Lo so, parlando dell’inghilterra vi sareste aspettato un pamfletto virulente contro il (cattivo) gusto inglese elencando misfatti culinari e perplessità varie. Ebbene non è affatto ciò che mi viene da scrivere dopo questa mia settimana nei west midlands… Ho cercato di sbarazzarmi di pregiudizi e ben mi ha preso, ho trovato un paese lontano dai soliti stereotipi barbari, pieno di persone gentili e disponibilissime dove alla fin fine non si mangia poi tanto male… Certo, ci sono i dolci dolcissimi, ci sono una miriade di piatti fritti e di salsine unte, una passione nazionale e straripante per il gravy che tende ad annegare ogni piatto, supermercati pieni di robe pronte, e una curiosa ostinazione a produrre caffè annacquati e mezzi litri di ‘cappuccino’ imbevibili… Ma poi è anche un paese con una richissima cultura del sandwich (è vero, lo confesso, il panino italiano mi sta sulle scatole!), dell’insalata come pasto completo, pieno di verdure bio, di carni strepitose, di locali francamente belli e con una cultura del good food senza fronzoli, rilassata e felice.
Sotto e sopra, agnello… La versione sopra è quella di un ristorante un pochino più figo e cerca senza troppo convincere di allontanarsi dal classico agnello da pub, stufato e pieno di salsa e patate schiacciate. La versione sotto, cucinata da un cuoco tra l’altro francese, sposa felicemente la tradizione – purè di patate, salsa al vino e fagioini – ed è risultato molto più gradevole.
Eccolo, finalmente. Il mitico fish & chips! In realtà ho disperatamente cercato la versione street food, in cono di carta da giornale e spruzzato con aceto. Ricerca inutile, non l’ho trovato da nessunissima parte, e così mi sono ripiegata sulla versione da pub, più civile diciamo. Comunque, unto a parte, non è poi così male…
L’ora del tè, ma in realtà pure la collazione, sono dei tripudi di scones con uvetta, apple pie with clotted cream, treacle tarts, torte al rabarbaro (ho finalmente avuto la mia vendetta sul rabarbaro che qui non trovo da nessunissima parte) e carrot cakes. L’unica cosa che avrei a ridire è che in linea di massima ho trovato i dolci molto ma molto dolci.
A walk on the indian side… Non eravamo tanto lontani da Birmingham dove la communità indiana è molto grande. E quindi li si trova un’infinità di ristoranti dove si serve il cibo in balti, il tegamino qui sopra. Noi siamo stati in un posto un pochino integrista nel senso che l’alcool non ce n’è e non ce lo puoi nemmeno portare (altri indiano non lo servono ma permettono che uno porti la propria bottiglia di vino, per dire), e quindi lassi al pistacchio per tutti, in abbinamento con questi stufatini speziatissimi, il peggio fra tutti essendo l’afghan kebab, una bomba… Accanto, una cena in terazza, con catering indiano curato dal take-away locale…
E, ovviamente, vi pareva che non finivo per cucinare qualcosa? Semplicissime linguine con un pesto fatto in casa e pomodorini confit (e così ho pure trovato la scusa per farmi un giro al supermercato inglese, rifornitissimo del resto).
sei gia venuta in Scozia?? Ci sono molti sapori da scoprire…
bellissimo il cartello “have another one”! Anche a me piace tanto il rabarbaro, ma da qualche parte mi sa che l’ho visto in Italia…
buone vacanze!
ehm… io sono stato in UK da gennaio a fine luglio di quest’anno per lavoro e, spiace dirlo, non sono d’accordo con te.
quello che ti viene servito in genere e’ cattivo/grasso/poco sano e dopo sei mesi non ne potevo piu’.
certo, se vai a cercare in modo iper-attento si puo’ trovare qsa di buono (benche’ nella mia esperienza non ricordi nulla di memorabile), ma se entri per mangiare in un pub a caso la cosa di solito finisce in lacrime…
tra fish e chips, burger and chips, steak-sandwich, chicken nuggets etc….
ho molto da obiettare anche sulla UK patria del sandwich.
nella mia citta’ (circa 100.000 abitanti) non c’era un fornaio come lo intendiamo noi, quando ho provato a cercarlo (bakery nelle yellow pages) ho trovato listati i negozi di Gregg’s, che e’ una catena che vende sandwich pre-confezionati!
Anche i sandwich comprati freschi in piccoli negozietti (che sono gia’ *molto* meglio di quelli che compri nelle grandi catene), ti danno degli accrocchi (tipo tuna-mayonaise-sweet corn, il piu’ gettonato) che non credo rimpiangero’. ah, obviously il pane e’ quello riscaldato al micro onde (vedi paragrafo sopra sulla non-reperebilità di pane fatto dal fornaio).
e infatti e’ la nazione europea nella quale si consuma largamente piu’ junk-food (includo in questo termine burger, chips etc. ma anche snack dolci tipo mars, ecc).
questo e’ dovuto sia alla scarsa tradizione culinaria che alla grande distribuzione, che essendo molto aggressiva, ha tagliato fuori i negozietti piccoli in modo pressoche’ totale (frutta, verdura, ma anche pane, pasticcerie ecc, come dicevo sopra), e in pratica orienta anche gli habits riguardanti come mangiare: come dicevi anche tu, gli scaffali dei supermercati sono straripanti di cibo già pronto, e manca invece la cultura di cucinare qsa partendo dagli ingredienti “raw”.
nella mia esperienza, l’unica nota veramente positiva sono stati i ristoranti indiani: cibo buono, locali tenuti in modo impeccabile, prezzi contenuti.
saluti
Pepe Carvalho
sono stata più volte in gran bretagna, e ne ho apprezzato la cucina; ovviamente, con un minimo di attenzione a cosa addentavo e dove.
rabarbaro a roma: a campo dei fiori.
Dal mio esilio calabrese… sottoscrivo pienamente a Stefano: Olive è una delle mie riviste preferite, in assoluto (anzi, al ritorno vi farò una piccola rassegna stampa di tutto ciò di stampato che ho portato con me da oltre manica)…
Baci & abbracci a tutti (io me ne torno al mio orticello) ;-D
Mi spiace che si generalizzi tanto, probabilmente si deve a una mancanza di (buone) esperienze culinarie. Troppo spesso si parla con “repulsione” della gastronomia del regno unito, quando invece, se cercate bene (é vero, non si vede tanto a prima vista) stanno vivendo un gran “rinascimento” del gusto, grazie tanto ad alcuni prodotti locali realmente eccellenti (il salmone scozzese é solo un esempio!), un nuovo tipo di ristorante (il “Gastro-pub”) e a tutta una nuova generazione di cuochi favolosi: ricordiamoci che Heston Blumenthal é inglese, e il suo “Fat Duck” viene considerato il secondo miglior ristorante del mondo. Ai piú reticenti, consiglio di comprare un ottima rivista di cucina pubblicata da BBC food (si chiama “Olive”). É eccellente.
Danielad,
per quello che hai scritto dovresti essere punita’ con un anno completo di ristorazione Inglese, colazione, pranzo e cena. Primo perche’ potresti parlare di ignoranza, senza partire da una posizione di ignoranza. Secondo perche’ una blogger che fa un post in cui va alla trattoria e se magna e se beve tutto il popo’ di roba listato qui sotto, non puo’ irridere noi poveri “Inglesi” con la sogliola al burro salato :-)
Cito dal blog http://senzapanna.blogspot.com/ – Trattoria Pegaso Gavardo: radicchio tardivo in agrodolce, carpaccio di filetto di tonno alle erbette (forse il miglio carpaccio di tonno che io abbia mai mangiato, insalata di polpo porcini valeriana e vinagrette, fiori di zucca in pastella di birra con ripieno di gamberi, lardo di pata negra, salame d’oca, prosciutto di Parma, caprino con pomodorini e rucola,carpaccio di manzo marinato al vincotto di carrube, calamari ripieni di radicchio rosso grigliati, fiori di pasta fresca al sugo di leccia, bavette alla pantesca con filetto di tonno, filetto di sarda, capperi, olive e pomodorini, pasta alla Scilla e Cariddi con polpo, porcini freschi e capesante con rametti di timo (detta la polipante) I dolci:
parfait al lime con salsa di mirtilli e more per Anna, gelato alle bacche di vaniglia di Haiti per me e Federico (ottimi sia il sapore che la cremosità)
Brut La Montina, Ferrari perlé, Tokai Aszu 6 puttonjos (mica so bene se si scrive così)
E ti sei pure saltata i secondi !!
gusgus: certo che non mi aspettavo topi morti. Cmq scusa credo che il stereotipo ci fa pensare, grosso modo, che chi va in inghilterra non ha che da soffrire di fame fino al ritorno. Beh, non è così. (questo più o meno quanto il mio complessissimo pensiero :-D
daniela: grazie per le precisissime precisioni :-DD gran parte di queste cose non le ho proprio assaggiate, ma suppongo variano da una regione all’altra. Comunque hai fatto bene a puntualizzare.
anonimo: le didascalie in inglese così, senza motivo, perché gli oggetti erano inglesi, cmq si capisce no?
tutti: buone vacanze!!! (io me ne sto scappando da roma, ci si legge fine mese ;-)
Secondo me sulla cucina inglese c’è molta ignoranza anche da parte degli stessi inglesi.
Citazione da http://www.cucinait.com/cucinait/Ricette/CucinaAltri/544_5700.html:
Patate, minestre e pie protagonisti in Inghilterra
La cucina inglese è forse una delle meno apprezzate in Europa. Quanti i ragazzi italiani al ritorno dalle ‘vacanze-studio’ hanno raccontato di esperienze cultural-gastronomiche a base di spaghetti in scatola e carne con la marmellata.Ovviamente, la verità non è proprio così.
Gli spaghetti in scatola effettivamente esistono, ma la carne con la marmellata non è altro che il buonissimo glazed ham: prosciutto sobbollito per ore in un courtbouillon aromatico e glassato, poi, con senape e marmellata d’arance, un capolavoro di piatto, animato dal contrasto fra la pacata sapidità della carne di maiale e la dolcezza, non stucchevole, della crosta croccante.
Il pesce
Una freschissima Dover sole (sogliola di Dover) semplicemente grigliata e servita con del burro (non salato) fuso, è uno dei migliori piatti di pesce. Tipicamente inglese è il mackerel with goosberry sauce (lo sgombro con salsa di uvaspina): la salsa vagamente acidula accompagna bene le carni grasse dello sgombro. Herrings in oatmeal, le aringhe impanate con avena e poi grigliate, erano un tempo molto popolari: si mangiavano con pancetta croccante, salsa di senape, pane nero, accompagnato da una tazza di tè.
I dolci
Sweets puddings (dessert) e cakes (torte) sono eccezionali: dagli steamed pudding invernali (soffici, cotti al vapore) al glorioso trifle estivo, (un trionfo di pan di Spagna, frutti di bosco e custard, la lievissima ‘crema inglese’ fatta con mezzo litro di panna per 6 tuorli, un nonnulla di zucchero, 50 g, e un cucchiaio di fecola), i dessert inglesi non sono mai eccessivamente dolci e sono spesso accompagnati da panna, freddissima e mai zucherata. E’ una vera bontà una blackberry and apple pie tiepida: un guscio di shortpastry croccante e burroso e all’interno una montagna di more e mele. Tipici, poi, sono i fool e i syllabubs: i primi sono delicatissimi accostamenti di frutta e panna (goosberry fool, con uva spina, il migliore), i secondi sono spume fatte con vino bianco (o Sherry), Brandy e panna, da accompagnarsi con biscottini di mandorle. Da non dimenticare, poi, apricoat and almond crumble (albicocche al forno con una crosta di mandorle, zucchero e farina), bakewell pudding (con lamponi e mandorle), burnt cream (crème brule), e si potrebbe continuare all’infinito…
La carne
Le carni sono state per secoli un vanto della cucina inglese, che è semplice, ma raffinata. Il celebrato roast beef (manzo arrosto) illustra perfettamente queste caratteristiche: per essere perfetto deve essere deliziosamente croccante fuori, tenero e rosato all’interno, e non va assolutamente mai servito appena uscito dal forno. Horseradish sauce (salsa di rafano) e roast new potatoes (le patatine novelle arrostite) sono accostamenti tradizionali e superlativi.
Cucina straniera e cucina tipica
Gli inglesi sono apertissimi alle cucine straniere ma si stanno sempre più allontanando dal loro passato gastronomico: il tiramisù, per esempio, è diventato uno dei dolci nazionali, mentre pochissimi hanno assaggiato il junket, una cagliata di latte (ottimo quello cremoso delle Channel islands ), aromatizzata con brandy e noce moscata e servita con clotted cream.
Chi cucina?
In Inghilterra esiste una situazione paradossale: ogni anno vengono pubblicati centinaia di libri di cucina, con foto stupende, eppure sono sempre meno gli inglesi che cucinano. La maggior parte di questi libri trattano di ‘altre’ cucine: il Paese, per esempio, è avido di ravioli e tagine, ma non ne vuole sapere dei tradizionali oxtail soup (la minestra di coda di bue) e rice pudding (dolce di riso).
Esistono, tuttavia, eccellenti libri di cucina inglese: Modern Cookery for Private Families di Eliza Acton (1846, disponibile presso Southover Press, Lewes, East Sussex), Good things in England (1932, disponibile presso Persephone Books Ltd, London) e English Food di Jane Grigson (1974).
Le patate
Se gli Italiani hanno una passione per il pane, gli Inglesi non possono rinunciare alle patate. Roast potatoes (arrostite, meglio se nello strutto), mash potatoes (a purè, con tanto burro e senape), jacket potatoes (arrostite intere e non sbucciate, quindi condite con burro o formaggio): le patate sono da secoli un elemento essenziale nella dieta locale. Effettivamente, le Jersey potatoes (le patatine provenienti dall’ isola di Jersey) cotte al vapore e condite con una noce di burro e una spolveratina di tarragon (dragoncello) sono una prelibatezza.
Le verdure
Gli Inglesi non sono gran mangiatori di verdure e il clima certo non facilita la crescita degli ortaggi che, nei Paesi mediterranei sono ritenuti indispensabili. Tuttavia, secondo una leggenda locale, i pomodori inglesi sarebbero eccezionali… Altri, invece, sono gli ortaggi degni di nota: i topinambur, le barbabietole, i cavoli e le insalate locali, rockett (rucola), usata dal Medioevo, e watercress (crescione).
Le minestre
Fra i capisaldi della cucina inglese, ci sono sicuramente le minestre; fra le migliori, la tomato soup (di pomodori) e la jerusalem artichoke soup (di topinambur). Risale, poi, alla cucina medioevale la almond soup (minestra di mandorle), bianchissima e vellutata. In un brodo di vitello, aromatizzato con alloro e mace (macis, il guscio della noce moscata), si aggiungono mandorle e pane, precedentemente passati al mixer. Si addensa poi con un tuorlo e un po’ di panna acida (o uguali quantità di panna e latte), si lascia riposare per un’ora e si serve, correggendo con succo di limone e pepe di cayenna.
Un’eccellente cucina esiste, non facile da gustare
A Londra si potrebbe provare uno di quegli illustri nonché costosissimi alberghi, il “Connaught” ad esempio, dove una schiera di camerieri in livrea, impeccabili ma non pomposi, servono uno steak, kidney and oyster pudding indimenticabile. E’, questo, uno di quei piatti che raramente il turista ha modo di assaggiare, eppure davvero tipicamente inglese. I savoury puddings sono torte salate cotte al vapore per ore: carni miste ben speziate ed erbe odorose, racchiuse in una crosta dal sapore particolarissimo perché fatta con suet (il grasso che avvolge i reni bovini). Sublimi.
ci sono i dolci dolcissimi, ci sono una miriade di piatti fritti e di salsine unte, una passione nazionale e straripante per il gravy che tende ad annegare ogni piatto, supermercati pieni di robe pronte, e una curiosa ostinazione a produrre caffè annacquati e mezzi litri di ‘cappuccino’ imbevibili.
Il fish and chips? …Comunque, unto a parte, non è poi così male…
Cultura del sandwich e dell’insalata come piatto unico.
E questo sarebbe il paese lontano dai soliti stereotipi barbari? E cosa ti aspettavi peggio di cosi? Cannibalismo? topi morti a colazione :-) ?
splendide foto ma perchè didascalie in inglese?
Très joli reportage…qui me rend un peu nostalgique car j’y ai vécu un an. Ce que j’aime par dessus tout c’est le tea-time avec les scones et la crème fouettée, et aussi le petit déj. (surtout les champignons, les beans on toasts…). J’aime leur cuisine car elle s’inspire beaucoup des autres cultures; c’est aussi là-bas que j’ai découvert les vins étrangers (on trouve – bien plus qu’en France – des vins d’origines très diverses). Ciao.
Ti capisco alla perfezione, l’anno scorso infatti sono andato in Scozia e li mi sono distrutto il fegato con la loro cucina piena di fritture e salsine :D
Sopra Edimburgo poi c’è una vera e propria cappa che sa di patate bollite.
E naturalmente ho provato, oltre il fish & chips, l’Haggis che vi dirò è meglio di quanto mi aspettassi.
Per quanto riguarda l’afghan kebab. ho avuto la fortuna di mangiarlo a Birmingham durante il viaggio di andato con il bus, mentre durante il viaggio di ritorno ho fatto la tipica colazione inglese: uova, bacon, wustel, pomodori, pane con burro alle 6 di mattina in un tipico snack bar, per il resto del giorno nn ho toccato piu cibo :p
Per il resto buoan dieta ingrassante :D
Sono innamorata della cucina inglese e nessuno potra farmi cambiare la mia opinione.
Le foto sono bellisime. Adesso sara difficile aspettare il 18 – giorno nel quale vado in Inghilterra (il mio paese d’adozione).
Brava
Fanny
ciao. Io amo il tio blog. Mi dispiace, ma il mio italiano è non molto bene. Il tio blog aitua con il mio italiano comunque! in ogni modo, fantastico blog!
Ecco dove eri finita, bentornata!
..mmh, che blog appetitoso.
Da servire caldo, appena dopo aver scaricato i feed RSS quotidiani.
(grazie a Semerssuaq per l’attenta segnalazione)