Ve lo dicevo, ieri e oggi è setsubun, è una festa in qualche modo paragonabile a una specie di capodanno, e segna il cambio di stagione, ovvero l’imminente primavera. Il concetto è semplice: in questi due giorni si animano gran parte dei templi, buddhisti o shintoisti che siano (olo a kyoto, la lista delle cose da fare e vedere è impressionnante), e succede un po’ ovunque una specie di rituale in cui si scacciano via gli cattivi spiriti dall’anno passato e sopratutto da quello a venire. Questi spiriti maligni sono raffigurato da maschere mostruose, e vengono cacciati lanciando dei fagioli di soia, che purificano. Gli stessi fagioli di soia (tostati) vengono lanciati anche, in piccole bustine, al pubblico (che poi li mangia :-), il ché genera un gioioso e divertito trambusto (ed è proprio questo ‘lancio’ che vedete nella foto qui sopra :-).
Si ma tutto questo mo’ cosa c’entra con il cibo?! Beh, ecco…
Come si poteva anche dedurre, credo, dagli appunti dell’anno scorso, sembrerebbe che per i giapponesi, la festa al tempio sia abbastanza indissociabile del cibo di strada, che viene cucinato direttamente in loco (dimensioni e presenza dello street food possono variare da 1 unico venditorino a decine e decine di baracchine vendendo di tutto e die più, ne ho giusto avuto la prova oggi :-). In questo caso qui, vicino al tempio ho trovato un venditore di takoyaki (sono delle specie di polette di polpo, tipiche di Osaka), e ho pensato l’occasione era buona per raccontarvi anche quelli. In realtà non è nulla di particolarmente complicato ( a parte che ci vuole lo stampo di ghisa a hemisfere :). Si dispongono sullo stampo dei pezzettini di polpo cotto, della granella di tempure (tenkasu), dei gamberi essicati, dello zenzero e dell’erba cipollina. Poi si riemono le emisfere con una pastella (farina, uova, dashi), e prima che si sia rappreso il tutto all’interno, si girano, in modo da formare infine delle piccole sfereche i venditori finiscono di cuocere faccendole girare alla velocità della luce. Fin qui i takoyaki sono belli e buoni. La dove a mio avviso la cose degenera un pochino è che al momento di servirvele, ste palline vengono generosamente irrorate di salsa takoyaki (a me mi sembra che sia sempre la stessa, che si chiami salsa per okonomiyaki, tonkatsu, bulldog ecc :-)), più, se siete proprio sfortunati, della maionnese (che è un prodotto che i giappnesi apprezzano, missà :-), infine, il tutto viene spolverato con un bel po’ di katsuoboshi (delle sottilisisme scaglie di palamita affumicata, quelli invece me li metterei anche nel latte del mattino, senza esitare ;-).
Ciao Sigrid, la prima volta che ho sentito parlare di te, eri a radio2. E’ passato un pò di tempo, non ho mai scritto, ma ti ho letto spesso.
Questa sera ho cucinato, per me e la mia bambina, le korokke. Le abbiamo divorate!
Grazie per i tuoi racconti, per le foto e per questo angolo di libertà. A presto.
se qualcuno cercasse la piastra takoyaki, io l’ho vista qui (e non solo quella):
http://houserice.com/nonsttapan.html
waking up on a Sunday morning and reading your blog is the best way for me to start my day, Sigrid. x shayma
Passo a vedere se ci sono news e mi fai trovare la risposta di un’antropologa, sei terribile! Proprio al momento del passaggio dovevi beccarla?! E pure in tenuta civile :P LOL Ci ha fregate con la pettinatura. Grazie per avermi tolto il tarlo :)
hahaha… vigliacchissima!!!
Io avrei uno SCOOP… :-)))
Dunque, visto che volevo sapere com’era e come non era la questione della ragazza in rosa, ho mandato una mail a Liza Dalby, che è un’antropologa americana, nota per un libro scritto 20 anni fa e che narra la sua esperienza di un anno in mezzo alla geishe di Kyoto, mentre preparava la sua tesi sull’argomento (il libro si chiama ‘La mia vita da geisha’ ed è pubblicato in italiano da Sperling & Kupfer, se v’interessa il tema ve lo consiglio caldamente, insomma si tratta pur sempre di uno sguardo occidentale e da studioso su una tematica parecchio ermetica ai ‘nostri’ occhi). Dunque, Liza conferma che la ragazza è senz’atro una maiko, vestita in civile, e che la cosa si capisce appunto dai capelli (anche perché le maiko sono pettinate con i loro capelli veri mentre le geiko usano parucche, per cui quella acconciatura se la portano appresso sempre, anche quando non sono ‘vestite’), e, visto anche che non è giovanisisma, probabilmente è una maiko sul punto di diventare geisha. Più dettagli su acconciature & co, qui:
http://www.lizadalby.com/LD/ng_stages.html
ps. ammetto, stamattina sono un cavoletto soddisfatto :-))
@barbara M: ah be’, se stai a Roma ovvio che “l’indirizzo” è Castroni! In fondo si tratta di una sorta di sott’aceto, credo che una volta aperto comunque ti si conservi tranquillamente qualche settimana, soprattutto se dalla busta lo travasi in un vasetto di vetro e badi che lo zenzero sia sempre coperto dal liquido. In realtà non ho mai provato: a casa mia una volta aperto spariva nell’arco di 3 o 4 giorni!
@tuki: grazie lo stesso. Vedo che siamo accomunate dagli stessi vizi allora…
@ Sigrid Trovo tutto molto interessante ed istruttivo, le tue fotografie, come ho detto altre volte, piene di poesia.
Vorrei anch’io conoscere più cose su questo popolo così rigoroso.
Un saluto a tutti.
@ acquaviva: purtroppo non saprei che libro consigliarti, le poche cosine che so le so grazie ad anni (già 10) di corrispondenza con giapponesi e tanta curiosità, nei confronti di certe tradizioni, che mi ha spinto a cercare di capire il perchè di ogni cosa :)
@acquaviva, grazie per la dritta, di mirin sono dotata, ma forse vedo se riesco prima reperire prima quello *commerciale*. Anche se, ora che ci penso, da Castroni ne avevo visto una confezione, solo mi sembrava proprio tanto, sai dirmi una volta aperto quanto puo durare? (E scusa se scoccio XD)
@Giu, bhè ecco io ti ci vedrei proprio però a vendere piastre per takoyaki ….
Ecco Sigrid, Tuki ti ha risposto ancora meglio di me (bellissima analisi!!! Tuki hai qualche libro in merito da consigliarmi, in Italiano o in Inglese?). In effetti a parte l’acconciatura tutto il resto parla “al civile”…
@barbara M: se ti accontenti di quello confezionato si trova abbastanza facilmente nei negozi di alimentari orientali ed anche in alcuni supermercati nello scaffale dell’etnico (Coop, Esselunga…), altrimenti sempre lì ti rifornisci di aceto di riso (se non trovi il mirin puoi sostituirlo con 1 cucchiaio di aceto, 1 di riso e 1/2 cucchiaino di zucchero in più) e partire per l’avventura casalinga. Lo zenzero va sbucciato ed affettato a circa 1 mm di spessore.
@giu: hai già ammesso di essere tu la donna in rosa, hai dichiarato di volere l’esclusiva dei fan club, ora ti metti ulteriormente in mostra anche con la filosofia… non è che la lontananza di Sigrid ti ha dato alla testa? Mettiti piuttosto a commercializzare anche ingredienti giapponesi, oltre a panna acida e salami ungheresi, così ti rendi utile in modo concreto…
Vi rendete conto? Una va ad una festa di quartiere, le fanno una foto della quale non sa l’esistenza, e qualche migliaio di persone sui internet passano la giornata a parlare di lei, senza appunto che essa ne abbia notizia. :))))
Se per caso finisco in una foto di turisti giapponesi, mentre cammino per strada, immagino sempre il loro stupore quando, una volta a casa, guardandola meglio si accorgono del suo contenuto e dicono: “oh guarda, che culo, quello e’ Giu!!!”
No davvero, ci avete mai pensato in quanti album di famiglia siete inconsapevolmente finiti nella vostra vita?
@Giu e acquaviva
Lo zenzero sott’aceto …. *pausa* …. lo voglio!
Esatto, non è chiarissima la cosa :-) Di sicuro non è una maiko, e dubito che una geiko possa essere così “scomposta”, anche in versione civile. Per le labbra si, ci sono due tipi di trucco per le maiko, in entrambi i casi le labbra non sono totalmente dipinte, a differenza delle geiko. Resta la pettinatura a laciare il dubbio, anche se pare che adesso quelle impalcature si trovino già parzialmente pronte :-))
Dimenticavo: se qualcuno fosse interessato alla questione delle maiko, su youtube c’è un bel documentario della BBC, in 6 pezzetini, vale la oena guardarlo, inizia qui:
http://www.youtube.com/watch?v=KrDGTUm2vBc
@tuki: certo, ma io non intendevo geisha o maiko in abito da geisha o maiko, mi sto chiedendo se per caso fosse una delle due cose, ma vestita in modo ‘civile’, insomma, non in tenuta da combattimento (ed è evidente che non lo sia, insomma è una signora in kimono, ma io sospetto che una normalissima signora in kimono non vada a farsi torturare per un’ora e mezzo a farsi fare i capelli in quel modo), ecco :-) ps: siccome sono andata a rispolverare le letture, le maiko che lavorano da meno di un anno hanno solo il labbro inferiore dipinto di rosso, oltre un anno entrambi (si vede in foto, la differenza fra le maiko piccoline colorate e quelle danzanti, in nero :-)
Sigrid, starei ore a gardarmi queste foto per osservare tutti i dettagli. Comunque la donna in kimono rosa non può essere una maiko per una serie di motivi, i più evidenti sono: il collare bianco (le maiko hanno solo collari con stampe in rosso), il trucco (l’oshiroi delle maiko è bianchissimo e lascia scoperta una strisciolina all’attaccatura dei capelli, in più gli occhi delle maiko sono truccati con abbondante rosso e le labbra non sono mai totalmente dipinte), le maniche del kimono (le sue sono molto corte, vuol dire che non è giovanissima, le maiko portano l’oburisode, ovvero il tipo di furisode con le maniche più lunghe, per giovanissime) e la pettinatura sobria rispetto a quella elaborata e vivace delle maiko. Il fatto è che non mi sembra nemmeno una geiko, a parte il collare bianco, il suo trucco naturale potrebbe essere da geisha matura (anche se le labbra non sono ben delineate) ma il kimono non è così sobrio e lei non mi sembra così in la con gli anni :-)
@annalena: già, se poi mi scordo pure di darti tutti gli elementi certo che diventa difficile :-) Dunque, in sostantza, a parte che nel ipotesi di una normale signora ben vestita, la cosa che proprio non mi torna è il capello (mai visto quello da geisha lucidato e strato su una persona normale ma magari mi puoi contradire :-), ma sopratutto, questa ragazza qui era con il gruppo delle maiko, insomma, c’erano le maiko danzatrici in nero, poi le piccole maiko multicolor, poi le suonatrici anziane in nero, poi c’erano un paio di ragazza vestite, con colori diversi, come questa qui in rosa, e con gli stessi identici capelli, poi in più c’erano una o due donne vestite ‘normalmente’ alla giapponese, senza kimono quindi. Tutte queante si sono radunate in una casetta dietro al tempio prima dello spettacolo, e ci sono tornate dopo, tutte, prima di andare via. Più di questo davvero non so :-)
ps: per come sapevo io però le maiko hanno sempre i manici superlunghi, no? :-), in realtà la ragazza in rosa ha delle maniche lunghe a metà fra maiko e, beh, maniche normale (ma quelle delle geisa come sarebbe già??
comuqnue, giusto per farvela vedere per intero (la foto non è un granché), foto qui:
https://www.cavolettodibruxelles.it/wp-content/uploads/2010/02/ragazza_in_rosa.jpg
@grazie acquaviva, come sempre sei una fonte inesauribile…mi devo rileggere memorie di una geisha e sto facendo indigestione di murakami, tra Sigrid e te fate venire una voglia di giappone incredibile.
@ Sigrid grazie di questi reportage, regali emozioni a piene mani
Buongiorno Sigrid!
Buonagiornata!
Tu ti alzi ed io vado a dormire.
Chissà cosa farai e dove andrai oggi!!
E’ un sogno che prima o poi si avvererà. Un paese anconra un po in bilico tra tradizione ed occidentalizzazione (direi quasi futuristica).
Bello questo reportage. Le foto, come sempre, magnifiche!
Applausi!
speciale signora dalle ricette che fanno venire voglia di sperimentare e dalle foto che regalano emozioni, l’ho conosciuta in questi giorni, incontro casuale quanto interessante e divertente, ricco di atmosfera !! e già è qui con me sulla scrivania con il suo Libro del cavolo, che mi tiene compagnia e ci sta portando in viaggio …. grazie, un sorriso ancora anche a voi tutti
da Clara
aaah prima che mi scordi!!!alla stazione centrale di Kyoto, all’interno della galleria commerciale dovresti trovare un venditore di takoyaki buonissimo!!!erano eccellenti quelli che ho mangiato lì!!!!e le salse sono solo su richiesta! io i miei li ho mangiati caldi con un po’ di cipollotto e katsuoboshi!ottime;P
il negozio dovresti trovarlo piuttosto facilmente, davanti dall’altra parte c’è una boulangerie (se può servire…)
Certo che adesso la tv alla sera chi la guarda più??
E’come un telefilm a puntate, la sera accendo il pc e chiedendomi con curiosità cosa vedrò e cosa leggerò e non resto mai delusa.
Il bello è che il programma mi piace sempre ed anche il dopo programma dei commenti è alquanto interessante.
Bella quindi anche l’idea del fan club Acquaviva!
E che bella la giapponese con lo scialle!!
@anit50: non dicevo che non avesse trucco, ombrello e borsa, ma che non fossero tradizionali. Il Trucco è perfetto ma leggerissimo, l’ombrello se fai caso non sembra in carta di riso con punta mozza e raggi in bambù ma un ombrello “normale” con tanto di puntale sporgente in legno protetto ed anche la borsa è di foggia “normale”, mentre le borse tradizionali da maiko o sono abbastanza piccole in seta da kimono o, come vedi nelle altre foto, riprendono la foggia dei fazzoletti annodati da cui derivano.
Si tratta di certo di una signora nolto elegante che conosce perfettamente il galateo dell’abbigliamento tradizionale giapponese ma che non indossa in questa occasione un “costume” da maiko, solitamente tradizionale in tutti i dettagli quando si tratta di apparire in pubblico durante un’importante festività.
@giu: per lo zenzero sott’aceto, il “gari”, se vuoi ho due ricette, una “da ristorante” come dosi e poi durata del prodotto ed una casalinga, che si conserva in frigo per una decina di giorni. In entrambe si tratta di ammorbidire le fettine di zenzero con il sale oppure scottandole brevemente in acqua bollente, sciacquarle e strizzarle bene e poi versarci sopra una miscela bollente di aceto di riso, poco sale e mirin e/o zucchero. Le dosi esatte dipendono dal tipo di zenzero (dimensioni, varietà, freschezza) oltre che dal suo peso. In linea di massima per marinare due teste di zenzero sevono 6 cucchiai di aceto, 2 di mirin, 2 di acqua, 3 di zucchero e 1 cucchiaino di sale.
E’ sempre un piacere aprire un tuo post, e per le ricette e per le foto. Aspetto sempre di vedere la prossima foto: che sensazione mi dara’?
Molti non sanno fotografare, guardano e non vedono. Tu vedi.
Chapeau.
@acquaviva
Non e’ che abbiamo una ricettina per fare lo zenzero sottaceto come quello spettacolare mangiato al milanjapaneis?
Per chi non lo conoscesse, si tratta di piccole fettine sottili di zenzero sottaceto, da spiluccare tra un suschi-coso e l’altro, per dare uno stacco ai sapori. E’ delizioso… :))) Ah… e quello servito era sempre troppo poco :D
@acquaviva aka aquapedia: guardando molto attentamente quella splendida ragazza in rosa a me sembra di vedere sia ombrello color prugna che borsa, non ti sembra? Comunque grazie per tutte le tue informazioni, leggo sempre anche il tuo blog, sei una persona speciale!
Sigrid,adoro cucinare e so pure il giapponese…mica hai bisogno di un’assistente interprete fino ad aprile????:-P Foto e cibo meravigliosi come sempre!
@acquaviva
Vabbeh mo’ ve lo posso pure dire: quella con lo scialle rosa ero io in incognito. Solo che con i pochi soldi che avevo, mi ci e’ uscita giusto la depilazione e qualche vestituccio usato…
@valentin@
Eh no mi dispiace… le caselle dei fan club sono tutte occupate ormai. Mi pare siano 2, se ricordo bene.
Sai che ti invidio, ehhhhh???? :)
sto incollata allo schermo del piccola mac, sognando kimono & ombrellini di carta di riso!
おはようございます !
Beautiful post and beautiful blog!
dopo quello di Giu, si può fare il fan-club di Acquaviva? ;)
ma che bellezza queste foto!!! …. l’ultima è meravigliosa
@barbara M: gli attuali kimono sono composti da pochi strati e, nonostante condizionino per forza di cose gestualità e camminata, pesano poco più dei nostri abiti occidentali. I kimono più antichi però erano composti di moltissimi strati, non ricordo più se fino a 13 o 17, alcuni di seta ricamata particolarmente pesanti, quindi, come le nostre damine del ‘700, creavano problemi di natura abbastanza varia… pesantezza del tutto compresa.
la mia sensazione è che la ragazza in rosa non sia una maiko, semplicemente una donna in kimono, cosa non tanto rara da vedere a Kioto, in effetti. Non ha ne’ trucco, ne’ borsa ne’ ombrello tradizionali ed indossa uno scialle al posto del classico haori (soprabito), quindi non sta nei canoni “rituali”, per questo penso sia semplicemente una spettatrice ben vestita.
Non è sposata (manica lunga) ma non è neppure giovanissima (colori poco sgargianti); la pettinatura molto sofisticata e l’armonia tra obi e kimono racconta che si è messa elegante per l’occasione, anche se non si vedono altri dettagli per capire di più.
Tutto questo in realtà semba tanto esotico ma è semplicemente la versione nipponica di codici analoghi ai nostri. Anche noi diamo informazioni attraverso le regole di abbigliamento e galateo che seguiamo: portiamo o meno la fede al dito, indossiamo abiti lunghi i corti, sportivi od eleganti, da lutto o da cerimonia, più colorati in gioventù, più sbarluscenti in discoteca, più sobri dopo una certa età…Solo che diamo per scontate le regole di comunicazione dìnon verbale che conosciamo e ci stupiamo di quelle a noi sconosciute…
Fino a 50 anni fa una ragazza giapponese di buona famiglia doveva imparare, tra le altre cose, anche le regole per indossare un kimono; ma anche da noi una donna non poteva uscire senza guanti e cappello, doveva coordinare le scarpe con la borsa e così via. Sono, le loro come le nostre, semplici regole di galateo, che in Giappone, come ogni cosa, possono diventare delle vere e proprie forme di arte, se uno ci si appassiona o ci crede.
Il vantaggio del Giappone contemporaneo è che ora non sono più obblighi ma semplici possibilità…
grazie Sigrid per questi bellissimi reportage!
è un bel po’ che leggo il tuo bellissimo blog senza lasciare commenti ma quando ce vo’ ce vo’!
finalmente sono riuscita ad organizzare il viaggio in Giappone per aprile (lo sognavo da una vita e ora ho convinto la dolce metà) e mi porto dietro tutti i tuoi consigli e le tue fotine.. altro che lonely planet!!
continua così che a me sembra già di essere in viaggio
@ari bellissimo il link su you tube.. è tutto il pomeriggio che mi faccio grasse risate oltre ad aver trovato finalmente una ricetta che sembra decente dell’okonomiyaki,.. grazie!!
Ho trovato questo blog per caso e mi piace davvero tanto! Visto che sei molto brava, se ti và guarda qualche mia foto sul giappone:
http://www.flickr.com/photos/sunnyterranova/sets/72157616335517071/
Ciao!
Sunny
La ragazza col kimono rosa è davvero splendida, però mi sembrano tutti così inespressivi, anzi, mi sembra che tutti abbiano la stessa espressione, che poi è un po’ la stessa cosa.
Buongiorno Sigrid : con norvegian wood di Murakami Haruki ho iniziato ad amare il Giappone ora grazie alle tue splendide foto lo posso vedere.
Cantaci ancora.
@Ari: grazie!!!! ho visto alcuni video e mi sono piaciuti molto… diciamo che più della metà degli ingredienti mi è sconosciuta. ma a parte questo e l’impossibilità di maneggiare le bacchette come un giapponese… l’immagine aiuta molto!!! ecco il link dei takoyaki!!!
http://www.youtube.com/watch?v=PHDmVhShE80
wow! Foto brillanti
GRAZIE Sigrid ci fai vedere una parte del Giappone con gli occhi di un visitatore attento e sensibile , le tue foto sono opere d’arte , trasmettono forti emozioni e quei takoyaki…..slurpp…devono essere buonissimi .Per non interrompere un rapporto diretto intanto continuo a cucinare le ricette del tuo libro.Buon giorno, buon 04 febbraio
Ah, Sigrid, e io che soffro di giapponesite dall’infanzia e non ci sono mai stata, che belle le tue foto.
Le polpettine mi è venuto in mente che meno tonde si potrebbero fare con la padella dei poffertjes che fanno qui in Olanda (li conosci? non so se li avete anche in Belgio).
ciao,
Ba
You’ve made me crave some Takoyaki – hope you’re enjoying the life there! kx
ma Sigrid, li hai letti i libri di Amelie Nothomb che è giustappunto belga nata e vissuta molto in Giappone? io li trovo molto belli e molto interessanti, essenziali e a tratti sconvolgenti. Spesso (ma non sempre) parlano del Giappone, ad esempio lo scioccante Stupore e Tremori. Li consiglio vivamente a tutti, e anche se non sempre piacciono, non lasciano indifferenti
Amelie Nothomb dice «Moi je parle le franponais»….
e tu???
Carissima,
foto bellissime!! posso pubblicarne qualcuna sul mio sito?
mandaci le ricette di alcuni dolci giapponesi, facili da fare e possibilmente senza cottura…
p.s.
se trovi un sushiman estroso portamelo a Milano!
hey sigrid…ti offendi se ti linko un sito di ricette? ^_^
questo è un canale youtube di ricette giapponesi come le fanno i giapponesi, io credo sia fatto molto bene e con ricette autentiche ma anche abbastanza semplici. Dacci un’occhiatina se hai tempo :-)
http://www.youtube.com/user/cookingwithdog
ringrazio pubblicamente i datori di lavoro di tuo marito che di conseguenza ti han ricondotto fin lì. ;-)
ogni giorno è una meraviglia per gli occhi, tuoi e nostri.
merci.
che foto favolose!
mi sta prendendo un po’ di japanesite, da una settimana a questa parte…
sara’ mica colpa tua??
;-)
Buon nuovo anno!
la foto corale delle maiko?!? -non so se mi esprimo giustamente- è meravigliosa…
Ieri sera ho avuto un’ospite giapponese, Ai, una deliziosa trentenne che sembra un’adolescente.
L’avrei sommersa di domande, ma mi sono dovuta trattenere per non farla sentire un alieno. Le raccontavo l’entusiasmo del mio fidanzato quando è stato a Tokyo per lavoro: gentilezza, disponibilità, professionalità assoluta, precisione erano le caratteristiche Base di ciascuna figura professionale con cui ha lavorato.
Il volto di Ai però non era disteso. Mi ha raccontato che per un giapponese tutto ciò è un dovere, un’imposizione sociale che preme su moltissimi aspetti della vita. Guardare una geisha o una maiko mi fa uno strano effetto: la sua bellezza fa impallidire, sembra piena di distacco e sostenuta dall’infinito complesso di segni studiati perchè tale bellezza appunto possa manifestarsi. Questo complesso sistema ha evidentemente regole rigide e antichissime che continuano a sopravvivere nonostante la loro ‘disfunzionalità’. La tua geisha rosa, Sigrid, a differenza delle altre che hai fotografato, sembra riuscire a rappresentare questa bellezza senza sforzo, e, cosa che mi colpisce, sembra indossare una semplice sciarpa di pile (insomma, fa freddo!) anzi che una costosa stola di seta. Diciamo che sembra più felice delle altre?
Grazie.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Che colori!
Bellissimo reportage con splendide foto.
Ciao Daniela.
aaarghhhh!!!!! takoyaki……io la piastra ce l’ho. me l’hanno regalata in Giappone proprio perchè vado matta per quei bocconcini. però non l’ho mai usata e non li so fare…….li ho visti fare….però……chi mi aiuta?!?!?!!?!
che bel post e che bellissime foto!!
aspetto i nuovi commenti di acquaviva, perchè quella ragazza è veramente bellissima!
Adoro questi tuoi reportage… Mi stai davvero facendo venire voglia di visitare questo paese, più di altri!
Bellissimo profilo la ragazza con lo scialle rosa…
ma fare i deliziosi takoyaki senza piastra di ghisa?? è possibile??? per chi in Japan non può arrivare??? almeno per ora…
@acquaviva
Veramente interessante. Un pochino inquietate però: mi sembra quasi come se queste donne andassero in giro con il codice a barre e avendo il giusto lettore puoi sapere veramente tante cose di loro.
Sarei curiosa di sapere se ci sono analoghi in Italia.
Una domanda però ce l’ho: ma quanto pesa il tutto?
Sembrano donne delicatine, ma ho idea che sia solo apparenza ….
Bellissime queste geishe, sembrano cosi leggere, eleganti nonostanti metri di tessuto …
bellissimo questo post,mi hai fatto anche venire fame…è un vero piacere leggere il tuo racconto e guardare le tue foto.
Un abbraccio
Aniko
sigriiid adoro sempre di più questo tuo reporage, è un sogno!
@acquaviva: scusa ma tu cosa mi dici invece della ragazza con kimono e scial (come si scrive? :-) rosa?? perché l’ho trovata folgorante di bellezza, e non ho capito cosa fosse, insomma, porta un capello da geisha (è anche più grande delle maiko, specie quelle in kimono colorato erano davvero poco più che bambine, ma tutto il resto no, e com’è?? (geisha in vacanza?? che in effetti mi è capitato di vederne, struccate, in giro per strada la mattina, però questa qui è molto più bella di qualsiasi altra geisha, insomma, com’è come non è, chi la sa? :-)
Ciao Sigrid,
sempre piu’ stimoli la voglia di volare in Giappone.
Grazie per i tuoi reportage giornalieri.
Ale
@sigrid a me il Giappone non ha mai attirato molto ma tu con le tue foto sei riuscita a suscitare in me interesse……….poi che belle le Maiko
una piccola piastra da takoyaki portatela a casa (senza scordare pennello e spuntone), dopo i primi esperimenti diventa abbastanza facile cucinarseli.
Le regole della vestizione del kimono sono infinite ed interessantissime, sto proprio cercando un libro a riguardo per capire meglio.
Dal poco che so, ad esempio, confrontando la foto della maiko e della signora anziana, entrambe con un kimono nero, puoi capire che la signora di destra (come la maiko di spalle nella foto di sinistra) è sposata perchè il suo kimono è decorato solo nella parte bassa (kurotomesode), che è più anziana perchè il nastro colorato che passa sopra l’obi è più nascosto e porta comunque l’obi più in basso, mentre le ragazze di sinistra sono giovani, dunque portano dei kanzashi (decori nei capelli) molto sgargianti, e quella di sinistra è nubile perchè le maniche del suo kimono sono molto lunghe (furisode)…
Mammamia, ci starei delle ore ad osservare tutti i dettagli!
Grazie Sigrid!
Le tue foto e le tue descrizioni, come sempre, sono bellissime e mi fanno venire un’intensa voglia di andare in giappone!
Quando ho visto i takoyaki mi stavo quasi commovuendo: quante volte li ho visti nei manga! Peccato non possa sentirne il profumo, ma sembrano deliziosi!!
oddio i takoyaki! che buoniiiiii … yummie mi sta venendo una fame… e per pranzo ho solo una misera insalatina… uff che bello lo scorcio di giappone che ci mostri, spero di poterne godere anche io dal vivo un giorno… buona serata Sigrid!
Beautiful photographs.
mi sa che stai diventando una vera esperta di cucina ed tradizioni di oriente!! Io mi perdo solo a leggere tutte queste parole per me impronunciabili…
Le foto sono bellissime, per i piatti…beh, non so se ce la farei ad asseggiare proprio tutto!!!!
Che eleganza ! nei costumi , nei modi , nel portamento . Nelle foto !!!!!!!!!!!! grazie per questi pezzetti di Giappone ! chiara
Buonasera Sigrid,
Ora che sei in Japan ho un motivo in più per trovare divertente e interessante il tuo blog.
Ti vorrei ringraziere per avermi fatto conoscere Frozen Silence. Non è stato facile trovarlo, ma ieri ho scricato un po’ delle sue opere. Complimenti, buon “gusto” anche in fatto di musica!
Anna
che voglia di venire a trovarti…foto commuoventi….
Ma io ti adoro! Grazie!
Cara Sigrid, grazie.
… non so agli altri ma mi fai venir una voglia di Giappone che salterei in aereo or ora!!!
Buon proseguimento e buone foto … e pasticciamenti!
Bellissimo reportage! E foto splendide.
Se ti dovesse capitare di beccare la birra blu in qualche supermercato fammi sapere :-D
http://www.takahasi.co.jp/beer/lineup/ryuhyo.html
Buona permanenza in Japan ^_______^