Della moschea di Roma e dell’attinente mercatino non sapevo bene cosa aspettarmi, ma inconsciamente devo aver elaborato un qualche cosa che assomigliasse a una Jemaa el Fna con con un inconfondibile tocco romanesco in più (ao? ce lo famo quer disegnino al henné?). Inutile dirvi che non è andato proprio così.
Colorita la folle, un pochino meno variegato il panorama cibesco: come ti giro giri trovi… il kebab (ancora!), corredato degli eterni falafel, di una pletoria di dolcetti magrebini e di qualche couscous. In realtà il più difficile alla fine è stato scegliere dove provarlo, quel dannato kebab: il sole picchiava, l’asfalto era rovente e quella filza di griglie e spiedoni con anesso fumo e calore soffocante di certo non aiutava. Alla fine abbiamo saggiamente eletto l’unico kebbabbaro che cuoce pure il pane in loco e non siamo rimasti delusi, carne di buona qualità, pane pure, forse poco aglioso ma poi so’ gusti… (cmq, adesso, basta kebab per i prossimi due anni!).
Menta in fundum: tè e dolcetti, dove cavoletto imparò che non si può fotografare proprio tutto quando dopo averci raccontato del suo caffè dello Yemen, una signore velata prese gentilmente la sbriga di spiegare che no, quella teiera dall’aria tanto vissuta proprio no, niente foto. Che la bancarella è come la propria casa che uno ti apre: va bene che fotografi tutto ciò che è bello e pulito, ma l’angoletto sporco che non è stato messo apposto, quello no. Istruttivo sì :-)
Reparto spesucce, poco da segnalare: un paio di crèpes marocchine (non si chiamano così ma il nome arabo me lo scordo sempre) portate a casa, una megaconfezione di tahini e un po’ di sfoglia brick. Del resto abbiamo avvistato: scatolette di crema di ceci o di melanzane, tè, loukoum, e quant’altro ma nulla di fresco ne nulla che, per dire, castroni non abbia. Tranne forse una cosa: il preparato per la basboussa, il dolcetto egiziano al semolino che profuma tutto quanto il Vicolo del mortaio di Nagib Mahfaz… Del resto, francamente niente affaroni: temo che i prezzi te li aggiustano un pochino a vista ma va bene così, su, non volevamo mica metterci a negoziare no? ;-)
mi parte ci sia soltanto di venerdì :-)
ciao, ti chiedo: questo mercatino della moschea c’è tutti i giorni? grazie mille,
elena
Io li compro e li ho visti solo in un posto: a Vibo valentia, solamente in una pasticceria che si chiama ZIA LISA e credo, solo in un periodo dell’anno (tipo Natale e/o Pasqua). Mia madre è riuscita a farsi dare la ricetta, dentro ci sono ceci tritati, cacao e mi pare mosto.
esiste anche una variante con ricotta…anche buona.
Appena sai di più fammi sapere!
Ciao Ciao
adelina: sei la seconda a chiedermelo, sono stati avvistati anche in sicilia :-) Credo fossero di cocco e semolino ma non sono sicurissima… detto ciò, ho a casa un libricino marocchino doc con solo dolcetti tradizionali, appena ho un momento vedo se si trova qualcosa di simile… Ma poi dove in calabria li fanno che io in provincia di cosenza robe simili non ne ho mai viste (coi ceci poi???)
Ciao cavoletto, riguardando questo post più attentamente ho notato una foto con dolcetti ricoperti di zucchero.
Tu li hai provati? sai come si chiamano? Cosa c’è dentro?
Te lo chiedo perchè in calabria li abbiamo identici all’apparenza, li chiamiamo ‘jiavuni e sono ripieni di cacao, ceci e molto altro…
Ho già visto il tuo post sui dolci calabresi ed egiziani e mi domandavo se anche per questi dolcetti c’è un’origine comune.
Se puoi indagare potremmo sviluppare un post assieme con la ricetta calabrese e quella “araba”!:)))
Guarda Cenzina, a me hanno dato loro il bigliettino dicendo che avevano anche il locale in via Valenzani :D
Poi se pensi al fatto che hanno più spiedi, che si fanno loro il pane … e che hanno una folla indiavolata, allora vedrai che le similitudini sono tante ;)
hum, ma allora… allora mi pare che sia proprio quello dove siamo andati noi…!!! Però siam sicuri?? che per esempio i falafel sono diversi, veramente, ne son sicura, sia nella forma che nella sostanza….
In fondo a destra percorrendo il percorso delle bancarelle, iniziando quindi dal cancello d’ingresso della moschea, ma poi lo riconosci perchè è l’unico con più di uno spiedo ;)
“In fondo a destra” … venendo da dove?
L’ultimo Kebbabbaro in fondo a destra è l’unità mobile di Via Valenzani :D
il mondoblog è fantastico, ne leggevo uno e sono finito qui, teleportato in un mondo perfetto di zucche e pierre, complimenti:)
il pane costa meno che da Castroni… :-)))))
beh…in senso militare, potresti pure definirti… un’incursore!
me quito el sombrero, as usual!