Eierkoek, ricetta di mio padre

eierkoek1_ssl

Oggi non la facciamo giapponese. Proprio per niente. Perché questa cosa qui è una roba che si cucinava a casa di mio padre. Contando che mio padre è nato durante la seconda guerra mondiale, che questo è un suo cibo d’infanzia, spesso cucinato dai suoi fratelli (erano 7 e il più giovane aveva 15 anni più di lui…) e dal suo zio (che era un signore che cucinava sulla stufa a legna e che per eredità lasciò dei barattolini riempiti di monetine d’oro, interrate in cantina..?!), e da chissà chi altro prima di loro; contando anche che il padre di mio padre faceva il mercante di verdure e che andava in giro con un carro e un cavallo che poi per primo del paese aveva sostituito con una macchina, direi che possiamo dire che si tratta di un’antica ricetta fiamminga… :-) Anzi, un’antica ricetta anversese, visto che la gente di cui vi racconto viveva tutta quanta a Wilrijk, un paesino nella campagna di Anversa.

Per inciso, già che mi viene la vertigine quando penso che sono (siamo) cresciuta (/i) senza computer né telefonini né internet, mi sento ancora più impressionata se penso all’infanzia di mio padre, ai suoi racconti delle domeniche passate a raccogliere patate, ai suoi primi ricordi che sono di soldati in guerra, ai miei ricordi confusi della casa della nonna anversese, che lo speculoos lo metteva fra due fette di pane e che aveva sempre il solaio pieno di pere e mele del giardino messe lì a maturare. Sembra un’altro mondo, un mondo antico, fatto di lentezza e di umiltà, e per certi versi più felice (ma forse questa è solo una valenza nostalgica tutta odierna :-), eppure… eppure è passata solo una generazione…

eierkoek2_ssl

E quindi l’eierkoek è una cosa molto di casa e familiare anche per me, anche se non l’avevo mai cucinata prima d’ora. E la merenda che certi pomeriggi d’inverno preparava mio padre e in fondo non meriterebbe neanche che se ne parlasse per quanto è umile, solo che appunto mi è sempre stata simpatica quella cosa che rimaneva a lungo a cuocere piano piano in padella, e l’odorino che diffondeva è tutt’ora sinonimo di calore, di famiglia, dello stare tutti insieme intorno al tavolo, con compiti, libri e carte svariate, mentre fuori tirava un’aria gelida (è cibo invernale l’eierkoek :-). E ogni volta che la preparava, mio padre raccontava di quando era bambino lui e che questa grosse crespelle le cuoceva per lui suo zio, con lo strutto, sulla stufa, anzi, lui le faceva più sottili e ne cuoceva due che poi tagliava a metà perché, diceva, cosi potevano dividersele equamente fra loro due… E cosi, chiacchierando del più e del meno con mio padre all’inizio del mio soggiorno kyotese (son belli i tempi antichi ma cosa saremmo senza skype, eh? :-) e parlando del mio non avere forno, la risposta, ovvia, è stata: beh, ma avrai una padella no? Perché non fai le eierkoek?? Già, e perché no…? :-)

Per le note filologiche, eierkoek è fiammingo e significa esattamente ‘biscotto di uova’, a volte, anche nella mia famiglia, la si chiama anche koekenbak, (più o meno ‘biscotto cotto’, o addirittura come sostantivo a indicare l’azione in cui si cuociono i biscotti), che si usa anche in modo metaforico (t’is koekenbak) per dire una situazione di scontro o di litigio violente (ed è un’espressione che mi piace molto, non so, ha un ché di carino :-). Koekenbak talvolta indica anche proprio le crepes, e infatti anche in questo caso si tratta su per giu di quello, solo che la eierkoek è parecchio più spessa, e sopratutto viene cotta a fuoco molto piano e per quanto più tempo posibile, in modo che i bordi si caramelizzino leggermente.

La quasi non ricetta: sbattere due uova con due cucchiai abbondanti di zucchero semolato, finché il coposto non sia bello omogeneo e spumoso. Aggiungere 6 cucchiai abbondanti di farina, mescolare e versare qb di latte fino a ottenere una pastella densa (più densa di quella delle crepes, ma pur sempre una pastella, senza grumi). A fuoco bassissimo (sul gaz che usereste per la moka, a fiamma minima), in una padella media, far sciogliere un cucchiaio di burro, poi versare la pastella, abbassare al minimo la fiamma e lasciar cuocere. Quando sarà dorato il lato di sotto, girare e lasciar cuocere finché anche l’altro lato sia dorato (in media e in tutto ci vorranno una quarantina di minuti di cottura, giusto il tempo di fare profumare tutta la casa :-). Piccola nota: volendo le uova si possono separare incorporando prima i tuorli e poi gli albumi montati a neve alla fine (ma in mancanza di planetaria o di persona paziente e disposta a montare gli albumi a mano, si può saltare questo passaggio :-)) Ultima cosa: non c’è bisogno di condire l’eierkoek (cioè volendo la si può anche spalmare con quel che si vuole ma questo a casa mia non si è proprio maimai fatto) e, sempre secondo i rigorosi canoni di casa mia, l’eierkoek finale si taglia tassativamente a bastoncini come in foto :-)

95 Commenti

  • eva ha detto:

    ho fatto con il piu basso fuoco, e cotto solo in 20 minuti. molto buono! (sorry for my crappy italian…)

  • Serena ha detto:

    Bellissima ricettina, dopo due tentativi però ho bisogno del tuo aiuto: come fai a cuocerli per una quarantina di minuti senza farli bruciacchiare? il gusto mi soddisfa, il colorito bruno un po’ meno. illuminami per piacere :D

  • cristina ha detto:

    Un sandwich allo speculos, per gustare più a lungo una fragranza rara in quei tempi.
    Ed io credevo che la mia di nonna fosse l’unica ad inventare “l’allungamento del piacere” di un dolce quando mi raccontava che, per prolungare la soddisfazione, sistemava una crema in un panino, una “ciopa de pan”, come si chiamava a Venezia ai tempi della prima guerra.
    Trasferiamo questi ricordi ai nostri figli, a volte senza desideri per il troppo avere.
    Un abbraccio

  • abaluus ha detto:

    Grazie Giu!

  • bella questa ricetta, mi ricorda i kaiserschmarren che adoro, la proverò sicuramente!

  • Sara ha detto:

    Strano come le ricette semplici si somiglino un po’… A casa mia si è sempre fatto un dolce simile, a posto di parte della farina, però, ci va del pane raffermo tagliato finissimo e ammorbidito nel latte… poi l’uovo, un pizzico di sale e poca farina per addensare l’impasto. Si cuoce in padella (anche se per meno tempo) e poi si cosparge di zucchero e si mangia caldo.
    Era un piatto povero, addirittura i miei nonni lo mangiavano anche a pranzo dopo la pasta… Con un pizzico di cannella dentro l’impasto è ancora più buono… a casa mia si fa ancora spesso, per merenda (anche se mia nonna ha ripreso il vizio di proporlo come secondo piatto di tanto in tanto). Qui si chiama patalocco, ma già nella mia città (Spoleto) non lo conosce più quasi nessuno e credo che non sia così frequente nemmeno nel resto dell’Umbria. Un vero peccato che le tradizioni scompaiano così…

    PS: complimenti Sigrid, ti seguo spesso e adoro il tuo blog. Ovviamente domani provo a fare il tuo Eierkoek e provo a sentire cosa ne pensano anche i miei nonni :)

  • valeria ha detto:

    @ Giu, mi hai fatto piangere, ma non dal ridere!

  • gius ha detto:

    appena fatta montando gli albumi a neve… buonissima!!! :P

  • Marie-Louise ha detto:

    scusami sono le Ardennes belghe!

  • Marie-Louise ha detto:

    Questa ricetta mi ricorda una ricetta di mio padre originario delle Ardennes belgas ” Le Matoufet” sono due uova cotte nel grasso di pancetta tagliata spessa si aggiunge un poco di farina per legare e si mescola fino a cottura delle uova, Servire su fette di pane.Spero che queste ricette di una volta siano salvate,

  • luisa ha detto:

    Meraviglia di semplicità e di bontà……ancora complimenti Sigrid….i cibi semplici sono sempre i più buoni…

  • nico ha detto:

    l’ho provata ieri a colazione montando a neve gli albumi
    è buonissima ! l’abbiamo finita in un attimo
    l’unica accortezza è voltarla con una paletta e non un piatto o coperchio se non vuoi fare un disastro
    la prossima volta voglio provare a metterci un pochino di liquore, per profumarla appena

  • Dario Bressanini ha detto:

    Sigrid, sei pronta? Fatte le foto? E’ quasi lunedì… :-)

  • Costanza ha detto:

    Sigrid, ho provato questa ricetta proprio oggi pomeriggio…davvero buona! poi ci ho aggiunto un po’ di nutella…meravigliosa ;-)

  • GiulianaGiu ha detto:

    Che dire io adoro le vecchie ricette di famiglia ;-)

    @Giu HiHiHi…..

  • Elena ha detto:

    Per me il cibo di infanzia è lo zabaione! Credo che alcune caratteristiche dei cibi d’infanzia siano la mancanza di ricette (si fanno a occhio!), e il divieto di fare variazioni(lo so che si potrebbe fare anche con il moscato, ma per me senza il vermut non è zabaione!).

  • fenice ha detto:

    Una vera poesia, Sigrid. :-)

  • @walter @Sigrid @tutti vorrei solo precisare una cosa, anche se, forse, nel “luogo” meno adatto:per “sponsorizzare” il pesce d’aprile, non ho mai utilizzato nome, email o account che non sia il mio personale, e nemmeno per qualsiasi altro intervento sul web. Buona giornata!!!

  • monica vannucchi ha detto:

    @Sigrid, tutto meraviglioso, bello, buono, profumato di infanzia. Ma quando torni, che devo chiederti consigli sull’acquisto di una gelatiera? la sogno da anni, piccola però, perchè se no non so dove metterla!! Tanto lo so che torni e vai diretta a Milano al salone del mobile e poi a Bruxelles a presentare il libro… guarda che qui a roma c’è un sole, ma un sole primaverile proprio, che potresti fare delle foto come non mai!! :-)

    @ giu, ma che ridere!!! devo dire anche che sono venuta ogni tanto sul tuo blog cinico e mi piace molto. ( sei tu vero? perchè io a quest’ora di sera non sono lucidissima e combino guai in giro per i blog!) sarei onoratissima di averti ospite virtuale da me :-)

  • Cridon ha detto:

    io sono di Roma, però posso dire che la mia seconda patria sia in un paese della Val di Fiemme (Trentino) dove si cucinava la “mauca”, qualcosa di molto simile però cotto al forno.
    :-)

  • properzia ha detto:

    @giu

    ahahah…beh, sì, anche a me piacevano gli spinaci…:)

  • Nirvana ha detto:

    Oltre al profumo di questa bontà di sente il più grande dei profumi..quello dell’amore verso un padre..
    E’ sempre un’emozione leggerti Sigrid!
    Buon week end…

  • Monica ha detto:

    Ciao Sigrid, sono tornata due giorni fa da Kyoto, Nara, Nikko, Tokyo….con mio marito e i miei due bambini….stupefatta e felice di questo viaggio. Ti ho pensato mentre ero a Kyoto…buon proseguimento!

  • Lilja ha detto:

    Giu, mi hai fatto spataccare dal ridere!

  • Giu ha detto:

    @Abaluus
    40 minuti col gas al minimo. Poi li chiamano fiamminghi, eh?

    @valeria
    “anche se a me non ispirerà così tanti ricordi”
    E che ne sai? Magari scopri che tua mamma li faceva esattamente cosi’. Poi da li scoprirai che tua madre e’ fiamminga. Ti chiederai allora come possa essere successo, e lei ti dira’ “figlia mia ormai e’ ora che tu sappia: sei stata adottata”.
    A quel punto ti potrai finalmente domandare se i ricordi siano veramente i tuoi, ma sara’ troppo tardi, perche’ il cacciatore di replicanti stara’ gia’ bussando alla porta, con in mano l’origami dell’unicorno.

    @marinella
    Fammi indovinare: Busto Arisizio e’ gemellata con Wilrijk!!!

    @properzia
    A me gli spianaci piaceveno. E a te?

    @laprincipessacurati
    Mio padre odorava di dopobarba e giornale della domenica. Io, per evitarlo, non compro giornali, e mi rado solo con prodotti neutri nei giorni infrasettimanali.

    @CorradoT
    “Sarebbe eresia pensare agli eierkoek salati?”
    No no pensaci tranquillamente. Risparmi un sacco di tempo, non rischi di bruciarli, e spendi molto molto meno.

    @maia
    “Che belle le ricette di famiglia!!”
    Ora finalmente so perche’ i miei hanno divorziato!

    @Sabry
    “SIGRID, assomiglia ad una frittatona”
    Gia’! Chissa’ se viene bene anche coi peperoni.

    @Nanni
    “da piccolo stavo ore ed ore a sentire i racconti di mia nonna sulla dura vita nelle campagne e nei casolari”
    Gia’, pure io. A me piaceva molto quella parte in cui raccontava di come le piacesse tenere la coda del maiale mentre lo scannavano, e poi di quando andava a sputare nel pozzo dell’acqua potabile.

    @Nanni2
    “Nella prima foto ho notato il piatto con l’orlo sbeccato… è un contributo allo wabi-sabi? ;-)”
    Sapevi che wabi-sabi vuol dire anche “sfiga” in giapponese?
    “ten go wabi-sabi” = ho molta sfortuna
    “nonme lada, ke wabi-sabi” = ho molta sfortuna con le donne

    @elena
    Pensa che un giorno dovro’ spiegare a mio figlio com’era il mondo ai tempi del gettone telefonico. Mia madre me ne faceva portare sempre dietro uno: “qualunque cosa succeda, almeno sappiamo dove sei”.
    Oggi pero’ mi domando: “mi sarebbe venuta veramente a prende, se l’avessi chiamata???”

    @fe
    “L’universo a volte sembra così semplice.”
    Poi il giorno dopo apri il giornale, e scopri che quello e’ ancora al governo…

    @fiorentina
    Non dire cazzate :))))))))))

    @ Francesca-kinà + Serena
    Anche voi a Wilrijk??? Incredibile!

    @Jul e Mo
    “E’ stato un viaggio indietro nel tempo, un volo verso radici che mi sono aliene ma che sono riuscito a sentire simili”
    Eccone un altro che e’ stato a Wilrijk…

    @chiachina
    “Lekker!”
    Non si dicono queste cose a una signora!!!

    @golosastro
    Stato mai a Wilrijk?

    @golosastro2
    “i Kaiserschmarren”
    Ecco ragazzi… quello si’ che e’ il mio sapore d’infanzia :))))
    Mamma me li faceva 6 giorni su 7, perche’ tanto a cena non ero disposto a mangiare altro.
    Poi quando si e’ accorta che stavo venendo su deficiente, ha smesso di farli.
    Ovviamente era troppo tardi.
    Li frantumava completamente con la forchetta nella padella, e poi li cospargeva di zucchero e basta. Col vapore, i cristalli barbabietola-derivati, si legavano a formare delle piccole crosticine dolci. Il bicchiere di latte freddo era di rigore. Da noi si chiamavano col diminutivo ungherese di Schmarni. Col tempo divento’ Kis schmarni (un po’ di schmarni), per essere defintivamente storpiato in Kischino.
    Penso che il lessico familiare abbia almeno tanta importanza quanto una ricetta d’infanzia.

  • Francy ha detto:

    complimenti per il sito, ovviamente per le foto e ora anche per questa ottima ricetta.un vero chicchino.

  • lu ha detto:

    Ma quindi… tra le mitiche patatine fritte(la ricetta è perfetta,provate e riprovate proprio…) e questa ricettina qui mi pare di capire che c’è una bella competizione in famiglia… ;-))!!

  • golosastro ha detto:

    e poi niente ;-)

  • golosastro ha detto:

    wow, in poche righe… credo che sei riuscita a catapultato tutti indietro nel tempo, pennellato e sfumato.
    Io in parallelo sono tornato indietro anni, in cucina, d’inverno, molto più a sud del Belgio, quando mio padre chiamava il pomeriggio, mentre noi studiavamo, dicendo.. ho fatto la crema (quella gialla, con uova e farina che non è pasticcera, ma è buona) chi ne vuole una tazza bollente?
    Il composto invece, mi ricorda i Kaiserschmarren, che mia mamma ci faceva una tantum, per pranzo, quando papà non c’era, accompagnati con marmellata di albicocche…
    ahahha

    e poi

  • chiachina ha detto:

    Lekker!

  • elena ha detto:

    oddio, vorrei specificare che io sono assolutamente fanatica della tecnologia , da quando l’ho scoperta e’ diventata passione ( e parlo di una vita fa ormai …) ma se non avessi alle spalle anni e tonnellate di libri e di tutto cio che si legge, probabilmente non riuscirei a sfruttarla al meglio, se non sai non cerchi e non puoi trovare…..e cosi’ sguazzo felice nella mia doppia anima quella delle lattine attaccate con il filo per fare il telefono e quella del mio adorato i-phone ……..

  • Betta ha detto:

    bravo/a BK! anche io amo le ricette semplici “della nonna”… anche se ogni tanto è bello stupire il marito o gli amici con qualcosa di esotico! ma siccome mio marito apprezza ancor meno di meno la cucina orientale, credo proprio che questo weekend sarà molto felice di apprezzare l’eierkoek!

  • Lale ha detto:

    Io ho fatto qualcosa di molto simile alla tua torta di mele rovesciata. Non è sicuramente la stessa cosa ma il profumo di torta di mele mi ha messo in pace col mondo per un po’.
    Mi piace molto la tua ricetta della crepes cake e così andiamo a due nuove ricette da sperimentare :) Grazie grazie

  • Betta ha detto:

    oh, che bello, finalmente una ricetta europea, che sa di calore, di profumi di casa, di Gemuetlichkeit… io non sono molto filo-japan, per cui questa ricetta semplice e golosa mi piace proprio,brava!
    p.s.: naturalmente anche io condivido l’importanza di ricordare da dove siamo venuti e come siamo cresciuti, quanto meno noi coetanei (compio 33 anni tra pochi gg.)…. anche se credo quasi tutti noi, quando abbiamo bisogno di avere qualche info, non consultiamo più la mitica Treccani, ma clicchiamo su google… pazzesco!!! sarà dura farlo capire ai nostri bimbi!!! un saluto di sole a tutti!

  • BK ha detto:

    Fatto ieri sera appena letta la ricetta e la storia. Io l’ho trovato buonissimo, una mezza via tra un pancake piu’ cremoso e un far breton senza prugne. Lo rifaro’ regolarmente perche’ e’ semplice e buono.
    Meno male che hai deciso di pubblicarla lo stesso, la ricetta, anche se “troppo modesta”. Anzi, spesso ci vuole una pausa da tutti quei cibi complicati e complessi, in tutti i sensi.

  • shayma ha detto:

    a dear friend from Holland was studying Katholieke Universiteit Leuven- i went to visit her and she made this for me- i love how you have shared your father’s recipe with us- hope this is one of many to follow. x shayma

  • walter rossi ha detto:

    Lo faro per il fine settimana sembra invitante.
    Scusami Sigrid..
    ho appena parlato con il Amico Marco Mandaliti,che mi ha riferito .
    Come hai sicuramente intuito era il pesce d’aprile
    che marco Persinotto ed io avevamo organizzato con lo scoopo di striscia.
    Ed ha funzionato anche troppo bene, nel senso ch epoi striscia ci ha contattati ed abbiamo dovuto interrompere il pesce.
    Per far si che funzionasse ci serviva che la voce si spargesse in fretta.Quindi abbiamo utilizzato il nome di amici.
    Per il resto , il pesce d’aprile è finito quindi ora siamo ritornati persone serie..
    Scusaci ancoraaa…

  • biscottoall'amarena ha detto:

    Ero indecisa se scaricarmi o meno la non ricetta di questo dolce povero e alla fine l’ho fatto perche è un ottima idea per quando hai voglia o bisogno (sai quando ci sono dei bambini per casa…) di fare un dolce e non ti ritrovi quasi nulla in dispensa. Hai presente la situazione che arrivi nella casina delle vacanze, in un paesino dove sei miracolata se l’unica micro-salumeria (che,chissà perché, immancabilmente si chiama minimarket) in piazzetta è aperta e nei pensili della cucina ci sono solo i biscotti non più biscotti lasciati lì dall’estate precedente?
    Bene, questo è un dolce che ti può risolvere la colazione e/o la merenda del primo giorno se hai dimenticato di portarti il necessario da casa (perché è matematico, si dimentica sempre qualcosa in città).
    Colgo l’occasione per ringraziarti (anche se non mi hai scelto….) per la ricetta delle barrette energetiche con tanti salutari semini dentro. A casa le sto facendo spesso; ognuno le mangia quando vuole: a colazione, a pranzo o a merenda.

  • Loste ha detto:

    Una via di mezzo tra un ciambellone non lievitato e una crema cotta con la farina. L’ho sempre detto, e ne son sempre più convinto, che quella sottile linea rossa che lega il mondo e tutti i popoli, e che oggi bisogna aver gli occhi giusti per vedere, si chiama: cibo.

  • linda ha detto:

    E’ molto bello ricordare i cibi della nostra infanzia, fa sentire bene, in pace! credo che questo piatto sia buono oltre che per gli ingredienti, anche e proprio per il legame che riporta dentro!

  • Lisa ha detto:

    a proposito di Wabi-sabi, perfetto il piatto leggermente sbeccato!

  • Valeria ha detto:

    bellissima questa ricetta dei ricordi. Sono appena tornata dalle Fiandre ma non sono riuscita ad intercettare questa bontà…:( però ha un non so che di visivo, questa storia e questa ricetta, che me le fa venire in mente a scorci, a suoni. è stata davvero un’esperienza splendida, che bei posti! non mi stupisce che nascano cavoletti così speciali! :D

  • san bernardo ha detto:

    Sigrid,bella e sopratutto buona la ricetta del papà.Posso provare a rispondere al tuo quesito a Francesca ? 1° un cane che non ti riconosce…2°un terrazzo con tutte le piantine rinsecchite e da sostituire….3° una montagna di …ricordini da sistemare in cucina….4° tante foto da mettere in ordine + appunti + lettere a Fossano per la stesura …..
    Torna! ci manchi!

  • paola ha detto:

    Che meraviglia!!! e poi io adoro le semplici ricette legate alla tradizione di casa ! grazie!

  • sburk ha detto:

    Pardon,
    mi ero dimenticata il link dell’articolo sulle foto ai cibi sul new york times di ieri. Eccolo:

    http://www.nytimes.com/2010/04/07/dining/07camera.html?ref=dining

  • patricia.b ha detto:

    vabbè… vabbe… ti perdono;)) ma lo sai che Domenica pross. tengo un corso di cucina argentina nella casetta delle Pesche!! se tu ci fossi!!! farò, tra altre cose, anche los alfajores de maicena!!!
    Baci;)
    Pat

  • dada ha detto:

    Meritava eccome! Come tutto il contesto, le tue riflessioni, emozioni…Mi piace l’essenzialità del dolce e vorrei sentirne anch’io il profumino.
    Comunque è vero la nostra generazione è mezz-mezz( rispetto alla tecnologia) e forse è un bene? Non so’ ;-)
    Buona serata a tutti!

  • Jul e Mo ha detto:

    grazie! E’ stato un viaggio indietro nel tempo, un volo verso radici che mi sono aliene ma che sono riuscito a sentire simili.. Sarà che l’importante non è la ricetta, il nome o la lingua in cui è scritta, ma com’era vissuta, di che vita era simbolo.. E forse avrai ragione, forse è tutta nostalgia, hce si sa rende le cose più belle a volte di qunato non fossero effettivamente, eppure sono pronto a scommettere che qualche generazione fa si aveva di meno, ma i sorrisi non mancavano. Penso alla mia tradizione in questo caso, penso ad adesso, che moltissima gente che conosco non ha idea di come fare a meno dell ipermarcato che ha tutto preconfezionato, e penso che si, farei subito cambio :)
    Grazie per questa ‘gita’ ^^

  • che meravigliosa ricetta… e quanto calore in questi ricordi. grazie… ho rivisto anche me bambina!!! ^ _ ^

  • Sigrid ha detto:

    @serena & francesca: macche, tutte a Wilrijk siete state??!!! (non so se vi suona la Jules Morestus lei ma quella sarebbe in sostanza dov’è cresciuto mio papa :-))
    ps a Francesca: oh ma che bello! una carezza al piccolo Lorenzo! :-)

    @zazie: confesso che ho una specie di odio profondo per il qb (all’inizio avevo lo stesso problema con gli gnocchi – che vuol dire qb di farinaaa?? :-) però ecco, purtroppo spesso le ricette vecchie sono cosi, e per l’eierkoek come per le crepes, prendo la bottiglia del latte e verso poco per volta mescolando fino a quando la consistenza mi piaccia, uhps :-) Quindi davvero non so, però a occhio e croce siamo su un bicchiere, insomma il tuo ‘impasto non deve essere di quelli proprio densi e compatti, devi poterlo girare facilmente con il cucchiaio, ma non deve essere fluido e liquido come una pastella da crepes. In realtà penso che lo capirai da sola facendolo, basta che non versi tutto il latte in una volta e che ti fermi quando riesci a girare tranquillamente l’impasto con il cucchiaio (dai prova e torna a raccontarcelo :-)

    @Lale: ma sai che sulle prima l’ho fatta pure io una specie di tatin in padella (mele caramellate sotto, impasto sopra, copercio e cottura – solo che alla fine la consistenza sembrava di nuovo una grossa crespella) – poi ho abbandonato il combattimento :-)) comuqnue, ci ho pensato molto e penso si faccia prima, con la padella, a fare tante crespelle e a farcirle e sovraporle in modo da ottenere un formato torta (ce n’è una in archivio, la crepes cake al grand marnier :-)

    @elena: ti dirò che la cosa che trovo sopratutto folle e che chi ha la mie età ha vissuto esattamente metà della vità offline e l’altra online – e penso sia una grande fortuna, anche, avere traccia nella propria memoria di un mondo senza tanta technologia, anzi, non ci torneremo mai però è bene ricordarci che non eravamo meno felici, anzi :-)

    @nanni: altro che wabi-sabi, è l’incontro infelice fra un piatto ikea e una tazza ikea nel lavandino della cucina, un giorno che lavavo i piatti pensando ad altro :-)

    @twinsmama: già, solo che io quel nonno non l’ho mai conosciuto… :-)

    @sburk: ti sei scordato del link!! :-))

    @patricia: no, niente coperchio! :-) (ohhh, mi fai pensare che non ti ho nemmeno risposto alla questione ‘argentina’ – insomma, va da sé che in quanto expat tu ormai sei più italiana di me, no? ;-)) ps. e a proposito, io ho sempre un conto in sospeso con certi biscottini argentini che si chiamano alfajores e che devo rifare, quando avrò il forno… :-)

    @gaia: hai ragione, li per li mi son chiesto se faceva senso e poi mi sono distratta :-) Insomma, in sostanza mio padre era l’ultimo di 7 figli solo che fra lui e il penultimo passavano 15 anni, sicché già che mio padre è ormai pensionato, tutti gli altri sono o erano, ormai ne rimangono pochi, un pezzo più vecchi di lui (questo sempre per dire che non era una ricetta letta su donna moderna l’altro giorno :-)

    @caffettiera: non ci ho mai veramente pensato, in realtà koekenbak non suona agressivo (almeno non per noi :-), forse è questo il punto, perché ha questa connotazione gioiosa e infantile del grande cucinamento di crespelle & co a casa – che erano sempre un evento… – forse sdramattizza qualcosa di quel scontro violento che connota, faccendo sorridere, per forza, data l’altra valenza, quella golosa – pura ipotesi eh :-)

    @barbara: uhps, mi sono dimenticata di aggiungere che questa è l’unica ricetta dolce in assoluto che mio padre abbia mai cucinata ;-))

    @eli: hm, non essendo dotata di alfabeto fonetico, vediamo un po’… èi-er-kuk? (in cui la i più che una i è una jota ma non è affricata, diciamo che corrisponde grossomodo alle vocali di ‘sei’, la seconda e è muta, come la e nel francese ‘je’ mentre oe si pronuncia come la u italiana :-)

    @rossella: esatto! :-)

    @sabry: si, volendo anche per colazione (se uno ha il tempo e la pazienza di farla cuocere :-) il fatto è che l’ho sempre vista mangiare subito non ho idea se si conservi o meno, temo potrebbe perdere un po’ di fragranza e magari addirittura diventare gommosa…

    @acquaviva: concorso? e dove??!

    @marinella: maddai??!! Vabbene allora colgo l’occasione per salutare, se ci legge, il pescivendolo di Busto Arsizio! :-)

    @clove: guarda che qua va a finire che ti munisco di 5kg di patate, uno spelucchino e una pentolona di olio per friggere :-)

    @francesca: 20 volte??!! hm… ora di farne un’altro allora no? (eh beh giustappunto, indovina un po’ cosa mi apsetta al rientro?!… :-)

  • gatto goloso ha detto:

    È quasi seriamente commovente il tuo racconto… i sapori, gli odori, i ricordi dell’infanzia sono bellissimi…ogni tanto mi piace rifugiarmici dentro… mi fanno sorridere e stare bene! :)

    Questo eierkoek (impronunicbile per me :) a cottura lenta è proprio quello che ci vuole per sorridere e coccolarsi un po! :)

  • :) grazie per questo bel racconto!

  • lille-flandres ha detto:

    Un sapore antico di casa che scalda il cuore quando si è lontani… Grazie per averlo condiviso con noi. Io invece ne condividero’ presto un ‘tassativo’ bastoncino con il mio bassotto langhaar Oskar (di Lummen) pensando a te da quest’altra parte delle Fiandre. Che non è la stessa cosa, eh lo so…
    Ciau e Wauf

  • Zazie ha detto:

    Ciao Sigrid!
    La ricetta è molto invitante e il racconto della tradizione familiare la rende ancora più preziosa.
    Mi è venuto subito voglia di provarlo (io adoro le paste ovose come le crepes, i clafoutis, ecc), sino a quando ho letto qb!!!!
    AAAARGH!!!
    No, lo so è un problema mio… ma senza neanche un riferimento, il qb per me è un’entità misteriosa come un ingrediente raro e introvabile…
    Paralizza l’esecuzione, ecco :(
    Non potresti dirmi se il qb è all’intorno un bicchiere, di un mezzo litro, di un… fai tu, ma ti prego, dammi un’indicazione, anche sommaria!!!
    Grazie e scusa le richiesta naif, a quanto pare sono l’unica a non avere idea di come debba essere la consistenza dell’eierkoek! Sono tutti esperti molto + esperti di me chez cavoletto!!! ;)

  • Serena ha detto:

    Ciao Sigrid, ho vissuto per un anno a Wilrijk per il mio Erasmus, mi hai fatto tornare in mente tanti bei ricordi, colori e soprattutto odori! Ho iniziato a leggerti proprio 4 anni fa da lì e non ho più smesso!

    Serena

  • cinzia ha detto:

    Volevo rispondere a “dal brasile”…certo che conosco questa parola, da noi in Trentino si fanno e si mangiano con la marmellata…si possono chiamare anche tortei o fortaie e sono come le crepes francesi!

  • Lale ha detto:

    Questa me la segno :)
    Al momento sono costretta a vivere senza forno, ma non riesco a rinunciare ad alcune ricette.. Così, per esempio, ieri sera torta di mele in padella :p.
    Una raccolta di ricette dal forno alla padella potrebbe essere un’idea no?
    Tanti tanti complimenti!

  • fiorentina ha detto:

    Bellissimo il commento di Elena, n. 32, con cui concordo in pieno, e quello di Acquaviva, idem. Bello questo post, mi hai fatto sciogliere, lo apprezzo molto, io che sono di natura tendente alla melancholia. Grazie dei sentimenti che ci fai provare. Viva la nostalgia. A presto. Cecilia.
    P.S. Mi manca Giu

  • Daniela ha detto:

    Adoro le ricette di famiglia, fanno parte della nostra storia.Ciao Daniela.

  • fe ha detto:

    L’universo a volte sembra così semplice.

  • Gloria ha detto:

    Anche mio nonno andava in giro con il carretto a vendere le verdure… io però lo ricordo con il suo vecchissimo ape verde a sistemare pulire le verdure!
    Mi piaciono queste ricette nostalgiche farcite di ricordi… Io facevo un dolce simile con le mele alle scuole medie durante i pomeriggio di studio di gruppo, era uno dei miei primi pasticciamenti!

  • Dal Brasile ha detto:

    Bella storia! Da bambina, a Trento, mia madre valsuganotta mi faceva gli amblè, qualcuno conosce questa parola? È un crepe fatto con circa un cucchiaio abbondante di farina per ogni uovo e poco latte, li mangiavamo arrotolati con lo zucchero.

  • elena ha detto:

    trovo che tu sigrid, e io ancor di piu’ ( ma solo perche’ sono piu’ vecchia di te sigh!) facciamo parte di generazioni privilegiate che possono godere di tutto cio’ che e’ moderno e nel contempo aver nel proprio background un mondo piu’ antico e diverso, molto diverso….privilegio che abbiamo anche per la memoria che ci viene tramandata dai nostri genitori. dobbiamo assolutamente riuscire a trasmettere questo passato prezioso anche a quelli che nemmeno lo immaginano come si viveva senza pc e cellulare , e penso che un modo di raccontare moderno come il tuo possa contribuire….

  • Nanni ha detto:

    Il racconto è coinvolgente, da piccolo stavo ore ed ore a sentire i racconti di mia nonna sulla dura vita nelle campagne e nei casolari di un tempo.

    Nella prima foto ho notato il piatto con l’orlo sbeccato… è un contributo allo wabi-sabi? ;-)

    Le foto mi hanno colpito inoltre perchè nel 90% delle ricette che presento sul mio blog metto piatto bianco rotondo su tavolo nero venato :-))

    Ciao

  • Twinsmama ha detto:

    …il profumo della nostalgia…il mio è quello dei “peri petorai” che mia mamma faceva in forno per riscaldare la cucina quand’ero piccola…
    @Sigrid: nonno mercante di verdure? ecco spiegata la passione per i mercati: il dna non è acqua…

  • sburk ha detto:

    Ciao, non c’entra niente ma ti volevo segnalare questo articolo sul New York Times, divertente, sulla mania e moda, di fotografare i cibi. Le tue foto e le tue ricette (che soprattutto vengono sempre bene) e racconti mi piacciono molto.

  • patricia.b ha detto:

    Mi piace questa tortina:)
    Durante la cottura copri con un coperchio per creare un “forno” a vapore o non serve?
    Ho adorato lo speculoos tra due fettine di pane;))
    Patricia

  • gaia ha detto:

    una bellissima storia, e grazie per averla condivisa con noi.
    i ricordi legati al passato sono sempre molto emozionanti.

    ps. il più giovane aveva 15 anni più di lui…
    sara’ che sono ‘scientifica’ e mi sto scervellando, ma questa proprio, non riesco a farmela tornare?!?!

  • Caffettiera ha detto:

    Che bel ricordo. Pero’ mi diverte, che uno scontro violento si dica t’is koekenbak.. E’ vero che per un italiano ha un suono aggressivo, ma e’ anche vero che per un italiano e’ buffa l’idea che per dire si litiga si dica ‘si fa biscotto cotto’!

  • Barbara ha detto:

    Bellissimo questo post: per la ricetta ma soprattutto per i ricordi e per l’essere legata a tuo papà. Mi fa tornare una grande nostalgia per il mio, che purtroppo non c’è piu ma che era un grande appassionato di cucina oltre che un superbo “cuoco”. Non di dolci, ma di tutto il resto!!! La sperimenterò al più presto, e forse anche prima…… Grazie Sigrid.

  • Glu.fri ha detto:

    Fantastico, ricetta della tradiizione tramandata/ricordata via Skype. Che c’e’ di meglio ? La vedo come sintesi di tesi (ma che bello l’antico) e antitesi (molto meglio la modernita´).
    Chissa’ come viene con le farine senza glutine. Magari solo con la farina di riso…le darabbe un tocco orientale, chissa’. Provero’.

  • eli ha detto:

    come si pronuncia?

  • Rossella ha detto:

    Bella ricetta. Semplice ed efficace.
    Ho pensato più o meno le tue stesse cose tempo fa e anche ieri mentre vedevo Invictus. Veniamo da un mondo non tecnologico, dove la vita ed il tempo stesso avevano un altro ritmo. E la vita non era meno noiosa, recentemente ho saputo storie della mia famiglia legate alla guerra che potrebbero far invidia a libri e film.
    Questo piatto mi ricorda il rumore silenzioso del tempo che ho vissuto in campagna…vita tranquilla ma non inutile, con ritmi meno incalzanti ma non noiosa allora.

  • Che belle le ricette della tradizione!

  • Elisa ha detto:

    Ciao,
    anche mia nonna da piccola mi faceva questa deliziosa “frittatina”,e ogni tanto la fa ancora oggi ,ma lei la chiama,almeno qua in lomellina,fricundon….

  • Francesca-kinà ha detto:

    Accidenti Sigrid, ho vissuto a Wilrijk per quasi un anno! Mi sono innamorata del Belgio vivendo lì!! Che bello sapere che questo piccolo posto ci lega anche a distanza di centinaia di chilometri…
    Un abbraccio Francesca
    (a Torino ero venuta da Eataly per farmi autografare il libro, ero in dolce attesa e così hai fatto la dedica al mio bimbo…ora Lorenzo ha due mesi e mezzo, aspetto solo di cucinargli le tue ricettine!)

  • Enila ha detto:

    Humm j’aimerais y goûter! Grazie Sigrid !

  • Sabry ha detto:

    SIGRID, assomiglia ad una frittatona … immagino che dentro rimanga umida , è così semplice da fare che voglio provare!
    … per merenda credo sia ottima ma anche a colazione … vero???
    Una cosa, ma si mantiene anche per un paio di giorni?
    grazie ciao ciao

  • maia ha detto:

    Che belle le ricette di famiglia!!

    buona giornata!!!!

  • acquaviva ha detto:

    secondo me con un racconto così avresti vinto quel concorsino di qualche tempo fa indetto da un blog di cucina del Cavolo che metteva in palio una planetaria Kitchen Aid… Peccato che tu non ne sapessi nulla e quindi ai tempi tu non abbia partecipato…

  • CorradoT ha detto:

    Chissa’ perche’ quando li ho visti ho pensato a qualcosa di salato… Sarebbe eresia pensare agli eierkoek salati?

  • marinella ha detto:

    Meraviglia, com’è bello questo post!!!
    Ogni tanto un tocco nostalgico fa proprio bene a noi tecnologicamente avanti, per farci assaporare il valore delle cose semplici.
    Brava Sigrid! Rimani sempre la migliore…

    Aaaaappproposito: il pescivendolo del mercato di Busto Arsizio ha consigliato al mio collega di seguire una ricetta per cucinare il polpo su http://www.cavolettodibruxelles.it … Che soddisfazione!!!
    Un abbraccio.

  • Sa di buono, proprio come il profumo dei papà e il calore di un bel ricordo…

  • valentin@ ha detto:

    molto bello questo tuo racconto di famiglia…
    di fatto è un impasto simile al pan di spagna.
    mia nonna, siciliana, faceva un impasto simile, lo metteva sulla teglia del forno, cuoceva e poi tagliava a strisce. venivano fuori dei biscotti stupendi!

  • clove ha detto:

    dalle patatine doppiamente fritte in poi le ricette di tuo padre mi portano fortuna ; )

  • properzia ha detto:

    wow…sapori di infanzia!

  • roberta ha detto:

    Buongiorno a tutti, è un pò che ti leggo e finalmente ho preso coraggio ( io e la tecnologia non siamo molto amiche )!
    Questa ricetta mi ricorda, nella sua somiglianza ad una spessa crèpe, i “testaroli”, una pasta originaria della lunigiana ( liguria-toscana ) veramente strepitosa!
    Forse e molto probbabilmente già la conosci ma se così non fosse sarei lieta di postarvi la ricetta.
    Buona giornata

    8

  • Valeria ha detto:

    Coccolosissima questa ricettina d’infanzia!
    La proverò presto (anche se a me non ispirerà così tanti ricordi…)! Grazie Sigrid! :-)
    Buon prosieguo di giornata a te e a tutta la piazzetta!
    Valeria

  • silvia ha detto:

    Anche in Giappone, le radici ogni tanto si fanno sentire e fanno bene allo spirito!!
    Sempre semplice e fantastica!
    A presto

  • Aniko ha detto:

    Che belli i ricordi & sapori d’infanzia !
    Poi questi crepes venivano conditi oppure si mangiavano solo cosi?
    Un saluto affettuoso…
    (approposito ..devo chiamare Cibiele ..sto aspettando da settimane il tuo libro ( il secondo , questa volta per un regalo ) e non mi è ancora arrivato!)

  • Abaluus ha detto:

    Uao, 40 minuti di cottura? così tanti? immagino il fuoco sia bassissimo..

  • Francesca ha detto:

    Meravigliosa nella sua semplicità la ricetta, meravigliosa la foto e meraviglioso il racconto…avrò già letto 20 volte il tuo libro, ma non mi stanco mai….mi fai viaggiare, sognare, sperare….grazie!

  • Tery ha detto:

    Bellissimo questo racconto! Mi piacciono tanto le storie di casa, di quanto si era bambini… hanno sempre un nonsochè di magico… :))

  • Kafcia ha detto:

    Bellissimo, io adoro preparare i piatti tradizionali della mia famiglia. Ogni epoca ha le sua storie, ogni epoca i suoi pro e contro…

    Ciao Ciao Sigrid

Commenti chiusi.