancora prima di comprare il sacchettino. Sissi, perché la Donatella (ando’ stai, non ti nascondere, anzi, hai finito di festeggiare il compleanno??! :-), da brava convinta vegetariana prima aveva cercato di convertirmi alle bistecchine di soia (che lei preparara come l’arrosto al lattte, omettendo, rispetto alla ricetta di base, l’arrosto, ovviamente :-), poi un giorno mi ha raccontato delle sue lasagna al ragù di granulare di soia, aggiungendo che il bello è che nessuno si accorge che non è carne…
Qui però aprirei una piccola parentesi a mo’ di corollare: ma che cos’è il granulato di soia? Me lo sono chiesto anch’io. Cercando di saperne di più usando il fedelissimo google, uno s’imbatte nella American Soybean Association e si fa due risate – in realtà è meno divertente di quanto possa far credere il nome, si tratta semplicemente di una associazione di coltivatori, eh vabbe. Veramente non è manco stato facile capire cos’è di preciso sta soia disidratata, per dire, wikipedia in italiano e in francese alla voce soia non ne dice nulla (en passant però c’è solo da rimanere senza parole davanti alla quantità enorme di derivati, usi e sostitutivi che offre questo semplice… fagiolo?!), insomma, ci ho messo un po’ ma sono arrivata alla voce textured vegeteble protein, eccolaqua! In sostanza, sta robetta qui si fa a base di farina di soia che sarebbe uno scarto della produzione dell’olio di soia (poi per i fan di bressanini e quelli che in chimica erano i primi della classe, leggetevi la voce, è già difficile da capire, figuriamoci da spiegare :-) Fatto sta, la soia disidratata, commercializzata sotto forma di bistecche, bocconcini o granulare, è fibrosa, termoplastica (lol, comunque, ecco, non si sfalda mai in cottura, sarà per questo), contiene tantissime proteine e assommiglia a tutti gli effetti a… della carne. Anche se chiaramente non è la stessa cosa, non è identico, però la ricorda… (e qui, corollare nel corollare: a me un giorno mi dovranno spiegare perché la gente che per principio non vuole mangiare carne cerca poi di sostituirla con un qualche cosa che ci assomigli, uhps, pardun, la smetto :-).
Ma torniamo alla domanda di prima: Cosa ce ne facciamo di sta roba? Beh intanto la soia disidratata, per prima cosa, va reidratata. Quindi un 20 minuti a bagno in acqua, poi va strizzata. A quel punto la si può cucinare più o meno come della carne (della carne del tipo in umido, ai ferri non so se ha senso), solo che, non sapendo di un granché la soia di suo (è un problema ricorrente questo), c’è da condirla parecchio, anzi siccome fa letteralmente la spugna in cottura, va benisismo appunto in preparazioni sugose (cosi almeno poi sa di quello che ci avete aggiunto :-). Detto ciò, sono un paio di volte che la cucino e a parte la consistenza che mi fa un po’ pensare alla carne dei cinesi scadenti (sempre pensato non fosse carne, magari è soia appunto, chi lo sa?:-) mi sembra un prodotto abbastanza utile da tenere in dispensa per i casi d’urgenza (o le sere in cui no si sa cosa cucinare, o quelle in cui veniamo preso dai sensi di colpa).
Quindi, torno al mio incipit e al ragù di granulare di soia, che non ho messa nella lasagna ma che ho usato per condire delle pappardelle (integrali, garofalo), non vi sto a scocciare con la ricetta, saprete benisismo fare un ragù, in sostanza ho fatto rosolare la soia insieme a un abbondante soffritto di odori, sfumato con del vino e poi cotto a lungo con salsa di pomodoro, brodo vegetale e erbette varie. Al finale, l’ho trovato persino buono (non ha quel tipico sapore di grasso animale e nemmeno si sente collagene, è sorprendente, leggero anche, e infatti se non lo dici quasi che nessuno si accorge di cos’è o no è :-)
Seconda ricetta: delle minipolpettine un po’ arabizzanti. Ho fatto soffriggere un 200g di soia reidratata (peso dopo amollo) con un cipollotto fresco affettato sottile, aggiunto un cucchiaio di spezie per falafel (da castroni, altrimenti cumino, coriandolo, peperoncino, un pizzico di cannella e di garofano o qualsiasi altra spezietta che vi capita sotto mano e che non verreste male nelle vostre polpette – dopotutto alla fin fine le dovete mangiare voi, mica io :-), poi, fuori fuoco, due fettine di pane ammollato nel latte, un uovo, un cucchiaio di olio di sesamo, sale e qualche cucchiaio di farina e pangrattato giusto per arrivare a una consistenza che permetta di formare delle polpette. Apiattirle un po’, cuocere in padella con un idea di olio d’oliva, e servire all’aperitivo, da mangiarle con le dita, o come secondo, accompagnato con una bella insalata, o persino nel pane pitta, con un po’ di houmous, o, in versione più grande, nel panino hamburger, of course :-)
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