Intanto, per l’ingrediente principale dei maki, cioè, il riso, vi rinvio a questo post qui e, per la parte del lavaggio & cottura del riso, alla ricetta del riso giapponese sul libro del cavolo, in ogni caso: Auguri! Cioè, sul serio, e nonostante io abbia passato 3 mesi quest’anno a far cuocere riso giapponese ogni santo giorno, azzeccarlo, sopratutto senza ricecooker, è difficile, anzi no, è difficilissimo, nel senso che il riso giapponese deve essere cotto, ma non stracotto, e sopratutto deve presentare dei chicchi che non si appicicano pateticamente fra di loro (e questa è la parte più difficile :-). Diciamo che a casa, con la cocotte le Creuset (non che fosse indispensabile per cucinare giapponese ma da quando Keiko mi ha detto che la usa per cuocere il riso… :-), se mi va bene il riso lo azzecco una volta su tre… E triste, lo so. Ma credo proprio che il riso giapponese sia parecchio più difficile da imparer di, chesso, la consistenza del risotto per esempio :-) Fatto sta, insisto sul riso perché c’è poco daffa’, è veramente un ingrediente-pilastro del maki, e se vi viene stracotto o mappazzoso, beh, anche il maki non sarà un granché. Per facilitare l’impresa: comprate il riso già cotto dal giapponese sotto casa (eheh) o prendetevi un ricecooker :-) Ma passiamo piuttosto al ‘ripieno’ dei mie maki-da-donna-incinta:
1) umeboshi & cetriolo: probabilmente il mio preferito in assoluto, serve della pasta di umeboshi – che sono le prugnettine giapponesi salate – o degli umeboshi interi da frullare o tritare finemente (se avete l’occasione, assaggiateli, solo una roba da finimondo, acidine e salatine e aggiungerne anche un mezzo grammo in una ricetta ve la cambia da cosi a colà), e dei bastoncini di cetriolo (sbucciato e eliminati i semi) e nient’altro, semplicissimo e delizioso;
2) salmone affumicato, cren e cetriolo: okay, è vero, c’è chi dice di evitare i pesci affumicati per paura della listeriosi (parlo ovviamente per le signore in attesa, tutti gli altri – odiosi sfortunati – se ne possono infischiare :-). Ora a parte che da queste parti la listeriosi è probabilmente più rara della malaria, per una volta direi di avere una fiducia sconfinata nell’industria, quella più selvaggia e plasticosa e addizionata possibile! Sissi!! Ovvero, io ci credo proprio manco per niente di potermi prendere la listeriosi per via di un industrialissimo salmone confezionato, vice versa, non mi fiderei affatto (in questo preciso momento, poi è chiaro che è infinitamente più buono, non mescoliamo i piani :-) del salmone affumicato artigianalmente che vende la vostra gastro-gioielleria-gourmet preferita. Si, è uno dei tanti paradossi della gravidanza, direi, ma per fortuna, poi passa (dicono :-) piesse. solitamente si spalma un velo di wasabi all’interno del riso del vostro maki roll, in questo caso lo sostituisco col cren, così, mi piace :-)
3) surimi, frittata & avocado: ricordate quella cosa che vi ho detto diverse volte di scordarvela, quel industrialissimo agglomerato di polpa di pesce che fa finta di essere granchio?? Ecco, proprio lui, il surimi: un vero amicone da non trascurare per i soggetti col divieto temporaneo del pesce crudo, dei molluschi e crostacei cotti o meno. Già… Intanto: il surimi lo mangiano pure in Giappone (e la cosa di per sé è confortante), poi, è vero che sa un po’ (un po’???!! :-) di artificiale, resta che però almeno non è crudo e non è nemmeno crostaceo,essendo per lo più composto di merluzzo, addensanti e aromi non meglio definiti, insomma, non sarà la cosa più sana e naturale al mondo (anche se il surimi in realtà è anche piuttosto proteico :-) ma di sicuro non è vettore di una delle temute malattie che le donne incinte non si devono beccare (di nuovo, e per quanto assurdo, nell’industria we trust…) e quindi il surimi andrà benissimo al posto di qualsiasi organismo marino e più o meno recentemente deceduto che pensavate di inserire nella vostra cenetta nipponica, ve l’assicuro :-) Per la frittata invece, uso la ricetta del tamagoyaki, solo che faccio cuocere la fritata in un singolo strato di un paio di mm di spessore, che poi taglio a striscioline…
4) sempre della serie à la guerre comme à la guerre, ultimo stratagemma per assaporare qualcosa che ricordi il sapore del pesce nipponico senza rischiare di beccare anche gli eventuali effetti collaterali del filetto di pesce fresco, morbido e profumoso (sniff….), prendete un paio di cucchiai di katsuobushi (sgombro essicato, affumicato, ridotto a scaglie sottilisisme e solitamente morto e rinsecchito da tempo immemorabile, insomma, è una specie di mumia, di sicuro non un covo di batterie vive e vegete :-) e condite con poche gocce di salsa di soia. Questo intruglietto si usa spesso per farcire gli onigiri, con l’aggiunta di un po’ di bastinicini di cetriolo va benissmo anche per i maki… :-)
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