Ma mi si nota di meno se sto zitta o se esco proprio dalla stanza? hum… Vabbuo, tanto per rimanere nel reparto ‘bello e sano’ (con o senza burro, uhps, pardon :-) vi lascio queste prima del weekend e poi via tutti per due giorni di riposo, chiacchiere fra amici e rigoroso silenzio internettiano (che è meglio :-). Insomma, in una delle mie ultime escursioni al naturasì, meditando davanti allo scafale dei semini, già che facevo incetta di lenticchie rosse (conterranno una qualche sostanza che da assuefazione? non ne posso più fare a meno…) e bulgur, mi sono ricordata che n’effetti io ‘sto miglio, che ogni tanto fa capolino qua e la nei ricettari ‘tuttasaluta’ non l’avevo mai cucinato. Ho quindi preso il miglio, con nel retro del pensiero l’intenzione di farci le polpettine di miglio, spinaci e noci che avevo letto tempo fa su Ludovica, un atipico libro che mescola feeria, cucina e cucina salutistica per piccoli e grandi di cui avevo parlato già tempo fa. Tempo di rifornirmi anche di spinaci, arriva in fatidico momento del cucinamento e… erano finite le noci (è che a casa mia c’è qualcuno che sistematicamente mi svaliggia le scorte di frutta secca – che ci stanno tanto bene sul yogurt greco, eh sssi – sicché è ormai un classico, ogni volta che apro la dispensa pensando ‘adesso prendo le nocciole e le metto nel cake con i lamponi’, le nocciole non ci sono più, vabbe’).
Quindi, ho dovuto un po’ ripensare le polpettine di miglio che solo con i spinaci mi facevano già molto meno tenerezza. Anche perché una volta cotto il miglio mi sono ricordata di due cose: 1) che il miglio fa parte della famiglia dei ‘cibi per pennuti’ e che se si usa tutto sommato poco ci sarà pure una ragione, ve la dico io la ragione: il miglio non è affatto sexy. Nna. A meno che ovviamente troviate sexy e appettitosa una sbobba sul grigiastro che rimane appiccicata prima alla pentola poi al mestolo e successivamente a qualsiasi altra cosa con la quale entra in contatto (troppo acqua? non saprei, ho fatto 1/3 come indicato sulla confezione). E anche l’assaggio nature non è che farebbe urlare alla delizia strabiliante… 2) probabilmente dato le proprietà fisiche descritte qui sopra mi è venuto in mente un vecchio episodo di Julie Andrieu in cui era finita non ricordo dove in Africa in mezzo e signore vestite di boubou sgargianti intorno a un appiccicosissimo calderone di… beh si, missà proprio che era miglio quello (e infatti leggendo in giro poi si è capito che il miglio è una cereale che necessita poca acqua e che viene coltivata e consumata sopratutto in Africa, anzi, la pagina wikipedia precisa che nei paesi sviluppati serva essenzialmente… in quanto alimento per uccelli – sicché sto famoso ‘cibo per pennuti’ avrebbe pure un fondo di verità storica?! :-) Insomma, stavo già un po’ rimpiangendo la scelta audace quando in un impeto di ‘quando ci vuò ci vuò’ (con SpiiiiriitÔ!) ho preso il miglio cotto, due tazze circa, ho aggiunto 50g di Asiago grossolanamente grattuggiato, un 30g di castagne precotte tritate, 70g di zucca cruda grattuggiata, sale, pepe, salvia tritata e infine un goccio d’olio (l’uovo non serve che come l’avrete capito l’insieme tiene insieme di suo…). Il seguito l’immaginate: si formano polpettine appiattite, e si fanno friggere con un filo d’olio in padella (o messe al forno, che fra l’altro è quello che avrei fatto se non fosso che metà della mia cucina è momentaneamente fuori servizio). Il risultato comunque non è male, il miglio fa una bella crosticcina croccantina fuori, e grazie agli ingredienti aggiunti l’interno delle polpette viene bello morbido. Ecco, cosi ora anche voi saprete cosa farvene degli ignoti semini per naturalisti incautamente acquistati in un momento di raptus bio-consumeristico… :-)
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