Obanzai!

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Ormai, in quanto al soggiorno kyotese siamo proprio allo sprint finale (il primo che dice meno male me lo mangio :-)), il che nella pratica significa che sono stata colta all’improvviso dalla sindrome del turista impazzito, accumulando cose e esperienze che non ho manco più il tempo di postare causa ‘ma che ci sto a fare davanti al computer quando fuori ci sono ancora tante cose che non ho viste/fatte/assaggiate’?? Già, è un bel dilemma (ci toccherà tornare, ecco tutto :-)). Intanto, oggi piccolo rattrappage con questa cena di cui non potevo non parlare, pena farvi perdere un pezzettino del puzzle, pardon, quadro generale della cucina di questa piccola parte del mondo (ché, si intravvede lo spirito del piccolo filologo che c’è in me? :-))

Quindi, la cucina di Kyoto, che viene genericamente chiamata kyo-ryori è considerata su per giù la più rappresentativa e la più sofisticata fra le cucine del Giappone (beh, oddio, dipende… se lo chiedete a qualcuno di Kyoto o a qualcuno di, tanto per dire una città a caso, Tokyo, gli ultimi in genere non sono proprio del tutto daccordo su questa affermazione :-) e è in realtà il risultato di diverse cucine che nel tempo si sono più o meno combinate o influenzate a vicenda:

il yushoku ryori, che era la cucina dei nobili e dell’Imperatore, credo molto meno o nient’affatto praticata oggi, per lo meno non mi è capitato di inciamparci, magari da qualche parte c’è (appena scoperto che qualche ristorante a Kyoto la pratica ma ao, non posso mica sapere tutto :-)

il kaiseki ryori, che sarebbe una delle forme più eleganti di cucina, una successione di piattini e bocconcini, molto curati – e rigorosamente pensati – nell’apparenza, nei colori, forme e consistenze, ed è tutt’ora il massimo del raffinamento che si possa citare in materia di cucina classica giapponese. Un po’ come per la ceremonia del tè, da cui fra parentesi nasce, la cena kaiseki non è soltanto un esperienza gastronomica, è un’esperienza anche visiva, estetica, in una parole, un qualche cosa che non riguarda affatto il mero cibo (di kaiseki ryori avete già avuto duo piccoli assaggini, uno era il pranzo a base di tofu (in realtà sarebbe tofu ryori ma siamo lì), l’altro era il menu di pesce d Amenashibate), va comunque detto che la cucina kaiseki può raggiungere delle vette di eleganza e raffinatezza che noio mischini probabilmente mai vedremo :-)

il shojin ryori, la cucine vegana dei monaci buddisti, di cui ho già avuto occasione di parlare dopo il pranzo ad Arashiyama. Riepilogando: tutto vegetale, di stagione e di territorio, grande grandissimo uso di tofu, yuba, fu e alghe, una grande attenzione verso lo spreco e anche qui, una grandissima cura nel far variare le consistenze e i sapori (qui sarebbe anche da inserire un’incisa, ve la farò a breve in un altro post :-)

e infine, l’obanzai ryori, che sarebbe in qualche modo la cucina popolare locale, quella che è stata tramandata nelle case di generazione in generazione, una cucina non per le elite o per i monaci ma il risultato di ciò che i semplici cittadini trovavano da cucinare, basata per lo più sulle tipiche verdure della zona di Kyoto, che vengono chiamate le kyo yasai Sono una cinquantina (dicono) di verdure locali che si trovano soltanto nella zona di Kyoto – ecco, giusto l’altro giorno qui si parlava di varietà, eccoqua – alcune sono già scomparse, altre ancora ci sono, a volte portano addirittura il nome del tempio dove vengono coltivati. E un argomento sul quale spero di poter tornare a breve (eheh) intanto per citarne molto grossolanamente un paio: a Kyoto hanno delle zucche particolari a forma di, hum, pere giganti; poi delle caratteristiche carote rosse (bellissime :-), delle melanzane di ben 300g (suona assurdo ma in genere le melanzane giapponesi sono piccolissime :-) e altre cose fra cui una serie di radici, come i lunghissimi ‘ravanelli’ giganti che avevo visti al mercato di Nishiki. L’obanzai ryori è una cucina tutto sommato semplice, di stagione, del territorio, che si basa su molte verdure bollite (perché molte verdure tipiche di kyoto appartengono alla categoria delle radici) e stufati semplici. Al riguardo vi segnalo anche questo post di Harris Salat (il quale non per niente scrive bellissimi libri sul tema della cucina giapponese:-)

E quindi è la nostra cena Obanzai che volevo documentarvi oggi, comme dirait l’autre ‘senza nessun tipo di pretese’ (insomma, questi sono solo un paio di scatti fatti di sfuggito mentre ero a cena con amici, anzi, ve lo raccommando il saké abbinato alla macchina fotografica… hips! :-), detto questo, per completezza non me la sentivo proprio di non raccontarvi questo altro tassello di cucina locale quindi beccatevi pure queste fotine souvenir da vacanziera un po’ brilla, allez! :-))

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Tutto ciò è quindi avvenuto un sabato sera, il primo sabato (e ultimo, fin qui) di relativo tepore serale, per noi la prima volta che attraversassimo la città buia in bici, per raggiungere l’appuntamento all’incrocio fra la sanjo e la kiyamachi, a due passi due dal ristorante Tousuira. Strada faccendo per la prima volta ho osservato i giapponesi in libera uscita del sabato sera in un quartiere fitto di ristorantini interessanti, tutti con delle mise molto originali e anche un filo eccentrici (nulla a che vedere però con i travestimenti osservabili a Tokyo), in ogni caso: molto diversi di come sono vestiti di giorno… :-) Raggiunto il locale, Menami si chiama, passiamo davanti al bancone che in quell’ora era affolato e sul quale, è una cosa tipica dei posti obanzai, erano alineate delle enormi ciotolone con le pietanze che quel giorno figuravano sul menu (quindi: se uno non capisce una cippa di ciò che c’è scritto può sempre indicare quel che desidera :-) saliamo al primo piano, slacciamo le scarpe che mettiamo ordinatamente su gli scaffalini di legno e sui calzini prendiamo possesso della nostra saletta privata a tatami. Dopodiché la nostra cicerona nazionale è stata incaricata di decriptare il menu e di ordinare (tanto noio siamo analfabeti). In cinque siamo riusciti a ordinare un buon tre quarti del menu, ordinando tanti piattini diversi che ci siamo divisi. Per iniziare (nelle fotine soto), un po’ di verdure, come dei broccoletti che non sono broccoletti (solo che tutti noi occidentali li abbiamo trovati molto simili :-) conditi con una leggerisisma salsina rilevata da una puntina di senape giapponese (che assomiglia un pochino al wasabi); poi una ciotolina con foglia di wasabi stufate (molto divertenti, insomma, il wasabi che solitamente si usa è una radice, la radice però ha anche delle foglie, che sanno, ma in modo più delicato, di wasabi, toh! :-), del mizuna stufato e un’altra straordinaria rivelazione: il bambu, che contrariamente a quel che credevo non cresce direttamente in scatolette, anzi, già da un po’ di giorni i pousses de bambou (come si chiamano in italiano?? germgli?? anche se sono enormi??) erano apparsi al mercato – in pratica vengono sbucciati, sbollentati e cucinati, qui tagliati a cubettini conditi con una specie di ”pesto” di erbe di cui non ricordo il nome (eh, il saké, vi dicevo… :-) davvero molto molto buoni! :-) Poi piccola tempura di verdure e anche una stupendissima insalata di verdure sbollentate croccantissime, un misto di asparagi, fave, mangetout, broccoli e uova sode dal tuorlo non del tutto rappreso, fresco, croccante, primaverile, fantastico :-))

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Lato ‘secondi’ abbiamo assaggiato un po’ di sashimi (la noia qui del sashimi è che ci sono sempre dei pesci di cui non sappiamo cosa sono e che neanche i giapponesi sanno come tradurre, e infatti quelli a polpa bianca erano strepitosi ma vai a sapere cos’erano…. – Stupendo anche lo sgombro marinato all’aceto). Poi filetto di salmone grigliato façon teriyaki (ma sul carbone di legno, il che gli da un tutt’altro sapore :-) e un po’ di polpo in insalata. E poi due cose che tutto mi aspettavo ma non quello: del petto di anatra al pepe di sichuan, e un pezzetto di agnello, entrambi dalla cottura precisa, carne rosata e morbida, insomma, sto Giappone è davvero sempre pieno di sorprese :-) Infine una ciotolina di riso per segnare la fine del pasto (ormai mi ci sono rassegnata :-).

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Lato bibite, sake caldo, umeshu on the rocks (vino di prugne con un sacco di ghiaccio, molto buono, cioè il vino di prugne è molto dolce con una puntina fresca acide, berlo con tanto ghiaccio permette di pasteggiarci, che al naturale sarebbe decisamente troppo dolce), e un paio di birre, più l’acqua, e via :-) Ultimo sguardo al tavolo dopo la battaglia, conto, e via direzione casa, sotto la pioggia apparsa a sorpresa… :-))

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55 Commenti

  • feo ha detto:

    Saro’ anche un rompipalle, non so, ma io vorrei ritornare sul post “tofu” e su quella ciotola “spezzata” con quella posata in bronzo (?) adagiata sopra. Per me è quello il Giappone, anche se non ci sono mai stato. Per me è quello che sta scrivendo Sigrid da giorni. Cioè l’eleganza che non ha bisogno di strilli, ma si risolve in oggetti, e situazioni, e quindi sensazioni, che nascono da un fatto semplice, da una contemplazione.In ogni caso grazie Sigrid!

  • san bernardo ha detto:

    28.03 ora legale …..in Italia ! ora sono le 02.08 e laggiù ? avete l’ora legale ?

  • shayma ha detto:

    a gorgeous write-up, Sigrid. forgive me if one of your readers has already asked you this- but do you think these ‘kitchens’ can be classified and compared to the trattoria/hosteria/ristorante/tavola calda, for example? the photos are beautiful and, well, everything, as you are!! x shayma

  • luisa ha detto:

    mi è venuta voglia di sushi a me….

  • acquaviva ha detto:

    @sigrid: se vuoi qualche ricettina carina di daikon tsukemono e sei ancora in tempo, entra in una libreria e cercati: Seiko Ogawa, “Easy Japanese Pickling, in five minutes to one day”, Graph-Sha ltd.

    @wanda: il sapore del daikon è molto più dolce della parte delle foglie e molto più pungente verso la punta. In Giappone solitamente si utilizza la cima per le insalate ed in generale per il consumo a crudo, la parte centrale, abbastanza succosa, per stufati, nabè e oden, mentre la punta si usa come condimento per la soba, come ti suggeriva Sigrid.

  • federica ha detto:

    xkè vuoi scrivermi, non è melgio parlare a 4 occhi????
    tanto mancano solo 21 giorni!!!!! ahahahahahha
    :)

  • Masumi ha detto:

    buonasera
    mi fa molto piacere che ti piaccia Kyoto e il Giappone.. io sono giapponese e vivo in Italia, mio marito è italiano.. ma adesso quando vedo i tuoi post sul Giappone mi sento tanta nostalgia!! anche le foto fanno i cibi giapponesi squisiti.. ti leggo tutti i giorni ultimamente, spero sempre in nuove storie e foto.. a presto!

  • CRI ha detto:

    Ciao Sigrid ,
    ok , allora ci siamo ….5 persone va bene , non avevo letto il numero dei commensali ….così si spiega tutto , concordo col fatto che a volte si va a mangiare in posti che non valgono 2 lire !!
    grazie

  • Sigrid ha detto:

    @wanda: non voglio immaginare quanto tu abbia pagato il daikon a campo dei fiori :-)) Dunque, in realtà, io direi proprio di farci l’insalata :-D Cioè il daikon fresco si usa prevalentemente a pezzettini da cuocere nel nabe (che è in sostanza una ‘fonduta’ con brodo giappo e un po’ tutto quello che uno vuole farci cuocere dentro, tipo pesce, carne, tofu, tremilliardi di verdure ecc) o crudo e grattuggiato fine, strizzato un pochino e servito insieme alla soba (si prende il daikon e lo si mangia insieme alla pasta, o si fa sciogliere nella salsina brodosa in cui si intinge la pasta – me la son giusto mangiato a pranzo oggi questa cosa qui :-), pero ecco, appunto, io lo uso moltissimo per preparare delle insalatine antipasto, crudo e tagliato a julienne, ci aggiungo delle fetine di cetriolo, o delle listarelline di cavolo crudo cinese, o dei germogli, e condisco con ciò che mi capita sotto mano, sesamo, striscioline di nori, katsuobushi, un goccio uno di salsa di soja, e via con l’insalatina antipastina fresca e croccante :-)- E ottimo anche, sempre da crudo, sempre a julienne ma più sottile, con i crudi di pesce :-) In più si conserva un sacco, io con mezza radice ci faccio quasi una settimana e lo uso praticamente tutti i giorni :-) L’altro modo in cui si consuma tantisismo il daikon è sottaceto, solo che non so nemmeno se si può fare in casa (immagino di si, m’informerò :-)

    @francesco: queste qui nello specifico con il 50mm f1.2 canon :-)

    @nico: sinceramente non lo so, vediamo se qualcuno ha una risposta da darti… :-)

    @cri: si ma eravamo in 5 :-)) Il che ci fa 50 euro a cranio (contando che una pizza mediocre a testa ne costi 25 a me sta ance bene così :-) – vero però che c’è un divarico anche grande fra ciò che puoi spendere a pranzo vs. cena, in Giappone, cioè a pranzo con 1000 yen te la puoi cavare tranquillamente, però sono ambienti diversi, insomma il pranzo lo liquidi in 20 minuti, a cena – oltre al fatto che si beve, hum, qui c’era anche il fatto della salettina privata e quindi di un servizio ‘diverso’ ecc. Però ecco, quasi che si riallaccia a quest’altro comment scritto poco fa da qualche altra parte su una trattoria romana… (non posso che ribadire, 50 euro per una cena, sopratutto se buona – se fosse cattiva sarebbero troppi anche la metà – non sono una cosa scandalosa – ai tempi d’oggi… :-)

    @federica: finiscilaaaaa!! ;-) (managgia amme’, io ti devo scrivere una mail!! :-)

    @monica: in realtà sto cercando di rimanere molto parsimoniosa sull’acquisto di ceramiche & co (pesano! e ho già tanta tanta tanta altra roba da portarmi dietro, il mio donabe per esempio – come sarebbe bello poter viaggiare con un camion :-)) In quanto alle sardine… mi sono resa conto giusto oggi che il depliant, rinvenuto per caso nella mia borsa foto, delle dette sardine suggerisce… di farci gli spaghetti con i pomodorini!! (ma che roba modaiola del cavolo… :-)))

    @beppe: beh ecco, come ha giustamente convertito Cri, un po’ meno di 250 euro in 5 :-)

    @cristallina: guai a disfarti di bigoli e bracciole :-) Diciamo che se qualche volta capiterai a Milano potrai andare da Katay e prenderti il mirin e il dashi (per la soia va bene la kikkoman che si trova ovunque), e magari un po’ di nori, e già con quelli in dispensa potrai iniziare a giocare :-))

    @aniko: ma io non sono in vacanza :-)))

    @sabry: ti dirò che sto discretamente prendendo la piega anch’io di frammentare la cena fra ciotoline e piattine (complice le microporzioni di verdure che qui vendono :-), in fondo poi non è male, invece di una verdura ne mangi tre diverse, cucinate in modi diversi, e non chiede neanche più tempo di preparazione, non mi spiego manco io come mai :-)

    @verdecardamomo: missà che si farà (per l’anno prossimo però) – più che altro cosi avrò un buon pretesto per tornare :-PPP

    @nirvana: non per fare la rompiscatole – e capisco che da noi vada molto quello – ma il sushi è veramente l’ultima cosa che cucinerei, un po’ perché noi non abbiamo il pesce adatto (capire: abbastanza fresco) e non lo sappiamo tagliare, un po’ perché è già difficile fare un buon riso nature, figurarsi il riso sushi (passa ancora i maki, vabbe, va :-)))

    @gloria: eh, lo so, era lo stesso per me prima di venire qui (e ancora adesso non sempre mi ricordo tutti i nomi), li cito per scrupolo e esattezza, ma è vero che quello della lingua è un bel scoglio e so perfettamente che tutto ciò possa apparire come confusionale, purtroppo… :-)

    @gaia: già, vabbeeeeeneeeeee ;-)))

    @mq: sinceramente, lo spero :-) Cioè, è difficile da spiegare, e sopratutto la mia cognizione del Giappone rimane fondamentalmente ‘turistica’ (non penso si possa capire un luogo finché non se ne parli la lingua, non si viva e si lavori e si interagisca veramente lì) ma nel contempo è un po’ diverso dal ‘solito turismo’, ecco, la cosa che a-do-ro del Giappone… sono le regole :-) (che è anche ciò che più mi aveva scioccato e infastidito alla prima visita), insomma, ognuno ha il proprio spazio ed è molto forte il concetto della propria libertà che finisce laddove inizia quella del vicino (su per giu mezzo metro più in là, c’è un sacco di gente in Giappone :-), e qualcosina di questo costante rispetto e della costante cura del dettaglio spero davvero mi rimanga, anche a roma (non so perché ma qualcosa mi dice che sarà dura :-). L’altra cosa che adoro è il fatto che ognuno, anche le persone che fanno i lavori più umili, ha un grande senso del proprio dovere, della propria funzione, e cosi anche lo spazzino o l’autista del bus hanno un atteggiamento estremamente dignitoso, e sono estremamente educati, il che fa si che a tuo turno tu sia rispettoso di loro. Cosi come tu sei rispettoso di chi incroci per strada, alla cassa del negozio, ecc. (la cosa che trovo folle è che è il sistema a farsi che io qui, nonostante non sia stata educata secondo i rigorosi canoni giapponesi, diventi molto più educata e attenta di quanto non sarei in altre parti del mondo, e sinceramente, ma forse solo perché passo da un eccesso all’altro, a-hum, mi piace da matti :-). In sostanza: mi sto faccendo un bel stage di civiltà :-) (e con questo non dico che il Giappone è il miglior paese al mondo, come ovunque, i lati negativi ci saranno, e probabilmente qui sono le stese cose positive ad avere poi un loro risvolto negativo, però intanto, mi prendo il positivo :-))

    @lunadeiboschi: beh qui le mele ce l’hanno, però vero che non ho mai visto in giro un carciofo o un finocchio, e neanche la rucola o l’indivia ecc ecc… Però il bello è che gli uomini hanno questa capacità incredibile di adattarsi, per cui credo che per me come per chiunque altro, dopo un po’ viene naturale pensare bachette e ciotoline, – e… risoooo! – buffo no? :-)

    @lilja: beh, mi rimane fino al 14 di aprile, e quindi sono le ultimissime settimane queste (e ti assicuro che si sente, anche se mi rimane in fondo più tempo di quanto non duri una ‘vacanza media’ :-) Per quanto riguarda Tokyo, condivido il timore ansiogeno (per me è troppo grande :-), per il resto, non è che ti debba piacere il Giappone per forza, ognuno ha le sue affinità, e i posti che gli corrispondono (ma è pur vero che mi piace l’idea di fare delle gitine oltre a ciò che si immagina, in fondo, basta pensare ai stereotipi che si hanno dell’Italia all’estero, c’è sempre molto più di quanto si pensi oltre le cartoline, ma credo questo valga un po’ ovunque :-)

  • Wanda ha detto:

    Aiuto Sigrid! Ho appena comprato a Campo de’ Fiori una radice che ho poi scoperto essere daikon, che ho poi poi scoperto essere molto usata in Giappone (saranno i tuoi post ad avermi spinto inconsapevolemente all’acquisto??)…insomma: che ci faccio? Dammi un consiglio, farlo a semplice insalata mi sembra uno spreco… :)

  • Francesco ha detto:

    Sigrid,
    non so se ti è già stato chiesto: con che obiettivo sono scattate queste foto?
    Grazie dei bellissimi reportage!

  • nico ha detto:

    scusate qualcuno conosce un buon sito dove potersi procurare degli ingredienti per cucinare giapponese ? in provincia non si trova granchè…..

  • CRI ha detto:

    Ciao
    bellissime le foto ……sono stata varie volte in Giappone ed è veramente così ….
    ma , mi sembra caruccio questo pasto ….. 248,00 euro !!!

    a presto ciao

  • federica ha detto:

    – 22………..

  • Alelunetta ha detto:

    Bello! Sarei venuta volentieri a cena con voi :))))))) buon week end

  • Buon venerdi a tutti!

  • antonella ha detto:

    Ciao Sigrid, grazie per avermi fatto viaggiare…..
    Non ho parole, sono ancora in viaggio!!
    Antonella (Glamour Pavia)

  • Kurt VR ha detto:

    Però,

    Manca la foto di Sigrid brilla, avrebbe completato il quadro ;-).

  • Riccardo Pastore ha detto:

    Grazie Sigrid!
    Grazie per aver condiviso questa fantastica esperienza che stai vivendo!
    Tra poco un mio collega partirà per il Giappone e io sono ancora in Italia -.-

  • Paolo ha detto:

    Meno male……….

  • Marcellagiorgio ha detto:

    Buongiorno Sigrid!
    Che regali ci arrivano dal Giappone!
    Certo che il tempo è volato, proprio ieri sei partita e sembrava quasi che ci saresti mancata…invece sono arrivati tutti questi racconti, anzi direi veri e propri reportage che ci hanno fatto conoscere ed anche amare, fino a desiderare ardentemente di esseri li’ con te, un paese così lontano da noi e così poco conosciuto.
    Capisco la tua ansia di accumulare ancora esperienze e cose giapponesi, succede sempre quando si ama e si deve partire, in fondo è il desiderio di portare con se l’amato e tutto ciò che lo rappresenta con l’illusione di non averne nostalgia.

  • Etnica ha detto:

    Davero a ragione Barbara, dopo questi belle foto e quei belli piatti fotografati, come si fa a non partire per il japan?
    :))

  • monica vannucchi ha detto:

    Spero proprio che tu abbia acquistato qualcuna di quelle spendide ceramiche che si vedono nelle tue foto!! So che riportarle in aereo sarà dura, ma sono così belle che secondo me valgono lo sforzo! Ah, e poi, io conto sempre sulle sardine Tango, eh! baci, monica

  • simone ha detto:

    Stiamo per uscire a cena ma…. sarà difficile dimenticare quello che ho letto!

  • photojoy ha detto:

    Wow, great post! I lerned a lot! Thank you.

  • Beppe ha detto:

    …Ma alla fine, in euro, quanto è costata questa bellissima cena ?????
    Beppe

  • Sara.sem ha detto:

    voglia di partire per il Giappone…

  • Cristallina ha detto:

    oddio svengo..
    che meraviglie..
    io in questo posto prima di morire CI DEVO andare

    Ma perchè non aprono un giapponese serio qui nel mio paesello?? uff.. vorrei abitare in una metropoli per mangiare greco, giapponese, thailandese, indiano ecc.. ecc.. quando mi va!
    basta con i soliti bigoli e braciola!!

  • federica ha detto:

    oggi è meno 23! no, non sono al polo nord, sto solo contando i giorni che mancano al nostro incontro….. Sì dai, quello per pasticciare in cucina al FuoriSalone di Milano!!!!
    Perché mi sceglierai no?!?!?!?
    ahahahah!!!! :)

    bellissimo post!

  • stupende fotografie!

  • Aniko ha detto:

    Non vedo l’ora che torni!
    ( le vacanze sono belle perchè primo o poi finiscono…;-)

  • titona ha detto:

    ti prometto che mi leggerò tutto il post, hai ragione a vivere sulla pelle e con gli occhi e tutti i sensi i giorni che ti rimagono, ho sbirciato le foto e sono come al solito una bellezza ma…i miei occhi sono rimasti incollati al ragazzo. mi piace quella faccia da schiaffi che ha! è la più bella e sfrontata faccia jap che io abbia mai visto! grazz

  • sabry ha detto:

    … ogni volta ci stupisci con le foto e con quel cibo minuziosamente cucinato, e poi anche a me piacciono molto tutte quelle tazze, ciotole, piattini, chissà quanti ne avrei comperati … per proporci poi qualche tua ricetta!!! ti aspettiamo …

  • Kebabbi ha detto:

    carino il barman giapponese :)

  • verdecardamomo ha detto:

    Sigrid, sei fai un libro su questo viaggio io mi prenoto fin d’ora….

  • Nirvana ha detto:

    Ciao Sigrid,
    aumenta sempre più la voglia di partire per il Giappone.
    Ed io :( che mi sentivo un’eroe per aver fatto un corso di Sushi..
    Sei un mito!

  • Giorgio Mantello ha detto:

    aspetto quanto prima un tuo libro sulla gastronomia giapponese con annessi e connessi!

  • Gloria ha detto:

    Sigrid, mi hai fatto venire un curiosità positiva sulla cultura culinaria giapponese con i tuoi post “in japan”, solo che ho un problema.. non riesco a ricordare nessun nome, eccetto obanzai!

  • gaia ha detto:

    pero’, dai, non ti lamentare se abbiamo voglia (anche) di rivederti tra noi…
    è sintomo di affetto!!
    ;-)

  • Glu.fri ha detto:

    Interessante come sempre.!! Ho scoperto la mia abbissale ignoranza sulla cultura gastronimica giapponese…Altro che sushi…c’e’ un mondo…
    Abbracci dal sud ovest.

  • mg ha detto:

    anche io non sono una “nippofila” l’unica cosa che mi ha sempre affascinato del giappone è la sua cucina che presuppone un coinvolgimento intellettuale molto interessante. tuttavia dopo questi tuoi racconti e soprattutto le tue foto ho inserito il giappone tra le mie prossime mete di viaggio.
    e, dimmi, tornerai diversa?

  • sononera ha detto:

    ti dico: in viaggio di nozze andrò in Giappone, il mio problema è che odio il pesce crudo…sopravviverò?

  • fiorentina ha detto:

    Che belle le tendine e le ciotoline e il pesce crudo nel piatto nero con la fantasia di fiori che richiama il colore dei pesci!

  • toccoetacchi ha detto:

    Ma dai Sigrid , con questi post ci fai schiattare Acquaviva :-))))) Veramente fai schiattare anche me ! Ti aspettiamo :-) un saluto chiara

  • ludo ha detto:

    Ma come si fa a non voler partire oggi???:)
    grazie mille per questi resoconti che allargano gli orizzonti di una mattina italiana!

  • Lilja ha detto:

    Ma come allo sprint finale? Credevo tornassi a metà Aprile…Mamma mia, come mi spiace, per te e per tutte le foto che avrebbero potuto ancora venire…

    Sigrid, ora lo devo proprio confessare: io non sono mai stata una “nippofila”, nel senso che a me il Giappone non ha mai proprio attratto e che i miei sogni “orientaleggianti” hanno sempre e solo riguardato Cina, India, Indonesia e così via.

    Dopo di te, però, e dopo Amelie Nothomb, ecco, io ora…HO VOGLIA DI VISITARE KYOTO E LA CAMPAGNA GIAPPONESE (no, dai, Tokyo è davvero prematura come raffiguarzione di viaggio, resta nella casella delle cose ansiogena da eviatare, per il momento!).

    Dici che dovremmo informare il Ministero del Turismo giapponese per la splendida opera di convincimento pro viaggi in Giappone che stai, involontariamente, svolgendo?

    Chissà, magari ti offrirebbero un altro soggiorno lì…

  • Nadia ha detto:

    Mi rendo conto di non essere l’unica ad invidiarti, ma come si fa a non voler essere lì con te a scoprire tutte queste meraviglie culturali e gastronomiche?!
    Meno male che i tuoi reportages, così interessanti, mi permettono di conoscere cose che prima nemmeno immaginavo!

    Nadia – ALTE FORCHETTE –

  • maia ha detto:

    Bello e interessante come sempre!!

    ciao

  • Ale ha detto:

    Ciao, un mondo tutto da scoprire, un nuovo viaggio ogni volta che si passa da te…

  • Kafcia ha detto:

    … il saké abbinato alla macchina fotografica e la vacanziera un po’ brilla :)) … più i pesci strepitosi a polpa bianca … yammi… e tutti gli altri piatti che sembrando tantooo squisiti … che cosa volere di più?
    Grazie Sigrid

  • lunadeiboschi ha detto:

    AAAAH, mi sembrava strano… quarta, vabbè, medaglia di legno ;)

  • lunadeiboschi ha detto:

    Prima? Davvero?
    Ciao Sigrid, che bello questo reportage mangereccio! :)
    Mi piace sempre pensare al fatto che tutto il cibo che per noi è esotico per altre persone è “pane quotidiano”…così una nostra mela o un cavolfiore può diventare un alimento curioso e bizzarro agli occhi di un altro “conterraneo” (nel senso di abitante dello stesso pianeta Terra) ;) e comunque, i servizi da tavola di ciotoline giapponesi sono proprio belli! :) Penso che li introdurrò anche nella mia cucina..
    Un saluto da Torino,la primavera è piovosa anche qui :)

  • arabafelice ha detto:

    Una delizia leggerti, come sempre.
    E guarda quante cose non so della cucina giapponese, e si che mi consideravo non dico esperta ma diciamo…preparata :-)))

  • ilaria76 ha detto:

    Questi tuoi post sono adorabili…

  • barbara ha detto:

    Dopo questi tuoi reportage, dopo tutte le bellissime fotografie che ci hai regalato come faccio a non voler partire per il Giappone subito??

    Mi affascinano le miriadi di ciotoline nelle quali vengono servite le diverse pietanze e penso ai nostri piatti(oni)…dobbiamo proprio essere molto diversi!

    Grazie Sigrid.

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