Vabbe, parliamo un pochino di ristorantini londinesi. La questione è delicata, un po’ perché intanto io non sono esperta dell questione britannica (proprio per nulla), e un po’ anche perché i britannici fungono in qualche modo da pecore nere gastronomiche per tutto il resto dell’Europa. A dire il vero avrò anche contribuito, nel mio piccolo, a mantenere e rafforzare quella brutta reputazione diffondendo i resoconti terrificanti di ‘come mi facevano mangiare gli inglesi’ circa 15 anni fa, quando ancora facevo le gite scolastiche. Inutile chiedere, non mi ripeterò :-) Fatto sta che, se proprio devo predicare qualcosa, direi di coltivare un po’ di sano relativismo, e magari sosterrei anche il famigerato principio secondo il quale ‘la gente cambia’. Poi nella pratica è chiaro che essendo io belga non mi si sconvolge poi tantissimo lo stomaco se mi ritrovo con purea di patate e panna e burro a destra e a manca – ad altri si, però complessivamente pure gli altri dovrebbero imparare che ‘loro’ e il loro organismo non sono il metro universale di ciò che va e non va fatto in cucina (nel senso che di metri universali, in fin dei conti, non ce ne sono… )
Detto ciò, e tornando alla questione del ristorante inglese, sicuramente, nel passato, gli inglesi ne han fatte, per un po’, di tutti i colori. D’istinto tenderei a pensare a un disorientamente un pochino post-industriale, che forse viene anche dal carattere cosmopolita del UK, in quanto terra coloniale e di immigrazione e quindi di contaminazioni, anche culinarie. E in tutto ciò probabilmente si era un po’ persa di vista l’identità culinaria inglese, e forse per chi sa quali motivi non si pensava neanche piu un granché a ciò che fa bene e non bene, è buono o no ecc. Resta che, e a iniziare da personaggi mediatici come jamie oliver & co, sono un paio di anni che non è piu esattamente cosi. Cioè, visto da fuori, sembra veramente che ci sia un qualche cosa che assomiglia a una presa di coscienza, delle particolarità nazionali e della necessità di fare buono e bene. Da cui fenomeni come i gastropub, dove si mangiano piatti alla mano, semplici, ma di impronta britannica tradizionale e con materie semplici ma buone e ristoranti come questo, che si trova esattamente sospeso a fianco del Borough Market, bello, luminoso, elegante e insieme inglesissimo, attento ai sapori locali (loro), ai prodotti di stagione (loro, e del mercato lì sotto), ma senza pretese né snobbitudine eccessiva, insomma, una specie di icona della semplicità ritrovata e che proprio per quello mi è piaciuto molto.
Trota affumicata del Loch Etive con watercress e limone
Coda di rospo arrostita con cavolfiore e gamberetti speziati
Lawrence Keogh, lo chef
Crumble di rabarbaro con salsa inglese alla vaniglia
Roast, The Floral Hall, Borough Market, Stoney Street London SE1 1TL 020 7940 1300
Che gioia leggere tutto questo – e che tortura! Ero invitato anch’ io a quell workshop, però, mentre voi siete andati a divertirvi a Londra io sono partito in Italia per trovare niente che acqua e neve!
Grazie a Zorra ho saputo chi erano gli altri partecipanti. Beh, la prossima volta che verrai in Svizzera o io a Roma ci organizzeremo un workshop on our own, vero?
Cordialmente
Claudio
Sorry, faccio pubblica ammenda: ci sono cascata come una polla!
Ho fatto proprio male, per il gusto egotico della battuta, a portare nel salotto festante e lindo del cavoletto le icone del trash!
Che poi vedi come va a finire in democrazia, arrivano cani e porci, si lasciano andare ed i divani sono tutti unti di…..fritto ascolano…..sorry
@nishigaya
Bene, Maria Antonietta mi piace moolto di più della Santanchè:))…non mi sembra che sia stata soppressa la libertà di pensiero, quindi sarà la padrona di casa, cioè Sigrid a stabilire se sono fuori luogo..
posso finalmente proclamare:
“Che i poveri mangino al posto del pane i macarons del divino PIerre Hermè!”
aspetterò di essere ghigliottinata dalla Gestapo nei miei appartamenti marchigiani, ma sarò disponibile solo a fine Aprile perchè vado negli States…:)))
in quelle circostanze proverò a riappacificarmi con la Gestapo offrendo un piatto di olive all ascolana….:)
Sigrid sono felice di aver letto questo post. Sono felice che hai spezzato una lancia verso la cucina britannica! E’ vero che ne hanno fatte tante..pero’ e’ anche vero che c’e’ una presa di coscienza che oggigiorno in molti paesi stanno perdendo. Vedi l’Italia, per esempio, quando torno vedo robaccia da tutte le parti e ci rimango molto male io che vado predicando in terra straniera quando siamo bravi e quando siamo genuini…vedi la mozzarella di bufala alla diossina..mentre stavo in Inghilterra era il titolo in prima pagina di un periodico…che vergogna! In Spagna, a parte le quattro cose buone, meravigliose che hanno e poi il tanto parlare che hanno il miglior cuoco al mondo…la gente veramente non sa mangiare. Quasi nessuno cucina…mangiano in continuazione cose fritte, precucinate, congelate. Non sanno cosa sia il pane, quello vero…altro che inglesi….la verdura non la mangia quasi nessuno, i bambini mangiano tutte schifezze ed infatti il + alto tasso di obesita’ infantile in Europa sta giusto in Spagna.
Quando vado a Londra sinceramente non mangio male…sento molte volte di italiani che si lamentano di quanto mangiano male…certo se vanno nelle catene pseudo italiane cosa si aspettano mai poi questi qui…o comprano la pizza su Oxoford St.
I gastro pub di cui fai cenno li trovo perfetti per chi vuol spendere poco (10-15 sterline, main course…senza stare a fare il cambio adesso…) le porzioni sono generose, i piatti ben presentati ed eseguiti in maniera molto soddisfacente. In Inghilterra si parla molto di cibo, in televisione non si parla d’altro, molti sono quelli che hanno un orto proprio. Dappertutto ci sono mercati con prodotti organici-biologici. Nel mio blog ogni tanto parlo della cucina inglese e se ti va di conoscere qualcosina in piu’ sarei molto onorato di ricevere una tua visita :) – daniela
@ Clemmy
non so se ti ritrovo..anyway,
il link e’ consapevolmente pesante – ci ho troppi anni x l’inconsapevolezza –
ma perfetto per la situazione punto x punto; vedo pero’ che non sono riuscita io a portarti al punto; bhe, con la mano sul cuore e succo-succo che i post lunghi non sono web:
L’effetto Maria Antonietta e’ un tanticchio fuoriluogo; stride con il cavoletto-pensiero, ma passi se serve a portarci qualche cosa -che so una formaggetta e du’ olive metaforiche – invece tu
arrivi e ci racconti la cucina inglese al tempo delle carte di platino che tiuuuuuti dovrebbero conoscere..terapeuticamente! e per passarci questa visione illuminata usi il noto corollario di insulti di cui forse dovresti scusarti specie con quella meglio gioventu’italiana sopracitata che va a disintossicarsi da un gergo simile, lontano purtroppo dalle orecchiette di mamma’.
Ma la vita va’ sempre verso il meglio e qui’ nella futuribile et accogliente Berlin,un bel numero di chef creativi et gentili ci fanno mangiare bene-bene e senza sfilare platinose..
ma per piacere non lo raccontiamo in giro…..sccccccc
lov Nishanga
@nishanga.
complimenti per l’ironia
forse le mie parole erano inconsapevolmente polemiche, ma ho voluto spezzare una lancia con cognizione di causa verso la cucina inglese, ovviamente imparagonabile con quella italiana. credo che viaggiare assaporare e guardarsi intorno arricchisca e faccia ancora più apprezzare quello che si ha a casa.
non insisto oltre, le mie parole erano inconsapevolmente polemiche..ma le tue?….mah
@ kisses and enjoy und company
bhe, si e’ fatta proprio esageratamente lunga e da adesso in poi si festeggia solo!
Brava come sempre Sigrid!! che una ne fa e 100 ne pensa.
Ma un certo tono nel dire di sopra mi ha ricordato assai questo:
http://it.youtube.com/watch?v=fxsbpi1o-4M
secondo, “te kisses and enjoy……” perche’ questa fuga di migliaia verso paesi dove le parole della Santacche’ non ti possono raggiungere…….. io non credo in Dior….
e amerei poter sopravvivere senza.
Che poi una si rompe a sentire parlare, fuori dal piu’ che interessante contesto, di “mammane” ?!? e delle orecchiette della mamma….
No!! Ma che pagina vecchia avevo!
2000052!!!!
@Clemmy
Non mi sembra che qualcuno in tutti questi commenti abbia scritto qualcosa del tipo “quanto sono buone le orecchiette della mamma”, mi sento un po’ chiamata in causa alla parola orecchiette, ma non mi sento assolutamente sfigata ad apprezzare le cose buone che hanno saputo inventare nel mio territorio…questo non mi impedisce di essere curiosa di tutto cio che ogni altro microterritorio del mondo puo’ offrire ed ha saputo costruire nei secoli, spero di riuscire personalmente ad assaporarne ogni singolo sapore nel posto in cui ha avuto origine,perche’ sono convinta che la cultura e la storia di ogni luogo sia imprescindibile dalla cultura del cibo….ma siccome sono realista, so che questo accadra’ solo in parte, ed e’ per questo che sono qui, o dovunque si possa “assorbire” cio’ che non si riesce (ancora)a vivere di persona.
Trovo insensato anche essere provinciali in negativo (nel senso delle diapositive….mi piace tutto il mondo tranne il mio paesello!!! :)) )
-66 to two millions………
Col cavolo!
Oh cavolo, Giu!
ci attende una notte insonne!!! :-D
@clemmy: grazie della guida. Una specie di fish&chips lo avevo mangiato in un posto a caso qualche anno fa e non ero rimasto entusiasta. Mi chiedevo se per caso dipendesse dal posto, in realtà anche in Italia trovi fritti di pesce sublimi ed altri che ti rimangono sullo stomaco per due giorni. Non vado spessissimo a Londra e più delle volte abbastanza di corsa. Conosco indiani ed asiatici buoni ma questa volta volevo appunto scoprire il neo-british. I can’t wait.
Allo stato attuale mancano 496 utenti al duemilionesimo spettatore. Domani, quando apriro’ questo blog, avremo di sicuro oltrepassato il muro. A chi riesce a salvare e mandare a Sigrid, arbitro imparziale, una schermata del blog con scritto 2.000.000 tondi tondi (NON PHOTOSHOPPATOOOOO che quello me lo fo da solo), prometto un pacchetto di paprika ungherese di quella veramente buona.
Forza!
Giu
@Giulio Beh no guarda, alla mia eta’ un aiuto potrebbe sempre servire. E poi ti vedo preparato in materia, io dico che c’e’ sempre da imparare nella vita :DDDD
(in realta’ avevo scritto “una mano potrebbe sempre servire”, poi mi sono reso conto dello strafalcione LOL ;))) )
Boh… sai, la verita’ e’ che non ricordo un solo viaggio, uno qualunque, fosse anche solo una scappata a Napoli da un fornitore, che non avesse portato in dote qualche informazione interessante. Se mi ci mettessi, probabilmente riuscirei a ricordare quasi tutti i miei viaggi, perche’ in realta’ “le cose” succedono sempre a chi viaggia. E se poi alla fine hai imparato qualcosa sulla cucina inglese, sui tortelli di zucca, sulle dighe olandesi, o su Cesare l’alano del fornitore napoletano che andava a cacare tutte le mattine nella fabbrichetta di fronte al magazzino con gli operai infuriati che gli correvano dietro, o hai fatto solo una bella foto al macellaio di Borough Market, beh… ne e’ valsa la pena. Ne sono sicuro.
Giu
mi scuso il doppio post…ma adesso che guardo bene la foto…è proprio Fish dove sei andata a mangiare, vero Sigrid?!
@ giulio: se sai l inglese ti consiglio il sito http://www.london-eating.co.uk i clienti spietati o euforici danno i voti e svelano i prezzi dei ristoranti in cui sono appena andati a mangiare. è molto divertente ed io lo consulto spesso prima di scegliere un posto.
i ristoranti sono divisi per prezzi, zone, tipo di cucina e servizio (notoriamente tallone d’achille in UK). s john’s wood è una zona molto posh vicino Regent’s Park con tradizioni francesi ed ebraiche, quindi i ristoranti rispecchiano questi gusti. ti consiglio Oslo Court (ottima aragosta, ma non tutte le portate all’altezza..)e Galvin a Baker Street 66. altri nomi al volo da consigliare sono Le Gavroche, Nobu, Michael Moore, Mantra Contemporary Indian Dining, Gordon Ramsey at Claridge’s (impossibile qs ultimo da prenotare entro 4 mesi), Les Portes Des Indes per un ottimo brunch domenicale indian-style con musica jazz dal vivo.tutti questi locali necessitano di prenotazione e attenzione ai tempi, i tavoli infatti perdono la prenotazione se si arriva in ritardo… a Borough Market per pranzo consiglio il famoso Fish. ps ma perchè vuoi magiare fish and chips? è orribile…un merluzzone fritto con patatone untissime…il migliore e primo l’ho mangiato ad Edimburgo, ma andavo ancora in giro con il sacco a pelo in quei periodi…..:)
@ giulio: se sai l inglese ti consiglio il sito http://www.london-eating.co.uk i clienti spietati o euforici danno i voti e svelano i prezzi dei ristoranti in cui sono appena andati a mangiare. è molto divertente ed io lo consulto spesso prima di scegliere un posto.
i ristoranti sono divisi per prezzi, zone, tipo di cucina e servizio (notoriamente tallone d’achille in UK). s john’s wood è una zona molto posh vicino Regent’s Park con tradizioni francesi ed ebraiche, quindi i ristoranti rispecchiano questi gusti. ti consiglio Oslo Court (ottima aragosta, ma non tutte le portate all’altezza..)e Galvin a Baker Street 66. altri nomi al volo da consigliare sono Le Gavroche, Nobu, Michael Moore, Mantra Contemporary Indian Dining, Gordon Ramsey at Claridge’s (impossibile qs ultimo da prenotare entro 4 mesi), Les Portes Des Indes per un ottimo brunch domenicale indian-style con musica jazz dal vivo.tutti questi locali necessitano di prenotazione e attenzione ai tempi, i tavoli infatti perdono la prenotazione se si arriva in ritardo…fammi sapere se vuoi altri consigli…
@clemmy: brava, finalmente qualcuno che prende una posizione precisa sulla nuova cucina british. Bene. Dunque siccome a metà aprile sono a Londra per un congresso vorrei capire meglio. St John’s Wood mi pare sia un quartiere vicino a Regent’s, esiste anche un ristorante omonimo? hai per caso l’indirizzo?
@giu: uno stagnino vicino alla pensione? eh, magari. L’idea della colletta non è male, io ci sto. Hai bisogno di una mano anche per sfatare il mito sulle donne inglesi o per quello ti arrangi da solo?
@sigrid: Dunque rileggendo i vari post da Londra proviamo sicuramente il Roast.
E un giretto a Borough market proviamo a farlo sabato anche se dovrei lavorare. La curiosità ormai è elevata.
Appello: dove si mangia un buon fish&chips?
ps sigrid non so chi ti accompagna (e soprattutto chi paga) ma andateci (se riuscite a prenotare>) dai grandi nomi inglesi, a qualcuno piacerà, a qualcun altro meno, ma è bello criticare con cognizione di causa…kisses and enjoy :)
.. io sono perplessa dalla leggerezza delle affermazioni che qualcuno ha fatto sulla cucina inglese, (non sulla tradizione culinaria inglese, notoriamente scarna)e mi chiedo: ma quanti di voi sono andati a londra negli ultimi 5 anni e hanno cacciato fuori dalle tasche dei bei soldoni (le sterline non fanno sconti!) per mangiare un bel pasto in grazia di dio riconciliandosi e sorprendendosi della nuova cucina inglese che non ha nulla da invidiare alle altre? perchè se andate a mangiare dai grandi nomi nostrani (ricominciamo con la polemica pierangelini?no, eh?!) mica te la regalano la cena….io mi sorprendo sempre della raffinatezza e della fantasia culinaria inglese, ho 32 anni ma ho sempre sentito dire che cucinavano male, poi ci vado e mi sogno la notte un bread and butter pudding assaggiato a s john’s wood. ma penso anche spesso a quello che ho assaggiato sulle rive della senna o all’ ultimo piano di un grattacielo di new york.
ma quanto siamo sfigati a scrivere che le orecchiette le fa meglio la mamma??
e francamente trovo fuori luogo raccontare delle vacanze studio dentro case comuni, anche mia madre prepara sempre mozzarella e pomodoro, mica ne fa un orgoglio nazionale culinario di cui andare fiera…
Ma stai per arrivare a 2milioni di visitatori!!!
2.000.000 in 3 anni.
CONGRATULAZIONI :-))
@Giù: non è giusto, mi levi le battute di bocca! Va be’, te lo perdono solo perché con questa connessione a 56K non posso commentare più di tanto…
@Sigrid: sono nel tuo Paese natio per Pasqua e fa un tempo da lupi. Ma si puo’ fare Pasqua sotto la neve?? Menomale che oggi mia madre fa le zeppole (be’, che c’è, nessuno ha mai sentito parlare delle zeppoler di pasquetta? :-) )
nigella lawson.
per riappacificarsi con lo spettro della cucina inglese.
@Giulio “Piu’ cacarella per tutti.”
Tu secondo me o sei uno stagnino vicino alla pensione, o sei un ingegnere idraulico mancato :DDDDD
(oddio magari sei solo inconsciamente innamorato ancora della bella olandesina di una vecchia pubblicita’ del carosello, chissa’…) ;))))
Devi ammettere che i luoghi comuni di solito non sono quelli tipo: ma lo sai che quei babbei d’italiani hanno solo 2,5 dighe piu’ quella di Navarone del film che ci rifila raidiotesscional ogni 2 settimane? E se vedi cio’ che ho scritto fino ad ora, noterai che non discuto mai la cucina inglese nel dettaglio, perche’ non la conosco abbastanza, bensi’ disquisisco con piacere sul principio di fondo, e trovo edificante analizzare con te/voi i vari punti di vista.
Vabbeh sapete che facciamo? Fate una bella colletta e mi mandate in Inghilterra per 3 mesi come esploratore della cucina albionica, apro un blog e vi faccio un bel diario quotidiano documentato da bellissime fotografie.
Mi soffermerei sul particolare delle “bellissime”, per la gioia di Donatella.
E’ un gran sacrificio, lo so, ma per voi questo e altro. (facciamo 2 settimane?)
Giu
@Giu: intanto mi unisco all’augurio pasquale aggiungendo altri tre giorni di dissenteria all’imbecille che ha messo la pistola giocattolo nell’uovo di Pasqua. Quindi “ad oram” fanno sei giorni sul water.
Per il resto se dicessi che gli olandesi sono bravissimi a costruire dighe e gli italiani non hanno una particolare tradizione in questo campo non credo sarebbe un solito pregiudizio contro gli italiani ma un’ovvia constatazione. Anche se tre dighe le abbiamo costruite anche in Italia di cui ben due non sono ancora crollate è ovvio che gli olandesi hanno dato prova storicamente di essere un pò più bravi. O no? Ma che problema c’è se il viceversa magari vale per la cucina? Cioè insomma credo che a volte si tenda ad eccedere nel politically correct con il buon proposito di non avere pregiudizi a tutti i costi. Inoltre da un recente sondaggio è risultato che il 98% degli olandesi si è dichiarato contentissimo di NON aver inventato il raviolo ma piuttosto la diga IJsselmeer Dam, una bestia di 31 km contro le maree del baltico, che con le case allagate del raviolo non sapevano che farsene.
Per quanto riguarda la Itchefs, quella della carbonara e solo la punta dell’iceberg.
Il loro intento e quello di sensibillare la gente ovvero noi….La loro iniziativa vuole tutelare sopratutto i clienti/consumatori, trovo questa iniziativa unica e lodevole, forse perche sono uno e lavoro all’estero? Boh, so solo che il carbonara day lo faccio pure io, cosi gli faccio mangiare la carbonara come la tradizione vuole.
Lo so, voi direte perche non fargliela mangiare come si deve tutto l’anno? Perche io sui miei menu la carbonara non la metto mai, dato che preferisco fare altre cose e poi perche cosi nel mio piccolo posso mettere fine allo stereotipo del ristorante italiano con la carbonara fissa sul menu…
Cara Sigrid,
Mi rendo conto che probabilmente ho un po’ estremizzato le mie considerazioni sulla cucina inglese. Naturalmente sono convinta che anche in Inghilterra ci siano ottimi chef e persone comuni che sanno cucinare divinamente piatti nazionali e non e che il talento culinario non è appannaggio di un popolo anzicchè di un altro. Come ho già detto, apprezzo moltissimo i dolci, la “bakery” e certi piatti a base di carne della tradizione anglosassone. Mio padre, di origine contadine, che ha fatto la guerra e che, soprattutto, ha conosciuto la fame, fin da piccola mi ha insegnato che si deve provare tutto e che prima di dire “non mi pice” si deve assaggiare. Tra l’altro, essendo stato in Inghilterra come prigioniero di guerra, mi ha fatto apprezzare alcune cose molto british come il tè con il latte o le uova fritte a colazione che Italia sono considerate ancora oggi abominevoli.
Ora apprezzo la buona cucina in generale a prescindere dalla sua provenienza geografica e non credo che la cucina italiana sia “in assoluto” la migliore del mondo anche se è quella ch io naturalmente amo di più, non fosse altro perchè ci sono cresciuta. Ciò che indendevo è che, cosi come ha ben detto Giulio, considero la tradizione gastronomica anglosassone un po’ misera in confronto a quella di altri paesi. Si può certamente discutere all’infinito sui motivi di questa “povertà” (di varietà) ma voglio chiederti: se in giro per il mondo non ci sono poi così tanti ristoranti inglesi quanti sono (nel bene e nel mae) quelli italiani, francesi, cinesi, giapponesi, indiani, greci, spagnoli ………, un motivo ci dovrà pur essere, o no?
Mi permetto di eliminare a posteriori la parte dove ho scritto “la faccio breve”.
Grazie
Giu
Vedo che il discorso si fa sempre piu’ complesso e sentito. Stavolta la faccio breve, per dare un tentativo di risposta a Giulio sul perche’ cambiano le cucine. Domanda la tua quasi retorica, nel senso che te la poni ma hai gia’ una tua idea. Ti posso dare un esempio banalissimo e microscopico: ho convertito al verbo dell’olio di oliva di qualita’, a menadito… almeno una ventina di persone. Queste venti persone avranno come minimo coninvolto nella stessa follia collettiva almeno 2 persone a testa. E cosi’ via… Aggiungo le olive da tavola che non ti bruciano la bocca per quanto sono acide, il parmigiano vero e non il surrogato, come fare una pasta al forno seria, come fare un sughetto veloce di pomodoro fresco, una farinata di ceci, e tanti altri piatti quotidiani che mi sollazzo a preparare e che qualcuno, trovandoli buoni, mi ha chiesto “ma com’e’ sta’ storia?”
(no no, mai dato biscotti a nessuno, prima che qualche simpaticona tiri fuori il discorso ;) )
E io non ho un ristorante, non ho una cucina di transito, sono solo uno al quale piace cazzeggiare in cucina partendo sempre da quel poco di gusto che mi ritrovo. Quindi un sig. Nessuno. In Ungheria “pare” ci siano 10.000 italiani residenti. La legge dei grandi numeri a questo punto fa il resto. Tanto per metterla sul clericale poi, persino S.Stefano (fatto santo da Roma perche’ fu l’importatore del cristianesimo in questa zona), in una lettera al figlio gli disse di essere sempre aperto a coloro che vengono da lontano, perche’ non prendono soltanto, ma portano anche qualcosa con se. E tutto questo dalle parti dell’anno mille. Fico no?
Il problema di fondo, secondo me, e’ sempre il conoscersi veramente, e se posso permettermi, partendo prima di tutto dalla storia di un paese. L’Italia per dire e’ sempre stata composta da una miriade di staterelli, di piccole rocche, di frazioni e di quartieri. Tutti li a far campanilismo, e questo ha portato ad avere in odio anche il vicino di casa ed il voler cucinare magari lo stesso piatto in modo diverso solo per non farlo come un pesciarolo o un montanaro. Basti dire che a Teramo, per il primo maggio si fanno le Virtu’ (super-zuppona), e se chiedi a un teramano, ti dira’ che le virtu’, quelle vere, si mangiano solo entro le mura della citta’. Ti lascio immaginare dove invece ho mangiato io le peggiori.
Nell’equazione aggiungiamoci anche l’infinito panorama di staterelli, di coste aperte a traffici e invasioni, a zone montane chiuse e poco transitabili, i grandi movimenti di popolazioni ecc, e si ha la cucina di un certo paese. Tu giustamente dici che la varieta’ fa tanto, concordo pienamente, solo che da italiano all’estero sono abbastanza sensibile ai luoghi comuni e a chi ha scritto anche in questo post che Italia Uber Alles , perche’ alla fine diventano solo pregiudizi gratuiti nei confronti di qualcuno. E se notoriamente gli inglesi mangiano male e le inglesi sono brutte, altrettanto notoriamente gli italiani si chiamano tutti Luigi, hanno i capelli unticci, e lavorano in una trattoria. Insomma, e’ difficile essere equilibrati e stare nel giusto, semmai esistesse il giusto. Posso parlare per me: amo la mia cucina (italiana intendo), la trovo varia e stimolante, ma soprattutto la trovo leggera e salutare. Infine e’ la cucina nella quale sono cresciuto, e un boccone spesso e’ un piccolo viaggio nel tempo. Ma se vado in un posto, uno qualsiasi, estero o italiano, non ordino mai, e dico mai, un piatto che non sia territoriale. E’ un obbligo quasi fisiologico, oltre che culturale, e se ci ripenso, facevo cosi’ gia’ ai tempi delle gite scolastiche, dove prendevo di mira il primo piccolo alimentari che trovato, e chiedevo di farmi un panino con salame locale e formaggio locale.
Insomma, la ragione e’ sempre un po’ ovunque, e forse infondo nemmeno esiste.
Ah… nota di redazione: a quel babbeo che ha messo, per il giorno della pace e dell’amore e della fratellanza ecc ecc, nell’ovone di pasqua di mio figlio, da 1,2 kg di finissimo cioccolato fondente italiano, UNA PISTOLA GIOCATTOLO, vorrei augurare una bella dissenteria che gli duri minimo 3 giorni.
E’ Pasqua, siamo tutti piu’ buoni…
Giu
@nishanga: un pò hai ragione, ma a parte i toni appassionati e qualche malinteso credo sia comunque interessante riflettere sul se e perchè la cucina evolve in un certo modo. E cosa succede nel mondo raccogliendo anche il contributo di chi all’estero ci va per lavoro e turismo o meglio ancora ci vive. E poi ho scoperto l’esistenza dei fingerlime australiani. Insomma tra una ricetta e l’altra non è male
ma come la fate lunga!! una nazione piccola, clima stupendo con mari, monti, colline e laghi ad ogni angolo, il paese + bello del mondo e che percio’attira come il miele arabi,francesi, barbari e spagnoli… tutti!! e con le corti al seguito ed i monsu’, non c’e’ meraviglia se poco-poco sappiamo riconoscere e scegliere……la meraviglia, se una meraviglia ci deve essere, e’ magari che cosa siamo riusciti a farne di tutto questo..tanto per essere realisti non credo che oggi come oggi ci sia da andare cosi’ fieri ed orgogliosi della cultura culinaria di un paese che muore persino in cucina……per dire!!
Ma no, boh, confesso che evito di mangiare in un ristorante italiano quando sono all’estero quindi forse sottostimo il problema.
Non capivo bene chi dice no a chi, cioè faccio una legge che vieta ad un cuoco coreano di propormi una carbonara taroccata? Faccio un marchio di garanzia “Vera Cucina Italiana” da esporre sulla porta del ristorante? Se è così effettivamente è ammirevole. Non capisco bene quindi cosa si fa a parte dire no…
@Sigrid: guarda che è assolutamente certo che la cucina italiana moderna di oggi non sarebbe quella che è se non avesse avuto gli influssi della cucina francese (tradizionale e nouvelle cuisine) ma anche recentemente delle innovazioni spagnole, delle tradizioni asiatiche e indiane e di altri paesi che hanno una solida e ricca tradizione culinaria. E sto dicendo appunto che per le stesse ragioni non è assolutamente scontato che in Italia si mangi meglio che altrove o che la cucina si fermi alla tradizione italiana. Esattamente il contrario, credo che oggi ovunque si possa fare ottima cucina, cosa che in passato non era possibile per ovvie difficoltà logistiche, culturali, climatiche.
Rimango però convinto che la tradizione culinaria inglese e olandese e scandinava sia semplicemente meno ricca (cioè con meno varietà di ricette, abbinamenti, tecniche, etc) di quella mediterranea, almeno per quello che sono riuscito a scoprire io (che si sa che non sono molto sveglio ma un pò l’argomento mi interessa). Difficile dire il perchè ci sia stato meno sviluppo in questo settore, forse gli inglesi e gli olandesi erano indaffarati a diventare le più grandi potenze colonizzatrici del mondo espandendosi in lungo e in largo sul globo mentre noi stavamo inventando il raviolo. Immagino anche che cento anni fa in UK ci fossero più difficoltà a procurarsi una grande varietà di erbe, ortaggi, etc per ragioni climatiche.
Che magari queste difficoltà erano superate in posti come il nord della francia dove c’era una maggiore volontà e possibilità di organizzare una logistica migliore.
Forse culturalmente in UK cento anni fa c’era semplicemente meno interesse per questo aspetto della vita per cui il roastbeef e il fish&chips esaurivano le necessità di allora e non si è sviluppato molto d’altro.
Insomma un pò ho cercato di informarmi, se hanno sviluppato una cucina ricca ed articolata hanno fatto veramente un ottimo lavoro per tenerla nascosta tutto questo tempo.
Detto questo, naturalmente adesso può essere maturata in UK più curiosità/interesse per la cucina (leggi domanda di mercato) e di conseguenza si stia sviluppando anche una ristorazione eccellente (leggi offerta) facilitata da una disponibilità di prodotti obiettivamente molto più semplice che in passato e il fatto non trascurabile che i cuochi viaggiano e si documentano.
La cucina non si ferma al risotto e agli spaghetti italiani. Sono assolutamente disposto a credere che a Londra oggi si mangi benissimo con una cucina che mostra pure una sua individualità britannica. Ma non inventiamoci che in Inghilterra si è sempre mangiato benissimo perchè non è vero.
Spero di aver chiarito il malinteso.
g.
@giulio: credo piuttosto che lo scopo fosse di far capire che la carbonara non è quella mappazza che si spaccia in giro per mezzo mondo, fatta di pasta scotta, pancetta, panna e emmental (noi all’università cosi la mangiavamo, per anni è stato il mio incubo e terrore, e temo sia un avatar piuttosto diffuso… ) e in quel senso l’iniziativa quai quasi mi sembrava anche ammirevole…. Non ho ben capito invece in cosa ti sembra una bufala? (mi pare semplicemente una associazione fra tante altre, mi sono persa qualcosa? :-)
@Luigi: non sono mica sicuro di capire. Ma che significa “Dire no alla contraffazione dello stile di vita italiano” ? No a chi di preciso?
E perchè poi? Perchè è un diritto di ognuno accedere alla vera autentica pasta alla carbonara? Ma non stiamo un pò esagerando?
Un pò confuso cerco di capire di più…una rapida ricerca su whois ci dice che il registrant del dominio itchefs-gvci.com è tal:
Domain Name: ITCHEFS-GVCI.COM
Registrant:
n/a
Rosario Scarpato (rosario@rosarioscarpato.com)
Bene, chi è Rosario Scarpato?
Dice il suo profilo:
Rosario Scarpato è un giornalista eno-gastronomico, produttore e regista televisivo. Di recente ha scritto, diretto e prodotto “I viaggi del Goloso Globale”, una serie di 18 puntate per RaiSat Gambero Rosso (www.gamberorosso.it Italia). Collabora regolarmente con i mensili Gambero Rosso (Italia) e Sobremesa (www. sobremesa.es Spagna).
Bene. Non so. Qualcosa non mi torna…a me pare una bufala (non in senso strettamente caseario).
@giulio: è una questione complessa. Se per buona cucina intendiamo ciò che avevamo definito altre volte, in altri comment, cioè leggera, attenta ai sapori puliti, agli abbinamenti giusti, prodotti buoni, con sfumature intelligente e senza eccessi ecc ecc, io penso che si possa fare ovunque, perché appunto basta l’attenzione, l’intelligenza e la cura (e ho detto niente :-). Quello che invece non mi va molto giu sono i giudizi fulminanti a priori tipo ‘la cucina inglese non esiste’ (ma perché sta gente negli ultimi secoli cos’ha mangiata scusate, i panini del mcdonald?) oppure ‘la cucina italiana, o francese, o quella che volete è la migliore al mondo’. Intanto c’è da relativizzare perché, e oggi come mai prima, tutti hanno insegnato a tutti, e la cucina italiana di oggi non sarebbe quella che è se non ci fossero stati i francesi, gli spagnoli e via dicendo (senno stavamo ancora tutti qui a magna’ pasta e fagioli o, se t’andava proprio bene, il brodetto di giulianova… che per carità so’ buoni eh, hehe :-) Voglio dire, se vai da Pierangelini e ti fa vedere i suoi appunti di una vita, vedrai che si è formato studiando piatti francesi. Che ora non sono la sua cucina ma che comuqnue gli hanno fatto capire certe cose (piccole e insignificanti?), he lo hanno formato. E cosi per gran parte dei giovani cuochi che sono cresciuti non solo in italia ma nel mondo. E la stessa cosa vale per i bravi cuochi di ovunque, le cucina non sono più regionali e tutti sono sempre nani sulle spalle di giganti solo che i giganti non hanno più patria. E per di più non ci sono le cucine ma chi le fa, per cui poi, italiano o americano o senegalese, si può trovare penso il meglio o il peggio, a secondo di chi ha cucinato… Poi certo, in italia ci sono prodotti buoni pero ce ne sono pure altrove, per cui non mi è tanto chiaro perché ci sarebbe da urlare che qui ci sono i migliori prodotti al mondo (è una mancata lungimiranza mia??). Secondo me semplicemente non è vero. Perché non vedo perché un carciofo di ladispoli di per sé sarebbe più buono di un asparago bianco di Mechelen o di un rabarbaro bio di non so quale paesino inglese… E quindi relativismo nel senso che non è perché a te magari piace di più che a quel carciofo si debba oggettivamente attribuire una valenza superiore che a qualunque altra cosa… Tutto qui. Il resto, cioè la parte importante, sta in come tratti il carciofo, o l’asparago, o quello che è, e se lo fai con rispetto e amore e intelligenza beh non penso che ci siano da fare delle classifiche. Se invece la vogliamo buttare sulla cucina tradizionale, l’ho già detto, per me sono tutte l’espressione otimizzata di ciò che offre un certo territorio in risposta ai fabbisogni di chi ci vive. E quindi sono tutte in un certo senso geniali. Poi magari ci sono territori dove le materie di base offrono una gamma più vasta di combinazioni creative fra di loro, e magari ci sono popoli che per i soliti motivi logistici e culturali e storici hanno fatto più grande prova di ingegno, o di ricercatezza (basta vedere la cucina giapponese e la mentalità giapponese stessa). Resta che penso che non ci sia da denigrare nulla, che tutto possa essere interessante, resta che penso che le classifiche non si possono fare (più buona la cucina italiana o la cucina cinese?? eppoi perché fa schifo la cucina inglese piu di quella belga, danese o neozeelandese??? ma ditemi perché?? :-) perché non ne usciremmo mai di discuterne, resta che penso che ogni cucina ha le sue peculiarità interessanti e che preferisco un approccio aperto e senza a priori (che il nodo della questione – che è chiaramente di principio – sta proprio li) secondo il principio del ‘tutto ciò che è diverso potenzialmente ci può anche arricchire’. Per quanto riguarda poi la cucina britannica, non dico che è eccelsa, chiaro, ma sicuramente esiste (ehbbeh ssi, e l’agnello, e il salmone, e il merluzzo, e le pies, e tutta la roba dolce per il te, i pani, gli stufati, gli arrosti, finanche al fish ‘n chips – perche quello serio non vedo perhé dovrebbe sfigurare davanti a un filetto di baccalà, scusate eh…), e se andate in un gastropub (non un pub!!) serio non troverete nessun risotto e nessuna pasta (che per carita sono buonissimi pero basta pure con sta cosa che fuori dalla cucina italian non ci sia salvezza :-P) e io posso essere solo felice per il fatto che ci sia gente di la che abbia voglia di recuperare le cose proprie, e che si intravveda una attenzione più grande al mangiare, come del resto sta pian pianino succedendo un po’ ovunque. no? :-)
Visitate questo io ho gia aderito:-)
http://www.itchefs-gvci.com/
@sigrid: mi spiace ma non sono molto d’accordo sul fatto che vale tutto perchè magari quello che non piace a un italiano può piacere a un inglese e viceversa. E’ come se su Wine Spectator venisse premiato il Tavernello come miglior vino dell’anno. Tanto tutto è relativo.
Non è così. Sicuramente il palato di un indiano apprezza meglio di me le differenze tra diverse cucine indiane, ma sostanzialmente esiste un comune concetto di buona cucina con magari minori, specifiche predilezioni o insofferenze individuali. Molti giapponesi apprezzano la (buona) cucina italiana come noi apprezziamo la (buona) cucina giapponese. Ma se oggi possiamo apprezzare diverse cucine di molti paesi non vuol dire che qualunque porcheria fatta ovunque ha un suo perchè perchè le genti del posto l’hanno mangiata per secoli.
Insomma NON è tutto relativo. C’è una base comune data dal fatto che siamo tutti umani con più o meno lo stesso sistema di percezione organolettica. Ed esiste qualcosa che non sono in grado di definire che si chiama buona cucina.
Giu ma io mi aspettavo le CNN e che trovo? un discorso serio!??? eddai… ma che è uno scherzo?
la sorpresa dell’uovo di Pasqua??! :-D
comunque, scherzi a parte, ultimamente mi capita di frequentare Londra abbastanza spesso. Ci ero stata per qualche tempo, alcuni anni fa, grazie al mitico progetto Erasmus e lì ho visto cose turche!
ora, però, mi sento di rilevare una cosa, che fa onore agli inglesi, ovvero la capacità di aver accettato sulle loro tavole le influenze di tutte le cucine del mondo, forse consapevoli dell’inconsistenza della propria.
A Londra oggi si riesce a mangiare decentemente anche senza strisciare la carta di credito, grazie a una proliferazione di formule di ristorazione moderne ed easy e a una nascente attenzione al “contenuto del piatto”, spinta anche da varie campagne di sensibilizzazione ministeriali.
Certo, in casa, la dispensa soffre un po’ per la qualità della materia prima: non sempre è possibile reperire alimenti freschi anche lontanamente paragonabili a quelli dei nostri mercati.
Borough market è una “chicca” ma certamente non a portata, per distanza e prezzi, di tutte le massaie e la GDO propone ingredienti di una varietà che non sempre è direttamente proporzionale alla qualità (i vegetali soprattutto!).
E su questo aspetto si può fare poco o nulla…
allora gli inglesi si potranno anche cimentare con i consigli di J.O. ma, al di là dell’aspetto estetico, il gusto delle orecchiette con le cime di rapa magari non sarà proprio identico all’originale anche perché, come si diceva qualche tempo fa, se non le hanno mai assaggiate, come fanno a cucinarle bene?
poi bisogna decidere se promuovere il cibo a km zero o lo sviluppo della buona tavola anche nei paesi europei (già citati) che non hanno una tradizione gastronomica di qualità.
Buona Pasqua!
E dai.. Giu’, proprio tu che sei uno spiritosone!
chee? poco poco, ci sei rimasto male perche’ nell’immaginario – si’stereotipato e’ vero ma alla fine mica tanto – una in paradiso si aspetta che gli amanti siano francesi?
Il raccontino chef famoso/popolo era per buttarla a ridere, perche’ e’ da ridere! E nessuno vuole togliere meriti specialmente a chi lavora a rivoluzionare le mense scolastiche…ad avercene!!
Mah. io credo che ci siano parecchie ragioni storiche, economiche, sociali e climatiche per cui in Italia, in Francia, in Spagna si sia creata dal Rinascimento in poi una cultura culinaria particolarmente ricca e diffusa in tutte le fascie sociali. Altri paesi non hanno sviluppato la stessa cultura. E allora? Gli Olandesi sono stati capaci di costruire dighe tali da fermare le maree del Baltico noi da vent’anni ci stiamo impastando con il Moses.
Culturalmente e socialmente ci sono state delle evoluzioni diverse che hanno relegato la cucina un pò in secondo piano nei loro interessi.
No non credo che il problema è che non conosciamo la loro cucina nè che siamo provinciali. La cucina tradizionale indiana esiste, è ricca, la conosciamo e la apprezziamo. La cucina tradizionale australiana non esiste. Period. Detto questo oggi nulla vieta che a Sidney o a Londra apra il miglior ristorante del mondo, non ha nulla a che vedere con l’esistenza di tradizioni preesistenti. Per questo penso che a Londra o ad Amsterdam ci possano essere benissimo ottimi ristoranti. Oggi.
Senza voler scendere in polemica con nessuno, ho la sensazione che si torni a fare il solito discorso tipo: gli inglesi sono cosi’, i francesi cosa’, i belgi e gli ungheresi ecc ecc. Se posso permettermi, ogni posto e ogni gruppo etnico ha le sue usanze, i suoi modi di fare, i suoi piatti e i suoi profeti. La cucina inglese non e’ schifosa, la cucina inglese semplicemente non ci piace, e soprattutto non la conosciamo veramente. La cucina inglese non e’ necessariamente quella di un londinese di terza generazione, le cose peggiori (italiane) le ho sempre mangiate da gente di citta’ che non aveva nessuna capacita’ o sensibilita’ per cucinare, e poche volte al ristorante. Quasi mai dove il conto era piuttosto alto. In linea di principio potrei quasi azzardare che in un ristorante .UK di alto livello, anche uno stufatino inglese possa essere divino.
E vorrei aggiungere, che per capire e apprezzare una cucina diversa dalla propria ci vuole anche apertura mentale, curiosita’, disponibilita’ e pazienza (e magari tanto altro che ora non sto qui a elencare). Vi farei vedere certe scene da “italiani in vancanza”, viste sia in tempi meno sospetti che piu’ di recente, quando la comitiva di compatrioti gia’ la prima sera cerca un ristorante italiano mentre molti cominciano ad avvertire i tremori da ipopastasciuttosi acuta. E poi manco a dirlo, entrano nel primo locale malfamato che porta un nome italiano e che dell’Italia ha giusto il tricolore sull’insegna e niente altro. E potremmo aprire una disquisizione infinita sul fatto che anche in Italia non e’ che si mangi ovunque e sempre bene: “ne ho viste trattorie che voi umani non immaginate neppure!”, e spesso locali talmente pieni che manco l’autogrill. Tutti ad abbuffarsi per 15-20€ e poi se dici: a me non e’ piaciuto, gli altri rimbrottano “beh ma hai visto che porzioni?”. In questo credo che tutto il mondo sia paese.
Su J.O. si e’ detto e scritto molto anche in questo blog, e io stesso ho avuto il grande onore di poter dire che “nun me piace”, non mi emoziona piu’ di tanto. Ma a parte questo non mi pare che meriti denigrazione gratuita neanche dalle mammane pugliesi, dato che loro le vedrei un po’ male a cucinare qualche piatto inglese (o indiano che sia). E’ sicuramente figlio del suo tempo, prima di lui non sapevamo nemmeno se gli inglesi mangiassero o meno, cosi’ come magari avra’ dato degli spunti a tanti suoi conterranei per divertirsi in cucina. Nell’ultimo libro che ho avuto modo di sfogliare in libreria (perche’ se non mi piace non vuol dire che non possa essere interessante lui e curioso io), ho visto che addirittura si prodigava a spiegare come gestire un orticello sotto casa, per la gioia anche degli stagionalisti e localisti duri e puri, e sarei curioso di sapere quanti italiani con giardino e prato “inglese” sarebbero disposti a sacrificarne un pezzo, sudare un po’ e avere prodotti di sicuro maggiormente certificabili di quelli dell’iper sotto casa. Certo lui e’ anche figlio della comunicazione globale che ci raggiunge ovunque e comunque, magari 50 anni fa restava a fare il cuochino nel ristorante dei suoi e non faceva na lira. Ma non ha meno meriti di una Nigella, magari piu’ famosa per le sue tette che non per la sua incommensurabile capacita’ di mettere le mani nell’impasto di turno, o di altri food guru contemporanei.
E per finire, considerate comunque che i media sono media, sia che si tratti di tirar su un personaggio musicale, che uno culinario: ci sono staff impressionanti dietro queste persone, e uno puo’ scegliere se prestarsi al gioco, oppure no. Io per dire ci starei, non fosse altro per avere la scusa di girare il mondo, vedere cose che altrimenti non potrei mai, e soprattutto assaggiare tutte le cucine possibili e immaginabili. Detto tra noi… J.O. fa proprio bene a fare quello che fa :), a prescindere che la sua cucina mi piaccia o meno.
Quando verra’ a casa mia, ovviamente gli tocchera’ mangiare i miei famosissimi biscotti.
Su questo non ci piove.
Giu
Ciao Sigrid! Volevo solo augurarti BUONA PASQUA (o forse meglio Happy Easter)… per il pranzo di domani preparo cavolettinistuzzichini dal tuo meraviglioso manuale dei finger food (spero di aver imitato bene la mia maestra!).
Auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…
Hello Brussels Sprout! voilà longtemps que je n’avais pas consulté ton site. Et te voilà partie à Londres. C’est bien qu’on était sur Paris, sinon je serais presque jalouse ;-). Nous sommes fans aussi : http://noisette-et-renard.over-blog.com/article-7054863.html et http://itinerrances.over-blog.com/categorie-1192628.html. La cerise sur le gâteau de notre séjour de l’année passée : le high tea chez Fortnum and Mason et une promenade au Holland Park. Et pour l’ordinaire, les pubs et une chaîne de cantines fusion Wagamama.
da studentessa (ormai secoli fa) sono stata a Londra diverse volte, ma per endemica mancanza di denaro non potevo permettermi di mangiare in buoni, o anche solo decenti, ristoranti inglesi. il più delle volte mi cucinavo da me, altre volte ho assaggiato economiche specialità di altre cucine del mondo che è tanto facile trovare nella capitale inglese. Una sola volta mi è capitato di mangiare della buona cucina casalinga: un perfetto roast beef con contorno di verdure al vapore. In generale penso che la cucina inglese sia davvero indifendibile perchè forse semplicemente non esiste, o quasi, fatta eccezione per i dolci e tutto ciò che ruota intorno al mitico tea time. Credo che la spiegazione risieda nel fatto che la cucina è l’espressione e lo specchio del territorio, della cultura, della storia di ogni popolo. L’Inghilterra è un paese climaticamente un po’ infelice se confrontato a tutti quelli del bacino del Mediterraneo, tanto per fare un esempio. Inoltre è quello dove il processo di industrializzazione è iniziato e si è sviluppato prima.Una grande civiltà di tipo industriale-metropolitano con una produzione interna agricola veramente povera (in termini di varietà). Che cosa poteva venirne fuori? Il quasi niente che è la cucina inglese.
Io credo che gli inglesi abbiano una fantasia negli abbinamenti che manca a noi italiani, orgogliosi come siamo della classicità della nostra -ottima- cucina.
D’altra parte però, proprio perché non sono particolarmente affezionati alle proprie radici culinarie, tendono a scegliere sempre i cibi più saporiti.
Due note su Jamie Oliver:
Il raggazzo e simpatico e tutto quello che volete ma secondo me si trova dove si trova perche c’e’ l’hanno messo, in che senso?
Nel senso che ogni paese a bisogno dei propri eroi nel caso dell’inghilterra e TOCCATO a lui portare avanti il buon nome della cucina inglese in giro per la sua patria come era toccato in precedenza a Delia Smith e Nigella Lawson, poi lui e anche il testimonial della Sainsbury’s e con questo ho detto tutto.
E uno degli chef piu ricchi del mondo e non perche suda sette giacche i cucina come me e tanti altri chef!!!!
Forse parlo COSI PERKE SONO UN PO INVIDIOSO E ANCHE PERKE LO CONOSCIUTO DI PERSONA E DEVO DIRVI CHE LA TV FA° MIRACOLI!
CARO JAMIE LA META DEI TUOI SOLDI FAREBBE DIVENTARE FAMOSO COME CHEF ANCHE STEVIE WONDER
@nishanga
Solo da poco sono venuta a conoscenza dell’esistenza di quel libro, e sono veramente curiosa,mi hai fatto morire raccontando la reazione delle donne di Bari vecchia!! :))
Penso che qualsiasi reinterpretazione della nostra cucina abbia fatto J.O., non sia sembrata ortodossa alle mie concittadine che conservano gelosamente nelle loro mani la tradizione della cucina barese, e mi dispiace non aver letto il libro per poter dare un’opinione….
Posso, con una puntina di orgoglio, dire che capisco perchè Jamie (ops..ma io fino a 2-3 settimane fa non sapevo neanche chi fosse..sono un’aliena qui tra voi???) si sia innamorato della cucina cucina pugliese????????????’ :)
Buona Pasqua a Sigrid (grazie x tutte le cose che si imparano sempre passando di qui) e a tutti!
Buona Pasqua a tutti :)
(…e un abbraccio speciale a Sigrid)
I liked this restaurant, too and about the English food in general, I think it is as some of your readers told. To know how and what they eat you have to go at their home. Perhpas next time. ;-)
It was a pleasure to meet you and I hope we will stay in touch. Hasta muy pronto!
grazie Maruzzella..sopratutto x gli amanti!
e poi gia’ che ci sono..ma, secondo le vostre esperienze, in casa come cucinano i nostri simpatici amici inglesi?
Sarebbero interessanti le storie, io inizio con la mia:
Jamie, nella sua ricerca si e’ fermato a lungo in Puglia e ne ha detto meraviglie; ignota e’ invece la reazione delle donne del borgo vecchio, per cui..
Io arrivo a Bari-vecchia con la rivista patinata trovata in Berlin, dove c’e’ lui insieme a loro mentre, per strada, fanno le orecchiette; e chiedo curiosa come era andata e loro…
..noi gli abbiamo preparato questo e quello… poi un giorno ha cucinato lui…..e.. – l’espressione e’ scettica/ compassionevole – …bhe, e allora ?? …mmhaaaaa!!
E , concludono..
……bhe, se lo vedi…..salutalo!! ( too much!!)
ehi ragazza, un abbraccione forte forte e buona pasqua.
da quelle parti dicono si aggiri un coniglio munito di cestino :)
Concordo con altre idee ho mangiato in case londinesi cose terrificanti, quando rientravo a casa solo l’odore sulle scale mi aggiacciava. Non mi sembra esista una cucina inglese.
Chocolat di Cookinginrome
Quoto nishanga. Cuochi italiani e amanti francesi, soprattutto per gli amanti.
Beh probabilmente i vari Jamie, Gordon, Giorgio e compagnia cantante sono al tempo stesso la causa e l’effetto di qualcosa che sta davvero accadendo/è davvero accaduto ….
Ora ciò che mi chiedo è: se Cavoletto va in missione in Olanda riesce a fare il miracolo e scoprire e raccontarci che anche nei Paesi Bassi esiste una tradizione culinaria che val la pena di scoprire o questo sarebbe troppo pure per lei???? Sigrid, dalla tua belgità che ne dici? ;-)))
Buon lavoro, graz
A proposito Sigrid, ci si mangia bene?
Questione interessante!!!
Sono dell’idea che ogni cucina sia una mescola di ciò che si ha e di ciò che portano gli altri e la cucina italiana non fa eccezione: basti pensare alle cucina delle regioni del nord, influenzate dalle culture middleuropee oppure quella siciliana, influenzata dalla cultura araba.
Certo, essendo stato a Londra solo 4 giorni non posso esprimere giudizi sulla loro cucina ma la qualità dell’alimentazione non dipende dal proprio livello culturale?
Ma io credo che sia innegabile che come tradizione culinaria quella inglese non sia particolarmente interessante, da qualsiasi punto di vista. Da cui il pregiudizio che qualche fondamento ce l’ha.
Tuttavia non vedo perchè oggi non possano emergere cuochi inglesi in gamba, con buone idee, buona tecnica e buone materie prime.
Indirizzi, vogliamo indirizzi.
Tengo a precisare che, pur amando la buona cucina, non trovo nulla di male nel disinteressarsi alla cucina.
Già che ci sono: molto bello il blog di Mercotte (ma forse l’avranno già detto in tanti), peccato che sia scritto in una strana lingua, a me oscura :-)
Quoto Livia: la vera cucina di un paese non la si deve andare a cercare nei ristoranti, ma casa della gente, nelle mense, ecc. e in tal caso in GB il cibo è veramente terrificante.
Non sono invece d’accordo con Sigrid: non ritengo che sia una questione di relativismo gastronomico, il fatto è che ai britannici non gliene importa un bel niente della cucina.
Mmmm… Da quello che ho visto, mi sembra che la reputazione del cibo inglese debba essere riveduta, e poi non bisogna fare di un erba un fascio, come fanno molti altri paesi nei nostri confronti (ve li devo ricordare?!)
Ginger ~♥
veramente, come la so io, nel paradiso cuochi italiani e amanti francesi..o no?
Je suis à l’aéroport de Lyon et je vois que tu ne perds pas une minute pour raconter tes aventures !! J’espère que tu es bien rentrée ! pour moi ils ont oublié la voiture à midi et en plus mon avion est parti avec 2heures de retard mais tout va bien !! j’attends ma navette que bien sûr j’ai loupée !Bravo pour les photos comme d’hab, très très pros !
l’inferno è dove: i cuochi sono inglesi, la polizia è tedesca, gli amanti sono svizzeri, la meccanica francese e tutto è organizzato da un italiano, il paradiso è dove: gli amanti sono italiani, i cuochi francesi, la meccanica tedesca, e tutto è organizzato da uno svizzero. Auguri di buona pasqua a tutti gli esportatori di cucina e amanti italiani
Ho vissuto 2 mesi in Inghilterra e ho mangiato nelle loro case, la cucina di famiglia e quindi quella del 90% della popolazione è agghiacciante. Capisco la buona volontà nel volerli sdoganare ma ritengo che la vecchia barzelletta sia tutt’ora veritiera, dice
Secondo me la verita e che la cucina britannica non esiste infatti i piatti serviti nei ristoranti inglesi sono un pout pourri di ricette e idee scopiazzate in giro per il mondo.
Non scordiamoci che gli inglesi hanno colonizzato gran parte delle Indie, Americhe e cosi via.
Si puo dire che i piatti originali inglesi si possono contare sulle dita delle mani crumbles, pies, roasts ecc…Non sto giudicando male questa grande nazione(ci ho vissuto per oltre 7 anni) molte idee innovative, concetti e mode nascono li per poi essere distribuite come surrogato in giro per il mondo. Per quanto mi riguarda sono un fan della cucina genuina e con un po di coscienza e non fa differenza dove io mi trovo.
Ovunque vai a Londra troverai sempre del pesto, una pasta, un salume o un dolce italiano ficcato nel bel mezzo dei loro menu a ricordarci che la nostra cultura culinaria e’ e sara’ sempre motivo d’isprazione per tutti gli chef!!!
Parole sante, Sigrid. Vabbè che la cucina italiana è fantastica, unica, etc., però noi italiani tendiamo a peccare di un provincialismo disarmante quando parliamo di cucina estera. Forti dello spaghetto spesso non riusciamo proprio a guardare (e ad apprezzare il più delle volte) al di là del nostro naso.
(bello quel crumble!) :)
Filippo: a nasello, direi che l’influenza più forte è stata quella francese…
Buona continuazione e tanti cari auguri per una Pasqua serena… anche dal punto di vista meteorologico!
BUONA PASQUA!
@ Sigrid.
forse questa presa di posizione nel migliorare la cucina UK è data dal fatto che le cucine dei ristoranti UK pullulano di giovani cuochi italiani!
Buona permanenza e tanti auguri per una serena Pasqua.. un abbraccio e una bacione..
@ Tutti
B U O N A P A S Q U A