Er panonto

Capita, quando è quasi estate. E sera, non hai voglia di cucinare, esci per due passi, una birra, e finisce che, appostati ai tavolini del vostro bar preferito (che apprezzate per la freschezza delle sue heineken, per il suo assortimento di arachidi tostati e per il suo dehors che fa tanto couleur locale – capire: terrazza collocata più o meno in mezzo a un incrocio, in bonus un non indimenticabile scorcio su un misto di edilizia bruttarella e di tipica edilizia garbatellese anni ’30), si ipotizza una pizza. E guarda caso c’è una pizzeria proprio lì accanto, sulla salita verso il traslocatore.
Inanzitutto, entrando dar Panonto, ci si vien da chiedere come mai non eri mai entrato, visto che il venerdì sera sembra che li si raduni pressoché l’intera popolazione indigena: alta concentrazione di ragazze dalla porta accanto con capello piastrellato (e, in ugual misura, di jeans a vita bassa corredate di cinta di cottone bianco con, spesso, pancetta in mostra – qua finisce che mi prendo per la betty), poi donne incinte e famiglie di tutti i tipi, in gran parte istallati sulla terrazza, enorme, una cinquantina di tavolini con sedie di plastica, sotto una altrettanto enorme pergolato. E sarà cheap ma il buffet di antipasti sotto l’ombrellone (un infinità di verdure per lo più grigliate e al forno, soprendemente poco cattive – diciamolo, mi sarei aspettato una roba per lo meno infame e invece non lo era), quasi quasi ti farebbe sentire in un vilaggio di vacanza, di quelli popolari appunto. E già questo posto, proprio perché non dovrai passarci le prossime due settimane fra balli di gruppo e animazioni scemotte varie, comincia a starti simpatico. Pizza romana, di sicuro non èla peggiore che si possa trovare in giro, ma non è nemmeno ottima (mozzarella scadente ma quella ormai pare sia uno standard di questa città), invece laude per la crème caramel, fatta in casa (sformata dallo stampino di ferro antediluviano), delicata e giustissima nel sapore, insomma fatta bene, veramente una sorpresa. E anche: una pletoria di camerieri (da 15 a 77 anni), romani ma non scortesi, che sembrano pure felici di fare il loro lavoro, rilassati e sereni senza essere menefreghisti – non so voi ma a me sta cosa è risultata sorprendente! Insomma, quasi quasi ci si potrebbe pure tornare… :-)

er panonto, via cravero 8 (garbatella), 065135022

8 Commenti

  • zippa ha detto:

    primo si vede che tutti non siete della garbatella e forse nemmeno romani, perche 1° la pizza de er panonto e la tipica pizza romana, 2° il posto potrà essere cheap and kich ma e nostrano verace e non sa di finto e plastificiato come molte pizzerie tipiche della provincia. Ancorama una bela di pizza e cose affine che ne può sapere……..

  • Nino ha detto:

    Sulla pizza del panonto stenderei un velo pietoso, certo il pergolato ora che fa caldo è una salvezza. Tra l’altro i due forni hanno cotture diverse, secondo me quello fuori, non so perchè, cuoce peggio. Dal tuo bar preferito io prenderei la strada di fronte e andrei da O’Masto 3 (pizza più cara ma migliore) oppure la strada quasi alle tue spalle, sulla sinistra, e andrei all’Isola dei Sardi (stesso prezzo ma leggermente migliore)

  • betta ha detto:

    Anche io ci sono stata solo da poco, pur avendolo a tre passi da casa da ben tre anni. Beh, il il pergolato è bellissimo. Il buffet non male affatto. La pizza… non m’è piaciuta per niente, aveva addirittura un sapore dolciastro.

  • Madame ha detto:

    Sigrid, ogni volta che leggo una tua recensione sui ristoranti d Roma mi assale una nostalgia tremenda, soprattutto se si tratta di posti in cui sono stata tante volte, come, guardacaso, il panonto. Che sarà pure un posto senza pretese ma è così verace, alla buona, romano fino all’osso senza avere bisogno di ostentare la sua romanità… Io te lo stra-appoggio!

  • Anonymous ha detto:

    ragazze piastrellate…di piastrelle? piuttosto piastrate…come panini!!! :)))

  • Sigrid ha detto:

    yeeeeeeee, come sieeete :-))) Beh, vero comunque, non necessariamente una esperienza gastronomica deve essere strabiliante dal punto i vista del cibo, cioè sono moltissime quelle situazioni dove, anche se il cibo non è indimenticabile, si vivno esperienze belle, esperienze, per generalizzare, di tipo etnologico :-P E da questo punto di vista, la pizza alla garbatella è un po’ come l’agnello arrosto in bettole alquanto scrause lungo le strade statali del marocco, è tutto ciò che sta attorno al piatto che rende quel piatto particolare :-)
    Per la heineken: pensaci meglio, chiaro che la saison (che del resto non è che mi faccia impazzire :-P), nun c’è, quindi, fra baffo d’oro e peroncino, notare ch ho scelto la soluzione nordeuropea … :-P

  • Davide ha detto:

    Una belga che apprezza la Heineken????????
    Magari se scrivevi “che apprezzi per la freschezza delle sue Saison” ti credevo di più….
    :-))))

    Davide

  • loste ha detto:

    Se non ti si conoscesse, sembrerebbe che ti sei schierata tra coloro che hanno per motto: “chi si accontenta gode”.
    Oppure è che semplicemente la città è mediamente mediocre, ma è la città?
    Allora forse è vero che vivere in provincia, in campagna, ha i suoi disagi, ma anche molti vantaggi ?
    Un saluto
    Loste

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