Pizza a metro
Ne avevo sentito parlare molte volte, e qualunque gourmand mai capitato a Vico ci sarà già stato, beh la mia prima volta è stata la scorsa settimana… Cosi abbiamo quindi scoperto Pizza a metro, la sua grande sala retro gremita di tavolate, i suoi camerieri un po’ all’antica e il suo parcheggiatore non troppo simpatico. Nell’insieme, pizza a metro è esattamente una pizzeria di quelle da ‘famiglia’, dall’atmosfera un po’ chiassosa che contribuisce in gran parte al suo charme desueto, e, contrariamente a ciò che mi sarei aspettato, il nome del locale deriva proprio dal fatto che la pizza qui si vende … al metro! (e viene servita su delle simpatiche barelle che non starebbero male all’obitorio :-). Abbiamo provato le fritelle con le alghe (buonisssssime, sono esattamente come le smoetebollen di fiamminga memoria ma… salate :-), poi mezzo metro fra pizza margherita e pizza con la scarola, entrambe ottimissime (anche se la pizza con la scarola era mooolto agliosa…), in ogni caso, quella a metro è davvero una delizia di pizza, condita da un’atmosfera saporitamente campana. Un posto che ci tornerei anche subito :-).
Gelateria Gabriele
Gelateria ma non solo… insomma, è stato senz’altro la prima volta in vita mia che trovassi, accanto al banco dei gelati, un fornito bancone di formaggi e tanti altri prodotti gastronomici però, scusate, il richiamo del gelato era troppo seducente sicché ho lasciato da parte il salato… Anche qua, me l’avevano consigliato (anzi, veramente, questa e le altre dritte le devo tutte a Emidio Mansi di Garofalo, che ringrazio!! ;-) e ho felicemente seguito il consiglio: ho assaggiato il gelato ricotta & pere (u-gua-leeee al ripieno della torta, ma in più fresco e cremoso :-) e il gelato ricotta & fichi caramellati e poi anche, piccolo clin d’oeil ai 150 anni di unità d’Italia, mascarpone & limone della costiera. Tutti gloriosamente buoni, davverodavvero, niente altro da dire, tranne che forse di gelati cosi ne vorrei proprio trovare più spesso… :-)
La tradizione
Negozio di gastronomia a Seano, dove sono approdata alla ricerca di un fiordilatte e dal quale sono uscita con la spesa per una settimana, più o meno. Insomma, il posto si è rivelato essere una vera e propria caverna di AliBaba, presidiato da una simpatica maga dai cappelli ricci… La signora in realtà si chiama Annamaria e se capitate nel suo negozio poco prima dell’ora di pranzo sentenzia che veramente sarebbe l’ora dell’aperitivo… è l’inizio di una serie di piccoli assaggi che vi propina maliziosa mentre vi racconta dei suoi prodotti e risponde alle vostre curiosità. Insomma, il rito è accattivante e il luogo è una vera bottega del gusto, cosi come dovrebbe essere sempre, con prodotti scelti e scovati con cura e una buona porzione di umanità e autentica saggezza in bonus. L’avrete capito, mi è piaciuto un mondo assaggiare i caprini dei monti circostanti, meditare su scaglie di provolone stagionato in grotta, da soli o in abbinamento con una composta di pere di una specie che neanche conoscevo (ndr, la pera pennata), chiacchierare di vacche podoliche e farmi spiegare la joint venture coi casari circostanti che si esprima, fra l’altro, in un sorprendente formaggio di bufala stagionato in foglie di radicchio e via dicendo. In più, dei prodotti a lunga conservazione, da quelli di Gennaro Esposito ai barattoli di Arianna Occhipinti passando per la deliziosa confettura di gelsi prodotta nel parco nazionale del Vesuvio, poi una bella selezione di oli, salumi artigianali, carni e persino frutta e verdura, rigorosamente local… Oh, dimenticavo: alla Tradizione fanno dei baba salati che sono la.fine.del.mondoooooo!!! :-))
E siccome poi fra una passeggiatina e l’altra ho messo nella borsa della spesa alcuni bellissimi limoni della costiera (presi dal cesto in foto sopra… :-), non rimaneva che trovare loro un impiego all’altezza della loro bontà…
Va anche detto che per via di alcune fortuite circostanze (chiamateli, incontri casuali, haha) mi è capitato di pensare alla caprese bianca… rientrata a casa sono andata a risfogliare il libro di Salvatore De Riso ed eccolala, la torta caprese tutta bianca, piena di mandorle, limone e… cioccolato bianco (no, giuro, è casuale, non è una mia fissa del momento!! :-)). In più, il grasso qui dentro è olio d’oliva, insomma, dimenticando il cioccolato, è proprio una torta piena di mediterraneità… (e, devo proprio dirlo, a casa è semplicemente stata spazzolata via, letteralmente scomparsa in pochissimo tempo… :-)
La caprese bianca di Salvatore de Riso (con due mezze virgole cambiate dalla sottoscritta :-P): Montare (nel mixer) 5 uova con 60g di zucchero, fino a quando il tutto abbia triplicato di volume e si presenti come una spumosa crema pallida. Nel mentre, versare in una ciotola: 200g di farina di mandorle, 120g di zucchero a velo, i semini di un bacello di vaniglia, 180g di cioccolato bianco finemente tritato al coltello, la buccia grattugiata di 3 limoni amalfi, 50g di fecola di patate e 5g di lievito per dolci. Versare su questi ingredienti 100g di olio d’oliva e incorporare infine il composto di uova e zucchero. Mescolare bene, e versare in uno stampo (ho usato il silicone) di 22cm diametro. Infornare a 200°C per 5 minuti poi abassare a 160°C e lasciar cuocere per 45 minuti. Lasciar raffreddare completamente e spolverare con dello zucchero a velo prima di servire.
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