Era già da un po’ che pensavo intitolare così questo post, anzi avrei anche aggiunto che qui non c’entra nessuna foresta norvegese e invece, proprio come se fossi stata nel mondo onirico di Murakami, una delle ultime cose sentite in Giappone, stamattina, cioè ieri, nelle strade di Narita, lisciate da un velo sottile di pioggia, era esattamente un brano strumentale che riprendeva la canzone dei Beatles. Scrivo mentre sotto di me da qualche parte ci deve essere la Siberia, o la Mongolia, o il Tadjikistan, o qualsiasi altra remota regione sulla quale fantasticare, chi lo sa. Tokyo blues quindi. Già. Ma forse non nel senso in cui uno potrebbe pensare: non è il rimpianto del turista che per 10 giorni si è rimpinzato di asiatico esotismo al punto di essersi illuso, temporaneamente, che i suoi veri luoghi sono altrove, lì, e di ritrovarsi il cuore attenagliato di una feroce melanconia mentre si alontana a 1000 km orari da, appunto, Tokyo. Nient’affatto. Si tratta piuttosto di una musica dolente che s’insinua lentamente in voi dopo che per diversi giorni di fila vi mescolate al fiume dei passanti, guardate le insegne, siete bombardati di suoni, colori, immagini, sempre e ovunque, e vi viene da chiedere, piano, cose come ‘ma qual è il senso di tutto ciò?’. Sono momenti, e passano, specie quando poi vi trasferite sullo shinkanzen che schizza via da lì fra le risaie :-) In ogni caso, dopo 10 giorni di camminate e stimoli continui e pensieri e esperienze spesso affascinanti sono quasi felice di tornare a casa, per potermi finalmente riposare… :-)
Con ciò non voglio dire che il Giappone non mi è piaciuto, anzi, è vero il contrario. Andare lì è come porre se stesso con i propri punti di riferimento dentro a un blender, e schiacciare il tasto milkshake (anzi, il tasto frappuccino, ma di starbucks magari dirò più avanti :-). Tokyo specialmente mi ha lasciato sbalordita, come se fossi stata investita da una onda alta quanto un grattacielo medio. Certo, Tokyo è piena di cose stupende di ogni tipo (un giorno sono rimasta ferma, incredule, per quasi dieci minuti davanti, a una pasticceria per cani, per dire), ma se uno è un minimo simile a me (facciamo che zappo la descrizione, potrebbe risultare lunga e non per forza lusinghiera) ha quasi difficoltà a trovare delle ancore per lo sguardo. Perché Tokyo appunto è, almeno in superficie, una specie di grande lunapark. E, come da cartolina, una metropoli gigantesca, attraversata in ogni istante da fiumi di persone, interamente tappezzata di insegne luminose. Tutte cose che a me non fanno esattamente impazzire, anzi sarebbe più corretto dire che son cose che pur osservandole con curiosità, non riescono assolutamente a rapirmi, e appunto spesso mi chiedevo come si fa a vivere in un posto così, e sopratutto se non fosse assurdo un tale spreco continuo di energia elettrica… Insomma, Tokyo mi fa parecchio pensare a un inno continuo al consumerismo, per il resto terremoti e guerre hanno pensato a cancellare pressoché ogni traccia del passato quindi that’s it, prendere o lasciare. Questo per il lato ‘disagio a pelle’. Per il resto, se si cerca un po’, anche Tokyo ovviamente ha i suoi lato interessanti, per lo più sotto forma di templi e giardini, ma anche il suo mercato del pesce (il prossimo post) è stupendissimo (agitato e trafficato almeno quanto i crossing di shibuya), così come lo è il quartiere di botteghe alimentare li nei dintorni, e, quando uno si da un po’ da fare alla fine trova, comunque, quartieri più umani da tutti i punti di vista, come ebisu e daikanyama, due zone di Shibuya, più bassi, tranquilli, occidentali (!!!) che mi sono piaciuti molto, così come anche le parti di Kappabashi o persino alcune vie più tranquille fra Shinjuku e Kabukicho (che è il quartiere a luci rosse :-), insomma a tratto le costruzioni si abbassano, diventano molto meno vistose e appaiono i residenti sulle loro biciclette, allora sì che mi sentivo finalmente incantata :-) Ciò non toglie ovviamente il fascino nipponico tout court, anzi, quello l’ho grandemente sperimentato, sopratutto a Kyoto e dintorni, città, quella, invece, dove, nonostante il jetlag, tornerei anche domani. Intanto però lascio qualche appunto sul mio Tokyo blues…
Il distributore: un dettaglio quasi insignificante eppure, ce ne sono talmente tanti che c’è quasi da chiedersi perché ci sono almeno altrettanti ‘convenience stores’, ovvero circa uno a ogni isolato, un delirio (anche perché se cercate invece un supermercato vero e proprio – nei convenience non c’è nulla di ‘cucinabile’, dico per colloro che volessero riportarsi la spesa a casa – beh, cercherete per un pezzo :-) Comunque, a parte il fatto che in Giappone è quindi impossibile di ritrovarsi con una sete micidiale a tradimento, due osservazioni sulla genialità degli indigeni: 1) il caffelatte in bottiglietta o lattina, che trovo geniaaaaleeee, insomma disponibile quando volete dove volete, anche se per dire vi siete alzati tardi e state correndo in stazione pur di non far tardi sul lavoro :-) 2) le lattine a tappo: esattamente, una lattine+a con un tappo metallico da avvitare, pratico e anche esteticamente interessante, da chiedersi come non ci avevamo mai pensato prima :-)
il nuovo e il vecchio: beh di vecchio c’è ben poco però comunque, un certo miscuglio si nota, come, per dire, la ragazza ‘immagine’ dalle calze provocanti (ntare anche i tacchi a forma di cuoricino prego :-) osservata in un tempio shinto di Shinjuku, suppongo prima che si recasse al lavoro (leggetevi Tokyo soup per capire meglio quella zona e chi ci lavora, questa qui era senz’altro una di quelle ragazze che interpellano i clienti fuori dal locali, anzi sono facilmente riconoscibili perché hanno tutte lo stesso cappello scolorato e la stessa pettinatura cotonata, idem per i maschi ma in versione un filo più corto – manco tanto – il tutto chiaramente ispirato a manga e anime). Ah, però, a proposito di Giappone technologica, aspetto ancora di capire dove stiano gli internet point e perché gli alberghi hanno il cavo piuttosto che il wifi, booh?). Sempre in materia di vestimenti di passanti, la ragazza sopra a sinistra è uno di quei curiosi esemplari che sembrano uscite dritto dal mondo di Hello Kitty (ne ho visto persino delle peggiori :-), se qualcuno ha delle info in merito (cioè, per esempio, ma queste qua si vestono così semmmpre? :-)
Shinjuku: è un po’ nello stile di Shibuya (che già è supercommerciale di suo) ma in peggio, sarà per via della zona a luci rosse li vicino, sarà che è meta esclusiva di giovanissimi mentre a Shibuya c’è tutto sommato più mescolanza, provate ad andarci una domenica pomeriggio e vedete un po’ se non vi viene il vertiggine a forza di stare in mezzo a questa folle giovanile movimentata (e di apparenza su per giù molto ‘uniforme’). La cosa curiosa però, nella parte ‘luci rosse’ è che non c’è mai nulla di agressivo: le insegne sono tutte calligrafiche, non si vedono quasi mai foto della ‘merce’ offerta all’utente finale (sic), in compenso è tutto molto rosa, molto morbido, se ci sono delle foto ritraggono gruppi di ragazze giovani, pulite e sorridenti, insomma nulla a che vedere con il commercio dell’erotismo spesso volgare e agressivo che semmai si potrebbe osservare dalle nostre parti. Insomma, siamo sempre al mondo di Hello Kitty in agguato, o qualcosa del genere… :-)
Regole! Non salire maaaaai con le scarpe sui tatami, salire e scendere le scale sempre a sinistra, aspettare pazientemente il semaforo verde, non fumare per strada, stare attenti a non far finire il sapone nella vasca da bagno, non soffiarsi il naso in pubblico (molto maleducato, in compenso sembra che invece tirare rumorosamente su con il nao non lo sia, glups?), non puntare le bacchette sulle persone, ringraziare e salutare sempre in modo esageratooooo (arigatoooooooo gozaimaaaaaaasss!!), fare piccoli inchini, ecc ecc. Francamente la quantità e la severità delle regole risulta un filo traumatizzante per un occidentale (nel senso che dopo un po’ ti rendo conto che ti senti angosciato all’idea, chessò, di poter salire per sbaglio una scala sul lato destro! :-) e non sempre molto logico (mi devono ancora spiegare per quale motivo non si fuma per strada in compenso poi ci sono isole fumatori dove trovi 30 persone intente a fumare il 10m2 recintati sul marciapiede, mentre fuori dal recinto passa il mondo che a sto punto un po’ di sto malefico fumo lo respirerà pure, idem per i locali che spesso sono divisi a metà fra fumatori e non, sistemi di aerazione separata connais pas). Resta che quando ho messo il piede fuori a fiumicino ho strabuzzato gli occhi: ma quanto siamo sporchi e disorganizzati in italia, toh?! :-)
La soba di Asakusa: ovviamente non so dirvi il nome del locale, e l’indirzzo ancora meno (la noia del Giappone è che i biglietti da visita sono tutti scritti in giapponese, lol :-), solo che, dopo 10 giorni mi sono accorta che la miglior soba assaggiata in giappone era questa qui, servita sul tatami di un localino di Asakusa (grosso modo dall’ingresso del tempio, attraversare la stradona, infilarsi nella strada di fronte e si trova sulla destra, 100m più avanti), in cui ci ha portato un amico giapponese assicurandoci che quel posto era molto rinominato. Beh in effetti, erano sublimi gli spaghetti di grano saraceno e l’intingolo che gli accompagnava era semplicemente perfetto (e che quella perfezione non è cosi scontata l’avrei capito solo più avanti :-). Come sempre, nei locali dove si serve la pasta lunga, tutto ciò va immaginato con un sottofondo audio di gran slurpamenti ma capirete meglio con qualche piccola video, fra qualche giorno :-)
Il tempio buddista, istruzioni per l’uso: questo qui è il tempio Shinjoi, di Asakusa, è il primo di molto templi che abbia visitati e in sostanza il procedimento è sempre, su per giù, quello. Dopo essersi sciacquati le mani si accende un bastoncino di incenso, a collocare in una specie di pozzo a incenso, e si sventolano le mani in modo da far arrivare un po’ di quel fumo purificatore sulla propria testa. Poi si entra nel tempio, per una preghiera, un pensiero, qualche monetina buttata in offerta.
Volendo, per 100 yen, si pesca un basttoncino di legno a un contenitore metallico. Sul bastoncino è segnato un numero, si va alla piccola cassettiera di legno sul retro, si cerca il cassetto corrispondendo a quel numero, dentro si trova una previsione meteorologica della vostra mappa della fortuna (c’è la versione inglese sul retro). Se invece la predizione non è buona o addirittua pessima, beh, basta annodare il biglietto sui fili appositamente sistemati sul lato, in modo da non appesantire le vostre tasche di cattiva fortuna e ripartire leggeri e spensierati come siete venuti.
E già che siete al tempio, assaggiate anche, nella via che ci porta, i dolcetti (di tutte le forme, li fanno persino a forma di piccole pagode) cotti li per li su delle piccole piastre di ghisa, ripieni (come quasi sempre tutti i dolci giapponesi!! :-) di pasta di azuki. Molto dolci ma per niente malvaggi.
Kappabashi-dori: direi una meta quasi obbligata per gli afficionados di cucina, kappabashi è una via lunga 1km, facilmente riconoscibile dal cuoco alto una decina di metri posto in cima al primo edificio della via, interamente dedicata alla cucina e la ristorazione, non nel senso che si mngia ma nel senso che tutti i negozi hanno a che vedere con la cucina, dalle stoviglie laccate a quelle di porcellana passando per negozi di padellame, coltelli, terracotte, senza dimenticare quelle curiose creazioni artistiche iperrealistiche che rappresentano i piatti da esporre ai clienti (nella foto sotto, una versione italica…). Un mondo da esplorare quindi…
Infine, piccola nota italica con una capatina da Eataly (manco fatto apposto, mi ci sono semplicemente trovata davanti :-)
To be continued… :-)
Altri post sul Giappone
Tokyo II – Tsukiji fish market
Il piccolo gastrodizionario nipponico non esaustivo
Kyoto, il mercato del tempio
Kyoto II. Elementi.
Complimenti per le foto ed il racconto.
La tua penna crea arte, davvero.
Sono qui a Tokyo da qualche settimana. Anche io scrivo ma non come te.
Hai dato una visione della città che si tende ad eviatre di mostrare e l’ho davvero apprezzata.
Buona giornata
https://japandream13531322.wordpress.com
Ciao Sigrid!
Bel racconto e sopratutto complimenti per le foto superbe
Nico
a proposito delle gothic lolita ed ecc….se ti dovesse ricapitare di fare un salto a tokyo, nel parco di yoyogi(shibuya), trovi verso il centro del parco il tempio del meiji-dori dove per accedere al tempio si deve passare sul ponte denominato meiji-jingu.su questo ponete piu o meno tutti i giorni si radunano i cosplayer, le gothic lolita e tutti gli altri maniaci del travestimento.di solito si trovano li dalla mattina tardi al pomneriggio verso le 5,poi se ne vanno a casetta vestiti cosi come sono oppure, i meno arditi vanno nei bagni pubblici(tra l`altro pulitissimi)a cambiarsi, con cambio regolare sempre alla mano e salviette struccanti:P
in generale stanno li tutti insieme per condividere una passione,non del travestimento o cosa, ma dei loro personaggi manga preferiti perlopiu`.tra l`altro sono disponibilissimi a farsi le foto!!!
…e le svastikine (svastichine?) nel portacenere? Se leggo bene la tua foto credo siano i “wrappers” dell’incenso.. La svastica è un antico simbolo Indiano ma vista l’alleanza del Giappone con la Germania durante l’ultima grande guerra trovo l’uso contemporaneo di quel simbolo un tantino shoccante… nessuno l’ha notato? forse Selece ha qualche spiegazione?
ciao a tutti, sono anch’io fresco reduce da una breve permanenza nel Cipango. A proposito, Sigrid, penso di averti incrociata una domenica di fine Giugno al parco di Nara. Per chi ci volesse andare il ristorante di soba menzionato nel post è il rinomato Namiki Yabu Soba di Asakusa (le indicazioni di Cavoletto sono perfette, sennò chiedete ai passanti, sono sempre più che contenti di dare una mano agli sprovveduti stranieri)che se la batte con con il Kanda Yabu Soba di (appunto) Kanda per i migliori tagliolini di saraceno della città.
Le ragazze sono vestite così per fare cosplay^^…infatti c’è un tempio nel quartiere Shinjuku dove si riuniscono puntualmente..non preoccuparti non sono sempre vestite così xD…
bellissimo post, complimenti sigrid
roberta
io in giappone c’ero stata tempo fa..che esperienza incredibile. Mi sono ritrovata molto in alcune cose che hai scritto e mi è venuto im mente il blog che tenevo da la con la mia amica..
http://pescepalla.blogspot.com/2006_08_01_archive.html
Ci sono stato un paio d’anni fa. Fortissima nostalgia per i luoghi ( non Tokyo ) e le persone.. i monaci di Kyoto, le vecchiette ed i terremotini a Nara, le famiglie che raccolgono le vongole dopo la pioggia a Miyajima.. gli onsen deserti in bellissimi hotel nei boschi, girare per izakaya con amici e amiche..
PS:Non si può fumare per strada mica perché fà male il fumo passivo ma solo perché si “sporca” in terra con la cenere e le cicche, idem per la gomma da masticare.
Sì, sì confermo sulle gothic lolita (e sweet e romantic e tutte le varie tipologie di lolita) ma per le mamme che si preoccupano posso dire che le lolita non hanno nulla a che fare con Nabokov. Come fanno spesso i giapponesi hanno preso una parola e ne hanno trasformato il significato. Nel complesso comunque, a voler fare un riassunto sommario, sembrano un po’ delle piccole dame. Parasoli, orli di pizzo, petticoats, bustini eccetera. Io le trovo carinissime (o visto che siamo in tema giapponese kawai desu!!).
Aspetto con ansia il reportage sul cibo, bellissime le foto dei dolcetti con la marmellata di azuki (che si può fare in casa, sembra una marmellata di castagne. Poi la uso per i dorayaki che sono una specie di pancakes)!!
Ben ritornata, bambola.
Sigrid, sei una perla rara!!!
Bellissimo il tuo racconto “blues”…con la nostalgia sottile di chi ha amato un posto ma ne ha capito anche le contraddizioni…non vedo l’ora di leggere le prossime puntate!!
ooooooooooooooooooooooooooooooooooooh….
:D
Sui vestimenti delle ragazze giapponesi: quelle vestite come bambole alla Hello Kitty sono denominate, se non sbaglio, “Sweet Lolita”, mentre le “Gothic Lolita” si riconoscono perche’ il nero abbonda.
Le “Harajuku girl” si chiamerebbero cosi’ perche’ si ritrovano nel quartiere di Harajuku, appunto. Si riconoscono per la voglia di stupire ad ogni costo, con abiti e trucchi che ai nostri occhi sono di cattivo gusto. Praticamente una sub-cultura di tredicenni.
La ragazza con i tacchi a forma di cuore e’ forse una harajuku, o piu’ probabilmente una buttadentro.
(Mai stato a Tokyo, info ricavate da conoscenti)
Che bel racconto, complienti. mi hai fatto viaggiare con la mente..
Che meraviglia.
Grazie!!!!
Ghotic Lolita…credo che si chiami così lo stile delle ragazze nella foto!
pare che stia diventando interessante anche da noi e io, che ho una figlia quasi adolescente, sono preoccupata!!!
Coquine, tu en as bien de la chance ;-) Profites-en! Tes photos sont toujours aussi jolies.
ciao sigrid,
non vedevo l’ora di leggerlo, questo post.
pensa che lo vedevo nella blogroll da stamattina e aspettavo senza cliccare perchè volevo leggerlo in un momentino tranquillo.
le foto splendide, come sempre, pregustate “a occhi chiusi” pure quelle.
e all’inizio dello scritto mi hai fatto pensare un po’ al capitolo sul giappone di Kitchen Confidential ….
bentornata, ti aspettavamo.
che spettacolo e che malinconia….ci son stata a febbraio, in viaggio di nozze e me ne sono innamorata…io e mio marito siam cresciuti con il mito del giappone e per le nostre nozze ce lo siamo regalato…anch’io ci tornerei,subito, soprattutto a kyoto!Peccato per le 12 ore di volo…alitalia/japan airline…
le ragazzine “estrose” sono le harajaku girls :)
Che bello che sei ritornata!! non vedevo l’ora di leggere le tue impressioni di viaggio!
A questo punto non mi compro nemmeno la lonely P. ! prendo appunti e aspetto i prox post!!Le foto sono fenomenali come al solito!! welcome back!! ;)
Bentornata Sigrid! leggerti è sempre un piacere , a presto con Tokyo part II ..
Bentornataaaa! Fiordisale ha ragione.. i tuoi “reportage”, sia che tu parli di Tokyo o di Cesena, son semplicemente splendidi. Le foto, poi…
Finalmente riavrò la mia dose quotidiana di Cavoletto :)
Sono una lettrice giornaliera, fedele ma silenziosa… raramente lascio commenti, ma oggi qualcosa la devo scrivere: Finalmente!! Ben tornata Sigrid!!
Grazie per le splendide foto!
bentornata e come sempre, complimenti per le foto!
Sigrid, hai letto ‘Un indovino mi disse’ di Tiziano Terzani? Te lo consiglio. Le sue riflessioni sul mondo orientale (e sui suoi rapporti con il mondo occidentale) sono estremamente interessanti. E ci si innamora dell’autore…dalla prima riga!
un sogno della mia vita…giappone.
spero un giorno di vederlo anche io.
^_^
bentornata Sigrid! bel resocoto…anche se mi aspettavo più entusiasmo che so io…comunque menomale ora posso rileggerti!ciao!
Bellissime foto! ma sei già di ritorno?
comunque, la soba mi ispira parecchio…
Bentornata Sigrid! Anzi arrivederci per me….
sei tornata in Italia…
Sarebbe stata dura dell’umidita di Tokyo e Kyouto a giugno.
Era molto interessante di vedere Tokyo dai tuoi occhi e le foto sono bellissime come sempre.
Haruki Murakami e’ lo scrittore piu’ affacinante in Giappone per me e Foresta Norvegese e’ l’opera piu’ interessante per me. Ti piace ? A giugno lui ha pubbulicato la nuova romanzo lungo, il titolo e’ “1Q81″ . E’ da tanto tempo dall’ultimo romanzo lungo. Ho gia comprato e non vedo l’ora di leggerlo ! Spero che arrivi al piu’ presto anche in Italia.
A propisito so uno che salga su Tatami con le scarpe. E’ LADRO !! Solo lui entra con le scarpe nelle case giapponese. Pensa…cosi’ e’ facile da scappare. Non bisogna regole quando ruba;) Prima alla mattina mia manma ha trovato le tracce delle scarpe sporche nella casa. Si e’ arrabiata a padre ” Hai fatto cosi!? ” Invece era ladro ! Poverino papa e dopo brrr…….
bentornata sigrid….e che reportage…..letto tutto d’un fiato. foto fantastiche
Bentornata! Davvero un ottimo reportage che grazie alle immagini, al tuo racconto ed attraverso l’immaginazione fa compiere una sorta di viaggio virtuale nei posti da te descritti. Foto stupende come al solito!
Le tue foto sono proprio…giapponesi:))
Bellissime e coloratissime!!
Bentornata…ci sei mancata:)
ma che reportage meraviglioso, parole e fotografia, come sempre. il giappone non mi ha mai attratto troppo ma dopo le tue parole mi sono incuriosita moltissimo…grazie del viaggio ;o)
per fortuna sei tornata…guardavo il tuo blog tutti i giorni!
C’è una mostra sul giappone a milano.
si chiama sguardi sul giappone:
http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/sguardi-sul-giappone/1.html
GRAZIE!!!
mmmm stavo pensando che come ricettatrice (nel senso di dispensatrice di ricette) sei persino sprecata. Mai pensato di fare libri di reportage di tour semi-gastronomici? il tuo occhio ironico riuscirebbe a farci innamorare persino del polo nord :-)
che voglia di andarmene… ma sono qui seduto a una scrivania mentre leggo e impagino un libro sui teatri… uff! vera, verissima la “nostalgia” del posto che lasci se il posto che lasci lo hai amato. a me è capitato dopo la spagna, e soprattutto dopo un mese di australia (sydney, montagne blu, koala e kangaroo). cibi esotici, supermercati indonesiani, caramelle giapponesi. food courts meravigliose con bevande spremute al momento (mangoes e passion fruits, più nostrane carote e ancor più nostrane mele…) che voglia di partire, davvero. e che dire dei pranzi yan chra (non credo si sciva così) cinesi nel ristorante sopra la baia coi carrelli pieni di zampe di gallina, di nuvole, di spaghetti di soia. voglio andarmene, portami con te
ciao s
Le foto sono bellissime!complimenti!
Attendo trepidante la seconda (terza,quarta,quinta…..)parte.
Che invidia:)
Ciao Sigrid ! rieccoti, bentornata !!!
che meraviglia la storia degli oroscopini che se non sono lieti li si appende a un filo e si riparte leggeri ! adesso lo faccio anch’io: ogni sabato di sfiga per lo scorpione mi appendo tutto “D-La Repubblica delle donne” allo stendino del bucato e voglio proprio vedere…
un po’ di invidia? sì sì parecchia ;))
Aaaahhhh…! sono andata in Giappone e sono tornata… grazie del giro. Aspetto la prossima puntata per un altro trip… ;-DD mi sento quasi nostalgica… ;-D
Grazie, mia cara!
Bello, bello, bello! Mi fai venire voglia di andarci (come se non ne avessi già prima di leggere il tuo post)… Attendo il prossimo post! :)
Ciao ! tu sei tornata , io guardando le tue foto sono “partita ” per un piccolo viaggio in Giappone .
Grazie . chiara
Che dire?
S T U P E N D O ! ! !
Le tue descrizioni particolareggiate mi hanno catapultato nel mondo nipponico straordinario!
Grazie.
“Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.
– Non è com’ero abituato. – Case lo senti dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca..”
(da Neuromante, William Gibson)
“Attraverso questa corrente serale di facce ininfluenti, indistinte, in mezzo a frettolose scarpe nere, ombrelli chiusi e alla folla che scivola fusa come un unico organismo nel cuore soffocante della stazione…”
(da Acropolis, William Gibson)
Finalmente! Bè dalle foto e dai tuoi racconti direi che come sempre è valsa la pena aspettare, ma ora non vedo l’ora di vedere il resto…e com’è l’Eataly giapponese? Assomiglia a questo qui di Torino?
Nadia – Alte Forchette –
Les photos sont belles ! Merci !
Bisous
Aspettavamo con il fiato sospeso…’superbe’ veramente, le foto, la descrizione! Mi sembra di capire (anche da racconti di altri amici) che uno dei fascini del Giappone sia proprio lo spaesamento ma nel senso che siamo completamente sganciati, senza ancora, pieni di stimoli sconosciuti. Kyoto ti è piaciuta di più vero? (mi attira molto).
Grazie sei sempre preziosa. Buon riposo allora!
Quello che hai scritto mi ha interessata e commossa moltissimo, perche’ ho una forte attrazione istintiva per il Giappone, che parte principalmente dall’impressione che ho di “riconoscere” il loro rispetto per l’altro, il civismo. La famosa “educazione” qui oramai dispersa.
Lost in translation traduce bene questo “spaesamento” che hai avuto anche tu, ed i sentimenti contrastanti che descrivi.
Ho adorato le foto ! Seguiro’ le prossime puntate :)
Appena finito di leggere e guardare, immagini bellissime come al solito ;-) il racconto è un pò melancolico, mi sbaglio o tranne Asakusa sei stata più scioccata che sorpresa??? Certo che siamo molto lontani culturalmente!
Comunque BENTORNATA!!!!!!!!
Non so che dire… solo incredibile voglia di fare questo viaggio!!!
grazie per le belle foto ;)
un abbraccio
A dir poco stupefacente! come sono curiosi, assurdi…interessanti le regole! ma sigrid se percaso si infrangeva una regola che ti succedeva?? ti tagliano una gamba se salivi le scale dal lato destro??? cmq me li aspettavo proprio così devo dire la verità.
attendiamo il proseguo e le ricettine che ci proporrai nei prox giorni.
Dimenticavo ben tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
p.s.
ma i biscotti con le frasi dentro esistono??
Meraviglioso.
Grazie.
Nostalgia… mi fai venire in mente gli odori, il rumore e poi quella sensazione di vivere come in una bolla che vaga in mezzo a loro ed essere per loro trasparente!
…E la cucina giapponese vera com’è? Bentornata
bellissime foto come sempre ;)
Bellissimo come nel tuo stile ;-)
Ben tornata…
Eccoti.
Sto viaggiando (con la mente, naturalmente)grazie a te!
Però, mi aspettavo un racconto più, come dire con un “lessico” più allegro. Invece l’ho letto quasi senza emozione!! Magari mi sbaglio!!
Un caro saluto e ben tornata
allora com’è andata??… questo club nostalgici del giappone lo fondiamo??? bentornata!!
bello bello bellissimo.
Ci sei mancata!
Che meraviglia, davvero un’esperienza da fare :-)
Bentornata !