Sarebbe la giornata del silenzio dei blogger però io un po’ di cose ve le volevo dire… Intanto, piccola parentesi con le notizie dal fronte, anzi, dal deserto dei tartari: nessuna cavolettina in vista, cioè, non al momento, è solo che passo questi ultimi tempi lontana da un po’ tutto (chiamatelo un residuo di riflesso animalesco…?!), mi spiace ovviamente molto per chi mi ha scritto di essere entrato in astinenza però, appunto, le blog c’est moi, e mo’ non mi pare ci sia davvero bisogno di spiegarvi che ci sono momenti e priorità (e un fornitissimo archivio a cui attingere in caso di astinenza acuta da ricette quotidiane :-). Insomma, ‘neffetti, in questo preciso istante mi verrebbe da fare di tutto ma proprio di tutto tranne in sostanza due cose (entrambe le-ta-li per la schiena): starmene al computer e cucinare :-). In ogni caso, grazie per i pensieri, staiate sereni, va tutto bene, vedremo anche di avvisarvi quanto prima quando sarà, ecco :-)
Piuttosto, volevo parlarvi del Giappone. Caso vuole che mi trovavo lì esattamente un anno fa, a scorazzare fra fiori e prati e ciotolone di spaghetti in brodo. Poi avrei quella curiosa forma di memoria che dev’essere legata alle stagioni, insomma è facile che mi venga, esattamente un anno dopo, la nostalgia dei posti dov’ero l’anno precedente. Quindi era un po’ che meditavo al Sol levante, al primo viaggio con la cavolettina, ai bento aperti al tepore del sole della primavera, alla biciclette lungo i marciapiedi di Kyoto, al profumo della zuppa di miso e via dicendo… E poi è successo quel che è successo. Ovviamente non ho del Giappone una conoscenza profonda al punto di poter pretendere di capirlo tutto, la gente, il pensiero, il modo di vivere, anzi, forse è proprio quella radicale diversità che me lo rende magnetico, però, per come ci ho vissuto e per il sentimento che ho avuto standoci per un bel po’ di tempo, tutto questo, le immagini di fango e di devastazione, lo sguardo di chi ha perso tutto, le notizie quotidiane angoscianti circa i reattori pericolanti, mi pare profondamente ingiusto e terribile, più di quanto saprei dire, forse addirittura più che se qualcosa del genere fosse successo a casa mia. Forse perché sembra il colmo della beffa, che un popolo cosi ordinato, preciso, pignolo, civile e rispettoso venga sconvolto in un modo così intimo e inapellabile, non saprei. Lato beffa, tutto ciò sembra quasi un crudele richiamo al nocciolo stesso dell’estetica giapponese, al desiderio di godere del bello per quel breve istante in cui è, prima di svanire nel nulla. Sembra quasi assurdo ma è, appunto, periodo di sakura e di hanami questo, è il periodo dei boccioli e della linfa, esattamente un anno fa, con la mia amica Chika non facevamo che parlare di fiori di ciliegio, organizzavamo picnic sotto gli alberi e impazzivamo per le sakura-ricette includendo i fiori di ciliegio stessi, e più generalmente per qualsiasi cosa collegata al sakura, dai tessuti ai bento a tema passando per il vino con i fiori in infusione o i packaging rosa a fiorellini…
Quest’anno temo proprio che il periodo di hanami sia decisamente meno spensierato, e io intanto torno a parlarvi di Chika, che sul suo blog ha avviato una raccolta di fondi per i disastrati del Giappone. Così come l’altra raccolta fondi organizata da blogger – la quale si chiama For Japan with Love e di cui trovate i dettagli sopra – Chika usa la piattaforma di Firstgiving, l’unica differenza è che i fondi raccolti da For Japan With Love sono destinati all’acquisto di ShelterBox (potete leggere tutto in merito qui) mentre Chika ha deciso di destinare i ‘suoi’ fondi all’International Rescue Comittee, mettendo fra l’altro in palio, a mo’ di piccolo incentivo, un vero e proprio kit di sakura-ingredienti e accessori da pasticcieria decisamente introvabili fuori dal Giappone. Al di là però dell’incentivo, credo sia davvero importante in un momento come questo fare prova di un minimo di solidarietà internazionale, anzi, umana. Quindi spero che penserete a esprimere anche voi la vostra solidarietà verso quelle migliaia e migliaia di persone che hanno persa ogni cosa, per esempio mediante una piccola donazione sul sito di Firstgiving. Non so, decidete di saltare il prossimo aperitivo, o la prossima pizza, e mandate i soldi in beneficienza, insomma, ciascuno decida per se ma come al solito, tanti tanti piccoli aiuti messi insieme alla fine qualcosina, si spera, lo smuovono per davvero…
Per oggi vi lascio con due righe che chiudono un breve articolo dello scrittore Ryu Murakami sul NYT di ieri, in cui si parla di scelte, di fede e di speranza, in modo estremamente semplice e insieme complesso. Sono due righe quasi spoglie e che nel contempo trovo estremamente forti e positive…
0For all we’ve lost, hope is in fact one thing we Japanese have regained. The great earthquake and tsunami have robbed us of many lives and resources. But we who were so intoxicated with our own prosperity have once again planted the seed of hope. So I choose to believe.
Ryu Murakami
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