Books for Cooks | summer 2009

Non so voi ma io ho già iniziato a preparare il cesto dei libri che verranno con me in vacanza, e quindi, delle volte che foste in mancanza di ispirazione, un paio di appunti… :-)

Prepararsi per le conserve (1)
Il formato è forse un po’ grandicello, ma nell’insieme questo libro prodotto in italia (bonus) non è affatto male (anzi, veramente doppio bonus: le foto di Davide de Prato solo lineari, eleganti e hanno un loro fascino). E in sostanza, come da sototitolo, una collezione di ricette di conserve, confetture e liquori utili pressoché tutto l’anno, non solo marmellate di frutta ma anche verdure, carni e formaggio sott’olio (quest’ultima categoria è a me ignota, dovrò vedere di rimediare :-), con una bella intro con indicazioni generiche assai precise su come prepararsi alle conserve (non so voi ma io ho ancora il timore dei sottoli, per esempio, qui invece ho trovato di che rassicurarmi, insomma non è detto che stavolta non ci provi :-) e proponendo anche, ogni tanto, qualche abbinamento un po’ fuori dai sentieri battuti, anche se l’insieme rimane molto su una linea classica italiana. Il tocco genialoide che cambia tutto: 3 doppie pagine di idee fai da te per creare confezioni regalo fuori dall’ordinario e, a fine libro, due fogli di etichette adesive simpaticamente retro, una trovata carina, utile e divertente mai vista prima! ☺
i miei post-it: Confettura di carote, pere, zenzero e cannella; Lonza di maiale in conserva d’olio e spezie; Sardine in olio d’oliva; Composta di cipolla rossa con rosmarino e vaniglia; Composta di radicchio rosos, amaretti e spezie; Liquore di mandarino e miele …
Fatto in casa, a cura di Francesca Badi e Cristina Bottari, 127pp, 19,90 euro, Food editore.

Prepararsi per le conserve (2)
L’anno scorso, in materia di marmellate, mi ero convertita con grandissimo entusiasma al metodo Ferber, quest’anno mi porto senz’altro tutto quanto il libro con il fermo intento di provare, oltre ai fichi, qualsiasi cosa di marmelatificabile che mi capiterà sotto mano, dalle pere alle more passando per i pomodori! Per ricordo, la marmellata secondo Ferber non contempla l’aggiunta di fruttapec e riesce a zappare abilmente le ore e ore di bollitura delle marmellate di una volta: solo limone e una notte di riposo in frigo, per una marmellate dense ma dal sapore integro non compromesso da lunghe cotture. Semplicemente geniale. Aggiungere a tutto ciò la naturale inclinazione della maga delle marmellate per gli abbinamenti originali e armoniosi e avrete, beh, una guru :-)
I miei post-it: cerises blanches et rose, fraises au jus de framboise et vinaigre balsamique; les deux abricots à la vanille et au gewurstraminer; lamponi e lytchee à la rose; tomates rouges à la vanille; peches blanche au safran;…

Mes confitures, Christine Ferber, ed. J’ai Lu, 285pp, 5 euro. In francese.

Non solo conserve…
In sostanza è un corollare al libro precedente, trattasi di ricette per crostate dolci e salate, che molto spesso riprendono gli abbinamente delle marmellate di prima. In più un po’ di idee ‘salate’, spesso di ispirazione alsaziana (poiché è lì che vive la fee des confitures…) Anche qui le ricette sono anche qui divise in base ai prodotti di stagione, anche qui sono pressoché irresistibili, anche qui gli spunti per creazioni proprie future sono tanti…
I miei post-it: tarte à la rhubarbe meringuée aux épices; arte aux framboises et au munster blanc; tarte aux figues, à l’orange et aux noix;
Mes tartes sucrées et salées, Christine Ferber, ed. J’ai Lu, 317pp, 5,60 euro. In francese

Quei blog che diventano dei libri
Vabbe che avendone uno, di libro (del cavolo), che è quasi finito (manca una settimana alla chiusura! :-), dovrei stare un po’ attenta a ciò che dico però, c’è poco daffa’, noio siam piccoli critici dentro :-) (e tanto lo so bene che non tutto viene sempre come si vorrebbe :-P). Insomma, era uscito già da un po’ e non è che non fosse curiosa del libro scritto da una delle mie blogger storiche preferite, solo che mi sono un paio di volte scordata di ordinarlo e cosi è arrivato, nella versione tedesca, quasi un anno dopo la sua uscita. Sinceramente non ho ancora deciso se mi piace (il che equivale, suppongo, a dire che non mi piace da matti, insomma, non mi dispiace ma non farei neanche la ola, non come per i libri di cui sotto, per dire). Il punto è questo: mentre il blog è bello e colorato ma etereo, con delle foto curate, e del cibo lavorato in modo pignolo, il libro è, beh, è un’altra cosa… Niente più sfondi diafani e forta controluce ma colori e a volte persino stilismo un filo scontato, per non dire delle macro omnipresenti – come sul blog – tranne che su carta però, uno dopo un po’ li trova stucchevoli (non so voi ma io i denti di una forchetta a piena pagina, beh, boh…). Questa cosa delle macro forse è semplicemente un piccolo problema di adattamento al formato, infatti una macro su un blog dove la foto è horizzontale e larga un 500 pixel va benisismo, ritrovarsela a piena pagina di un libro è un po’ diverso, quindi forse, per i blogger questa del cambiamento del sopporto e delle dimensioni può essere un po’ un tranello. Per il resto ricette carine come sempre, con alcuni spunti da riprendere e sviluppare (altri no, voglio dire, non l’aspettavo affatto la ricetta dell’insalata greca, macché…), ma un layout generale (curato dalla stessa Nicole Stich) che, a forza di colori e di eclectismo, fa un filo rimpiangere il blog (eh vabbe, tanto, quello ce l’abbiamo lì, sotto mano, basta un clic ☺)
I miei post-it: insalata di pane indiana, parfait al frutto della passione, sorbeto all’aperol, sfoglie croccanti alle nocciole, briochine all’arancia, mozartkugeln, paté di fegatini con pistacchi;…

Delicious Days, di Nicole Stich, Grafe und Unser ed., 215pp, 19,90 euro. In inglese e in tedesco.

L’eleganza del fico
L’avevo letto qua e là, sembrerebbe che in questo ultimo anni ogni foodie che si rispettasse si fosse innamorato di questo libro, e cosi, fosse anche solamente per il titolo, ho ceduto. Ebbene, tanto per essere originale: credo sia uno dei più bei libri che mi siano capitati sotto mano quest’anno! Semplice e pulitissimo il layout, tutto bianco, un libro che riposa gli occhi, carta gradevole al tatto e foto molto molto belle, un po’rustiche ma non troppo, vissute ma con discrezione, nulla di volutamente sgargiante, tutto assolutamente sobrio, cibo trattato con dignità, rispetto e grande cura. Vi riporto le due prima righe del libro che ne rendono perfettamente lo spirito: Do you really need a recipe for a platter of figs? No. Is that the point? Yes. Does it have to be more complicated than that? Not really. Segue una riflessione sul fatto che per servire cose semplici bisogna comunque avere la consapevolezza della loro qualità, delle loro proprietà organolettiche, ma questo non toglie molto alla questione di fondo: David Tanis, chef al mitico Chez Panisse di Alice Waters, riesce a fare ciò che gli chef italiani quando scrivono libri perdono troppo spesso di vista: il cibo di casa non è cibo da ristorante, e nessuno o quasi vuole né può replicare cose elaboratissime nel proprio cucinotto, soprattutto: non serve. Del resto manco gli chef stessi mangiano a casa come al ristorante :-P. Ne risulta una marea di menu in tre portate, essenziali, centrati e insieme elegantemente golosi, con ricette che poggiano in gran parte sulla bontà della materia spingendola ad esaltarsi, in modo semplice, ma elegante, e che variano ovviamente con le stagioni e il loro prodotti. Un libro praticamente perfetto.
I miei post it: Insalata di fave con prosciutto di montagna e menta, Risotto all’aragosta; Fragole al profumo di rosa; Insalata di granchio e prezzemolo; Gelato miele e lavanda; Crumble di mirtilli e more; Insalata di avocado e ravanelli; Zuppa di pesce con cozze e chorizo; Prugne fredde al beaujolais; Tagine di pollo con zucca e ceci;…

A platter of figs, di David Tanis, Artisan ed., 294pp., 35$. In inglese.

Cucinare giapponese a casa propria
Ve l’avevo pronesso, eccoloqua il libro che mi ha fatto compagnia per tante sere, come lettura studio prima della buonanotte. Sul serio, c’è da impararci tantissimo, grazie alle nutrite introduzioni, alle ricette stesse (che dimostrano tutte ciò che ci sia da carpire al di là del sushi, concetta che mi sembra vagamente di aver già sottolineato qualche tempo fa :-) e all’approccio per nula snob alla cucina quotidiana dei giapponesi. Quindi, oltre a insegnarci una volta per tutte cosa tiene un giapponese in dispensa o come si cuoce il riso giapponese, Kaori ci fa validissimo spieghe sul cibo al quotidiano in oriente, dal chirachisushi (una ciotola di riso con tante cose sopra, perché gli stessi giapponesi a casa mica perdono tempo per fare dei sushi) al shio-jake – il miglior salmone al mondo (e di una scemenza disarmante, basta tenere il filetto di salmone sotto sale per un oretta e poi cuocerlo sotto al grill, stupendoooo ☺). Insomma, un libro che non è ancora riuscito a stancarmi, e se dovessi averne solo un di cucina giapponese, sarebbe questo qui :-)
I miei post-it: dal okonomiyaki alle melanzane fritte con salsa al miso, al chazuke passando per il teriyaki e il tataki, tutte ma proprie tutte le ricette sono buone e stimolanti e da scoprire! :-)

Une japonaise à Paris, di Kaori Endo, ed. Minerva, 160pp., 28 euro. In francese

Il libro che aspettavo…
Era disponibile già da un po’ sul sito dell’autrice ma già che le riviste mi arrivano una volta forse e l’altra no ero dubbiosa sul da farsi, alla fine mi sono decisa nell’istante in cui ho trovato la traduzione in ollandese. L’attesissimo opus 2008 di Donna Hay (che sforna da quasi 10 anni ormai un libro all’anno) è interessante e delinea almeno due trend che in qualche modo si erano anche osservati sulla sua rivista: 1) la cucina è veloce, non abbiamo tempo, e urgono quindi delle soluzioni rapide ma comunque gustose ed eleganti, dei suggerimenti su cosa cucinare e congelare, un sacco di gustosissime marinature lampo, ecc, e in questo non ci si scosta poi tanto dal precedente ‘cucinare in un istante’ 2) il vintage: mai come prima, questo libro di Donna Hay sembra quasi un catalogo da rigattiere, con una collezione davvero impressionnante di teglie, padellini, canovacci e mestoli svariati, tutti antiquati, il genere di antiquato che a cercare bene trovi abbastanza facilmente a Budapest, per dire ☺, insomma, una collezione di props di cui si capisce che racattatarle è stato un lavoro titanico, assolutamente ammirevole, come corollare però, le immagini – sempre a cura dell’eccellente Con Poulos – sono tendenzialmente meno pure ed esenziali (ricordate i tempi in cui Donna Hay usava solo ceramica bianca su sfondo bianco, beh, ecco, sono un po’ passati :-), più composte e complessi e includono spessissimo degli accenni alle fasi di lavorazioni (e agli ustenili dunque, antichi, ovviamente). 3) gli sfondi: non sono più di quel bianco cremoso tipico dei libri donnahayiani ma tirano tutti sull’azzurrino freddo, che poi sarebbe marmo 4) anche il layout non è più quello del bianco di rigore di prima, invece alcuni giochi grafici già visti nella rivista si ritrovano qui, come quei bordini che ricordano le cuciture o le righe lungo le quali le foglie vanno strappate. Nell’insieme, un bel lavorone, tante tantissime ricette, molte hanno ormai un ché di déjà vu, come le svariate insalate a base di noodles asiatici, o alcune cose con mozzarella e basilico, le paste anche (stendo un velo pietoso sulla carbonara che include panna e prosciutto crudo ☺) ma nel’insieme il libro è ricco di spunto, se ci è concesso forse ci dispiacciono un pochino alcune foto ridotte a un nono di pagina (che benché il formato sia grande, dividila per nove e ottieni uno spazio piuttosto piccolo). Insomma, se volete vedere da che parti se ne sta andando l’avanguardia dello styling di cibo a livello mondiale, o semplicemente avere sotto mano una collezione di ricette non scontate, belle ed eleganti oltre che veloci, ottimo acquisto ☺
I miei post-it: Bruschetta con tonno e humus; Insalata di pollo con anacardi e dressing piccante; Salmone grigliato con maionnese al limone sotto sale; Quesadillas con pollo, lime e coriandolo; Couscous speziato con pollo e chorizo; Zuppa cremosa di patate e porcini; Curry rosso con maiale e patate dolci;

No time to cook, di Donna Hay, HarperCollins, 208pp., 39,95$. In inglese.

Cosa mangiano i belghi?
Piccolo corollare alla passeggiata belga di qualche giorno fa, questo libro è una semplice genialata che si potrebbe tranquillamente anche riprodurre in altri paesei tranne poi che non ho mai visto nulla di simile. Le gout des belges è un libro (ormai sono due, primo e secondo volume) che si vuole una specie di dizionario del gusto dei belghi, ma in chiave divertita. Ciò che trovate li dento infatti non è esattamente il solito elenco di prodotti dop o ricette tipiche, no. Nel gusto dei belghi, un belga a caso, io, ci ritrova mille sapori d’infanzia: è un elenco di ricette, ma anche di prodotti artigianali o addirittura industriali che ci (a noi, belghi) hanno accompagnato lungo la vita. E il bello è che sono sicura che nessun belga non si riconosce in questi libri: dal chocotoff alla caramella sugus, pasando per il filet americain, l’anguille au vert o la buche de noel, il sirop de liège, lo speculoos, i midget, la margarina solo, gli chocoprince e la maionese vandemoortele, è un precisissimo eleno di tutto ciò con cui siamo cresciuti. Ogni prodotto si vede dedicare una pagina in cui leggere, in una prosa a volte deliziosamente assurda, qualcosa della storia del prodotto e dell’azienda (con spesso un sacco di info di cui non si sapeva nulla). Io me li sono comprata a fin di memoria, li trovo molto instruttivi e anche molto divertenti (per chi ci ha vissuto, vabbe ☺)

Le gout des belges, di Eric Boschman e Nathalie Derny, Lannoo/Racine, 160pp, 39,70 euro. In francese o in fiammingo.

49 Commenti

  • strudel ha detto:

    aiuto!!!
    qualcuno di voi ha trovato “mes confitures” della Ferber (nell’edizione da 5.95 euro)
    e dove?
    a Bologna non ce l’ha neppure la libreria di Eataly!
    l’unica libreria on line presso cui l’avevo trovato, dopo un mese di sofferenze mi ha detto che era esaurito o non reperibile!
    grazie a chi mi sarà di aiuto/conforto

  • Sigrid ha detto:

    @donatella: …è ‘nu schifo! :-DD

  • Donatella ha detto:

    @Sigrid: siamo arrivati alla merguez virtuale! UN 3 stelle michelin di Annecy propone una cosa che assomiglia a delle quenelles: cuoce le merguez, le trita in un coso che sembra un bimbi insieme a del brodo, poi le passa e le (lo?) mette in un sifone, e poi a tavola arriva col suo sifone e un contenitore di azoto liquido credo, sifona il miscuglio in un cucchiaio, lo fa cadere nell’azoto, e eccoti la quenelle di merguez, servita su un coulis de truffe e con una (dico una) patatina fritta. Menu degustazione con una dozzina di piatti di questo tipo a quasi 400 euro a testa.

  • Giu ha detto:

    Si’ si’ certo, il brodetto del pescatore, pero’ io mi riferivo a quella parte quando dice: “prendete un pesce spada, legatelo alla chiglia della vostra barchetta da pesca, mettetevi comodi sulla seggiola decorata con motivi tipo “spiaggia libera”, e di quando in quando tagliate un pezzettino di pesce che avrete cura d’intingere nel cristallino ed equilibratamente salato mar caraibico. Non dimenticate naturalmente di condividere questa leccornia con i pesciolini che simpaticamente vi attornieranno durante la vostra crociera, seguendovi fedelmente”. Hemingway sapeva proprio vivere… la sua morte e’ stata una gran perdita per la cucina internazionale.

  • Sigrid ha detto:

    @giu: secondo meeee, l’unica ricetta che possa venir fuori da quel libro è il brodo di pesce (fatto nell’occorenza con la carcassa di spada :-p (e ovviamente, in bonus, quella del mojito :-)

  • Giu ha detto:

    Per l’estate consiglio la lettura di un libro poco conosciuto: “Il vecchio e il mare”, di Ernest Hemingway. E’ un libro, di agevole comprensione, su cio’ che si puo’ e non si puo’ fare con il pesce spada. Il tutto condito con una divertente anedottica marinara dell’autore.
    Il mio post-it: bocconcini di spada all’acqua di mare.

  • Davide ha detto:

    Erano aaaaaanni che non sentivo parlare degli apericubes!!! :-)
    Da ragazzini ci sembravano il massimo dello chic.

    Una mia amica svizzera (di origini mantovane!) sostiene che le fondute in busta non sono niente male… però chissà perché alla fine le fa sempre col formaggio fresco

  • Sigrid ha detto:

    @donatella & aquaviva: missà che in materia di infanzia culinaria svizzera sono un po’ indietro :)) Ma i formaggini aromatizzati sono come i ‘vachequirit’ con i pezzettini di similprosciutto dentro?? (ohhh, a che mi fate pensare: gli apericubes?!! :-)) per il resto, i ravioli in scatola li conosco, la salsa d’arrosto in polvere pure, kasimir invece è ignoto al battaglione (oh ma la fonduta in buste già printe no?? :-)Comunque, è pazzesco la quantità di schifezze che si possono mangiare, da piccoli :-)

  • Donatella ha detto:

    @Acquolina: i formaggini aromattizzati! Mia madre in genere li prendeva sempre per il viaggio quando andavamo in vacanza in treno, ma nessuno li mangiava mai e tornavano mestamente a casa dopo 15 giorni di albergo. C’erano al prosciutto, al salame e gli altri non ricordo… Quanto ai rösti sottovuoto su quel sito se guardi bene mi sa che li trovi… Io invece ho cercato disperatamente i tubetti di latte condensato zuccherato (che qui ci sono solo quelli della Nestlé e io mi rifiuto), ma non ci sono, ahimé…

  • acquaviva ha detto:

    @sigrid e donatella: accidenti, questi mi hanno rubato l’idea! Ed io che volevo lucrare spudoratamente su tutte le commesse di prodotti svizzeri di cui immagino nessuno possa fare a meno!

    Comunque su quel sito si ammira un bel campionario dei cibi in busta/scatola con cui mi hanno cresciuto… e che i miei consumano ancora! E finisce che si spiegano un sacco di cose, no?!

    Mancano all’appello la salsa Kasimir liofilizzata ed un altro paio di perversioni, tipo i formaggini fusi aromatizzati al prosciutto cotto o i rosti sottovuoto, ma vedo che i fondamentali ci sono.

    Che ne dite dunque di un bel party con lattine di ravioli al sugo e wurstel con salsa d’arrosto in polvere? Inviterei anche mia mamma, naturalmente…

  • Donatella ha detto:

    @Sigrid: http://www.swissfoodstore.com/product/sugus/

    E ovvio che prendo la percentuale, mica vorrai che faccia questo gratis no? :-)

  • Sigrid ha detto:

    Vogliamo il link al sitooo!!! :-) (sicura che non ti prendi na percentuale sulla vendita dei sugus poi? :-D

  • Donatella ha detto:

    @Sigrid: ti ringrazio, ma la versione fiamminga faccio anche a meno! :-)
    Le ordinazioni per le sugus le prende Acquolina. Ma ho visto che c’è un sito on-line che te le manda anche direttamente a casa.

  • Sigrid ha detto:

    @donatella: libro che d’altronde si trova in tutte le feltrinelli, ahum :-)) (comunque tu li devi proprio prendere che c’è da schiattare dalle risate – proprio ieri ho letto la pagina dedicata al sempre schifoso vino rosato in tetrabric da barbeque, ancora non mi sono ripresa :-)(anzi se vuoi ti presto i miei – è la versione fiamminga però :-) piesse: ma chi era che prendeva le ordinazioni per gli sugus??? :-) (livoglio anch’ioooooo!!! :-)

  • Donatella ha detto:

    @Sigrid: io invece sono sicura che la famossissima (?) e quindi ricchissima casa editrice Racine ti avrà dato fior di quattrini per pubblicizzare un libro che parla, in francese, dei belgi (senz’h :-) )agli italiani. Dai, ammettilo!

  • Sigrid ha detto:

    Hmm… ‘Sarà’ mi pare proprio percutente come argomento, sisi! :-)
    (certo non quanto le ricevute amazon e l’estratto conto della carta di credito ma comunque, come direbbe mio marito ‘che mas da?’ :-P)

  • philippe ha detto:

    Sarà…

  • Sigrid ha detto:

    @Phil: lasciamelo dire, sei davvero un genio! Io chiaramente non ho proprio niente di meglio da fare che contattare, vediamo un po’, 7 case editrici diverse al fine di farmi dare due lire per ogni buona parola spesa (glisso sul fatto che sai alla HarperCollins che gli frega che io scriva una rece su Donna Hay?). Certo, a ‘sto ritmo divento millionaria, non c’è dubbio :-)

  • philippe ha detto:

    Non pensate che Sigrid prenda dei soldi per postare quella che non è altro che un’intera pagina di publicità di libri di cucina?
    Il fatto di essere pagata implicherebbe una scarsa obbiettività da parte sua sulla qualità di questi libri.

  • tabata ha detto:

    per chi vuole un libro di cucina con un riferimento letterario consiglio “Il mio apprendistato in cucina. Le ricette di Colette”, unisce l’utile al dilettevole!

  • monica ha detto:

    suggerimenti interessantissimi, sprattutto sulle conserve e sulla cucina giapponese e mi ha incuriosito anche il gusto dei belgi, ma siamo sicuri che non l’abbia scritto un francese, si ? ;)

  • Dada ha detto:

    Ci voleva, grazie! Per quanto riguarda la Ferber è un libro favoloso, uno dei pochi che mi ha dato voglia di provare tutto. Goloso, spazia sulle tecniche, pieno di fantasia. Penso, non si possa farne a meno.
    Buon week end

  • alemu ha detto:

    io e te siamo sempre troppo in sintonia!! la scorsa settimana ho finalmente trovato alla fnac di Monaco il libro delle confetture della Ferber che cercavo da tempo.. proprio nell’edizione che hai postato tu!! mi dispiace un po’ che non ci siano foto, ma non vedo l’ora di sperimentare le ricette!!!!

  • clo_cilena ha detto:

    Sigrid,

    Ti vedo come una specie di “Cuoca per Caso” e mi sento molto identificata con te in questo senso.

    Ti faccio i miei complimenti per la creatività non solo delle tue interessantissime foto ma della tua scrittura che tanto mi diverte.

    Sei grande!!!

    Clo

  • acquaviva ha detto:

    @ donatella: … non mischiare il sacro con il profano: le altre sono solo tristi imitazioni! Sì, le Sugus sul mercato ci sono ancora, anche se Sushard è stata assorbita da Kraft, che poi ha venduto la licenza per le Sugus all’americana Wigley. In Svizzera comunque sono sempre tra i best seller dei dolcetti, se non ti infastidisce troppo tutta questa globalizzazione te ne posso sempre procurare un bel saccone! Certo, ci fosse un modo divertente per provare a farle in casa…

  • nonnaMaria ha detto:

    grazie per le notizie, passerò l’estate fra nipoti e marmellate

  • Donatella ha detto:

    @acquaviva: si’, proprio quelle. Facendo una ricerca su google ho trovato che erano della Suchard, quindi proprio svizzere. Non so se esistono ancora, almeno in Belgio non mi ricordo di averle più viste. Ci sono invece le fruitella.

  • alessandra ha detto:

    Grazie per il rinnovarsi di questo appuntamento, forse il più gradito per una cookbook-alchoolic come me. concordo in toto sui libri di Donna Hay, a cominciare dall’incapacità di staccarcisi ( a me capita anche con quelli di Marie Clair) e su quel mito vivente della Ferber. Per il resto, aspettiamo le due settimane richieste dal corriere per recapitare a casa l’ordinazione!!!!
    Grazie ancora e buone vacanze
    alessandra

  • acquaviva ha detto:

    @donatella:… LE SUGUS?! Stiamo parlando della stessa cosa, caramelle gommosette ai quattro succhi di frutta?!! Un mito dell’infanzia anche in Svizzera!!! … E per caso hai pure la ricetta?!!! Nooooo, allora la vita ogni tanto assume una qualche specie di sesnso recondito…

  • san bernardo ha detto:

    A proposito di …libri per l’estate…Ne ho sfogliato uno oggi (tutto il pomeriggio) ho rimediata una bella indigestione ‘virtuale’…Il titolo :Il libro di cucina di Joanne Harris con Fran Warde – Ed. Garzanti – € 29.50 .Buone vacanze a tutti quelli che ci vanno e, buon caldo a che resta…chez soi!

  • Laura.lau ha detto:

    Vedi … sapevo che c’era l’amaca ….

  • Donatella ha detto:

    @Sigrid: dalla tua lista belga prendo gli chocotoff (ne ho mangiato giustappunto uno ieri sera, me ne restano ancora due che erano scappati da una busta e ritrovati), gli specullos, le sugus, gli chocoprince e gli speculoos. Ah, e anche l’américain, che mangiavo nel pistolet dell’altro giorno a scuola.

  • Ooops. Quanti libri devo ancora comprare. Il problema è che non so più dove metterli. Grazie per le tue sempre preziose indicazioni !! (Quello di David Tanis deve essere mio …)

  • valentin@ ha detto:

    ….e la Sigrid abbandonò il fruttapec!!!!
    per me è un grande trionfo!!!!!! :)

  • MarcellaGiorgio ha detto:

    Ho tutti i libri della Fata delle marmellate e naturalmente la dispensa piena di barattolini golosissimi, ogni ricetta un successo garantito. Mi erano piaciute talmente tanto le sue marmellate acquistate alla Grande Epicerie a Parigi che, durante un viaggio in Alsazia, sono andata fino a Niedermorschwir (paesino microscopico in mezzo ai vigneti) per vedere il suo negozio ed acquistare le sue, pur care,delizie. Il suo ultimo bellissimo libro: Leçon de confitures, Chene editore, in 300 pagine tutte le sue ricette migliori ed i suoi segreti.

  • Rossella ha detto:

    Chi ti paga per tentarmi in questo modo?!
    Mi sembra impossibile ora vivere quel libro dei fichi e senza regalare ad una cara amica innamorata del Giappone il libro che consigli.
    Giusto l’altro iero mi sentivo pronta a svuotare gli scaffali della libreria dedicati alla cucina.
    Oggi invece predomina la voce di mia madre:”sono dei libri e delle riviste che non vanno mai buttati, prima o poi sono utili”

  • Sigrid ha detto:

    @chiara: è che qua le vacanze d’agosto sono praticamente d’obbligo perché tutti quelli con chi uno abitualmente lavoro sono… in vacanza! :-) (per il resto se non vado a fare un po’ di chill out in calabria – mediante tonnellate di marmellata appunto, il mio esercizio zen estivo preferito) qua finirà che mi dovranno raccogliere al cucchiaino (vabbe questa era tradotta dal francese, non so se rende l’idea :-) Oh, rhubarbe, pommes, gewurstraminer?! Interesting! (se non che il mio rabarbaro è ancora preadolescenziale e non so se sopraviverà a questa torrida estate :-) in effetti, visto come vanno le spedizioni ultimamente ci sarebbe da pensare che sarebbe comunque finita ovunque tranne che da me, quindi… mi faccio l’appunto mentale per l’anno prossimo :-) (in materia di marmellata al cioccolato mi intrigava anche quella poire belle hélène, vedremo come siamo messi con le pere quest’anno :-)

  • Chiara ha detto:

    Uh! Il libro della Ferber è pazzesco! Appena l’ho trovato a 4.50e alla Fnac di Bourges son rimasta allucinata e non ho potuto non comprarlo.. (ma perché in Francia i libri di cucina son così economici e così cariiiniii??)
    Vorrei provarle tutte!..non fosse che a Madrid non è così facile trovare quotidianamente tutte le tipologie di frutta elencate dalla Ferber..e poi boh.. il senso della marmellata è anche quello di utilizzare qosa che si ha in casa perché coltivato (o regalato da qualcuno che lo coltiva) no? A volte però non posso resistere e finora ho provato rhubarbe, pomme et gewurtztraminer -Sigrid, volevo mandartene un vasetto..se non fosse che è un po’ complicato e non ho il tuo indirizzo *blush* :)- e quella di Orange et chocolate.. buoniFFime :D
    Ma “già” riparti per le vacanze? e a noi che lavoriamo anche ad agosto chi ci pensaaa?? buuhhhuu :D

  • Sigrid ha detto:

    @alex: condivido abbastanza il tuo parere sulle ricette anche se appunto qualcosa di stuzzicante che da voglia di provare c’è, ma in effetti il numero non è molto elevato. In quanto a Dona Hay, appunto, è la prima volta che mi viene questo sentimento di déjà vu, insomma la mano è quella, l’ispirazione pure, per cui in fin dei conti c’è niente di drasticamente nuovo da farti cascare dalla sedia. Eppure sono dei libri che non smetterei di sfogliare, fosse anche solo per studiare lo styling (della serie ‘vorrei-ma-non-posso :-)))

    @lidia: euhm, già, beh, di questo libro in particolare no, non ne ho parlato, più che altro perché era un ‘lavoro’, non una cosa personale :-P (il libro ”’personale”’ invece arriva fra un paio di mesi e non ti preoccupare che vi tengo informati :-)))

    @elena: mmm…. son curiosa, andrò a cercarlo! Grazie della dritta! :-)

    @laura: per l’esatezza l’amaca è appesa in mezzo ai pini, ecco :-))

    @elvira: come capisco, oggi mi è arrivato un pacco che son 3 volte che lo spediscono (tre!!), rob’ de matt’!!

    @strudel: evvaaaaiii!! ;-)

  • Alex ha detto:

    Sono andata a ritirarmi fuori il libro di N. Stich per riguardarmi le macro con un occhio più critico. Come ben sai amo le macro, ma hai ragione. A piena pagina alcune foto risultano un tantino “too much”. Io più che altro sono rimasta delusa dalla scelta delle ricette. Sono davvero poche quelle innovative che ti invogliano a provare.
    Molto più belli invece i racconti e le foto della parte introduttiva dei capitoli.
    Ho tutti gli altri libri di Donna Hay e dopo un anno di abbonamento alla rivista ora mi sarei quasi stufata di trovare sempre le solite ricette. Dici che questo nuovo libro potrebbe sorprendermi in positivo? Quasi quasi lo ordinerei.

  • Saruk ha detto:

    Ecco lo sapevo… appena ho letto il titolo del post mi son venuti i sudori freddi, e adesso li voglio tutti questi bellissimi libri! ;-) Soprattutto quelli di Donna Hay e Le gout des belges!!!

    Grazie anche a Elena, il libro di Katharine Whitehorn sembra molto interessante!!!

  • grifone72 ha detto:

    Conoscevo “L’eleganza del riccio” di Barbery Muriel, ma non sapevo dell’esistenza de “L’eleganza del fico” :))) Scherzi a parte grazie per le dritte!

  • lidia v ha detto:

    Ho già inviato un post raccomandando il libro che ho trovato in libreria per puro caso, (ma non parli mai dei tuoi libri?) easy finger, molto carino, ho trasformato già un paio di ricette in cenette sul balcone ….
    anche il primo mi è piaciuto molto soprattutto per i consigli delle cose da fare prima di….

    grazie Lidia

  • strudel ha detto:

    alcune settimane fa avevo chiesto aiuto al cavoletto perchè non ricordavo il nome di Christine Ferber (ovviamente la risposta è arrivata in un nanosecondo)
    ho provato il metodo con pesche e albicocche e per me, abituata al metodo tradizionale, è stata una vera scoperta
    …inutile dire che ho appena mandato un sms ad un’amica in vacanza in Provenza chiedendole di fare un giretto in libreria
    grazie grazie

  • vaniglia ha detto:

    Sììììì, sìììì, sììì. Che bello quando fai così.
    Nella mia testa sta avvenendo questo: non solo la lista dei libretti da portare in vacanza, ma anche quella delle cosette da cucinare, in vacanza, offline, con grande lentezza, e forse niente foto…
    Il libro di Delicious Days lo puntavo da un po’, e quello di Donna, nuovo per me; per non parlare di tutte le altre novità e le idee che porti sempre con te, sigriduccia!
    Grazie quindi.

  • Laura.lau ha detto:

    Bellissimo Sigrid, grazie! Beati questi libri che verranno in vacanza con te, già vi immagino (tu e i libri) stesi all’ombra di un albero, magari su un’amaca …

  • Elvira ha detto:

    Un post prezioso, ci sono almeno, e dico almeno 3 o tre di questi libri che ordinerei (une japonaise à Paris e quello di Dona Hay in testa) se avessi una delle mie citta’ di riferimento, dico una, dove il servizio postale non faccia pieta’. L’;attesa di pacchi ordinato che non arrivano e tornano indietro al mittente mi causera’ un’ulcera :D

    PS; credo di avere in famiglia l’unica belge che odia le moules!!! Ma il libro glielo segnalo lo stesso :P

  • Elena ha detto:

    Ti consiglio un libro MOLTO diverso dagli altri di cucina. Le ricette ci sono…ma non sono il punto. Il punto dell’autrice (che ha scritto questo libro negli anni ’60) era dimostrare (con moltissima ironia) come anche delle ragazze con poca manualità, pochissimo spazio in casa e scarsi strumenti utili potessero preparare una cenetta commestibile per il proprio fidanzato. L’autrice è una giornalista che all’epoca fu una paladina del femminismo. Si tratta di “Cooking in a bedsitter” di Katharine Whitehorn, editore Virago (ripubblicato lo scorso settembre).

  • supersofia ha detto:

    le marmellate sono il mio debole, mi sa che studio…
    s.

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