Le croissant du trottoir

Uno dei libri che ho letto in questi ultimi giorni è ‘La première gorgée de bière’ di Philippe Delerme (tradotto da mo’ in italiano, a conferma che per certe cose io arrivo sempre qualche anno luce dopo gli altri). Ora, a parte che Delerm qualcuno (che conosco) lo trova proprio vomitevole e capisco pure perché: tutto il libro è come un lavoro chirurgico sul quotidiano, con però una certa arte a ritagliare quegli spazietti, quei sentimenti che tutti ma tutti conoscono, quelle piccole cose che fanno bella una vita tranquilla, minimi monumenti alla felicità dei bravi. Insomma, se vi sentite piuttosto l’anima scapigliata, lasciatelo perdere. A me non è dispiaciuto, trovo ci sia un certo genio, ad andare a scovare le madeleines quotidiane nel 2006 (vabbe, 1997, hum). Solo che proust poi attorno alla madeleine ha un’attimo scritto la recherche ma poi ecco nessuno ha mica preteso che Delerm dovesse essere il proust del millennio, no? Insomma, avevo voglia di tradurvene al volo un capitoletto, quello sui croissants (esiste in italiano ma io ho solo la versione francese, hic et nunc), perché le sensazioni del mattino sono quelle (solo che io il cornetto – di aoki – lo mangio a casa e non per strada :-P).

Ci siamo svegliati per primo. Con una prudenza di sentinella indiana ci siamo vestiti, insinuandoci di stanza in stanza. Abbiamo aperto e richiuso la porta, con una meticolosità di orologiaio. Ecco. Siamo fuori, nel blu del mattino dall’orlo rosato: un connubio di cattivo gusto se non ci fosse il freddo per purificare tutto. Soffiamo una nuvola di fumo a ogni esalazione: esistiamo, libero e leggero sul marciapiede del piccolo mattino. E tanto meglio se la boulangerie dista un po’. Kerouac con le mani in tasca, abbiamo superato tutto: ogni passo è una festa. Ci scopriamo a camminare sul bordo del marciapiede come facevamo da bambini, come se fosse il margine a essere importante, il bordo delle cose. E del tempo puro, questa maraude che rubiamo al giorno quando tutti gli altri dormono.
Quasi tutti. Li, ci vuole ovviamente la luce calda della boulangerie – è un neon, in realtà, ma l’idea del calore gli da una sfumatura ambrata. Ci vuole un po’ di vapore sul vetro quando ci avviciniamo e quel buongiorno inteso della fornaia riservato ai primi clienti – complicità dell’alba.
– Cinque croissant, una baguette non troppo cotta!
Il boulanger in camicetta infarinata si fa vedere in fondo alla bottega, e vi saluta come si salutano i bravi all’ora della battaglia.
Ci ritroviamo per strada. Lo sentiamo: il ritorno non sarà lo stesso. Il marciapiede è meno libero, un po’ imborghesito da quella baguette stretta sotto il gomito, da quel pacchetto di croissants stretto nell’altra mano. Ma prendiamo un croissant dalla busta. Questa piccola golosità nel freddo, camminando: è come se la mattina d’inverno si facesse croissant dall’interno, come si diventassimo noi stessi forno, casa, rifugio. Camminiamo piano, tutto impregnato di biondo per attraversare il blu, il grigio, il rosa che si spegne. Il giorno comincia, e il migliore è già stato preso.

12 Commenti

  • Paradox ha detto:

    Delerm partì bene. Peccato che, da allora, non abbia fatto altro che riscrivere lo stesso libro.
    Un saluto,
    L.

  • Madame ha detto:

    Sigrid, questi croissant (ma posso dire cornetti?) mi mettono l’acquolina in bocca… forse è meglio se smetto di leggere il tuo blog fino al rientro… baci! Laura

  • uovosodo ha detto:

    …che bello!!IL tuo blog è bellissimo, è da un po’ che ti seguo, ma è la prima voltache mi rispondi..sigh!Adoro Parigi e, grazie a te sto scoprendo posti degni di una ennesima vacanzina…di lavoro si intende.Aspetto con trepidazione il tuo post su sabaharu!:-)

  • Sigrid ha detto:

    Certo che sono stata da sabaharu aoki, èsta a 100m di casa mia e questi croissants sono suoi :-))) Tutto ma proprio tutto il bene che penso di lui ve lo dico in un prossimissimo post ;-))

  • uovosodo ha detto:

    tu che sei a parigi , sei stata da sadaharuaoki?Pasticceria nippo-francese,se la conosci, che ne pensi?

  • keiko ha detto:

    These look so good… have a great time in Paris!

  • mannie ha detto:

    alcune inesattezze sintattiche e scelte lessicali nn sempre felici..ma pur nn avendo letto il libro, il senso è sicuramente quello lì!

  • Mila ha detto:

    L’ho letto alcuni anni fa e non l’ho trovato cosi’ caramelloso. Il capitolo sull’attività dello sgranare i piselli, prendendosi tutto il il tempo per parlare di tutto e di niente è uno dei miei preferiti. Poi c’è quello che descrive un timido inizio di primavera….on pourrait presque manger dehors….e poi quello in difesa dei vecchi velocipedi…..tutti piaceri minuscoli…..

  • Diamanterosa ha detto:

    E fare i compiti sul tavolo della cucina e sgranare i piselli. In effetti, se qualcuno lo trova un pò melenso è solo perchè non è in grado di apprezzare le piccole cose della vita, le più semplici, fa tanto il figo a cercare di qua e di là cose che in fondo, se cerca bene, se le trova in tasca, E non possono che essergli gradite. Anche le anime scapigliate, come dici tu, dovrebbero trovare pace, qualche volta. Splendida foto, come sempre. Invidiando il tuo Regale Indice, resto.
    L.

  • ivan ha detto:

    tornato ieri da paris. se sei ancora lì, vai a mangiare a “le chateaubriand” di inaki aizpiparte. cibo molto buono. si perdona il servizio (giovanottoni che gigioneggiano, barba di cinque giorni, con la pretesa che il cliente trovi simpatiche tutte le loro uscite). monsieur le chef è gradevole e alla mano. 129, avenue Parmentier
    75011 PARIS
    T 01 43 57 45 95
    m° Goncourt

  • golosastro ha detto:

    un pezzo (questo tradotto)che racchiude poesia, in modo delicato e quasi sottovoce.
    as usual, thks

  • danielad ha detto:

    consolati, l’anno luce è un’unità di misura delle distanze non del tempo…
    :-)))))))))))))))

    e comunque quando arrivi arrivi bene mi pare.

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