E quindi l’eierkoek è una cosa molto di casa e familiare anche per me, anche se non l’avevo mai cucinata prima d’ora. E la merenda che certi pomeriggi d’inverno preparava mio padre e in fondo non meriterebbe neanche che se ne parlasse per quanto è umile, solo che appunto mi è sempre stata simpatica quella cosa che rimaneva a lungo a cuocere piano piano in padella, e l’odorino che diffondeva è tutt’ora sinonimo di calore, di famiglia, dello stare tutti insieme intorno al tavolo, con compiti, libri e carte svariate, mentre fuori tirava un’aria gelida (è cibo invernale l’eierkoek :-). E ogni volta che la preparava, mio padre raccontava di quando era bambino lui e che questa grosse crespelle le cuoceva per lui suo zio, con lo strutto, sulla stufa, anzi, lui le faceva più sottili e ne cuoceva due che poi tagliava a metà perché, diceva, cosi potevano dividersele equamente fra loro due… E cosi, chiacchierando del più e del meno con mio padre all’inizio del mio soggiorno kyotese (son belli i tempi antichi ma cosa saremmo senza skype, eh? :-) e parlando del mio non avere forno, la risposta, ovvia, è stata: beh, ma avrai una padella no? Perché non fai le eierkoek?? Già, e perché no…? :-)
Per le note filologiche, eierkoek è fiammingo e significa esattamente ‘biscotto di uova’, a volte, anche nella mia famiglia, la si chiama anche koekenbak, (più o meno ‘biscotto cotto’, o addirittura come sostantivo a indicare l’azione in cui si cuociono i biscotti), che si usa anche in modo metaforico (t’is koekenbak) per dire una situazione di scontro o di litigio violente (ed è un’espressione che mi piace molto, non so, ha un ché di carino :-). Koekenbak talvolta indica anche proprio le crepes, e infatti anche in questo caso si tratta su per giu di quello, solo che la eierkoek è parecchio più spessa, e sopratutto viene cotta a fuoco molto piano e per quanto più tempo posibile, in modo che i bordi si caramelizzino leggermente.
La quasi non ricetta: sbattere due uova con due cucchiai abbondanti di zucchero semolato, finché il coposto non sia bello omogeneo e spumoso. Aggiungere 6 cucchiai abbondanti di farina, mescolare e versare qb di latte fino a ottenere una pastella densa (più densa di quella delle crepes, ma pur sempre una pastella, senza grumi). A fuoco bassissimo (sul gaz che usereste per la moka, a fiamma minima), in una padella media, far sciogliere un cucchiaio di burro, poi versare la pastella, abbassare al minimo la fiamma e lasciar cuocere. Quando sarà dorato il lato di sotto, girare e lasciar cuocere finché anche l’altro lato sia dorato (in media e in tutto ci vorranno una quarantina di minuti di cottura, giusto il tempo di fare profumare tutta la casa :-). Piccola nota: volendo le uova si possono separare incorporando prima i tuorli e poi gli albumi montati a neve alla fine (ma in mancanza di planetaria o di persona paziente e disposta a montare gli albumi a mano, si può saltare questo passaggio :-)) Ultima cosa: non c’è bisogno di condire l’eierkoek (cioè volendo la si può anche spalmare con quel che si vuole ma questo a casa mia non si è proprio maimai fatto) e, sempre secondo i rigorosi canoni di casa mia, l’eierkoek finale si taglia tassativamente a bastoncini come in foto :-)