Stavolta siamo finite al forte prenestino, un centro sociale occupato e autogestito dal 1986, da una coloratissima popolazione alternativa. Il posto ospitava questo weekend la manifestazione terraterra (così come, in precedenza, critical wine):
per sviluppare una critica al consumo e alla distribuzione dei beni che, a partire dalla materialità della produzione agricola offra prospettive e strumenti di circolazione alternativi. L’obiettivo è quello di dare continuità e stabilità a forme di scambio slegate dalle logiche di mercato, replicabili e adattabili a seconda dei contesti di attuazione e orizzontali nelle modalità di partecipazione e interrelazione. Ma anche ribadire la natura politica di queste forme di scambio alternative e l’importanza di autocostruire la propria qualità della vita senza assecondare modelli di “benessere” preconfezionati.
… e visto che siamo curiose, specie quando c’è il cibo di mezzo, ci siamo inoltrate fino a centocelle.
Che dire? Beh, che gli alternativi, in extremis e leggera sensazione di spaesamento a parte, sono come la gente normale :-D, e quindi: vini, frutta e verdure bio, pane a lievitazione naturale, formaggi fatti in casa, succhi depurativi, prodotti del commercio equosolidale e … tortini di patate e cicoria. Da segnalare sopratutto il piatto in cui veniva servito, fatto esclusivamente di foglie e in provenienza dal Nepal (sarebbe il loro piatto usa e getta): questo sì che si chiama coerenza!
per oloap…
sono tornato dopo un secolo e infatti, mi ero perso la chiusura…
sinceramente e senza alcuna polemica, se un giorno nel tuo blog scrivessi una frase del genere… io non la troverei né una battuta scherzosa né una frase offensiva… ma (forse troppo candidamente) come il tuo pensiero… frutto delle tue esperienze, del tuo vissuto, della tua personalità, della tua percezione….
potrei essere interessato a sapere il perchè del tuo pensiero oppure no. Tutto qua.
Una cosa sola aggiungo… un commentatore polemista… ti raggiungerebbe comunque, che sia di nazionalità belga, che sia amico di sigrid, che viva in belgio…
Beh, se fosse scritto da una persona che so dotata di sense of humor non mi sarei mica offesa :-D
Se nel mio blog un giorno io scrivessi qualcosa come: “Che dire? Beh, che i BELGI, conosciuta Sigrid, in extremis e leggera sensazione di spaesamento a parte, sono come la gente normale”, sarebbe una battuta scherzosa o un’uscita un tantinello offensiva?
oloap
per OLOAP IHCRAM: in clamoroso ritardo, beh, ho trovato la frase di ‘ncenzina molto poco infelice e molto poco ingenua… al contrario, l’ho trovata molto realistica (è la senzazione che ho provato più volte pure io, quella di un pesce…. in acque non abituali, ma tant’è).
Quanto alla “signorina milanese”… beh, un’uscita del genere denota molto poca buona educazione… e pure una scarsa raffinatezza (a parte la sterile ironia su saumon fumé e Poully Fumé).
In fatto, volendo irritare una fiamminga romano-calabra… tanto valeva darle della “uccloise”… o della “pariolina”, nooo?
tommaso
allora scusa, ma proprio non mi era parso
io ero volutamente scherzosa, tutto qui (e mi sembrava anche ovvio).
;-)
ho trovato molto infelice e un tantino ingenua la tua uscita sulla normalità degli alternativi, un po’ come le signorine della milano bene che a suo tempo andavano alle manifestazioni del movimento per vedere com’era la “rivoluzione” e poi si stupivano se il sabato pomeriggio volavano manganellate e lacrimogeni
tutto qui
oloap
marilena: il comitato terraterra chiaramente non c’entrava nulla col fatto che uno dei singoli produttori li presente (toscano, fra l’altro) avesse scelto d usare dei piatti che aveva riportato due giorni prima dal nepal (dove lui era andato per i beati cavoli suoi), del resto comunque non vedo perché, parlando di produzione bio e/o sostenibile, se debba privilegiare il lazio piuttosto che la liguria o la palestina…
marchi: non capisco questo astio, davvero, anzì, mi da anche una sensazione fastidiosa. Comunque non vedo perché l’alternativo non si può interessare all’agricoltura bio (perché costa di più?), forse perché ti sfugge che tutto ciò, per ‘loro’ sia più un discorso economico e sociale che non prettamente goloso (che poi, quel ‘loro’ è del tutto fuorviante: non stiamo parlando di un mucchio di punkabestia e ricordo che lo stesso veronelli aderiva con fervore a ‘critical wine’). Infine, se la stramaggioranza del normalissimo pubblico già non ha i mezzi per comprare la pagnotta bio, fugurarsi se frequentano assidumente i ristoranti che vengono recensiti sul giornale ;-)
no marilena, c’è una differenza tra mangiare determinate cose per obbligo economico e un’altra per scelte culturali, di vita, di snobberia e trendy tendenze più o meno autentiche, magari con in tasca i soldi di papà piuttosto che per assecondare lo sfizio di andare a vedere se i punk bestia puzzano o se sono addomesticati
ciao ciao
oloap
Per ribattere a oloap, in Italia si puo’ crescere in una famiglia “normale” e mangiare solo pane fatto in casa e prodotti locali. I miei primi 18 anni in Sicilia sono stati cosi’.
La mia obiezione al posti di Sigried riguarda piuttosto i piatti del Nepal che per arrivare dal Nepal hanno bruciato litri di gasolio. Una delle parole chiave per una agricoltura biologica e una gastronomia sostenibile e’, a mio parere, “locale.” Sarebbe stato interessante se il comitato “terra-terra” avesse escogitato un’altra soluzione, magari con un occhio di riguardo per piante e alberi della campagna laziale.
In effetti in Belgio l’individuo alternativo non ha mai avuto nulla a che vedere col punk a bestia italiano, la quale figura però mi sembra ormai quasi soltanto un lontano ricordo.
Col mio ‘normale’, intendevo i mercatini alimentari più largamente frequentati (il bio è dovunque, vabbe che la famiglia rossi non se lo mangia tutti i giorni, io nemmeno, ma sempre tendenza è). Infine, non credo serve essere ‘alternativo’ per essere maleducato…
beh forse in belgio gli – orrore!! – “alternativi” non sono contemplati, quindi un po’ di naïveté sull’argomento si può tollerare :-)
francesca
pouilly fume, con la i
sorry
“Che dire? Beh, che gli alternativi, in extremis e leggera sensazione di spaesamento a parte, sono come la gente normale”
scusa, intendi dire con “sono come la gente normale?”? che si lavano le mani prima di accomodarsi a tavola? che sono educati e sanno usare le posate? non ruttano né si scaccolano tra un boccone e l’altro? sanno distinguere tra un saumon fumé e un Poully Fumé e uno lo dispongono nel piatto e l’altro lo versano nel bicchiere senza sbagliarsi? che per fumare chiedono compermesso, si alzano ed escono dalla stanza per non arrecare fastidio agli altri?
di una cosa però sono certo: in quella che in italia viene considerata la famiglia tipo, ovvero normale, non si mangiano “frutta e verdure bio, pane a lievitazione naturale, formaggi fatti in casa, succhi depurativi, prodotti del commercio equosolidale e … tortini di patate e cicoria” serviti su piattini fatti “esclusivamente di foglie e in provenienza dal Nepal”.
in belgio è così?
oloap