Un libro assai bello, molto in linea con ciò che oramai è lo stile standard per l’estero ma rimane purtroppo eccezione in italia: styling minimal-chic, ricette essenziali ma sfiziose, belle e buone. Un libro molto completo, dalla crema inglese al montblanc, passando per il burro fatto in casa, l’agnello brodettato e la cheese cake.
Due critiche: l’uso esagerato della fecola di mais (maizena, che qui professono di usare perfino nella crema pasticcera – con la stessa quantità di farina il risultato sarebbe stato migliore…), che non denota una grande competenza culinaria; l’altra critica riguarda l’adattazione: si sente che il libro è stato semplicemente tradotto, per cui ogni tanto si incontrano valori o richiami sconosciuti al pubblico italiano, evidenti invece in Francia (cioè, dato che non credo sappiate cosa siano i petit suisses o gli speculoos, forse era meglio evitare proporre ricette che gli contengono…).
conosco gli speculoos, e credo non sia raro tra i visitatori di web, italici o no.
belle le belle foto, se fedeli alla ricetta, come nel tuo caso.
no quando la truccano, tradendo la tecnica.
Buongiorno, innanzitutto complimenti per il suo blog. E’ veramente ben fatto.
Vorrei fare un commento a proposito della recensione di “Delizie di Latte”, pur essendo parte in causa dato che ne sono l’editore: oltre a confermare che in Italia i Petit Suisse si trovano, anzi, sono stati una costante delle cene della mia infanzia (non so bene perché ma piacevano a mia madre….), vorrei difendere la scelta di lasciare la ricetta con gli speculoos: io credo che la cucina e il cibo siano un tema trasversale che permette, meglio di tanti altri, di avvicinare in modo “non traumatico” ma semplice e immediato, civiltà, personaggi, luoghi geografici che, guardati da altri punti di vista, potrebbero sembrare ostici o di difficile comprensione. Credo che lasciare in un libro, talvolta e senza esagerare, ricette e nomi di alimenti magari qui sconosciuti ma di uso comune altrove, stimoli la curiosità e la conoscenza e arricchisca il libro stesso e il lettore. Peraltro nel caso degli speculoos, specifichiamo che si tratta di biscotti speziati tipici della tradizione belga, lasciando intendere che si possano sostituire con altri biscotti parimenti speziati. Bisogna poi anche dire che la tradizione pasticcera belga, in particolare per quanto riguarda il ciccolato, è ben nota e amata anche da noi, quindi perché non credere che qualche lettore incuriosito non si diverta a mettersi alla ricerca e non riesca, alla fine, a trovare i fantomatici speculoos facendo magari anche qualche altra gustosa scoperta? Insomma vorrei sommessamente contestare la critica di aver “solo tradotto” il libro: ci siamo posti il problema e abbiamo deciso di far sapere ai nostri lettori cosa sono gli speculoos. Per quel che riguarda la maizena non posso che rimandare la critica agli autori, francesi, che in effetti la usano con una certa frequenza. Devo dire però che anch’io la uso spesso. Proverò a fare qualche ricetta con la farina per vedere come viene.
Un cordiale saluto,
Guido Tommasi
Conosco i petit suisse. In Italia si trovano