Tempo fa qualcuno mi chiedeva cosa mangiano i giapponesi la mattina. Beh, la verità è che non saprei! :-) (e probabilmente è come da noi, ognuno fa e mangia ciò che si sente :-) Siccome però non mi sono mai veramente ripigliata dopo quel soggiorno in ryokan in cui alle 7h30 del mattino ci servirono salmone, sottaceti, zuppa di miso e tutto il resto (una cena in pratica :-), tendo a rimanere sulla mia linea ‘no colazione’ (ma si a tè o caffelatte o yakult e spremuta). Insomma, ultimamente mi sono dovuta riassettare un pochino (anche perché a quasi 1 euro l’arancia e senza spremiagrumi ti passa comunque un po’ la voglia di fartele, le spremute :-), quindi in sostanza l’offerta di casa ormai prevede tè verde, o tè ume kombucha, o una dose di caffè blendy (in sostanza è un caffé belga, solo che lo fai direttamente nella tazza grazie all’ingenioso sacchettino/filtro usa e getta che contiene la polvere del caffé e nel quale basta versare dell’acqua :-)), anche se sono comunque capacissima di farmi persino una tazza di miso da appena svegliata :-) In quanto all’offerta cibaria mattutina invece, vista l’assenza di forno che rende off limits qualsivoglia forma di briochiamento improvvisato o meno (sob), e dopo esermi anche – diggà – stufata delle torte nel ricecooker che tendono ad avere tutte invariabilmente la stessa gommosa consistenza, è finita che mi sono girata verso la buona vecchia formula del pane + marmellata.
E qui, dopo l’iniziale entusiasma per i barattolini di marmellata Bonne Maman che sono due volti più piccoli e quind proporzionalmente più carini di queli originali, dopo un breve e intenso innamoramento per la marmellata/gelatina di sciroppo d’acero, e per la crema di sesamo bianco e nero, sono passata per una fase marmellata di yuzu fatta in casa (prima o poi vi parlerò anche del mio amico il yuzu ;-) per andare poi a finire in una specie di deliziosa impasse nippo-argentina, tutta colpa di un barattolino verdolino intravisto in rete qualche tempo fa. Già. Perché sul pane si può andare anche il dulce de leche. E – già – d’altronde latte e matcha da queste parti costituiscono un abbinamento abbastanza basic (per quanto il latte sia in fondo un ingrediente molto poco giapponese :-). Quindi ho provato a farlo, il matcha dulce de leche, usando semplicemente la ricetta che tempo fa ci diede Patricia ( e omettendo la vaniglia perché qua in giro non vedo bacche e comunque non saranno mica buone come quelle che ho a casa:-P). In ogni caso, il risultato è strepitoso, sississi, giuro! :-) E altro che tartine del buon mattino, questa roba qui la potete usare un po’ ovunque, per farcire dei biscotti, spalmare torte e rotoli, completare bicchierini da dessert, potete persino mangiarla direttamente dal barattolo (e devo ammettere vergognosamente che è esattamente questa la fine che il mio matcha dulce de leche tende a fare :-)) Certo, lo so, chennoia sempre con ‘sto matcha, però v’assicuro che qui vale davvero la pena, il matcha si sente giusto quel poco che serve a bilanciare l’insieme, il suo toco vagamente amaro rendere il tutto più fresco, quasi esotico, mentre l’ontuoso composto di latte e zucchero cotto a lungo pensa al resto, cioè a rendere questa cremina di una golosità sconfinata :-)) Già che c’ero, mi è venuto da chiedermi se la stessa ricetta potesse avere senso con il latte di soia al posto del latte di mucca. Quindi ho provato. Beh intanto: funziona, cioè viene una crema, ed è già qualcosa (che magari farà anche piacere ai vegan e agli intolleranti al latte e i suoi derivati). Per i miei gusti però, con il latte classico viene una risultato più armoniosa, mentre nella versione soia si sente un retrogusto più pronunciato di, beh, fagioli di soia (originale questa! :-), che rispetto al latte sa più di ‘terra’ (non in senso peggiorativo, nulla a che vedere con gli spinaci lavati male, per dire, non so se mi spiego :-)) cosa che per carità non è affatto sgradevole però ecco, per me, fra i due, missà che preferisco il primo… :-))
La non-ricetta: basta riprendere la ricetta base del dulce de leche e aggiustarla. In genere faccio mezzo litro di latte con 100g (all’incirca, non ho bilancia! :-) di zucchero semolato, una punta di lievito in polvere (non so come si dice ‘bicarbonato’ in giapponese :-) e mezzo cucchiaino di matcha in polvere (anche qui, il dosaggio è secondo l’occhio e il proprio gusto, io preferisco tenere leggero sia il colore che il sapore, ma so’ gusti), che sciolgo con la frusta in 3-4 cucchiai di latte prima di aggiungere il resto del liquido (altrimenti fa grumi). La vaniglia non ce la metto e non mi pare proprio necessaria ma se la volete aggiungere, fate pure (poi ditemi com’è :-) Nella versione soja basta sostituire il latte con la stessa quantità di latte di soja (qui non è zuccherato il latte di soja, per mezzo litro di latte uso 120g di zucchero). Queste quantità bastano per un barattolino, che va conservato in frigorifero.
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