Canaille!!

(scusate se ieri non ho postato ma il simpatico Olive mi ha mangiato il cavo elettrico del pc, non è uno scherzo!) Con canaille si indica la cucina da bistrot, quella povera, da lavoratori di una volta. La cosa più vicina che riesco a immaginare è la cucina romana del quinto quarto e, infatti, proprio come a RRRoma dove nasce nei dintorni del macello di testaccio, questa qui è originaria della zona des Halles, anche questo ex mercato e frequentato, un tempo, da gente che per mestiere trascinava in giro le bestie morte. Insomma non proprio un pubblico che facesse nella dentelle… Quindi trippa, rognoni, fegato e quant’altro. Ci siamo regalato anche noi il nostro quarto d’ora canaille, à Montmartre, au Virage Lepic, una istituzione vecchia quanto minuscola, tutta tappezzata di foto di divi anni 30 e appena appena illuminata con lumicini rossi, un vero boui-boui di quartiere insomma. Per incanagliarsi per bene abbiamo provato l’os à moelle à la fleur de sel (l’ho preso io che me lo ricordavo da quando ero piccola, di conseguenza non mi spaventa), poi un confit de canard servito con patate rissolées. E malcapitato invece un commensale che si è incuriosito per quell’enigmatica andouillette (si legge quasi quotidianamente sulle lavagne sparse per la città), io ne ho assaggiata un pezzettino piccolo ed è veramente tremenda, nel senso più abietto. Insomma, se come me la trippa non vi piace, lasciate pure perdere questo salsicciotto gommoso dal sapore insopportabilmente forte.

Au virage Lepic, rue lepic 64, paris XVIIIème

7 Commenti

  • Elisa ha detto:

    Che diavoletto Olive…e che dentini!! Testati, testati…

  • franci ha detto:

    Fantastico! questi ultimi post su Paricifanno aumentare a dismisura la voglia di tornarvi quanto prima!! e poi questa pasticceria è interessantissima… tra l’altro io adoro il giappone, il te e i dolci!!! cosa voglio di più!

  • rosa maria ha detto:

    confit: nel caso di oca o simili, cotto nel suo grasso.
    ricette antiche, quando si doveva conservare, conservare, conservare.

    PS sulla trippa: anche per quanto riguarda la gommosità trippesca, dipende..dal tipo trippa, dalla cottura. Ma qualcuno diceva che per la trippa è come per tante altre cose: o si ama, o si odia.

  • keru ha detto:

    tecnincamente che si intende per confit? in che consiste?! un bacio
    keru

  • Sigrid ha detto:

    Allora, non è esattamente quello che ho detto. Quello che ho detto era: già che non mi piace la trippa (per via della sua consistenza, non per via del sapore che tutto sommato non è per niente invadente), figurarsi questo affare qui che ha la stessa consistenza ma in più un sapore fortissimo.

  • Kjaretta ha detto:

    Concordo con Rosa maria, la trippa non ha assolutamente un gusto forte per definizione. Puo` essere delicatissima; tutto sta nel come e` cucinata.

  • rosa maria ha detto:

    in libera associazione: siamo certi che la trippa deve avere un sapore forte?

    due zuppe di trippa indimenticabili dal sapore soave e con delicatissime trippette tutte veli:

    una zuppa di trippa gulasch a Graz, su un verde prato, una in bianco a Cividale.

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