Books for Cooks | spring 2009

Eccoqua, abbiamo ufficialmente chiuso con i picnic e avrei da leggere qualcosa come 450 ricette… Mi ci vorranno una decina di giorni prima di dirvi il mio picnic menu, nel mentre ho fatto un piccolo roundup primaverile delle novità libresche arrivate sugli scaffali di casa negli ultimi tempi, sissammai che vi interessasse l’argomento ‘libri di cucina’… :-))


Un giorno a El Bulli
Il minimo che si possa dire è che è un libro esauriente: 24 ora complete nel retroscena del ristorante più famoso, ambito e chiacchierato del pianeta, documentate ogni 5 o 10 minuti (è proprio l’orario a scandire il ritmo delle pagine sfogliate) dell serie che on ne vous cache rien, on vous dit tout, insomma chéché ne dicano quelli di striscia (‘na banda di scemi populisti, scusate lo sfogo), un gran bel libro fotografico che documenta in tutto e per tutto il piu grande ristorante al mondo, la lavorazione, le idee, i ritmi, le techniche, la filosofia, l’organizzazione, le ricette, le persone, e in linea di massima tutto ciò che succede de prevedibile e non sullo palcoscenico del ristorante e fuori. Insomma Ferran Adria come non lo avete visto mai, delle foto belle e suggestive. Un gran bel libro fotografico a un prezzo tutto sommato molto gentile, per appassionati forsennati.

Un giorno a El Bulli, di Ferran Adrià, Julie Soler, Albert Adrià; foto di Maribel Ruiz di Erenchun, Phaidon Press, 528pp, 49,95euro.


E gli inglesi cosa mangiano?
Chi è che diceva che Gordon Ramsey era antipatico, bruttarello e che quasi quasi non era manco detto che era poi cosi tanto bravo in cucina?! (euh… io??) Beh ecco stavolta a Gordon gli perdoniamo assolutamente tutti i peccati del passato, perché questo libro qui è semplicemente perfetto. Meraviglioso. Bellllissssimo. Per grafica e foto (a parte che si vedono – a mio avviso – un po’ troppi ritratti di gordon con la guinness a portata di mano, uhm) ma sopratutto perché ha finalmente fatto ciò che gli anglofili aspettavano da una vita: un libro che faccia vedree che la cucina inglese esiste, e che nasce in quel luogo che a torto si tende a considerare come squallido spaccio di birra a fiumi: il pub. Una cucina senza inutili fronzoli, calda e fortificante, e ovviamente con i prodotti di lì, e quindi via di aringhe, gamberetti, maiale e verdure da paese freddo, stufati e pasticci, tutto molto vecchia inghilterra, insomma una cucina semplice e schietta come dev’essere giustamente il cibo quando vivi in un paese battuto da vento e onda.
I miei post-it: old fashionned pork pies, otted duck, white onion and cheddar soup, beef cobbler, cottage pie with guinness, ormish pastries, pimm’s jellies,…

Great british pub food di Gordon Ramsey & Mark Sargeant, HarperCollins publishers, 256pp, 20 pounds


Let’s do it!
Il sottotitolo ‘Anyone can learn how to cook in 24 hours’ la dice tutta e perfettamente: stavolta Jamie si misura con una serie di piatti semplici – per non dire archetipali (dal punto di vista di un inglese s’intende) e ne propone una versione facile, veloce e fattibile da tutti. E quindi sotto il motto Let’s do it, via di Chily con carne, hamburger, pasta con le polpette, polpettone, arista di maiale, paella pollo tikka masala, chicken fajitas, insomma, tutto ciò che fa parte della dieta dell’inglese medio senza che costui queste cose le cucini mai. Una mezza genialata quindi, così com’è geniale la sua idea del padrino culinare, in sostanza: regalate il libro a chi secondo voi si nutre male, e nell’incipit costui può firmare impegnandosi almeno a… provarci (a cucinare di suo invece che comprare vaschette e cibi pronti). In bonus, fra un capitolo e l’altro, le testimonianze di chi non avrebbe mai pensato di poter cucinare e invece ci riesce e ci ha preso gusto… :-)
Sul lato grafico/fotografico invece, devo ammettere che la prima volta che ho aperto questo libro ho pensato Orrore e l’ho richiuso subito. Non per le ricette, no: per la fotografia, specie quella dei ritratti, che in questo caso, per la prima volta nell’iter Jamiano è molto plastica, molto poco naturale, molto poco a che vedere con il realismo curato, dolce e sbrecciato, dei libri precedenti. Anzi in un senso potrebbe anche esserne lo sviluppo logico e naturale, un iper-realismo, esasperato a tal punto da sembrare volutamente finto. Tanto, piaccia o non piaccia, questa è la frontiera mobile del gusto – e poi jamie e così talmente tanto avanti che son sicura che fra 6 mesi questo sarà lo standard che piacerà a tutti, compreso me :-)
I miei post-it: lamb rogan josh, sweet potato and chorizo soup, minced beef Wellington, salmon fishcakes, grilled trout topped with mustard and oats, perfect roast lamb,…

Jamie’s Ministry of Food, Jamie Oliver, Penguin Books, 360pp, 25 pounds

Cartoline dalla Cucina
Il concetto è semplice, più o meno simile alla collezione dei libretti quadrati marabout: un piccolo libro quadrato di una ventina abbondante di ricette a tema, un autore che varia a secondo del titolo e le foto di Stefania Sainaghi. Intanto va complimentato lo sforzo e il fatto che questa collanina sia stata tutta appositamente realizzata in Italia (visto che qua ormai siamo troppo abituati a semplici traduzioni prese dall’estero e basta). Meno sfiziosi e accattivanti – più che altro per la fotografia e lo styling, specie del cibo, il che è un po’ un peccato – del modello Marabout, i libri sono però carini e simpatici, la grafica è molto basic ma non sgradevole, e appunto in 20-30 ricette ruotando intorno allo stesso tema vengono fuori spesso e volentieri spunti e idee interessanti (specie quando l’autore di turno si chiama Bruno Barbieri :-P).
I miei post-it: [una mela al giorno] sorbetto di mela cotta, gratin di patate, finocchi e mele, [crostate per tutte le stagioni] frolla al mais con pere al vino rosso, crostata con fragola e crema al cedro, bertolina con uva fragola, [deliziosamente fritto] crocchette di pollo, pasteis di baccalà, fonduta di formaggio fritta, [fuori dal guscio] rosticini di cozze gratinate con verdure al basilico, zuppa di ceci con pane carasau, cozze e animelle tostate, crostini con insalata di cozze, cipolla e ventresca di tonno…

Cartoline dalla cucina: Fuori dal guscio (Bruno Barbieri), Una mela al giorno (Andrea Costantini), Crostata (Monica Bianchessi e Stefano Fagioli), Deliziosamente Fritto (Umberto Zanassi e Carole Engel ), Biblioteca culinaria, 64pp, 13,90 euro ognuno


La cuisine en rose
Ero proprio curiosa di questo libra di cucina gay. Intanto perché non mi è chiaro che cosa ci possa mai essere di gay in una cucina, nel modo di mangiare, nella cura che uno mette o non mette a cucinare… Poi ho capito: in un libro di cucina ‘etero’ (??!) non troveresti mai una coppia di quarantenni in posa con ‘la torta della principessa’. In un libro di cucina gay, si. A parte piccole scemenze di questo tipo e che urtano sinceramente il ‘mio’ ‘senso estetico’, (insieme a qualche foto di giovane efebo dal torso glabro e oleato di troppo, cioè: ma che c’entraaaa??? e anche se alla fine le foto delle due drag queen faccendo la spesa al mercato di Barcellona ha fatto sorridere pure a me) devo dire che questo libro non è poi male per il resto: è intanto un viaggio per delle destinazioni (più o meno targati gay) del pianeta – Ibiza, New York, Londra, Barcellona, Grecia, San Francisco, Marrakesh, Nice ecc. – le foto di cibo sono oggettivamente belle, anche molto belle, lo styling è ottimo e le ricette sono spesso sorprendenti, eleganti, innovative, in una parola anzi due, abbastanza affascinanti. (e pazienza uindi per la torta della principessina :-)
I miei post-it: raita di avocado e wasabi, polpettine di halloumi e patate impanate al sesam, polpette di granchio con yogurt al mango, roquefort con ciliegie, polpettine ala noce di cocco e patate, rotolini di sogliola ripiena al wasabi e porro, manzo glassato al miso,….

Pink, Peter Norman, Leonardo Publishing, 256pp, 39 euro


Il club di quelle che non hanno tempo per la lievitazione naturale
Questo libro qui amme’ mi sta proprio a penello. Okay, okay, se siete difensori del lievito madre e delle lunghissimissime lievitazioni come si deve – e io non nego affato che siano come come si deve, anzi! – saltatelo pure questo paragrafo! Insomma, l’ho già detto, la panificazione seria è bella ma io non c’ho tempo, eppoi il pane e i panini e i lieviti in genere beh, me ne viene sempre la voglia la domenica mattina e cosi, beh, le lievitazioni veloci e me vanno perfettamente bene. E questo libro qui propone un certo numero di ricette anche interessanti con molto spesso una lievitazione veloce, chiedendo al massimo con un lievitino o una biga, insoma cose proponibili che non hanno bisogno di essere messe in agenda per essere realizzate. E a me mi sta benissimo così!
I miei post it: francesina (a base di biga), pane in cassetta ai cereali, pane semiintegrale con fichi, angelica salata, taralli al pepe nero, budino di pane (visto che ci sono persino le ricette per riciclare il pane avanzato!)

Il piacere di preparare il pane in casa, Anna Genari, Food editore, 160pp, 24 euro


Non c’è età per pasticciare!
Se non me l’avessero regalato (Grazie Rob’! ☺) non avrei forse mai saputo di questo libretto tradotto in italiano da Corraini nel 2006. Trattasi di un ricettario per bambini (in principio), quindi ricette semplici, facili, di stampo americano (dall’apple pie al purè passando per il polpettone, i pancakes o gli spaghetti con le polpettine), ma anche, e sopratutto, delle deliziosissime illustrazioni che fanno tanto retro made in usa, insomma disegni piuttosto naif che ricordano gli anni cinquanta e tutto quel candido mondo della pubblicità legata alla casa. Un bel regalino quindi per chi ha bimbi in età di reggere un mestolo, ma anche per i grandi bimbi, un libro da mangiarsi con gli occhi.

Guarda e cucina, Un libro di ricette anche per bambini – Tina Davis, Edizioni Corraini, 160pp, 20 euro

73 Commenti

  • Lara ha detto:

    @CorradoT: ok adesso ci capiamo… la penso a grandi linee come te e capisco anche la difficoltà per un ristoratore nel creare un lista dettagliata degli ingredienti delle sue ricette, ciò non toglie che sarebbe un bel messaggio se uno dei grandi la facesse, anche simbolica.

  • CorradoT ha detto:

    @Lara: Ho letto bene, ma ho risposto quasi solo alla 1, perdono. Provo a rispondere. Per le industrie alimentari che sono obbligate a indicare gli ingredienti: rispettano solo formalmente le leggi, basta leggere le etichette e si scopre: ” mono-bi-di-glutamma-qualcosa”, “natural flavours”, “E10x” (e sfido il consumatore, in piedi davanti allo scaffale- a capire di che si tratta), “coconut oil”, e cosi’ via. Nei cosmetici e nei medicinali, poi, viene usato un misto tra latino e formule chimiche in inglese. Non per niente esiste il detto “Fatta la legge, trovato l’inganno”.
    Per i ristoratori, invece, a parte l’incompetenza chimica innata, e’ semplicemente impossibile dettagliare cosa c’e’ negli ingredienti che usano: ma avete idea di quante diverse sostanze sono contenute -per esmpio- nella menta? E parlando di verdure, lo sapevate che il terriccio arricchito e i concimi normalmente in uso sono ricchi di metalli pesanti (dannosi!), e che questi metalli pesanti ce li ritroviamo in grande quantita’ nel piatto? Certo, i ristoratori possono (dovrebbero!) indicare quali sono gli ingredienti principali, ma sono impossibilitati a fare di piu’. Sulla cucina molecolare sono diffidente e pertanto la scanso, anche se in quei ristoranti si deve prenotare con mesi di anticipo (solo moda?). In un mondo perfetto tutte le polemiche sulle aggiunte agli ingredienti principali non avrebbero ragione di esistere, ma non siamo in un mondo perfetto.
    Invece vorrei spendere qualche parola sulle guide, argomento su cui Striscia sta spostando l’attenzione, dopo che si e’ accorta che con la cucina molecolare aveva fatto un buco nell’acqua.
    Le guide sono un buon affare. E’ come per i calciatori e i piloti di formula 1, una buona parte dei soldi vengono dagli sponsor pubblicitari. La mia personale impressione e’ che le guide non siano istituzionalmente disoneste, ma che: primo, non controllino come lavorano i loro ispettori (e quindi i furbetti ci marciano alla grande, con “suggerimenti” e richieste piu’ o meno palesi di favori/moneta a ristoratori, che a loro volta cercano di sfruttare la situazione), e, secondo, non importa loro piu’ di tanto se i giudizi sono corretti. Insomma: non delinquenti, questo no, ma tanti piccoli cialtroni. Io non compro guide, e magari mi perdo dei buoni ristoranti, ma non le compro.
    OK, finito. Mi scuso se qualcuno si sente insultato, ho espresso la mia personale opinione.
    Chiudo.

  • Lara ha detto:

    @CorradoT: forse non hai letto bene quello che ha scritto Bina nel punto 2 riferendosi al mio post. Abbiamo capito tutti che la chimica è tutto e che la natura stessa è chimica, ma perchè nei prodotti industriali sono costretti per legge a scrivere da quali componenti è composto un prodotto e nei ristoranti no?

  • CorradoT ha detto:

    @Bina – Rispondo ai tuoi punti 1 e 2
    Guarda che piu’ di uno chef ha contattato la redazione di striscia per aderire a quello che viene detto alla fine di ogni puntata “e se qualcuno ha qualcosa da dire, noi siamo qua”. Sono stati richiamati dalla redazione che ha cercato di capire da quale parte erano schierati, pro o contro. Una volta capito che erano contro la linea della trasmissione sono stati salutati con un “Grazie, vi chiameremo noi”. Inutile dire che non sono mai stati richiamati.

    Per quanto riguarda i “prodotti chimici”: anche il prodotto NaCl viene usato in cucina, e’ Cloruro di Sodio. Cioe’ il sale. Lo vogliamo bandire? Questo e’ l’esempio piu’ banale, tralasciamo il resto. E per l’uso di ingredienti naturali: il prezzemolo, per esempio, se usato in grandi quantita’ e’ velenoso. E Socrate, poi, non mori’ dopo aver bevuto una tisana? In media stat virtus, OK, il vero problema e’ trovare il giusto mezzo.

  • Lara ha detto:

    Pienamente d’accordo con Bina.

  • Bina ha detto:

    Mi permetto di entrare anch’io in merito all’argomento Striscia:

    1- i vari chef che utilizzano additivi non sono mai intervenuti a striscia per dire la loro seppur invitati (hanno qualcosa da nascondere?)
    2- ammesso che gli additivi usati dagli chef non sono dannosi per la salute (vedi link sopra), perché allora, quando i commentatori di questo blog fanno presente che è un diritto sapere cosa stanno mangiando nel piatto, nessuno risponde seriamente?
    3- se per legge quando compriamo un prodotto devono esserci scritti gli ingredienti (coloranti, conservanti, addensanti, “miglioratori” in generale) perché quando andiamo al ristorante i ristoratori non devono fare la stessa cosa? Ergo: mancano leggi che obbligano a fare questo e Striscia sta cercando semplicemente di sollevare la questione.
    4- Se non esistessero questi additivi (per dare sostanza, forma e colore originali ai loro piatti) sarebbero comunque dei grandi chef? Posso pensare anche di si, ma la certezza non l’avremo mai.

    Vogliono essere solo constatazioni. Ma ora dico la mia:
    La maionese è stata inventata unendo olio, uova e succo di limone: geniale!
    I prosciutti, i salami e una infinità di formaggi sono stati creati in origine senza l’utilizzo di particolari additivi, alcuni addirittura sono più delle scoperte che delle invenzioni, come il formaggio di fossa, chiamato così perché in tempo di guerra veniva nascosto nelle fosse e così si è scoperto che aquistava un sapore particolare.
    Credere che nel campo dell’alimentazione sia già stato tutto inventato, ed è quindi necessario ricorrere agli additivi per trovare l’originalità nel piatto, secondo me è un errore.
    Penso che lo sforzo comune dei grandi chef debba andare verso la creazione e l’invenzione o la scoperta di nuove Materie Prime di eccellenza e non verso l’utilizzo della chimica (ammettendo anche che non è nociva) che penso troverà il tempo che trova.
    Credo debba essere indirizzata in quel senso la creatività di chi si propone di somministrare degli alimenti soprattuto nel nostro paese dove abbiamo degli esempi di materie prime incredibili.
    Oppure devo pensare che chi ha creato il parmigiano, il culatello, le lasagne, i tortellini, il caramello, la birra, l’olio (potrei continuare all’infinito) era molto più intelligente e creativo di quanto lo siamo noi al giorno d’oggi.
    Spero che le cose non siano così tristi come le vedo.
    Ciao a tutti

  • Stellina ha detto:

    Meno male che ci sono persone che hanno saputo esprimere meglio di me concetti che condivido in pieno.
    Grazie

  • embryo ha detto:

    A mio modesto avviso, posto che la “cucina molecolare” è già “molecolare” di per se… (faccio solo l’esempio dei bignè… se non sono frutto di una arcana reazione molecolare degli ingredienti loro…)
    Ci voleva Sor Adrià per studiare gli effetti chimico/molecolari dell’entropia su materie prime organiche….? mi domando se allora i ristoranti che declinano quotidianamente il mito dell'”espresso” e della materia prima di “prossimità” poi non vadano a fare spesa al “penny market” (e non è una marchetta ;))… la domanda è: chi vive del secondo scenario deve scriverlo che fa spesa al penny market sotto casa?
    La seconda domanda che mi sorge spontanea anche a costo del populismo… sarà da riformare tutto il meccanismo del “marketing” sulla ristoranzione? vogliamo altresì parlare del “marketing” dei vini? esempio pratico del Sagrantino di Montefalco… (vino molecolarmente “fallato” se vinificato “da tavola” anzichè da meditazione)…
    A buon intenditor poche… palabras.
    hasta siempre! stay real!

  • Patatone ha detto:

    Sigrid non necessita di avvocati difensori, quindi risponderà lei a Stellina, io vorrei entrare nel merito della discussione su Striscia (anche se non ne posso davvero più, ma questa battaglia disinformativa va combattuta). Vi consiglio di leggere questo link per avere le informazioni scientifiche su gli additivi usati dai cuochi come Adrià:

    http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/04/21/il-finto-scoop-di-striscia-la-notizia/

    La cucina di Adrià non è dannosa per la salute, poi siete liberi di pensare ciò che volete sul gusto dei suoi piatti (anche se per esprimersi bisognerebbe provarli a mio avviso..).

    Sottoscrivo in pieno le parole di Sigrid. Striscia è populista ed altri commenti qui sopra testimoniano che ha colpito nel segno.

  • Salines ha detto:

    @Stellina
    Mi spieghi cosa sono le marchette al tuo paese?
    Cerchiamo di rimanere nei limiti dell’educazione.
    Poi ti spiego da me che significato hanno!

  • Domex ha detto:

    Ciao a tutti, per quanto riguarda Ferran Adrià, bhe mi giunge strano che molti di voi pensavano che le uova verdi fossero naturali, o che il caffè solido fosse una innovativa invenzione di un grande chef. Se domani metto il caffè in freezer invento il caffè ghiacciato??? Sapete che bello servire cubetti piccoli di ghiaccio al caffè ?? E che invenzione è ??. Mha !! Una volta sono stato a cena da Sadler … a parte il conto … bhe ho mangiato delle delizie che non avevano sapore, ma alla fine i 300€ di conto sono stati addolciti da un gustosissimo lecca lecca più trasparente di un foglio di carta velina … ma era al the verde !! Ma vada via al k……..ù ! Meglio una 4 stagioni !!

  • lara ha detto:

    Ciao Sigrid anch’io non sono d’accordo su quello che hai scritto di Striscia, penso che sia giusto puntare il riflettore su un’argomento come quello dell’utilizzo di sostanze chimiche nella preparazione dei cibi. Chi va al ristorante e paga fior di soldi per una cena ha tutto il diritto di sapere cosa sta mangiando.

  • Stellina ha detto:

    Quelli di Striscia saranno anche populisti, ma t sei molto presuntuosa.
    Scusa lo sfogo, ma le tue marchette sono davvero vergognose.

  • Patatone ha detto:

    Viste le polemiche di questi giorni consiglio a tutti l’acquisto di “Un giorno a El Bulli”, farsi un’idea della cucina e del locale di Adrià a soli 50 euro :-)

  • Beloli ha detto:

    @Ginevra
    Anche io ho fatto lo stesso… Però non sono pentita… costavano così poco, erano in offerta… :-))

  • Gallinavecchia ha detto:

    Interessanti tutti… ma “Guarda e Cucina” mi ha stregata, visto che proprio in questo periodo sto cercando di rendere partecipe la pulcina dele mie (dis)avventure culinarie ;)

  • Sabry ha detto:

    … non troppo tempo per i libri in questo periodo…ma cmq adoro dare un’occhiata ai siti dei cavoletti che sono sempre pieni di idee che quando ho tempo cerco di realizzare…. e chissà quando ne farò uno mio…. buon pranzooooo….

  • Ily ha detto:

    Nooooooooooooo mi sono dimenticata di spedire la ricetta picnic!!!!che rabbia evvabbè!!
    Comunque ho già adocchiato un libro quello del pane visto che in questo periodo (lungo) mi sono data ai lievitati pane compreso che tra l’altro devo dire non mi è venuto niente male….

  • Marina ha detto:

    In tema libri, proprio in questi giorni sto leggendo “Come ho imparato a cucinare”, pubblicato da Elliot. Sono le storie “di formazione” di alcuni tra i più grandi cuochi del mondo, tra cui Adrià. Ve lo consiglio. :-)

    Marina

  • san bernardo ha detto:

    per diversi :
    30)Slow Mais: bentornato,anche col nuovo ‘nick’
    47)Giu :se alludi ai rientri…A meno che non ci sia in programma…un lancio spaziale…di parole in libertà ( vedi commenti di Roberto e di Sigrid )

  • francesca ha detto:

    Carissima,
    ieri era il mio compleanno e postando il libro Pane mi hai fatto un bellissimo regalo: quel libro è anche un po’ “figlio” mio…Grazieeee!

  • Silvia-Magnolia ha detto:

    ohhh peggio di me con le riviste di martha! :-D buona lettura dolcezza

    Silvia

  • giangi ha detto:

    quante belle idee…….complimenti…

  • Ginevra ha detto:

    come volevasi dimostrare sono andata su amazon co uk e mi sono comprata sia quello di jamie olivier sia quello di ramsay maledette librerie online che rendono così facile fare danni :-)

  • miki ha detto:

    Ciao a tutti!
    Vi ricordo che oggi a Bologna inizia Slow Food on Film!
    Per caso Sigrid passi da queste parti?? :)

  • Giu ha detto:

    Sta’ per succedere qualcosa di clamoroso…

  • Donatella ha detto:

    @San Berny: io la ricetta di un interessante cake fatto col pane in un libro di cucina di New Orleans che comprai apposta dopo averlo mangiato sul posto.

  • san bernardo ha detto:

    Sigrid,parli di pane…riciclato….che ricetta ti ho inviata per il pic-nic ? ce n’è un’altra : pan secco ammollato nel latte,aggiungere 1 – 2 uova intere , dadolini di pancetta , parmigiano grattuggiato , erboline varie , se fosse troppo appiccicoso aggiungere farina fino a rassodarlo. Fare delle palle tipo biliardo ( 4 -5 cm. diametro).Misure a….spanne…come si diceva sul post precedente. Mettere a cuocere in acqua bollente , abbondatemente salata . Quando vengono a galla , sono da considerarsi cotti . Si possono mangiare come contorno ad uno stracotto , con i crauti , con del ragu e parmigiano , con quello che la fantasia permette di unirci :-)))) Sono conosciuti anche come …canederli …

  • Mina ha detto:

    Ciao a tutti !

    Vi segnalo un libro davvero curioso (prefazione di Stalin), stampato più volte in URSS. Anche il cibo diventava propaganda! E’ stato recensito anche sul CDS del 04/05/09 da Claudio Magris ( su Metaforum.it potete leggere il testo dell’articolo). Sarà che unisce le mie 2 passioni ( cucina & cultura russa) , ma l’ho già ordinato…
    Si chiama RIVOLUZIONE IN CUCINA A TAVOLA CON STALIN: IL LIBRO DEL CIBO GUSTOSO E SALUTARE, a cura di L.Avirovic, Excelsior 1881 Editore

    ciao!

  • genny ha detto:

    pink è bellissimo!e il libro del pane l’ho preso proprio oggi in biblioteca(ahimè non è tempo di grandi acquisti:() posso consigliarti anche quello edito da geocooking?
    ciao!
    genny

  • Fabien ha detto:

    Ho già girato il link al libro di cucina gay ad un sacco di amici… non credevo esistesse un libro del genere ;)

  • barbaraT ha detto:

    ragazzi, guardate che su amazon.co.uk alcuni dei libri made in england consigliati da sigrid costano meno della metà del prezzo di copertina.
    io su quello co.uk non ci ho mai preso nulla, ma su quello .com un sacco di libri di donna hay pagati molto meno che qui e in dollari quando il cambio era a 1.50! un affarone! e sono arrivati nel giro di 10 giorni

    per quanto riguarda i negozietti romani per food-feticisti consigliati da sigrid, la mia carta di credito conferma che la gita all’emporio di gusto e da c.u.c.i.n.a. ha effetti disastrosi per l’estratto conto… (e il mese scorso me li sono fatti tutti e due, alé…)

  • Cristina ha detto:

    Sigrid non sapevo che i Marabout sono stati esportati,e tradotti,in Italia,il mio preferito é quello sui crumbles (mitico il crumble au citron di pagina 18) ma una parolina su Cyril Lignac la diciamo? Il ragazzo é giovane,ha l’aria simpatica e le ricette sono facili e simpatiche…crescerà!

  • helen ha detto:

    Bellissimoo…in special modo salmon fishcakes, budino di pane, rotolini di sogliola ripieni di wasabi e porri, polpettine di halloumi e patate impanate al sesamo,..sorbetto di mela cotta, gratin di patate, finocchi e melee..non vedo l’ora tu le testi per noi :-)

  • Giulianagiu ha detto:

    Che belle cose da cui lasciarsi ispirare, spero di non essere troppo delusa da Jamie, bello il libro sul pane che ho visto insieme a mio marito….il giorno dopo pacchetto, lo scarto felice….bè il libro che mi ha regalato era quello accanto ma le ricette del pane sono comunque tante come pure i riutilizzi sig!

  • Saruk ha detto:

    Oh… sono appena stata in libreria e sono riuscita ad uscire senza aver comprato nulla, nonostante ci fossero alcuni libri di cucina che punto da parecchio tempo e adesso guardo il “cavoletto” e che ti trovo???? Così devo aggiungere altri libri alla mia già infinita lista desideri!

    @Sigrid, ma sarai alla fiera del libro di Torino???

  • Donatella ha detto:

    @Tutti: a Roma c’è l’anglo-american bookshop, in via della Vite, vivino a piazza di spagna. Li’ solo libri in lingua, ovviamente anche di cucina. Sempre in zona centro c’è anche la libreria francese, a piazza San Luigi de’ francesi, vicino al Pantheon. Quello che non hanno possono ordinarlo. Io stavo pensando a quel libro sulle marmellate di cui Sigrid ci ha parlato nella precedente rassegna…

    @Sigridina: qualora tu fossi in crisi d’astinenza dai cioccolatini più buoni, ossia secondo me quelli di Neuhaus, lo sai che li “deliverano” in tutto il mondo? Questi infami, perché li ho ordinati una volta, regolarmente mi mandano delle e-mail per segnalarmi cose speciali (tipo oggi il mothers day), e io ogni volta mi vado a fare un giro sul sito sbavando e pestando perché sono a dieta…

  • Robiciattola ha detto:

    quello per bambini un’illuminazione per me!!!

  • Marta ha detto:

    Grazie per questa meravigliosa recensione!
    I libri di Gordon e Jamie non sono ancora arrivati in Canada, ma vorrei comprarli ed adesso, dopo sapere la tua opinione esperta, sono emozionata di piu!

  • puracucina ha detto:

    @Sigrid: Grazie mille per la lista dei nuovi negozi! Missà che mio marito rimpiangerà di avermi dato la carta! ;oD
    Effetivamente, la Feltrinelli Int’l vicino alla p.zza Repubblica è una delle mie tappe obbligatorie!

    Ah, solo per chi non è allergico/a alla polvere, non è per niente male una libreria int’l dentro la stazione Termini (non ricordo il nome, comincia con la B, se non sbaglio). L’ho scoperta per caso mentre aspettavo il treno. Non tutti i libri sono di recenti pubblicazioni ma la scelta è abbastanza vasta.

  • Grazia ha detto:

    W la poltrona EKTORP ;-)

  • vaniglia ha detto:

    bellezza, mi sembra più che giusto, propinarci della sana lettura culinaria, dato che tu ne avrai da parte nostra per un bel po’. Anche se alla fine io la ricettina non l’ho mandata, non so, tutto il mio perfezionismo si è elevato all’ennesima potenza pensando che quello che mi accingevo a tramandare era PER SIGRID, quindi ogni cosa, anche tra le mie preferite, sembrava sempre poco all’altezza (quando la finirò di non aspettare che “giudichino” gli altri?).

    ad ogni modo:

    Jamie: panico.
    Io qui o mi compro una(due)lampada da fotografo e mi butto sul rarefatto, o mi compro un giardino e mi butto sullo sbrecciato-naturale (e vedo entrambe le cose abbastanza difficiline, al momento), ma l’iperrealismo no, ti prego, 6 mesi no, pietà, mi viene l’orticaria solo a pensarci, a meno che una brava foodblogger e fotografa che conosco non ci metta del suo, e tragga da questo “trend” che tu pronostichi(?!) idee molto, molto belle… ;-)

    cartoline dalla cucina di biblioteca culinaria: io ho quello sulle crostate e con cordo con te su tutto. le foto sembrano “anche” tagliate male… ma non mi ero accorta del fatto che non fosse, come al solito, o come spesso, una traduzione dalla marabout… quindi molto onorevole (e quindi forse mi dovrei cimentare almeno in una ricetta).

    pane: quello che cercavo.
    ma non con la macchina del pane, vero? muoio dalla voglia di “adattare a me” quello della tommasi, ma mi viene l’avvilimento ogni volta che leggo cose tipo “con il programma 4….”

    guarda e cucina: anche io senza di te non avrei mai saputo della sua esistenza, mi ispira molto.

    grazie, grazie, grazie.
    aspetto il tuo libro con trepidazione, poi lo metterò nella mia libreria culinaria a fianco al fratellino “ricette audaci per cuochi curiosi”…. baci
    ;-)

  • SlowMais ha detto:

    Vado di Jamie (che avevo già adocchiato da un po’) per me e di “Guarda e cucina” per chi so io …

    Però con calma che di libri ora sono davvero troppo pieno.

  • Nina ha detto:

    una corraini addicted non potrà mancare l’ultimo ;)
    baci, grazie per le dritte!

  • lise.charmel ha detto:

    da un pezzo adocchiavo le cartoline, le trovo davvero sfiziose, ma ho già tanti libri di cucina (sìsì, questa scusa dura di solito cinque minuti, ma è dura uscire così velocemente dalla libreria! :))
    invece non conoscevo ma mi ha molto attratta il libro sul pane: io sono sempre di fretta, se la lievitazione non è troppo lunga fa al caso mio

  • Gloria ha detto:

    Pubblicata! Grazie mille, a presto!

  • Lara Kasabian ha detto:

    Cara Sigrid, per me il libro di Jamie lo puoi buttare dalla finestra e/o darci fuoco.
    E’ stato uno dei regali scartati sotto l’albero lo scorso Natale londinese. Vabbè io Jamie un po’ lo odio perchè incarna tutto l’ideale anglosassone del cuoco “nazional mediatico”, belloccio per di più, messo lì per costringere ai fornelli le bridget jones d’oltre manica … in soldoni: è un libro di società raccontata attraverso la cucina e se vogliamo è proprio questo l’unco lato positivo. Quanto alle foto, beh fanno un po’ schifio,a tratta mi ricordavano i ricettari LAGOSTINA di mia madre, se non fosse che quelli ormai sono vitange e ci piacciono, ma sta fotografia culinaria “iper realista” (cit.;) non mi convince proprio!
    Quanto al contenuto… Mah! :P
    Condivido in toto il giudizio su Ramsey invece :)
    Un Abbraccio!

    L.K.

  • Sigrid ha detto:

    @gloria: fatto! Bella idea, complimenti! :-)

    @puracucina: di libri in inglese ne trovi qualcheduno alla feltrinelli di largo argentina (e alla feltri international a pzza exedra) e sopratutto fai un salto al negozio di ‘Gusto (bella collezione di libri international e d stovigliame & co :-), sempre per le stoviglie, sono cari e antipatici ma hanno roba stupenda: c.u.c..i.n.a in via mario dei fiori, dietro piazza di spagna :-) (la tua carta di credito non mi ringrazierà, missà :-)

    @francesca: e per queli che andranno al salone del libro abbiamo una sorpresina in petto :-))

  • Gian dei Brughi ha detto:

    Uh,in realtà “Guarda e cucina” l’avevo comprato per mio figlio, ma poi alla fine lo uso sempre io :-)

  • lisa ha detto:

    Ciao Sigrid!

    splendido e utile questo post, grazie!

    Attendo trepidante le tue scelte :-D

  • Diletta ha detto:

    Bello, li avevo già puntati tutti!
    Il Pink è quello che mi attira un po’ meno perché per me è un filino troppo pretenzioso ed esibizionista (a livello di ricette, of course), mentre devo dire che a me i libri di Bibliotheca Culinaria piacciono sempre tantissimo, e mi piace proprio il fatto che siano stilosi senza essere troppo in piega.. ogni tanto ci vuole!
    PS: per restare sul tema di quello di G. Ramsey, hai mai visto “Real cooking” di Nigel Slater (io ho un’edizione Penguin del 1999)? E’ sul genere (senza il pub) “cucina semplice da inglesi o inghilterraviventi”, molto molto carino e sono apprezzabili perfino le ricette “stile” italiano, il che è tutto dire. Consigliato! ;)

  • dada ha detto:

    Adoro le recensioni (sincere)sui libri di cucina, le leggo e le rileggo. Certo, non aiutano il portafoglio e la libreria di casa, ma si possono fare delle belle scoperte come questa di Ramsay (curiosissima) o del pane.El bulli l’ho già adocchiato e sfogliato in libreria, notevole… Grazie Sigrid!

  • puracucina ha detto:

    Oy oy oy, mi sa che fra poco qualcuno mi sequestra il bancomat! ;o) Sto per partire a Roma con una valigia vuota che riempirò con cose da Castroni, Peroni (grazie a questo blog) e libri di cucina in inglese!
    Sigrid, non è che mi suggerisci dove andare anche per gli ultimi? ;oD

  • Salines ha detto:

    La frontiera mobile del gusto…una immagine che mi ha colpito, perchè la cucina è in continuo dinamismo e chi si fossilizza è perduto!

  • sara ha detto:

    troppi cuochi stranieri per i miei gusti!

  • Babuska ha detto:

    Sigrid, non vale… io ho ancora dei desideri da soddisfare dopo l’ultimo post di “consigli per gli acquisti” (tipo Abracadabra per esempio…) e mi sono appena fatta regalare Jamie Oliver e la sua cucina naturale, e tu vai giù di mannaia così… mannaggia!
    ps Buona lettura e in bocca al lupo ai 450. Stavolta non ce l’ho fatta…

  • Ginevra ha detto:

    il libro “un giorno a el bulli” l’avevo trovato a Londra ad un book exchange ad un prezzo veramente ridicolo (non era tenuto benssimo) e avevo pensato che dovesse essere proprio noioso per essere svenduto così. Non l’ho preso perchè troppo pesante da ficcare nel bagaglio a mano già stracolmo.
    Quello di Ramsey mi ispira moltissimo non so se riuscirò ad aspettare di ritornare a Londra o mi toccherà ordinarlo online

  • pasadena ha detto:

    Interessantissimo post! Che attenta alle mie finanze, ma che mi fa subito correre a comprare un bel regalo per il marito che si sta dedicando alla panificazione. Mi incuriosisce molto anche la cucina inglese, anche se mi sa proprio che sia troppo da carnivori…

  • Juls ha detto:

    Amo questi post e più di una volta sono stati fonte di ispirazione e di perdizione (eh sì.. prima o poi me la tagliano con una forbiciata la mia credit card).
    Il libro di Jamie lo sto puntando da quando sono andata a Londra, prima o poi lo compro.
    E visto che amo l’Inghilterra alla follia, perché non comprare anche quello di Gordon Ramsay?
    E visto che non riesco a far lievitare il pane perché non tentare di istriurmi?
    E visto.. OK, basta.. =)
    ciao!

  • Roberto Granatiero ha detto:

    Hei, ma che bello!

    ma forse manca ancora un altro libricino da consigliare ;-)

  • chiara.u ha detto:

    Mmm buona la Guinness… quella vera però :) In bottiglia non la considero nemmeno!!
    Grazie Sigrid per questa bella rassegna… fra un pò è il mio compleanno e saprò cosa farmi regalare!
    Buona giornata.

  • valina19977 ha detto:

    ho fatto giusto un giro stamani su IBS per qualche niuova ispirazione…
    bastava aspettare una mezz’oretta e ecco qua la lista della “spesa” versione book
    Tnk
    Vale

  • Francesca ha detto:

    Quanti nuovi consigli! Avevo già addocchiato il libro di Jamie Oliver… e anche il libro sul pane della Food Editore sembra interessante! Chissà, magari il prossimo Salone del Libro di Torino sarà l’occasione giusta per comprar qualcosa :)

  • daria ha detto:

    …interessantissimo…mela e crostate me li sono rigirati più volte tra le mani…altro testo che mi è parso delizioso della collana è quello sulle polpette…comunque sì…almeno un paio andrebbero presi…e poi potrebbe essere ora di rivalutare la cucina inglese da sempre bistrattata!

  • Gloria ha detto:

    Che bella la foto! Me la mandi al thereadersproject? Ne sarei veramente onorata!

    http://www.thereadersproject.com/?page_id=198

  • CorradoT ha detto:

    Senti Sigrid, la butto in ridere: nel testo hai messo il nome di un deodorante intimo al posto di una ricetta piccante. Prego altri lettori di evitare facili commenti :)

  • Francesca ha detto:

    Sono andata con un’amica alla presentazione di Ferran che ci ha omaggiate del suo libro. Da leggere alla prima all’ultima pagina, sembra proprio di essere al El Bulli..

  • angelal ha detto:

    grazie per questo bel post grande Sigrid.Buon lavoro per la lettura delle 450 ricette da picnic

  • Tuki ha detto:

    Che fantastica carrellata, lo sai che questi post sono un’attentato alla carta di credito, vero?
    Ah, dimenticavo.. bellissima la definizione di quelli di striscia (tiè :).

  • franci ha detto:

    In bocca al lupo con la lettura delle ricettine allora, intanto quì è tempo di paghetta, e investirò comprando qualche nuovo libro di cucina tra questi che ci hai consigliato! Grazie Sigrid, come sempre è un piacere leggere il tuo blog mentre si beve il caffè la mattina,ormai è un rito!! :)

  • Cucinella ha detto:

    WOW!!!!!!
    Che meraviglia questo post!!!!
    Meglio del mio solito tour nel reparto gastronomia di feltrinelli!!!

  • Wella ha detto:

    Amo la cucina inglese!

Commenti chiusi.