Cibo in scatola!


Già ve lo sento pensare… chissà quale schifezza cavoletto cercherà di propinarci stavolta? Beh, niente schiffezza, solo un piatto tradizionale giapponese, servito appunto nella scatoletta laccata qui di sopra.


Aperta la scatoletta, si scopre questa mappazza qui… (è vero, stranamente e pur essendo giapponese, è molto poca estetica sta roba :-), il katsudon. Si tratta di una fettina di carne di maiale impanata e fritta, posta sopra uno strato di riso, un po’ di cipolle e coperto con del uovo sbattuto rappresa. A parte la vaga somiglianza con una cotoletta alla milanese (no, per carità, non volevo insultare nessuno! :-) è un piatto molto cosy, un po’ dolciastra (forse il condimento del riso?), da scavare ancora caldissima, uno di quei all in one comfortanti e consolatori. Perfetto per un pranzo veloce in una fredda giorniata di pioggia, per dire…


Due parole sul posto, che sta allegremente scalando la mia personalissima classifica dei giap parigini. Si tratta di hokkaido ramen. Niente sushi, sashimi o altri tempura. Solo – o quasi – megaciotolone di ramen affogati nel brodo di miso (che vabbene che il katsudon andava provato ma i ramen rimangono i miei preferiti) e qualche piatti al salto, senza dimenticare i gyoza alla piastra. Favoloso il miso, e favoloso anche l’ambiente, fatto di 90% di clienti giapponesi (di quelli seri, non sono turisti :-) venuti a ritrovare i sapori di casa, tutti devotemente chinati – armati di bachette e cucchiai – sopra le loro ciotolone fumanti (che ci vuole un po’ per far fuori qualcosa come 1l di brodo…), o persi in chiacchiere fra bicchierone di matcha e quotidiani nipponici. Stavolta, più che qualunque altra cosa, credo che ciò che mi mancherà di parigi sarà proprio quello, la sensazione quando, dopo mezzo litro di miso caldo caldo (non ce la fai a finirlo tutto :-), ti ritrovi fuori nel freddino e t’incammini via verso l’opera con quella lieve sensazione di pienezza, qualcosa che ha a che vedere con l’infanzia, con lo stato embrionale, con un benessere completo del tutto estraneo al concetto di pesantezza gastrica…

hokkaido ramen, rue chabanais 14, 75002 paris

14 Commenti

  • Dario G ha detto:

    si anonimo, il katsuodon si taglia prima di disporlo nel bento(la scatoletta si chiama così), in fettine di circa un cm di spessore. Tra l altro aggiungo che il dolciume descritto in precedenza è dato senza dubbio dallo zucchero misto all aceto che condiscono il riso sul fondo della pietanza,oltre che dalla alga konbu che si mette nel riso stesso durante la cottura(facoltativo).Immancabile poi il gari(zenzero marinato in zucchero e aceto,altro componente dolce) e gli “straccetti” di alga nori,quella nera e secca che avvolge il makisushi
    ciao

  • Anonymous ha detto:

    ma come si fa a mangiare una cotoletta intera con le bacchette? era già tagliata?

  • Sigrid ha detto:

    vg: ma la cocacola non era mica mia ( ma per chi m0ì’hai presa?! :-D la terza foto l’ho presa al giaponesissimo avventore che al tavolino accanto al mio mangiava la stessa cosa…), de gustibus… :-))

    marika: c’entrarà niente ma sono molto felice se questo blog ti ha dato voglia di riconsiderare il cibo e la cucina, davvero! Ti auguro tanto coraggio, e spero ti divertirai a esplorare un po’ l’universo del gusto, davvero!, vale la pena e c’è nullo di cui spaventarsi ;-)

    teofrasto: guarda, non saprei, di solito, acqua! Li servono pure il tè matcha ma non mi fa impazzire sul katsudon, al massimo proprio una birra asahi, ma più su sushi , yakitori e appunto katsudon. Sul brodo di miso direi che è un mangia&bevi a se stante :-)

  • teofrasto ha detto:

    E’ vero, l’atmosfera gelida all’esterno e calda nello stomaco mal si combina con quella bottiglia di coca cola, qual è la bevanda originale che accompagna questo succulento scrigno?

  • Marika ha detto:

    Cara Sigrid,
    ti scrivo perché vorrei ringraziarti: leggendo il tuo blog ho torvato uno stimolo in più per risolvere i miei problemi alimentari (e sono problemi seri). So che non è questa la sede adatta, il tuo blog è così piacevolemente rassicurante che non mi va di rattristirlo con argomenti sull’anoressia.
    Solo che da quanto di leggo, ho uno stimolo in più. E di certo il mio rapporto con la cucina è migliorato.
    Grazie. Anche e soprattutto a nome di chi mi è accanto.
    Marika, Roma

  • Elisa ha detto:

    Al massimo, molto molto alla lontana, somiglia alle “orecchie di elefante” che fino a poco tempo fa chiamavo cotoletta alla milanese :)
    Se non lo sai poi ti spiego cosa sono ;)

  • eli ha detto:

    Che meraviglia!!!!

  • ViaggiatoreGourmet ha detto:

    Ma la Coca Cola…?!? ;-)

  • valegourmet ha detto:

    adoro il giappo!Ma qui dalle mie parti fanno solo sushi e co. Mi piacerebbe molto assaggiare i ramen…quando tornerò a Parigi proverò certamente questo posto!
    grazie alla mia “bibbia” culinaria
    valentina

  • Anonymous ha detto:

    adoro… :-)

  • Anonymous ha detto:

    mmm riso,carne impanata e fritta e per di più uova strapazzate sopra..una vera botta di vita!Ancora sveglia dopo il pranzo pantagruelico?

  • Clea ha detto:

    Je ne manque jamais d’aller à Hokkaido ramen quand je parisiannise. Je prends soit le tendon, soit le katsudon, soit les yaki soba !

  • gemma ha detto:

    Adoro i bento :-)

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