Devo confessare che mi fa quasi strano tornare qui, spingere la porta, accendere una lucina, sedermi davanti allo schermo a maneggiare foto, e scrivere. E passato un mese e mezzo da quando ho lasciato Roma per la solita Calabria estiva, un mese e mezzo passato a camminare con le infradita, a nuotare nel mare liscio puntando l’orizzonte, a mangiare insalate di pomodori superlativi tagliati alla qualsiasi e conditi con cipolla rossa dolce, a cucire mini abitini romantici, a guardar sfilare i paesaggi, le masserie, le caprette che attraversano la strada, a cacciare ricottine, valutarne la morbidezza, accessoriamente chiedersi perché Perri & Chiellino e non il contrario (comunque se capitate a Sibari, ricordate che fanno ricotte strepitose nonché caciocavalli di tutto rispetto), a elaborare teorie sui bocconotti di Silvana che diventano migliori se lasciati per 5 minuti sul cruscotto della macchina, e via dicendo.
Piuttosto, dicevamo: latte di mandorla. Dunque, mentre nella nostra casupola estiva ci vantiamo di avviatissime produzioni di olio di oliva, marmellate, sottoli e salse casalinghe, il capitolo ‘bevande’ non era mai veramente stato aperto, se non a titolo puramente aneddotico. Eppure mia suocera mi aveva raccontato mille volte delle mandorle che pestava, insieme alle sorelle, nel grande mortaio di sua madre. Ci è voluta Lena, che si è scoperto una vocazione di raccoglitrice (specialmente di fichi acerbi e olive non mature…) e la sorpresa di quanto queste mandorle fresche, raccolte dall’albero per gioco, sappessero intensamente di… mandorla??! A dirla tutta non ci avevo nemmeno mai pensato che ci potesse essere una differenza fra le mandorle allo stato ‘fresco’, appena raccolto, e lo stato ‘in bustina’, comme quoi i non si finisce mai di essere scemi. Da li a pensare di fare un po’ di latte il passo era breve e appunto, il giorno dopo siamo andati con cesto e cane a ispezionare i mandorli (4 o 5, di cui uno di mandorle amare). Per questa ricetta vi serviranno quindi…
- un paio di mandorli dai quali raccogliere i frutti
– un vecchio cesto di vimini calabrese
– un paio di manine infantili per sbucciare le mandorle che avrete raccolte
– uno schiaccianoci
– un po’ di pazienza per eliminare le buccette giallognole
– un frullatore o un mortaio se proprio siete di umore vintage
– un vecchio panno di lino della nonna
– una o più bottiglie di vetro
Procedimento: raccogliere le mandorle (sono mature quando la buccia verde si è aperta da sola mentre la mandorla sta ancora sull’albero), eliminare le bucce verdi, schiacciare i gusci ed estrarre le mandorle, poi eliminare pazientemente le buccette gialle (sono quelle che nelle mandorle secche diventano marroni, nelle mandorle fresche si pelano via facilmente). Per ogni 100g di mandorle spellate aggiungere 40g di zucchero e 10cl di acqua. Frullare o pestare al mortaio (se usate il mortaio aggiungere meno acqua), poi aggiungere altri 40cl di acqua (in totale ci va mezzo litro per 100g di mandorle), mescolare, versare il tutto in bottiglie o in una ciotola capiente, chiudere bene e lasciar riposare per 36 ore. Dopo questo tempo, versare il tutto il uno scolapasta foderato con il panno di lino, filtrare, poi raccogliere l’avanzo solido nel panno e spremerlo per benino in modo da estrarre tutto il liquido. Versare il latte di mandorle nelle bottiglie, e conservarlo al fresco.
Questo latte di mandorle fresche è ottimo da bere ghiacciato, a tutte le ore del giorno, o per correggere il caffè. Potete riciclare l’avanzo di mandorle tritate e spremute incorporandole all’impasto di una torta, per aggiungerci un po’ di croccante (chiaramente però la torta non saprà di mandorla se non aggiungete altre componenti mandorlose).
E per augurarvi un ottimo rientro, nelle vostre case e nei vostri posti di lavoro, una piccola veduta del tramonto delle nostre vacanze… Suvvia che mancano soltanto dieci mesi prima della prossima estate… ;-) Intanto, per riallacciare con una buona vecchia abitudine, vi lascio un po’ di musica, della solita Sia, in questi giorni ho ascoltato molto spesso I’m in here.