Alcuni di voi l’avranno forse notato: da una settimana va in onda su La 5 una piccola trasmissione chiamata ‘il cibo si fa bello’, che cerca di fornire idee per ricette buone ma anche belle e vice versa, e condotta da… la sottoscritta. Ta-daaaaa :-) Sono 20 puntate e rispondono alla solita domanda del ‘Ma che cavolo di fine hai fatta?’ (ma non lo so, mi sono girata un attimo e, toh, sono passati due mesi…). Anzi, per la precisione, ho preso l’aereo con tutta la famigliuola, sono venuta a Roma a fare la stacanovista per 4 settimane e poi sono ripartita per Ny, dove mi trovo attualmente impegnata a impastare (per lo più plastilina, da quando ho scoperto che basta reimpastarla due minuti con poco acqua per farla passare dallo stato secchino a quello ‘come nuovo’ – sono certa che i genitori di due mezzenni mi capiranno perfettamente…), nonché a ricamare decorazioni di feltro per l’albero di natale… :-)
la scenografia
Temo di dover deludere chi mi ha chiesto se quella in video è la mia cucina: quella in video è una scenografia costruita ad hoc per i nostri fini televisivi, e si trovava in un capannone sul raccordo annulare di Roma. La parte bella però è che è stata pensata in modo da essere coerente con i miei gusti (per dire, quel divanetto color menta me lo sarei moltissimo volentierissimo portato a casa e lo stesso per molti degli accessori ‘vintage’), gran parte dei piatti e ustensili li ho scelti io mentre gli elettrodomestici sono in realtà gli stessi che avevo a casa, così come le lampade ikea sopra il bancone, insomma, non era la mia cucina ma un po’ anche si, io in ogni caso dopo tre settimane mi ci sentivo perfettamente a casa :-) E stato molto interessante anche vederla ‘in divenire’ questa cucina, dal primo muro imbiancato fino a quando quel muro poi è stato buttato giù in fretta in furio dopo la fine dell’ultima puntata…
trucco e parrucco
Beh non avrei mai pensato sarebbe stato un aspetto importante in una trasmissione di cucina e in realtà si: se da un lato per andare in scena devi per forza essere truccato ‘comme un camion volé’ (il look acqua e sapone sotto le luci da studio non funziona, a quanto pare, finisce che il soggetto scompare proprio), dall’altro l’oretta di preparazione del mattino è diventato presto un rito di benessere, un momento in cui prendere il caffè, ricaricarsi ascoltando musica lounge o canzoncine pop tanto per darsi energia, chiacchierando liberamente, un ottimo modo in cui rilassarsi prima dello stress delle riprese insomma. La ‘mia’ stylist si chiama Simona, e oltre a essere molto simpatica mi ha fatto fare, grazie anche alla sua collaborazione con un unadonna.it, alcune interessantissime scoperte stylistiche, come per esempio le creazioni delle sorelle Paglia (sono tre sorelle milanesi che hanno messo su il proprio atelier usando tessuti avanzati dalle grandi case di modo, adoro quasi tutto quello che fanno, le loro creazioni sono semplicemente stupende, semplici ma super ben tagliate, quindi comode e anche carine), e le camice di seta Barba (che facevano esasperare il povero fonico ma che sono davvero stupende per taglio e materiali :-). Insomma, non avrò imparato a truccarmi neanche stavolta (l’arte di sfumare gli ombretti e di disegnare le sopracciglia mi rimarrà sempre affascinante ed estranea), in compenso il mio guardaroba ringrazia (perché diciamocelo, non si può vivere solo di marinaretti, camicie bianche e jeans A&F, poi ormai c’ho un’età ;). Oh, dimenticavo: il mondo di Simona, fatto di gesti e prodotti essenziali non ché di tanto gusto, si trova anche alla Biomaison, a Trastevere (più esattamente alle spalle di piazza Mastai), un luogo di quelli che piacciono a me, in cui farsi un tagli di cappelli, una colorazione al henné, un massaggio ayurvedico, una manucure basic o un pranzetto bio…
Il cibo
Francamente, fino a quando te ne stai in poltrona a guardare gli spadellamenti di chef più o meno noti ti viene facile la sindrome da bar sport (eh ma sso capaci tutti / ehh ma questo lo so fare pure io, e pure meglio / ecc), poi, onestamente, una volta che ti trovi li, a dover in contemporaneo 1) cucinare quel che dovevi cucinare 2) ricordarti di sorridere 3) ricordarti di quelle due tre cose ‘importanti’ che volevi dire (poi ad un tratto diventa tutto molto relativo ma questo è un’altro discorso) 4) ricordarti dei raccordi con altre parti della trasmissione, di come spostare le cose per non dare fastidio ai cameraman/facilitare il loro lavoro e 5) ricordarti di essere naturale e te stesso (ehh??) e chissà che altro dimentico in questo momento, beh, finisce che una cosa facile come impastare du’ biscotti è diventata francamente complessa. Inoltre la cucina è un argomento particolarmente antipatico da riprendere nel senso che i tempi della cucina non coincidono affatto con quelli delle riprese, per dire, se faccio una brioche devo farle fare almeno almeno due lievitazioni di un’ora minimo minimo (sarebbe meglio di più ma passiamo), e una cottura altrettanto lunga. Nello studio però ci stanno 20 persone che lavorano e che non possono starsene li con le mai in mano per tutto quel tempo morto (anche perché in quel caso invece di mezza giornata per puntata ci vorrebbe mezza settimana), insomma, nun se puo. Sicché il più delle volte non si finiscono le cotture e non si fa veramente la ricetta li per li (io sta cosa la trovo di un frustrante inverosimile ma tant’è), ci vuole quindi un angelo custode che si occupi di farti trovare, nel momento giusto, l’impasto già lievitato e la brioche già cotta in precedenza (tutte cose che vorresti fare da tè ma che poi oggettivamente non hai il tempo di fare). Questo angelo custode si chiama Daniela e il suo regno era il camion cucina (una cucina professionale impacchettato dentro un camion, un giochino che lo vorrei avere anch’io uno così… :-) parcheggiato fuori dallo studio. Lei ha preparato tutti gli ingredienti che di ricetta in ricetta trovavo già pesati nella mia cucina (anche qui, sembra un dettaglio ma non lo è: non si può stare a pesare ogni cosa in scena), ha cucinato tutto quello che ho cucinato io, spesso in più versioni tanto per ri-testarle prima della versione definitiva, e mi ha fatto trovare già cotte, lievitate o fredde quelle preparazioni che non avevano il tempo di lievitare/cuocere/raffreddare in scena. E appunto non so quante volte ho detto ‘io le avevo già preparato/cotto prima’ tirando poi fuori cose che mi arrivavano dal camion. Certo, non è il massimo della trasparenza, ma bisogna essere realisti, non si poteva fare diversamente. A Daniela sono poi infinitamente grata, perché è stata una appoggio enorme, con lei potevo ragionare di cose nuove, di scelte da fare nonché architettare nuovi sperimenti (tipo che prima o poi pianteremo degli spaghetti crudi in una patata cruda, faremo bollire il tutto e speriamo di ottenere un mr potato head con i capelli – purtroppo sono teorie che non abbiamo avuto il tempo di verificare), nonché fare un bel po’ di catharsis serale, in macchina, quando l’ora di cena era già bella e andata e che noi ce ne stavamo sul raccordo a rincasare, stanche, stremate e a poche ore di iniziare una nuova giornata di 12 ore fra cucina e luci di scena… :-)
the crew
Un’altra delle cose che francamente non mi aspettavo è il numero di persone che si trova a lavorare su un set televisivo. Fra produzione (la produzione sarebbe letteralmente chi produce, cioè chi fa in modo che la cosa – la trasmissione – si possa concretizzare, si va dal ritiro della conduttrice a casa la mattina al girare mercati alla ricerca di ravanelli freschi passando per i contatti con le aziende che forniscono materiale di scena, l’aspetto contrattuale degli operatori, e ovviamente i contatti con l’emittente, far in modo che le esigenze di quest’ultimo vengano soddisfatte ecc), operatori e autori eravamo una ventina di persone, presenti dal mattino presto alla sera tardi. E quello delle riprese (tv o cinema che siano), è davvero un mondo a sé, fatto di persone che lavorano su progetti più o meno lunghi (per il cibo di fa bello siamo rimasti insieme per 3 settimane, che è poco, per i film si parla di due mesi o più, ma certe serie tv durano fino a 8 mesi), e che di volta in volta diventano una famiglia vera e propria (giustamente, perché con queste persone finisce che ci passi molto più gente che con la tua, di famiglia – io per dire arrivavo a casa giusto in tempo per mettere le mie bimbe al letto…) che si crea poi si disperde. Mi ha fatto pensare un po’ al circo, sono piccoli mondo paralleli ed itineranti che non funzionano esattamente come la vita ‘normale’ e che tutto sommato nemmeno sospettiamo… L’altro aspetto interessante di questo mondo è che nel mondo cine-tele sembrerebbe che tutti i ruoli sono molto ben definiti: ogni funzione ha compiti precisi, ogni ruolo si incastra perfettamente con gli altri, e così la macchina eteroclita che si assembla di volta in volta funziona sempre perfettamente. Insomma, l’efficienza esiste, sembra. Io intanto mi sento molto fortunata di essermi affacciata per un momento a un mondo ignoto, e ne approfitto per ringraziare Beppe, Annalisa, Francesca, Claudio, Barbara, Irene, Cristiano grande e Cristiano piccolo, Daniela, Federica, Thimothy, Fabrizio, Luigi, Daniele, Laura, Simona, Davide e tutti gli altri per queste tre settimane passate insieme…
Cose sparse…
alla rinfusa: ho scoperta il cestino cinematografico (me lo ricordavo per averlo sentito nominare in non ricordo quale vecchio film italiano, aveva un ché di mitico, il pranzo dei lavoratori del cinema…) e sono arrivata alla conclusione che quello che fa per me sarebbe il cestino ‘vegetariano con carne’ (è una lunga storia, ma solo così potevo avere carne + verdure che non fossero patate tutti i giorni, lol :-); ho saputo che i microfoni non amano le camicie di seta e che si possono nascondere anche nei capelli; ho scoperto le scarpe stringate (maaaiiiii le avrei messe, e tutto sommato sono comode :-) e le camicie abbottonatissime; ho saputo che nei capannoni non riscaldati capace che il burro fuso nel giro di 10 minuti si risolidifichi (il che è noioso quando tu invece stai a spiegare una ricetta in cui dovresti versare il burro nell’impasto); che a Roma pochissimi teatri di posa sono insonorizzati per cui se ti va male e ti trovi non tanto lontano da Ciampino devi interrompere le riprese ogni volta che passa un aereo della Ryanair (ce ne saranno circa 55 ogni ora, un dettaglio…) e sopratutto, che se parli mentre affetti del guanciale con un contellazzo nuovo affilatissimo e fai un po’ la disinvolta finisce che t’affetti anche il dito… (yess, splatter cooking…:-). Anzi poi sul versante degli horror stories ci sarebbe anche il forno mangiatorte (un giorno il forno professionale del camion cucina ha letteralmente inghiottito una torta nella sua ventola, della torta non si è più trovato traccia…); il yogurt greco messo a sgocciolare in frigo dentro un canovaccio di lino che aveva le dimensioni di un lenzuolo matrimoniale; per non parlare del ddt che nei primi giorni veniva abbondantemente spruzzato in giro per la mia cucina rendendo tutto quello che cucinavo perfettamente tossico (poi, qualcuno, stufo di non poter mai assaggiare nulla, ha avuto la buona idea di far sparire l’insetticida, e così gli operatori hanno potuto iniziare a mangiare ciò che si cucinava in scena, e meno male :-)… Lato cose belle invece, una delle parti più divertenti di questo lavoro è stato quello di ‘fare la spesa’: anche stavolta ho scovato molte cose sul banco (sempre più fornito di oggetti stupendi che non si trovano da nessun altra parte) di Emanuela (lo spaccio di Testaccio, sul mercato di Testaccio), anzi devo confessare che mi sono persino trascinata dietro fino a NY tazze e piatti Bloomingville trovati da lei, sono bellissimi e ci sto bevendo la tisana mentre vi scrivo :-), e un’altra fonte affidabilissima dove trovare gli aggeggini e accessori che nessun altro ha è il sempre fantastico Peroni di piazza dell’Umiltà/Cola di Rienzo…
Insomma, le settimane di registrazione del cibo si fa bello sono state intense, faticosa, certe volte snervanti, altre volte francamente entusiasmanti, ma sopratutto sono state piene di insegnamenti, il più grande essendo che dietro a 20 minuti di trasmissione c’è un lavoro davvero non indifferente. Come mi disse qualcuno della produzione ‘quando si arriva all’ultimo giorno si è pronti per iniziare’, e in effetti è esattamente così. Vedremo quindi se questo è la fine o solo l’inizio. Intanto, io me ne torno alle mie bimbette e magari, finalmente, al mio cucinino a Manhattan, voi invece potete vedere il risultato di questo piccolo tour de force fino alla fine di dicembre, dal lunedì al venerdì su La 5, alle 15h30. Potete anche aggiornarvi tramite la pagina Facebook della trasmissione (o farci sapere che vi piace, nel caso :-), o sulla mia.
Et voilà le travail… ;-)
Piccolo bonus (perché dopotutto questo era un blog di ricette, né?), vi lascio la ricetta delle barrette energetiche che mi hanno sostenute durante le settimane di ripresa, un vero cibo/copertina di Linus, ne preparavo una valanga la domenica poi ci facevo colazione in settimana e ne avevo sempre un paio nella borsa per i momenti di calo d’energia durante la giornata, sono piene di cose buone per voi (prima o poi dovrò raccontarvi di come mi sono totalmente ricreduta sul peanut butter che è un vero e proprio superfood, e io che per anni ho creudto fosse una schifezza :-), e francamente le trovo anche buone buone da mangiare (mi fanno un po’ pensare, per morbidezza e texture, a certe barrette Granny che mangiavo in Belgio molto tempo addietro). Per inciso, a parte che queste barrette vanno ovviamente benissimo per tutti, proprio perché contengono molti ingredienti che favorevoli alla produzione lattea, sono particolarmente indicate per le mamme che allattano, ecco, sapevatelo ;-).
Le mie barrette energetiche
Mescolare 180g di farina integrale con 1 cucchiaino di bicarbonato, 1 cucchiaino di cannella e 1 cucchiaino di sale.
In una ciotola capiente, mescolare energicamente 150g di burro di arachidi (magari in una versione bio, a base di solo arachidi), 75g di olio extravergine di oliva, 100g di zucchero di canna, 80g di miele, 1 cucchiaino di estratto di vaniglia, 3 cucchiai di lievito di birra in fiocchi (integratore alimentare, nei negozi bio), 100g di semi di lino e 80ml di latte di avena (o di soia, o di mucca).
Incorporare due uova. Aggiungere la farina e 150g di mandorle grossolanamente tritate (ho usato le ‘nostre’ mandorle calabresi, sgusciate e leggermente tostate al forno).
Incorporare infine 150g di fiocchi di avena. Mescolare bene il tutto, deporre delle cucchiaiate di impasto e formare dei biscotti tondi o ovali su una teglia da forno.
Infornare per 12-15 minuti a 180°C e lasciar raffreddare su una griglia. Conservare in una scatola di latta, si tengono perfettamente anche per 2 settimane. Per una ventina di barrette superenergetiche.
Ho letto questo post con un immenso piacere! Che bello il vestito che indossi, poi! Complimenti per il tuo lavoro! :)
Complementi per il tuo successo! Che bel post pieno di belle parole e foto. Congratulazioni!
Gli Stati Uniti ti hanno ammutolita. Torna a Surriento.
Ma Sigrid……… due bimbe????? e quando? me lo sono persa……. Ciao
Ops, per l’ingordigia avevo saltato un pezzetto… sei mamma bis. Mi sono persa qualcosa. Allora auguri quadrupli. :-)))
Ciao Sigrid che bello rileggerti. Anche iio a dire il vero mi sono assentata un po’… è nato Marcello. Anche se un’occhiatina l’ho sempre buttata. Sei bellissima! Adesso cerco i video della trasmissione che mi sono persa. Sbaglio o intravedo una… pancina? Effetto delle luci o deformazione da neomamma?
Baci e buon 2014!
Che bellezza rileggerti, Sigrid. Mi mancavi proprio!
E’ imperativo dirti che sei bravissima!una vera ispirazione. II tuo modo di porti mi è sempre piaciuto ma vederti e sentirti in Tv è stata una delizia. Continua così! ti auguro tutto il bene possibile per il 2014
Bhe che dire ce l’hai fatta!
Sei bellissima, la trasmissione non l’ho vista, ma nell’ultima foto vintage sembri la versione moderna ( e molto più magra) di Julia Child ;)
Grazie dei tuoi utili consigli. ciao Marica
Avevo già scritto il mio commento ma nell’iscrizione si è perso e adesso sono in ritardo ma finivo dicendoti, sei bella, brava, garbata, chiara nelle spiegazioni e io ti adoro, grazie per il post, un bacino Daniela
premessa per Sigrid: non posseggo un televisore, seleziono le cose da vedere da internet e questa mi era sfuggita, quindi grazie per aver condiviso la tua esperienza sul blog. Detto questo, ho visto due puntate, Sigrid penso che tu sia stupenda, parli molto bene l’italiano sei naturale e hai stile! Ci voleva un programmino così
Evvaiiiii! Ma La 5 si vede con il digitale terrestre o è criptato? Domani mi sintonizzo. Nel frattempo, buon Natale Sigrid e buon anno, pieno di cose belle buone come sei tu….
Complimenti Sigrid!!! Adesso anche in versione televisiva :) Il post interessantissimo per noi mortali che non immaginiamo proprio come possa essere un set televisivo. L’emozione deve essere stata tanta… io morirei. Ti seguo sul web della Mediaset e mi ha fatto piacere sentire la tua voce, nella quale, devo dire ho percepito invece un accento pugliese o calabrese, in alcune parole…. è possibile? O sono io che vivo fuori dall’Italia già non riconosco nemmeno + gli accenti adesso? :)
Ciao Sigrid Brava come sempre!
Buon Natale e buone feste a tutta la famiglia!
;-)
Ahahaha che carina: non ti si stacca il mixer e dimentichi il pepe! Proprio come una qualunque cuoca in casa :) e bellissimi i vestiti!
Prima o poi mr potato head arrivera, siate fiduciosi ;-))
Le puntate vanno in onda dal lunedì al venerdì alle 15h30 su La 5, non so se ci sono già delle repliche, comunque poi si trovano le singole ricette sul sito mediaset (basta una ricerca google e le trovi subito) :-)
Eh, lo so, il mio lato Hercule Poirot non lascia indifferente… ;-))
magari, invece, la prima di una lunga serie di trasmissioni perchè no! Sei bravissima e il tuo accento belga aggiunge quel non so chè al tutto… ^^
Ti adoroooooo!!! Non ti ho ancora vista in tv ma lo farò al più presto… ma quando va in onda??? in streaming trovo qualcosa???
bel racconto e bel lavoro di squadra!!
e adesso aspettiamo di vedere un post con la ricetta del mr potato head ;)
ecco Sigrid io giusto ieri sera mi rimettevo in pari della puntata che avevo perso : )) fortuna che le posso vedere sul sito della Mediaset.
Anzitutto complimenti! se dal vivo ti ho trovata una persona luminosa e brillante in TV, non hai perso un briciolo della tua luminescenza : )
brava brava brava. mi sono letta tutto d’ un fiato il post e la ricetta delle barrette !
un abbraccio grandissimo!
Grandissima Sigrid! He letto proprio ieri del tuo programma ma non ho ancora visto nulla, lo cerco in rete. Bel post, molto curioso e ben dettagliato.
Tanti auguri di buon Natale!
PS: in foto sei venuta benissimo!
Aspettavo proprio un tuo post, e ho perso però le prime puntate… :( le cercherò in internet. La cucina è adorabile, e i vestiti che indossi anche. Quando andrò a Milano saprò dove andare a curiosare. Il programma mi piace molto, lo registro e lo guardo quando rientro dal lavoro (anche se fin’ora l’ho guardato un po a qualsiasi ora del giorno visto che sono malata…). Speriamo allora che continui con un’altra serie! ;) buonissime feste in quei di NewYork! Baci! Sere
Prima lezione al corso di scenografia, a materie unificate (scenografia, regia, scenotecnica etc) – “La televisione è finzione!”- Nessuno vuole mai credermi, grazie Sigrid e ben tornata.
Che bello ritrovarti! Infinite congratulazioni!!
Ti seguo sempre, in rivideo però, perchè a quell’ora sono in ufficio.
Ti assicuro che nonostante tutta “la finzione”, di cui parli, il programma è veramente piacevole: interessante, semplice e veramente molto fine! Tu poi sei deliziosa! Altro che Parodi o Peronaci…Ma quindi il dito col cerottino è perchè te lo sei affettato già alle prime puntate? :P
In bocca al lupo comunque! Che non sia solo l’inizio. Ma, nel frattempo, non scordarti del tuo blog. ;)