Sotto, piccola collezione di cose tipiche, dalla trabant targata DDR agli ‘zingari’ che suonano per strada (avete presente la musica di Bregovic? ecco, qualcosa di molto simile), passando per la bambole e i tessuti ricamati, nonché le ceramiche che con grande dispiacere non ho acquistate…
Sotto e sopra: vedute del castello nel parco Łazienki…
La casa sull’acqua e l’autunno dorato
La casa sull’acqua, circondata da laghetti, era la dimore estiva dell’ultimo re di Polonia, il re Poniatowski, e si trova nel parco Łazienki, che significa letteralmente ‘bagni’ poiché la casa, nella sua prima versione, con tanto di sale coperte di maioliche bianche e blu, vasche ecc, era in effetti dedicata ai bagni. La casa stessa è circondata da un immenso parco che in questo periodo dell’anno sfoggia bellissimi colori giallo, che diventano dorati nella luce del sole (per questo i polacchi parlano di autunno dorato e in effetti basta un raggio di sole e le tonalità gialle si accendono in sfumature scintillanti…). Molto suggestivo tutto ciò, molto bello e curato il parco (pieno di panchine, persone che prendono sole, leggono libri e pensionati venuti a portare noci agli scoiattoli). Molto interessante la visita guidata della dmore principale, ottima per capire qualcosa in più del paese e della sua storia.
Il gusto di Marta per la semplicità
Non ho veramente conosciuto Marta Gessler, titolare di Qchnia Artysticza, dove fra l’altro abbiamo presentato la traduzione polacca di regali golosi, l’ho solo incrociata ma nonostante ciò credo sia una persona da amare. Il suo locale, insieme semplice e di una raffinatezza notevole, è assolutamente da visitare: si fa il caso che questo locale cambi aspetto praticamente ogni giorno, a secondo dell’umore e dell’ispirazione di Marta, che evidentemente ha il gene della decorazione. Nel giorno in cui ci sono stata io ho trovato i tavoli allestiti con tovaglie che ricordano vecchi stracci da cucina di campagna (o lenzuola di ospedale retro, dipende da come gli guardi :-), casse di mele rosse a profumare l’ambiente (funziona, davvero, il profumo era stupendo, puro autunno) e ghirlande di foglie cadute nei toni giallo arancio marrone. Tutto molto molto semplice, e terribilmente di effetto (oltre che inspiring!). Ma non è solo per la deco che bisogna assolutamente visitare questo locale, è anche per ciò che si mangia qui: piatti semplici, di stagione, e spesso ispirati alla tradizione polacca (ma anche no), presentati sempre con style e semplicità, e un gusto molto geometrico anzi grafico – lineare nella presentazione – che mi è piaciuto davvero molo.
Lato cibo, tutto ciò che ho assaggiato era davvero ottimo, dal bortsh ucraina viola (con rape rosse, borlotti, carote e aneto) ai pieroghi ripieni di patate e formaggio, passando per le crespelle di patata (sono molto molto simili ai latkes ebraici) serviti con salmone, panna acida e caviale di wasabi (una delle poche volte che fuori dal Bulli abbia visto una sferificazione che avesse un senso! :-), o con fegatini, mele e chutney, nonché gli involtini di cavolo che, devo dire, erano di gran lungo migliori dei miei (ehvabbe :-)). Ciò detto sul menu c’erano anche cose da catalogare nel menu global contemporaneo: zuppa di zucca con latte di cocco, ravioli con spinaci e ricotta, pasta con pomodorini e erbette, salmone scottato e via dicendo. Insomma, menu versatile, simpatico, cibo ottimo, bello e curato, tutto ciò a dei prezzi che mi sono sembrati molto più che ragionevoli (non so se è stato un’impressione mia ma mi è parso che la Polonia è, quantomeno per noi, francamente poco dispendiosa, per dire, il taxi per l’aeroporto costa 60 sloty, che sono 15 euro, per ricordo per fare roma centro fiumicino siamo ormai a un delirantisismo 48 euro – una vera e propria rapina). Dimenticavo il dolcetto conclusivo, crostata tiepida di prugne con gelato alla crema e un incredibile infuso autunnale sotto forma di bicchierone di acqua calda in cui nuotano un’infinità di fettine di mela, di zenzero fresco, striscioline di buccia di arancia, chiodi di garofano e pezzetti di cannella. Aggiungi una bustina di tè nero, se vuoi, e voilà, bibitone infuso e speziato, digestivo, caldo, perfetto per gli ultimi giorni dorati di ottobre…
La strana storia dell’erba del bisonte
Chi ha seguito su twitter se lo ricorderà, quando mi hanno raccontato dell’erba dei bisonti ho pensato che mi stessero prendendo in giro… E successo che eravamo al ristorante, e siccome non riuscivamo a individuare gli ingredienti della marinata del roast-beef assaggiato quella sera, abbiamo (cioè hanno, i polacchi) chiesto al maître di cosa si trattava. Quando hanno poi cercato di tradurre la risposta, e venuta fuori questa erba del bisonte, che mi è stata propinata tipo così: sai nel nord della Polonia ci sono queste foreste dove vivono i bisonti, e li cresce questa erba, e solo lì, e si usa in cucina o per aromatizzare un liquore. Ora, io ero vagamente disposta a credere ai bisonti (pochissimi giorni prima avevamo notato, al bioparco di Roma, i bisonti europei e la cosa ci aveva colpita- ché i bisonti non vivono la dove ci sono gli indiani? no?), ma la storia dell’erba mai sentita prima era davvero too much. E invece dopo poco è arrivata la bottiglia di vodka con il filo d’erba dentro (nonché i bisonti sull’etichetta) a fine pasto il bicchierino di vodka all’erba dei bisonti ghiacciata (è bizzarra, molto secca, con un sapore amaro ma non eccessivo, ah, ed è fortissima :-). E tanto per completezza, mentre sfogliava la rivista della Lot in aereo, non ti trovo un’articolo lungo tre pagine sullo stesso identico argomento?! Certo che si! Comunque, per farvela breve, l’erba di bisonte pare sappia di foresta (può essere), cresce solo spontanea e va solo raccolta sul fine di luglio, a mano, ripulita scrupolosamente poi essiccata. Aromatizza sopratutto la vodka ma è sempre più in auge presso gli chef polacchi emergenti che amano usarla nelle marginature di carne. Ecco :-)
Altre chichi comestibili davvero molto alla rinfusa
Avrei da segnalare il ristorante Rozana, un posto piuttosto interessante (nelle foto qui sopra), tutto pizzo e vecchi merletti, con una cucina anche qui di matrice polacca, resa un po’ più elegante e leggera, luogo pieno di fiori oltre che di pizzi, e che da tanto la sensazione di trovarsi in una casa borghese. Qui fra le altre cose servono una specie di carello dei dessert (ultima foto, una roba di un barocco talmente esagerato che è persino affascinante) sul quale spicca, oltre alla charlotzka (nome generico per torta di mele, immagino sia imparentato con la charlotte russa di qualche tempo fa), un dolce fatto di strati alternati di meringa e crema, di cui avevano due versioni, l’una più scura, con caffè e datteri, l’altra più chiara, con mandorle e una crema al cointreau. A quanto pare ci sono tifosi per enteambi le versioni, per quanto mi riguarda ho a-do-ra-to la versione chiara, e spero prima o poi di riuscire a replicare quella bomba fatta di una meringa croccante fuori, morbida dentro, e farcita con questa lussuriosa crema che profumava di alcun all’arancia…
Oltre a questo ho trovato piuttosto interessanti i paczki, che sono dei bignet fritti che si consumano prevalentemente a carnevale, l’impasto però risulta più leggero e profumato dei bomboloni italiani, e sopratutto ci dev’essere un tocco di marmellata di rose al centro della frittella (anche questa è una cosa che cercherò di replicare quanto prima).
Poi, e questo l’ho ampiamente documentato su twitter quindi non ripropongo le foto qui, la colazione polacca è una cosa che potrebbe essere piuttosto devastante per gli stomachi italiani abituati al una dolce colazione, ma devo dire onestamente che in fin dei conti ho apprezzato molto iniziare la giornata con salmone (onnipresente) e arringa affumicata, lo rifarei, davvero :-). Altre cose degne di noto sono il catfish, inaspettato, impegnativo, con quel retrogusto di bosco che hanno anche le trote, mangiato da Rozana, e alche il merluzzo fresco (in filetti belli alti come in belgio), da QA. Oltre a una passione nazionale per il salmone (e per le zuppe) c’è da segnalare una forte propensione agli abbinamenti agrodolci, ho visto spesso e volentieri le mele associate al salato (cosa che non mi sconvolge affatto, insomma ricordo che un dei piatti più tipici di bruxelles è il sanguinaccio con le mele caramellate :-), e sempre su questa scia non posso non segnalare ancora il fantastico piatto che era la lingua di manzo (cotto a bassa temperatura) servito su un crostino al limone con una salsa di ciliegie, cannella e cardamomo, davvero davvero notevole (e questo invece era da Smaki Warszawy). Sotto: lo żurek, una zuppa sostanziosa a base di farina inacidita, qui con fettine di salsiccia; poi il sanguinaccio polacco con le mele, la ligia di manzo superlativa, il paczek con cuore di marmellata di rose e il banco dei dessert a smaki Warszawy.
Quasi dimenticavo, ho anche scoperto che in Polonia non si usa solo bere vino speziato (Grzane wino), nonnonno, qui si fa anche la birra speziata (Grzane piwo – maaaai sentito nominaaaare in vita miaaaaa), ho provato e in realtà non era affatto male, la birra calda speziata a parte riscaldare viene meno dolcerrima del vin brulé e conserva un lato amaro che nel vino non c’è. Già che c’eravamo mi hanno fatto assaggiare anche una specie di hydromel caldo speziato (di base ci sarebbe un liquore al miele, che viene poi tagliato con acqua e scaldato con delle spezie), veramente ottimo pure lui. Tutto ciò nelle foto qui sotto.
Comunque sia, me ne riparto a casa con un volume che pesa sui 5 kg di cucina polacca per cui credo che nel futuro più o meno prossimo non scamperete a qualche sperimento in materia… :-)
Infine eccovi un paio di immagini della presentazione del libro polacco; grazie al mio editore polacco Jedność per il graditissimo invito a Varsavia, vorrei anche ringraziare qui Jan e le due Lucy che mi hanno accompagnato per tutto il mio soggiorno e che sono stati compagni per-fet-ti, poi, grazie infinite a Tessa Capponi Borawska, contessa fiorentina vissuta in Polonia per trent’anni e docente di cultura gastronomica italiana all’università di Varsavia nonché foodwriter (un personaggio da romanzo :-), per aver presentato il mio libro, e: Many many thanks to all the polish readers I met at the book presentation (keep up the good cooking!! ;-) e un grande grazie anche a Julia Pawlowska, sono sue le foto della presentazione qui sotto…
Mi fa molto piacere leggere che ti sei trovata bene nella mia città (anche se oramai vivo da tanti anni in Italia e mi sento come a casa qui)!
Magica Varsavia! Ho vinto una borsa di studio qualche anno fa e quella bella foto con i titani che sorreggono le colonne è l’entrata dell’Università. Bellissima città ce l’ho nel cuore!
Właśnie zajrzałam na Twojego bloga po raz pierwszy i od razu zobaczyłam ten post o moim kraju:). Jak miło, wspaniałe zdjęcia, cudnie pokazana starówka w Warszawie. Nie mam niestety jeszcze Twojej książki, ale kupię ją na pewno i wypróbuję jakiś słodki przepis. Pozdrawiam z Polski.
Olivka
Racconto e foto davvero interessanti. La Polonia vista sotto un’altra luce. Grazie.
dopo anni ho capito cos’era quella bottiglia grazie a te! Mi sono ricordata di questa strana bottiglia che avevamo trovato durante un viaggio, con un filo d’erba dentro e il disegno di un bisonte nell’etichetta. Mi era chiesta all’apoca cosa c’entrasse il bisone con un alcolico e la cosa mi sembrò alquanto bizzarra. Ora ho capito l’arcano ;) Cmq bello il locale dove hai presentato il libro, davvero stupendamente curato
Che bello, che brava, che belle foto, che voglia di tornare a Varsavia al ma
eno per un weekend…Per vedere i parchi colorati di foglie cadute, zlota polska jesien… autumno dorato polacco…che nostalgia del cibo polacco, che pur essendo polacco non preparo mai, che vergogna…Pensa che qualche giorno fa un simpaticissimo ristorante polacco a Genova ha organizzato una serata a bese di pierogi e barszcz, sono andata a prendermi un po’ di pierogi doasporto….buonissimi, con i funghi…Che bello sentire il tuo racconto, che voglia di tornare a casa…
Belle foto e bel racconto!
Marco di Una cucina per Chiama
Io invece sono stata in un ristorante belga in UK: mamma mia che buono! Ho provato la (provo il genere femminile…in fondo è una minestra…) “waterzooi”, e ne sono rimasta affascinata. Poi la carbonnade per il mio ragazzo, i waffle, e ben due birre Chimay. Ora davvero non vedo l’ora di andare a fare un giro in Belgio.
Aspettavo questo post di resoconto polacco come si aspetta San Nicolaus (tanto per citare una ragazzetta belga che conosco =) Stupendo reportage, io ho appena prenotato come l’anno scorso (squadra che vince non si cambia) una cinque giorni fra Breslavia e Cracovia. Non vedo l’ora… Le casette che dici tu, sono invece intatte a Cracovia come hai scritto e ti assicuro che sono spettacolari. E’ brutto da dire ma mi sento di approfittare di questa meravigliosa terra fintanto che rimane così economicamente accessibile, sembra incredibile! Quei pierogi che hai postato mi hanno aperto una voragine nello stomaco, dannata attè =)
bacio splendore
Aspe
Aspettavo questo post
Complimenti.
mitica Trabant!
La veritá che scorgo nei tuoi resoconti é sempre la stessa: ogni luogo ha le sue bellezze incomparabili, se si hanno gli occhi per vederle :)))
che bella Varsavia ci volevo andare tanti anni fa quando ero innamorata… che splendido, denso, reportage, grazie!
non sono mai stata a Versavia ma con queste foto mi sta venendo voglia di prenotare un volo all’istante…..
Bravissima Sigrid, come al solito e un mondo di auguri per le tue prossime avventure.!
Ktoś kiedyś powiedział, że polski język brzmi jak szelest suchych liści. I chyba faktycznie tak musi brzmieć dla obcokrajowców.
Bardzo nam miło, że piszesz tak dobrze o Warszawie (w której mieszkam od 7 lat) :) Cieszę się, że zrobiła dobre wrażenie.
Qualcuno ha detto che la lingua polacca sembra un fruscio delle foglie secche. Penso che davvero il polacco debba suonare cosi’ agli stranieri.
Sono molto contenta cosa hai scritto della Varsavia (dove vivo da 7 anni). Mi piace che la citta’ ha fatto un buon impressione!
Cordiali saluti da Polonia :)
ho guardato le foto al volo, magnifiche, si decisamente fai venire voglia di farci un “salto”… dopo mi dedico al testo :-)
Non vedo l’ora di leggere le tue sperimentazioni con la cucina polacca (e di sperimentarle a mia volta….), per il momento mi “accontento” di leggere Diario italiano e di appuntarmi tutto ciò che voglio rifare…. !!Reportage fantastico, trascinerò il marito in Polonia nel prossimo viaggio!!!!
Pensa che io andai a Varsavia nel novembre del 1999 e ne la ricordo triste e grigia, mentre Cracovia mi colpì x la bellezza… Direi che è ora di tornare!!!!
Che meraviglia di foto, per qualche minuto mi sono sentita seduta a quella tavola, pronta per sbranare ogni ben di Dio ;-)
http://ciucciechiffon.com/2012/10/23/ode-ai-papa-a-quelli-futuri-e-un-po-imbranati/
Nnnuuuuoooooooooooo, non hai comprato le ceramiche twittate??! Eheheeh!
Scherzia a parte, che bello e gratificante che dev’essere stato: complimenti ancora per la tua pubblicazione in Polonia ;-))
In effetti ai palati italici gli abbinamenti agrodolci dell’est europa possono essere un po’ difficili, ma la curiosità prende il sopravvento per quanto mi riguarda!
Ragion per cui resto sintonizzata in attesa di qualche ricettina polacca e nel frattempo (quando ‘sto caldo fuori stagione si decide ad andarsene) mi farò il bicchierone di mele&spezie…ciaooooo!
Grazie per il piacevole resoconto…
Bellissime foto e bravissima tu, come sempre!
Brava, brava e ancora brava! Mi hai fatto venire la pelle d’oca! Con il tuo post mi sembra di essere stata stamattina a Varsavia…. sono contentissima che ti e’ piacuta tanto la nostra bella capitale :) e la trabant….. l’ho fotografata anch’io quest’estate… sara’ la stessa? che dici? ( la foto: http://mojablogoterapia.blogspot.it/2012_08_01_archive.html)
tanti saluti da Kasia
avevo già voglia in primavera di regalarci un volo low cost e andare a Varsavia..i tuoi suggerimenti sono davvero utili, grazie!
Beh che bella esperienza: mi piacerebbe vedere Varsavia, quindi grazie di avermene mostrata un po’ attraverso questo bellissimo reportage :)
Ancora congratulazioni! ^^
Sigrid mi hai fatto venire, già coi tuoi tweet nei giorni scorsi, una voglia immensa di tornare in Polonia e sto invidiando da matti mia madre che è lì in questo momento. E dire che quando ci sono stata l’inverno scorso non me la sono proprio goduta (ma per questo temo di dover dare la “colpa” ai miei due tremendi nipotini a cui facevo da babysitter!)…
Devo ammettere che è strano sentire parlare di quelli che sono stati i cibi della mia infanzia da qualcuno che li assaggia per la prima volta e sentirli così nuovi e “desiderabili” e non scontati come magari tendo a darli di solito. Ecco, quindi mi sa che quest’inverno, con la grande nostalgia polacca che m’è venuta, mi darò alla Kuchnia Polska (cucina polacca) grazie al libro di ricette che ho spudoratamente rubato alla mamma! :)
Sei sempre magica, adoro il tuo modo di raccontare e fotografare.
Un lavorone…Belle, come al solito. Mi piace il tutto condito con quel tono su tono “Autunnalmente” arancione . La mia preferita è la foto con il riflesso della città nelle pozzanghere. Buona giornata!
bello bellissimo. adoro i viaggi, e nel tuo caso, anche se sono viaggi di lavoro, con il lavoro che fai, sono comunque del target che piace a me. puoi vedere e assaggiare e mangiare e ascoltare e odorare… anzi, oserei quasi dire che devi fare tutte queste cose! le mele con il salato a casa mia vanno di gran voga, soprattutto con la carne di maiale. e le colazioni a suon di salmone e di aringa mi fanno tanto ricordare il nostro viaggio alle Galapagos. un bacino e grazie nel regalarci questi attimi in giro per il mondo con te! un bacino, sere