Mi sto chiedendo se in fondo non vi state stancando delle ricette che cominciano con ‘Quand’ero piccola, mangiavo spesso questa cosa qui’… No? Meno male :-) Quindi, quand’ero piccola mangiavo spesso questa cosa qui: la tarte au riz. Più precisamente, era uno dei dolcetti che si alternavano sul tavolo dei nonni, il sabato all’ora della merenda, quando, tornando dalla lezione di violino, mi fermavo da loro. Non che le cucinasse mia nonna: mai l’ho vista fare un dolce in vita mia (venivano da una raffinatissima pasticceria ostendese), anche se per il resto, della sua cucina salata, conservo memoria di profumi e sapori superlativi. Quindi, crostatine indelibilmente legate al grigiore del mare del nord che si vedeva dalle grandi finestre, al rumore dei gabbiani, alle tazzine di porcellana e ai cucchiaini d’argento che, se li lasciavi troppo tempo immersi nel tè al gelsomino bollente, scottavano pure loro. E tante altre piccole e grandi cose ancora.
Tartelettes au riz
La pasta:
In principio dovrebbe essere una pate levée (come qui) solo che a me non è che piaccia molto per cui l’ho sostituita con una paste brisée zuccherata (come qui)
Il ripieno:
E fondamentalmente un riso al latte. Basta sciacquare 150g di riso (non parboiled!), e buttarlo in 1l di latte portato a ebollizione (con una stecca di vaniglia aperta o 1 cucchiaino di estratto naturale). Aggiungere 300g di zucchero e lasciar cuocere, mescolando molto spesso e a fuoco bassissimo, per un’ora, o fino a quando quasi tutto il latte sarà stato assorbito. Spegnere e lasciar raffreddare. Quando il riso sarà freddo, aggiungerci due uova e mescolare bene. Rivestire degli stampini da crostatina con la pasta, brisée o levée che preferite, bucherellare il fondo e riempire con il riso al latte. Infornare a 200° per circa 25 minuti o finché la superficie delle crostatine sarà dorata.
Allora:
TARTELETTES AU RIZ: ottime e apprezzate anche dagli zii (per mio gusto personale ho ridotto lo zucchero a 250 g.).
FALAFELS: nella pattumiera! ovvero l’impasto prima dell’aggiunta del bicarbonato era buono e saporito, l’ho lasciato in frigo a compattare, poi ho unito 1 Cucchiaio di bicarbonato ed è risultato una schifezza dal sapore di sale inglese. In effetti credo ci vada la stessa dose che metteresti in un dolce, quindi ritenterò con 1 cucchiaino.
Ciao, Nico
Un cuoco, un grande chef italiano, mi ha spiegato che la brisee’ (che io faccio solo con farina, burro, acqua fredda e sale) rischia di venir fuori troppo compatta, dopo la cottura, per cui, per ovviare, si puo’ mettere l’uovo o, in alternativa, dare un paio di giri (quelli della sfogliatura, ma senza aggiungere altro burro, solo per dare struttura alla pasta).
Daniela
@tuki:
Non avevo notato la mancanza di uova nella ricetta di sigrid, comunque non ho mai capito se nella brisée ci vanno o no, metà delle ricette le mettono, metà no.
Marco, la ricetta della brisè non prevede nè uova nè zucchero, quindi è ben distante dalla frolla ;)
Sigrid, a me questi tuoi racconti piacciono davvero tanto..e anche le tartelettes au riz :D
> hihhi, suppongo che con
> questo mi stai dicendo
> che non la uso al massimo
> delle sue potenzialità
> (beh, no :-), uso quasi
> sempre il 18-55, a volte
> un 50-200, flash mai,
> in interno mi aiuto
> con l’iso e la WB :-)
Riporto qui questo messaggio: tutt’altro, trovo siano foto stupende! E’che per riuscire ad avere una tale RIDOTTISSIMA profondita’ di campo O usi un obiettivo luminosissimo, O un teleobiettivo (ma senza flash e’dura non ottenerla mossa… e le tue non sono MAI mosse). Insomma: bellissimi risultato, davvero!
Non potresti ridimensionare le immagini usando un software che gli “lasci dentro” i dati di scatto (i dati EXIF insomma)?
Ciao!
A.-
Perché dici pasta brisée zuccherata? La pasta brisée non è più o meno una frolla senza zucchero?
Ciao!! Gia’ la foto mi fa venire l’acquolina in bocca come si dice!!! E’ un blog il tuo semplicemente meraviglioso!! L’ho scoperto attraverso l’iniziativa 2.000 blogger!! A presto!! :)
ma certo, mi aggiungo pure io all’appuntamento quotidiano! .. e chiedo: ma l’agar agar, voi che siete forti in cucina, come piffero si usa? l’ho comprato in un negozio orientale, in polvere (ingredienti: agar agar 25 gr, diceva).. diceva di diluirlo in 3 l dìacqua! troppa! ho fatto le proporzioni per quello che mi serviva, ancora troppo liquido. infine, aggiunto al mio impasto.. NON SI E’ RAPPRESO NULLA!!!!! che si deve fare? umilmente ringrazio :-)
Buooone le crostatine di riso…!
Personalmente, anche se forse non è tradizionale, ci metto sempre un po’ di uva passa, nel riso, dopo la cottura nel latte.
Ciao!
Daniela
Bene ora pausa dal mio lavoro ed eccomi su cavolettodibruxelles…vale sempre la pena un giretto, il secondo dopo la prima pagina dei quotidiani, lo ammetto Sigrid, io credo che il tuo blog dia dipendenza!! Come per certe persone fare il solitario al pc o leggere l’oroscopo tutti i santi gg…Stupefacente!! Ciao Sigrid a domani!
La variante Artusi della torta di riso prevede di inserire mandorle tritate grossolanamente nella crema di riso.Pochine mica tante.Vero che qui c’è una base duretta ma fanno sembrare il riso al dente e croccantino e a me piace un sacco!
Provare.Carlotta
Grazie Sigrid! Sperimenterò la ricetta al più presto e farò assaggiare quelle che in una famosa pasticceria padovana si chiamavano paste di riso, ai miei zii ottantenni che risiedono a Novara da 20 anni e ancora le ricordano con nostalgia. Credo avessero come base una frolla e poi un ripieno al riso tipo quello che suggerisci. Io ho provato cuocendo 160 g. di riso in 8 dl. di latte con 160 g. di zucchero ed 1 scorzetta di limone e aggiungendo alla fine 1 uovo, ma il riso risultava troppo definito e la crema pochissimo pasticcera. La scorzetta di limone invece ci stava bene. Buona giornata, Nico
Sigrid, sicuramente conoscerai le mattentarten (si scrive così?) di Geraardsbergen…
Hai la ricetta? le ho provate in una panetteria di Geraardsbergen: buonissime!!!!
Ero li perchè amo il ciclismo e li c’è una gara, il Giro delle Fiandre che credo sia conosciuta anche dai non tifosi belgi.
Li c’è il mitico “muro di Grammont” o KapelMuur!!! (salita del Giro delle Fiandre)
Ciao
Enrico
Mi aggiungo alla lista dei non stanchi!!L’appuntamento con te la mattina sta diventando un rito…e molto più modestamente, purtroppo senza mari del nord visti da grandi vetrate, ma dalle pasticcerie di Orvieto le pastarelle di riso sono un ricordo presentissimo della mia infanzia…sei bravissima
Gabriella
penso che la bellezza e la particolarità del tuo Blog sia proprio nei racconti che accompagnano le tue ricette, comunque sempre spettacolari!! E’ così bello immaginare ciò che descrivi!! Quindi, almeno per quanto mi riguarda, non mi stufano i tuoi “quando ero piccola”!! :-)
Che delizia di dolce, ma se non fosse supportato dalle tue parole, dai tuoi racconti e dalle tue fotografie non sarebbe certo la stessa cosa!
Ieri sera ho fatto il tuo Moelleux au chocolat ed è stato un sucessone, anche se nella foga di infornarlo mi sono dimenticata la farina quindi subito tolto dal forno per metterla. Alla fine era buonissimo nonostante ieri sera abbia avuto una cena con fuochi d’artificio, dalla pentola del salmone è salita una fiammata…ieri sembravo un film comico ai fornelli. :(
Mi sa che nessuno è stanco, anzi!
Ieri sera mi sono precipitata in edicola a prendere l’ULTIMA copia di Gioia e, a quanto pare, le tue gustosissime ricette e le splendide foto, completate dal tuo personale stile narrativo ti stanno rendendo la regina fra i foodblogger!
Ad maiora
Come sono belle le tue tartelette!
anche io non sono stanca… quando andiamo all’Ikea?? :-pppppppp
Che bella descrizione evocativa! No, non sono stanca dei “quando ero piccola…”, chissa’ perche’ in questo modo si riescono a creare sempre belle immagini. Da provare anche questo dolcetto di riso.