Un assaggio di Taste

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Questo weekend a Roma c’è Taste e nonostante le mie intenzioni fossero diverse (per essere del tutto sincera, e nonostante la cucina rimanga un’eccellente carburante per le mie piccole cellule grigie, mi hanno proprio stancate queste occasioni similmondane in cui i quattro stessi gattimangioni si ritrovano fra di loro a ripetersi sempre le stesse cose – si, semplifico all’estremo, certo :-). Ciò detto, dopo che per la decima volta che amiche e conoscenti mi chiedesso ‘Vieni a Taste?!’ ho iniziato a pensare che sarebbe stato quantomeno un buon momento per salutarmi con gente che non vedevo da troppo tempo. Detto fatto, andammo quindi a Taste.

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Inanzitutto, che cos’è Taste? Beh, ecco, questa è una buona domanda. Confesso che non avevo consultato il sito per cui a parte il sottotitolo (la più grande fiera gastronomica del mondo... wow!?) sapevo poco o nulla. Visto anche il nome pensavo a una versione de noantri del Taste di Firenze (ancora non ho capito se l’organizzazione è la stessa o meno), e mi aspettavo di conseguenza un certo numero di espositori del settore gastro e magari anche di un certo livello, più un nutrito programma fatto di incontri, showcooking e blabla. In realtà, un veloce giro di recognizione ci ha fatto capire che a Taste ci sono sopratutto i cuochi (di un certo otttimo livello) romani. Più un (piccolo) tot di stand commerciali e uno spazio in cui si organizzano corsi di cucina. Ci risulta quindi che Taste è oltretutto una specie di ristorante allargato, un restaurant festival come lo dice il sito, che è una concept molto interessante ma che per esempio dalle locande di Taste non si capisce affatto (cosa che mi pare quantomeno bizzarra).

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Quindi, a Taste abbiamo trovato, nel loro stand/ristorantino satellite, il meglio dei cuochi romani, ciascuno proponendo tre portatine da assaggio da acquistare a 5 o 6 euro. Si può quindi, un po’ come in una fiera, comprare cibo di qua e di la, spizzicando e curiosando fra sapori, alla differenza che invece di frittelle rustiche o spiedini bruciacchiati si mangiano chicche gastronomiche estreme :-) Una bella idea questa, senz’altro. Si ritrovano quindi, in ordine sparso e non esaustivo, il Pagliaccio, Pipero, Glass Hosteria, Giuda Ballerino, Acquolina, Convvio Troiani, Imago, All’oro, e via dicendo. E per la sete c’è il bancone di Trimani dove si può acquistare un calice di quel che vi pare…

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Oltre a mangiare, si può fare un po’ di shopping gastro, acquistare le spezie dell’Emporio delle spezie di Testaccio, le delicate tavolette cinte di pizzo di Said, i dolcetti di Checco er Carrettiere o di Andrea De Bellis, i prodotti del Caffè Sant’Eustacchio e via dicendo, il tutto in uno scenario carino, nel verde sul tetto dell’Auditorio della musica, con anche deliziosi (ma secondo me troppo esigui per il numero di persone che può frequentare l’evento) spazi con tavolini e sedie sotto gli alberi.

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Perplessità svariate Mi sto ancora chiedendo quale fosse esattamente lo scopo di Taste of Rome. Mi piacerebbe che l’intento fosse quello di avvicinare il pubblico romano (e non) ai suoi cuochi di eccellenza, o viceversa, portando i cuochi fuori dalle loro cucine e offrendo i loro cibi al di fuori dell’occasione pìù solenne e impegnativa, forse, di una cena al ristorante. Questo sarebbe un approccio per il quale non potrei che manifestare estremo entusiasma. Solo che, la dove i francesi di Le fooding riescono davvero a rendere divertente e democratica l’incursione dei grandi chef nella vita di tutti i giorni, qui c’è da mettere in conto la location poco centrale, l’ingresso (a mio avviso del tutto ingiustificato) di 16 euro e la spesa per i singoli assaggi (della dimensione di un amuse bouche) a 5 euro. Vale a dire che per fare l’aperitivo a taste (ingresso + 1 calice di vino + 2 assaggini) si spendono sui 30 euro. Che sono forse un po’ tanti di questi tempi e se si tratta di avvicinarsi in modo soft alle persone che per un motivo o un’altro al ristorante non ci vanno. A meno che ovviamente l’intento dell’evento non fosse questo bensì di fare la solita kermesse per i soliti frequentatori dei ristoranti (e in questo caso mi sfugge del tutto l’utilità di un’evento del genere che tanto i soliti mangioni al ristorante ci vanno già).

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Infine, da utente avrei apprezzato trovare un maggior numero di ‘venditori’ (nell’insieme è una ‘fiera’ molto piccola questa) e sopratutto, se taste si propone davvero di mettere in mostra il gusto dell’eccellenza romana, allora mi aspetterei anche di trovare delle sezione che risultano invece del tutto assenti, come quella dei pizzaioli, delle gastronomie e dei gelatai artigianali, tutta gente che avrebbe potuto contribuire a creare un vero quadro dei sapori romani d’eccellenza di oggi, e che – forse per via del costo esorbitante degli stand – era del tutto assente. Vice versa, mi pare che gli stand delle marche industriale qui erano piuttosto fuori luogo (sempre se l’intento è quello che credo io, altrimenti come non detto). Ultima nota, visto che i 5 euro ad assaggino on sono esattamente democraticissimi, mi chiedevo perché non si è preferito abbassare il prezzo insieme al costo delle materie prime, insomma, credo che si potevano servire assaggino strabilianti a 3 euro usando ingredienti basic meno costosi di foie gras, ricciola e salmone selvatico, e senza tuttavia perdere l’occasione di dimostrare creatività ed estro culinario…

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Si, ma cosa si mangia? Chiaramente non posso farvi l’elenco di tutti gli assaggini disponibili, mi limito quindi a dirvi di due cose assaggiate, entrambe emblematiche. La prima è l’hamburger con foie gras, maionese al mango, chips di patate multicolor e fiorellino finale che sa di liquirizia di Cristina Bowerman titolare di Glass Hosteria (una vita che mi prometto di tornarci, mi dovrei proprio dare una mossa…), e al quale darei un oscar qui e ora: si tratta di un hamburgerino davvero sfizioso e divertente, molto ben presentato, con cotture e consistenze perfette e delle belle dinamiche fra i sapori nel piatto, ottima esperienza, per me i piattini di Taste dovrebbero essere tutti così.

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Altro esempio, molto meno convincente però, è (nella foto qui sopra) il salmone selvaggio con succo di anguria e tartufo ordinato allo stand di Giuda Ballerino: Davvero micro la porzione, buono il pesce ma non mi ha convinto l’abbinamento (eppure sulla carta era intrigante…) mentre il tartufo nero estivo si vede ma non si sente. Per me un pessimo assaggio, e pensare che da Giuda ballerino, molto molto tempo fa, avevo invece mangiato molto bene. Del resto, capace che si mangi ancora molto bene. Tuttavia, se l’intento era di attrarre nuove persone al ristorante e se io non ci fossi già stata, dopo quell’assaggio sicuramente non ci sarei andata (questo solo per illustrare che Taste in effetti può essere una bella occasione di farsi conoscere, ma può essere anche un’arma a doppio taglio).

Taste of Rome è all’Auditorio Parco della musica fino al 23 settembre.

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18 Commenti

  •      Approvo  in   pieno  il  tuo  punto di  vista  sigrid  (  avvicinare   la gente  alla  cucina   haute  !!    ….   sarebbe  stato  forse  lo   scopo  giusto  di  questa  peraltro  bella  manifestazione )   ……..ed  ora  vado a  comprarmi  il  tuo  nuovo  libro !!!! 
     

  • Enrico ha detto:

    Per maggiore completezza, ecco le mie impressioni su Taste of Roma http://lefrancbuveur.blogspot.it/2012/09/impressioni-sul-taste-of-roma.html

  • Antipasti Veloci ha detto:

    Io avrei voluto esserci ma, devo ammetterlo, il costo dell’ingresso mi ha bloccata…almeno leggendo il tuo post mi consolo e così mi sembra di esserci stata anche io ;)

  • Gian dei Brughi ha detto:

    bellissima recensione Sigrid! (e i gattimangioni è un neologismo fantastico) :-)

  • unbiscottoalgiorno ha detto:

    Il primo anno qui a Milano il prezzo si aggirava sui 45 euro e l’hanno un po’ abbassato, ma comunque rimane troppo alto ed è troppo poco interessante come evento per investirci 30 euro e mangiare un raviolo e un cucchiaio di dolce… 

  • Maddalena Rossi ha detto:

    Approposito, riguardo ancora al tuo nuovo libro: in libreria dovrebbe trovarsi senza problemi, vero?! O dici convenga acquistarlo su internet? Grazie e scusa l’OT.

  • Maddalena Rossi ha detto:

    Ho letto giusto oggi il post sulla tua piacevole novità letteraria: davvero complimentoni e grazie per questa tua nuova chicca!
    Devo però confessare che era da un po’ che ti leggevo saltuariamente e magari mi sono persa l’informazione: hai forse in programma aperitivi
    promozionali? Io ricordo ancora quello che feci a Padova per “Il libro del cavolo”..quindi se ce ne fossero mi prenoterei ;-)

  • Enrico ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo con te su tutto. Direi però che per 5 euro a piatto assaggiare una cucina “non convenzionale” non è per niente male (magari si poteva abbassare il prezzo del biglietto d’ingresso, quello sì!).

  • Agnese Gambini ha detto:

    Io ci sono stata tutti e 3 i giorni e sto scrivendo un articolo proprio sul taste per honest cooking. Mi trovi perfettamente d’accordo con te. Avendo parlato con produttori, sponsor e chef posso rispondere ad alcune delle cose che ti chiedi in questo post. Perchè i piattini costavano così tanto? Perchè l’organizzazione prendeva agli chef il 30 o 40 % dell’incasso. PErchè c’erano pochi produttori? Perchè avere il proprio banchetto lì costava la bellezza di 4000 euro più a parte spese per la luce e la pulizia. PErchè c’erano i grandi sponsor? per far guadagnare agli organizzatori ancora di più. Perchè il biglietto d’ingresso costava così tanto e si dovesse pagare due volte se volevi restare sia a pranzo che a cena? PErchè (e son parole dell’organizzatore durante la conferenza stampa) l’alta cucina è elitaria, è un lusso, e ora l’Italia deve puntare sulle sue eccellenze nel proporre un servizio di lusso. La vestono da fiera per il pubblico, per dare la possibilità di assaggiare i piatti dei grandi chef tutti insieme e  pagando “poco”. In realtà è una fiera per addetti, nella quale (giustamente) i produttori conoscono gli chef e fanno accordi con i ristoranti per le forniture. L’organizzazione è la stessa di Milano, di Londra e dell’Australia. Io ho trovato piatti eccezionali, prodotti eccellenti, organizzazione e coti invece non mi sono piaciuti affatto. Sta cosa che l’alta cucina dev’essere d’elite non la reggo più.

  • olimpial ha detto:

     Sono stata a Taste sabato a pranzo con marito e figlio aspirante chef a scuola da Bocuse, cioè un incredibile rompib……. Sono d’accordo con Sigrid sul fatto che il biglietto costa molto, ma di sicuro non gli assaggi: io non posso permettermi una sera al ristorante degli chef che erano presenti e dunque 5 euro per un assaggio mi è sembrato equo, anche i calici di vino, che al risto oramai superano i 7 euro.
    Concordo con il panino al foie gras e aggiungo il riso-rosso-cremoso di Roy Caceres chef del Metamorfosi.

  • Monica Vannucchi ha detto:

    Acc, volevo dire la Bowerman, chè la boniwer fa politica, non cucina, sorry!!! m.

  • Monica Vannucchi ha detto:

    Ciao, sono stata a Taste ieri sera e … anche io ho speso sui trenta euro per due calici di rosso e tre assaggini e mezzo( il dolce diviso con il marito, ma era un impresa perché veramente micro). ho fatto due chiacchiere con la Boniwer  e gustato il suo fico settembrino, che veramente valeva. buone anche altre cose di altri, ma meno sorprendenti. atmosfera forse un po’ fredda, ma in questi casi è così difficile  trovare l’equilibrio giusto tra un livello da  sagra e un altro un po’ troppo snob. nel complesso comunque non mi è dispiaciuto.
    invece non ho ancora letto di un tuo giudizio su Eataly versione romana; sei stata? che ne pensi? ah, il libro lo sto sfogliando con gusto e anche mio marito lo ha apprezzato molto. il che , tu non lo puoi sapere, ma è una bella soddisfazione! monica

  • Marinella ha detto:

    Condivido al 100% la tua recensione, considerando che dopo essermi sparata ben 4 giorni di Taste, mi esce letteralmente dagli occhi. Il piatto mangiato con te è stato il migliore in tutti i sensi e perchè ero con te – emozione! – (e con la tua simpaticissima amica, che spero davvero di aver occasione di risentire), ma tutti gli altri provati, per quanto sfiziosi, non valevano poi tanto il loro prezzo o comunque lasciavano un po’ ”in sospeso”, anche a causa di porzioni microscopiche. Ciò detto un salto lo rifarei, ma non 4 di seguito, durati 9 ore e non prima di due anni buoni. Ora sono a Mi, sfinita, ma comunque felice del week-end. Grazie infinite per il delizioso tempo passato insieme, me lo sono goduto fino all’ultima goccia. Ps. quella foto della Piccolina alla finestra, mi piacerebbe averla appesa in salotto ‘gigantografica’: davvero mi è rimasta in mente.

  • patrizia ha detto:

    Ciao Sigrid, ancora complimenti per Diario Italiano, ogni sera ne leggo un pezzettino e contemplo le foto, è come un libro stratificato, evocativo ma allo stesso tempo strettamente ancorato alle varie realtà…
    Se ti va, puoi dirmi il titolo di qualche album belga che ritieni imprescindibile? Ho voglia di ascoltare della musica diversa dal solito.
    Ciao
    Patri

  • Donatella Papi ha detto:

    E farmi tacciare come out o rompiballe solo perché ho un’opinione diversa da chi non dà molto valore a 16€. O meglio, a quanto che quei 16€ valgono.

  • Donatella Papi ha detto:

    Lo dico, alla faccia della sincerità, non me lo aspettavo. Non cosa fosse taste e come funzionasse (visti i 16€, sommati alla disoccupazione, ho allegramente deciso di disertare). Ma questo tuo post. Immaginavo le lodi. Molte lodi. E non una nota sul rapporto esperienza-prezzo. Invece mi è piaciuto. Sei stata sincera ed onesta.
    Ormai esistone molte parole per descrivere eventi del genere e relativi frequentatori (gastrofighetti, l’odioso ma funzionale radical chic). Non saprei qndi coniarne uno nuovo. Però mi sono anche io sinceramente scocciata di dover sborsare, perdere spesso tempo, assistere a sfilate di cibi e abbinamenti forzatamente esotici

  • AnnaGreco ha detto:

    30 euro? 16 per entrare + 1 bicchiere + due bocconi? Per conoscere dei ristoranti che non avrò, forse, mai la possibilità o la voglia di frequentare?

    A volte questi “addetti ai lavori” del settore gastronomico (ma potrebbe valere anche per altri settori) assomigliano molto ai nostri politici… si parlano addosso senza chiedere mai la parola alla gente.
    Garzie Sigrid per la recensione chiara e onesta!

    Per il resto pazienza! Ora vado a fare il ciambellone della domenica!
     
    Buon Week End!

  • Elvira ha detto:

    sorrido perchè sono tornata da poco con le tue stesse perplessità, e anche con il ricordo del panino della Bowerman :)

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