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Tofu fritto

Beh, ecco, mai dire mai… E io appunto fino a poco fa ritenevo il tofu [1] una delle più abominevoli creazioni comestibili (si fa er dire) dell’uomo (subito dopo il nattō [2] ma quello è un’altro discorso per un’altro giorno :-) e invece, poi a forza di vederlo, leggerne e ritrovarmelo nei ricettari nipponici, timidamente, sono andata ad acquistare la mia prima confezione di tofu. E poco dopo anche la seconda. Intanto resto della mia opinione: il tofu assaggiato fin qui, in Europa, non era quasi mai buono (per i soliti discorsi di sempre, è un mondo globale ma sembrebbe che nella quotidianità reale il mercato così globale poi mica lo sia, insomma, noi in Italia abbiamo del tofu scadente che molto probabilmente i giapponesi neanche considerebbero, vice versa, ne abbiamo già parlato, i prodotti italiani incontrati casualmente qui in grande distibuzione non li acquisterei manco morta, sembrano fatti, appunto per l’estero, e la sfumatura non ha nulla di positivo, anzi, allo stesso modo, qui, specie in questo periodo, pullulano i prodotti di grands chocolatiers dai nomi europei che non s’erano assolutamente mai sentiti prima, ahum… ). Dunque ne ero rimasta a dire che il tofu non è quella cosa gommosa e insapore e cattiva che pensiamo. Okay, non è il prodotto più saporito al mondo e in sostanza il tofu sa di… latte di soia (badate però che anche quello, qui, ha un sapore un po’ diverso dal nostro). Il bello però del tofu è che è un’ottima fonte di proteine e che alla fine della fiera si può insaporire facilmente (i suoi migliori amici si chiamano salsa di soia e miso, toh, altri due derivati della soia :-)

Quindi, fra le primissima cose cucinate, questi bocconcini di tofu fritto, a mo’ di antipastino. Se volete i nomi scientifici, questa ricetta è abbastanza vicina all’ agedashi [3], se non che ho servito la salsa tentsuyu [4] a parte invece di immergerci tutto quanto il tofu fritto. Anzi, il nome della salsina ricordatevelo che ne riparleremo, è la stessa che si usa per intingere i zarusoba, la soba fredda, e credo sia proprio la mia salsa giapponese preferita in assoluto :-) In ogni modo, anche del tofu ne riparleremo senz’altro, specie ora cho ho definitivamente scoperto che è comestibile perdavvero :-). Ah, poi, ultimissima cosa, letta in giro poco fa, pare che la ricetta dell’agedashi era già presente in un testo del 1782, chiamato Tofu Hyakuchin [5] (più o meno: ‘cento ricette deliziose col tofu’), un libro che divenne subito molto popolare, seguito da altri titoli della serie 100 modi di preparare…, e citato ancora oggi. Insomma, è un po’ come se l’autore Seikyoudoujin Kahitsujun, fosse l’equivalente nipponico di un, per dire, Artusi, e la cosa di per sé mi fa abbastanza tenerezza :-)

Tofu fritto

Il tofu fritto: scolare un blocco di tofu solido (firm tofu) dal suo liquido, metterci un peso sopra e lasciarlo drenare per mezz’oretta. Tagliare il tofu a cubetti o a fettine, ascugarle delicatamente con della carta da cucina, poi passarle nella fecola di patate (eventualmente potete mescolarci un po’ di semi di sesamo o ciò che volete – io, cosi, per vedere, ho aggiunto un miscuglio di semi di sesamo, semini dal sapore di wasabi e micropezzetti di alga nori). Tuffare il tofu in olio per friggere caldo, e lasciar cuocere finché non sia leggermente dorato. Scolare su della carta da cucina.
La salsa tentsuyu: versare una tazza di acqua, mezzo cucchiaino di brodo dashi in granuli, 3 cucchiai di salsa di soia e tre cucchiai di mirin in un pentolino. Far scaldare il tutto per 5 minuti poi spegnere e lasciar raffreddare.
Servire il tofu, subito, con una ciotoline di insalata (qui cavolo cinese affettato sottilmente, germogli di soia e altri germoglietti verdi che non so nemmeno cosa fossero :-)), servire la salsa sul lato con un cucchiaino di daikon [6] (nei mercati etnici e al naturasì) grattuggiato e negi [7] o cipollotto sottilmente affettato che poi ognuno potrà aggiungere alla sua salsina come preferisce.