Bubbles are a girl’s best friend

Ogni tanto si hanno delle idee fulminanti. Come per esempio quella di passare una seratina alternativa fra 3 ‘ragazze’ foodblogger (1 2 3). Come si fa? Prima si sgranocchia un untuoso e fragrante filetto di baccalà passeggiando per le rumorose vie del centro e, a seguire, si fa una lunga sosta bollicine (beh, dopo il fritto bisogna pure sgrassare il palato no?!). O come essere decisamente contemporaneo-chic (o terribilmente goderecci). Lo spacciatore di filetti sapete senz’altro chi è, quello di bollicine invece è tutto da scoprire.

Il luogo si chiama vino garage, si trova al centro del centro di roma ed è tutt’altro che un garage, anche se il riferimento al vin de garage non è del tutto fuori dal mondo: ricerca, chicche, alta qualità e prezzo non esatamente modici. Un ambiente bello, luminoso, pulito, essenziale e nel contempo caloroso. In più, ed è proprio quello che ci interessava, una sfrenata passione per le bollicine e una bella carta in merito.

Al banco, Paulo, figlio di norcini con una passione immensa e rigorosa per il prosciutto, taglia al coltello e serve, anche li con precisione, cura e didascalie, insomma un servizio che ci piacerebbe davvero trovare più spesso. Noi abbiamo provato i tre prosciutti in degustazione, dal più dolce al più saporito: dal Veneto, San Daniele e un impressionnante prosciutto pugliese, una specie di cugino del pata negra di cui si producono solo 150 pezzi l’anno, dall’intenso sapore di nocciola.


Del resto c’è da segnalare pure un valido assortimento di formaggi e di pesce in scatola (spagnolo, ma ci sono pure le scatolette di Moreno Cedroni): il miniassaggino di sgombro, spruzzato con poco aceto di pomodoro, fu davvero una sorpresa (sinceramente, non avrei mai pensato che del pesce in scatola potesse anche essere buono). Insomma, un posto fighetto, ma nell’accezione positiva, di quelli che hanno l’intelligenza e il buon senso di curare anche la sostanza, proprio nulla a che vedere con certi pdm che si trovano in giro. Da frequentare anche assiduamente.

Vino Garage, via di monte giordano 63, 00186 Roma, 06 68300858

15 Commenti

  • dani ha detto:

    per tuki
    per uno che si atteggia ad intenditore la gaffe non si accetta. Cavalletti e non Cavallini

  • max ha detto:

    ah il frittaro a campo dei fiori… mi hai fatto veniere in mente quando abitavo a roma e ogni tanto ci anadavo coi colleghi. ci sono passato anche in questi giorni di vacanza a Roma ma era chiuso… peccato!

    max
    http://lapiccolacasa.blogspot.com

  • veronica ha detto:

    e non mi avete chiamatooooooooo
    brutte cattiveeeeeeeeeeee

  • orizzontidelgusto ha detto:

    La cucina è un’espressione della civiltà materiale e come tale è portatrice di tutte le cose positive e negative che si collegano ad esso. Anche le cosiddette “abitudini tradizionali” non sono niente altro che una registrazione storica di abitudini e non di regole! Per questo ritengo che tagliare il SD con l’affettatrice a San Daniele sia un’abitudine… ma non vuol dire che possa essere la regola!
    Riguardo vino garage… quando le persone hanno amore e talento per ciò che fanno anche il pane ed i salumi che ti servono hanno una validità, che diviene ancora più meritevole di rispetto quando ci si occupa dei “pericolosi capitoli” dei prodotti della tradizione.

  • Sigrid ha detto:

    radclanne: concordo sul coltello ma non sul verbo, penso che il grado di sfacciataggine di certi posti sia tale da non poter fare a meno di parole violenti – del resto c’è una tale inflazione sulla bestemmia che difficilmente la categoria pdm possa ancora sconvolgere qualcuno. Anzi, mi pare che la denominazione sia efficace, immediata ed esplicita. Quindi mi sta benissimo. Del resto, non siamo tesserati il che porta svantaggi compensati appunti da piccole licenze quali queste.

  • il maiale ubriaco ha detto:

    Per i pdm ..: ammetto che ce ne sono veramente tanti. Ma quando uno un pò si fa giornalista, dovrebbe nel costume del Verbo essere meno offensivo. Ste-

  • il maiale ubriaco ha detto:

    Bello davvero! Ci ho bevuto uno Chardonnay molto buono. Si sono convinto anche io che il San Daniele al coltello sia buono lo stesso. Non ci facciamo troppe pippe. Ste-

  • tuki ha detto:

    Tutto (si fa per dire) tranne questo! mo’ è una moda mangiare i prosciutti tagliati a mano e ci piace tanto ma il SD se non è trasparente non è San Daniele! Sigrid, fiscali si e molto rispettosi delle tradizioni e dei territori..il san daniele tagliato a mano è come il millefoglie fatto da cavallini..non ci siamo ;)
    Il SD quando esce dalla sua culla muore, è troppo capriccioso, pensate che da me (che vivo a 10 minuti da SD) non è più lui; mai riscontrato questo comportamento in altri cibi..forse questo lo conosco troppo bene. Quest’è! venite qui che si va da Bintars, lo affettano con affettatrici a mano così non lo “bruciano” ed è impalpabile, uno spettacolo..:)
    Arma, la penso come te ma le affettatrici giuste (a mano) sostituiscono il coltello e ti danno lo spessore giusto che ti permette di gustare il prosciutto come si deve.

  • arma ha detto:

    Il Sandaniele quando l’ho mangiato Gorizia me l’hanno tagliato a mano. Da vinogarage l’affettatrice non c’è proprio, quindi il problema non si pone. Personalmente mi va bene così perchè a mio gusto i salumi di terroir vogliono solo il coltello. A mio gusto, ripeto.

  • rosa maria ha detto:

    dimenticavo di aggiungere. grazie per la segnalazione.
    è vicino casa, e a Roma non trovo mai posti dove aver piacere di andare.. :)

  • rosa maria ha detto:

    gentile Tuki, temo che il costume si diffonda.. anche un negozio un po’ più a sud di Roma con promesse di golosità a volte mantenute, ci voleva rifilare il San Daniele tagliato a mano.

    confesso che un grido conservatore è sgorgato da due consone gole: non se ne parla nemmeno!

    aggiungo che il San Daniele a San Daniele è una vera delizia, e che con molti droghieri romani si deve ingaggiare lotta sanguinosa e passare per molto bizzarri con fisme curiosissime per convincerli a tagliarlo sottile.
    Ma si strappa!
    Non importa.
    Contenta lei!
    Già..

  • Anonymous ha detto:

    aha… bubbles and not… DIAMONDS!
    I think you’re a very.. (mmmm..)special woman (and your husband is a very… lucky man! because of bubbles, naturally)
    ;-)

  • Sigrid ha detto:

    Tuki: miii, ma sempre fiscali dobbiamo essere???? :-)))) ovviamente il san daniele veniva tagliato a meno pure lui e ti farò inorridire anche di più: non l’ho trovato per nulla malvaggio. Del resto, beh, certo pure il latte di capra è piu buono appena munto a quota 1500m, solo che stemo qua e facciamo come possiamo (senno che facciamo, magnamo solo porchetta?) (ps: beata te però eh ;-)

  • ilaria ha detto:

    complimenti per il blog, è già nei miei preferiti.
    certo certo che la funzione ricerca per spulciare velocemente tra le vecchie ricette non ci starebbe male… speriamo.

  • tuki ha detto:

    Tutto ma non il San Daniele tagliato a mano..è una bestemmia! cavoletto dimmi che il San Daniele era tagliato a macchina sottiliiiissimo :)io vivo in zona e già l’idea di un SD gustato a Roma mi fa storcere il naso, fuori San Daniele l’ho sempre trovato pessimo..questione di palato? comunque viva i locali fighetti se il trattamento è questo ;)

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