Il Pagliaccio

Embeh, sembra che io sono arrivata troppo tardi, la recensione di Alberto Cauzzi stava già in rete mentre ancora stavo digerendo… Men male, così eviterò di scrivervi un ditirambico pamfletto a favore di Antony Genovese.
In due parole quindi, la cucina del Pagliaccio mi piace, mi seduce, forse più per la technicità dello chef che per i suoi accostamenti. E che un piatto, qualsiasi, che vi viene servito qui fa un immancabile effetto di giardinetto zen: una piccolo paesaggio curato, ammirevolmente bello, colorato, popolato di elementi bonzai, ovvero realizzati alla perfezione nei dettagli. Insomma una piccola opera di amorosa maestria, e non è poco.
I sapori ovviamente non sono di meno, gli abbinamenti sono azzeccati, senza mai sconvolgere, elegante è la parola che mi viene spontanea, anche se a momenti gradirei togliere una o due cose dal piatto in modo da ottenere una costruzione magari più semplice, più evidente. Ma quello poi è una questione di gusto personale, così come del resto la questione estetica a cui accennavo prima. Sui dolci raggiungo il coro di eloggi a Marion Lichtle: dovrebbero sempre essere così, leggeri e fantasiosi, pieni di uno style favoloso e quasi discreto che è complessivamente quello della casa.

Ristorante Il Pagliaccio, via dei Banchi Vecchi 129a, 00186 Roma
06/68.80.95.95

5 Commenti

  • mario fata ha detto:

    sono stato ospite “gradito”……..giusta eleganza,garbata cortesia,ottima presentazione portate.Per non parlare della cantina….sopratutto se abbinanano loro…
    Peccato che i Calabresi non sono profeti in Patria e debbono emigrare(le origini del propietario sono della Calabria ,come me.)

  • Sigrid ha detto:

    che rosa maria ci stesse dicendo che le porzioni del pagliaccio le sembrano striminzite??

    che anita volesse dire che cauzzi è suo cugino?

    che io avessi bisogno di un caffè?? :-)))

    (oh, la menzione di bob noto però mi ha fatto venire un’idea… ;-))

  • rosa maria ha detto:

    sento l’appropinquarsi di un trasgressivo movimento dell’animo.

    desiderio di sartù di riso torreggianti.

    di turbanti di verdure con coronamento di polpettine.

    di pastricci in crosta che, attraversati da feroci coltelli, rovescino profumate trippe nel piatto.

  • Anonymous ha detto:

    Cenzina, complimenti per il blog che seguo sempre anche senza intervenire.

    Ma perchè le tue foto sembrano fatte da Bob Noto e quelle di Cauzzi su Peperosso scattate da mio nipote con la Polaroid ??

    Anita

  • Francesca ha detto:

    complimenti sia per la recensione e per la tua ottima attitudine di saper gustare ciò che il panorama gastronomico romano sa offrire:)

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